SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
CHRISTOPHER
PELLICCIA
Christopher Pelliccia e un allenatore di calcio di Napoli che nella stagione 2023 2024 ha allenato il Melito Calcio 1969, qui ha vinto il campionato di prima categoria tramite i play off. Così ci si presenta:
"Inizio dicendo che la mia prima esperienza vera e propria da allenatore è avvenuta dopo il conseguimento del patentino di Uefa B e la squadra era la Gescal Boys Marano in prima categoria.
L'anno dopo allenai il Città di Marano e così l’anno dopo, ad inizio stagione il Città di Arzano e poi il San Pietro sempre in prima categoria.
Chiusa l'esperienza a San Pietro ho allenato la Juniores Nazionale della Puteolana 1902 e l’anno dopo sempre la Juniores della Napoli nord dove mi fu affidata anche la prima squadra, la squadra in qualche occasione che era impegnata nel campionato di eccellenza.
Infine dopo una piccola parentesi al Sant Arpino dove fui chiamato per fare i play off, sono stato due anni a Melito, esperienza chiusa quest’anno con la vittoria del campionato tramite i play off con l'obiettivo della promozione centrato” .
Come prima domanda le voglio fare questa: la stagione 2023/2024 è terminata nel migliore dei modi per il Melito Calcio 1969, com’è riuscito e come siete riusciti a ottenere queste ottime prestazioni?
Questa stagione straordinaria nasce da un gruppo che non si è mai arreso alle difficoltà.
Il direttore ha creato un gruppo di uomini. Per quanto riguarda me, penso di aver dato alla squadra una precisa identità di gioco che ci permetteva di esser aggressivi e ben messi in campo in fase difensiva ed in fase offensiva. Ho dato la tranquillità alla squadra per farli giocare e divertire, ma allo stesso tempo essere concreti.
Ho saputo che il prossimo anno lei non sarà più l’allenatore di questo club, se la sente di dirci il perché?
Avrei voluto fortemente tornare ad allenare il Melito Calcio 1969, anche perché siamo passati alla categoria superiore con tanto sacrificio. Purtroppo al momento non c'è nulla di certo sul futuro del club e dopo una stagione simile non posso vivere nell’incertezza.
Questa domanda le propongo sempre: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Ricordo che l'amore per il calcio nasce nel mondiale del 1994 quando l'Italia perde ai rigori contro il Brasile negli USA. Mi appassionò e da quel momento in poi è diventato una vera e propria ossessione.
Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore?
Nel 2009 cosi, per gioco, decisi di fondare una squadra con degli amici.
Per 10 anni ho avuto il Marano e lo gestivo insieme ad un socio. Poi mi sono sposato ed ho avuto dei figli ed i miei impegni sono diventati troppo grandi. Mi hanno offerto all’epoca altri ruoli societari, ma non volevo allontanarmi dal campo e dallo spogliatoio per questo scelsi di allenare.
Lei ha allenato diverse squadre, in quale di queste lei ha lasciato il cuore?
Ce ne sono diverse ed ognuna per un motivo: il Real F.A.C. Marano dove sono nate delle amicizie che ancora oggi persistono, la Città Di Marano dove ho il ricordo di aver vinto delle partite che sulla carta erano impossibili, la Puteolana perché seppur era una juniores nazionale ero comunque con una società che militava nella serie D, ed infine non potrebbe essere che il Melito di quest ‘anno dove ho vinto il mio primo campionato
Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore?
Quello gestionale dove deve trasferire la sua tranquillità al gruppo, dove deve essere duro, ma allo stesso tempo cercando di far sentire la propria stima ai giocatori.
Sulla questione tecnico tattica io sono uno che si diverte proprio ad allenare, lo fa con amore e questo ti permette di curare i dettagli, senza mai lasciare niente di scontato e di studiare ed evolversi sempre scoprendo nuove soluzioni.
Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo?
Il calcio mi sta togliendo e mi ha sempre tolto molto di più di quanto mi abbia dato. Sacrifico molto, sia in termini di tempo che di impegni.
Però non posso rinunciare perché ti da la competizione con te stesso, a volte ti fa conoscere delle persone speciali, ma soprattutto anche se le gioie sono poche, queste ti danno quel senso di soddisfazione che ti riscattano comunque da una vita di sacrifici.
Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?
Le vivo molto, ai miei giocatori cerco di dare la giusta motivazione e tranquillità dove però devo combattere molto con me stesso per trovarla.
Ai giocatori cerco sempre di dire che il risultato spesso dipende da te e non dall’avversario, se corri di più, se entri in campo con la voglia che davvero vuoi vincere quella partita, nella maggior parte dei casi la vinci, poi certo ci sono anche le qualità tecniche dove fanno la differenza.
E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina?
Assolutamente sì, nemmeno il tempo di godermi una vittoria che già sono pronto a pensare alla prossima partita.
Poi però nei momenti di rilassamento mi piace molto rivedere le immagini delle partite fatte, in primis per cercare dove migliorare, ma poi proprio perché ti godi la gara senza quello stress che ti da la gara quando la stai affrontando.
Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare?
Sicuramente le prime 3 gare di quest’anno.
Giocavamo benissimo facendo un grande calcio, tutto sembrava andare contro di noi, lo capivo anche dai piccoli episodi, non nascondo che stavo per buttare la spugna, ma grazie alla fiducia del direttore e di alcuni giocatori che mi intimavano di continuare su quella strada sono andato avanti, e li ringrazio perché alla fine di quella strada c'è stata la vittoria del campionato.
Un suo pregio e suo difetto (dal punto di vista calcistico, è ovvio)?
Un pregio è sicuramente che sul lato tattico sono un allenatore che non lascia niente al caso, sono maniacale e sono preciso nella cura dei dettagli.
Un difetto da migliorare: sul lato gestionale spesso dovrei imparare a lasciare perdere e non puntualizzare sempre ogni minimo aspetto negativo, sono troppo esplicito e parlo “troppo in faccia” ed in questo mondo a volte far finta di non vedere e sentire qualche volta e necessario.
Ho letto su di lei molti commenti positivi come sono tante le persone che l’apprezzano per le doti, come si riescono a raggiungere determinati obiettivi per far in modo che di lei si parli molto bene?
Lavorando e credendo sempre nelle proprie idee. Devi essere apprezzato per quello che sei, quest’anno ho avuto molti complimenti sia per la vittoria del campionato che per la qualità di gioco espressa dalla squadra e sicuramente mi hanno fatto molto piacere.
La famiglia che cosa rappresenta per lei?
La mia famiglia è tutto. Sono stato fortunato perché la vita mi ha regalato quattro figli che sono la gioia più grande della mia vita. Sin da piccolo ho sempre creduto nella famiglia, nel matrimonio ed oggi cerco di essere un buon padre, anche se le difficoltà della vita ti mettono ogni giorno a dura prova.
Un sogno per il futuro?
Se parliamo di sogni personali non è retorica, ma davvero voglio che i miei figli abbiano il massimo dalla vita, io non desidero altro. Il mio sogno calcistico invece è quello di riprovare le stesse emozioni che ho avuto quest’anno perché sono state davvero speciali.
A chi vorrebbe dedicare questa intervista?
Sicuramente a mia moglie, i miei figli e mia madre che sta attraversando un momento difficile. Calcisticamente la dedico al direttore Zampini che ha sempre creduto in me. Quest’anno purtroppo dovremo separarci perché lui ha trovato meritatamente una squadra dopo la grande stagione conclusa, e per me invece ancora non è arrivato nulla, ma so della grande stima che nutre nei miei confronti perché tutti i giorni mostra i suoi apprezzamenti verso di me sia in privato che sui social e di questo lo ringrazio.
Grazie
12 06 2024
(Tutti i diritti riservati)
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