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domenica 28 febbraio 2021

DI PAOLO RADI 

 

 

 

 

 


 

 

 

CONVERSANDO CON...

     

 

 

     

 

FERDINANDO 

SALVATI  

 

 


 

 









 

 

 Ferdinando Salvati è nato a Napoli il 15/08/1981 e vive a Scampia. Inizia i primi passi da calciatore sulla scuola calcio Arci Scampia e proprio dal quel campo di Scampia viene chiamato dal l’Empoli per un provino, che va molto bene, dopo una settimana il Presidente Pantomimo Piccolo lo  chiama dicendogli   che  l’Empoli era interessato,  “io felice dico ok al  presidente, così  vado a casa e mia mamma la buona anima mi dice: tu sei pazzo tuo padre non c’è  e vai all’  Empoli? Decide di non mandarmi.”


Sempre in quell’anno riceve una chiamata dal  Napoli e a fine anno si presenta al Club,  qui dove inizia la sua carriera calcistica, fa tutta la trafila del settore giovanile  per poi approdare in prima squadra, dopo essere stato  serie A e in serie B - visto  il fallimento del Napoli - milita in diverse squadre: Lega Pro Giugliano Cavese, Gladiator Arezzo e  Neapolis Arzanese



Per diversi anni gioca nel settore dei dilettanti: Arzanese, Casertana, Pianura forza e coraggio, Turris, Ercolanese, Palmese per poi chiudere la carriera in serie A nel campionato maltese di calcio, precisamente con il Senglea Athletic (compagine della BOV Premier League)


In tutti questi anni calcistici vince tutti i campionati, nasce difensore centrale e in carriera realizza 107 gol, la sua specialità sono le punizioni; ora è un istruttore di scuola calcio e collabora con Giuseppe Vives che si occupa della sua scuola calcio Vives Calcio Satellite e Accademy Torino calcio. Il suo scopo è quello di insegnare qualcosa ai ragazzini, oltre alla Vives ora si dedica al sociale, infatti a Scampia insieme ai suoi amici ha realizzato un parco giochi per i bambini del suo rione con la partecipazione straordinaria della fondazione Cannavaro - Ferrara e di Armando Izzo. 


La fondazione ha contribuito a comprare varie giostre, qualche cittadino a contribuito a far si che questo progetto andasse bene donando qualche euro per comprare diverso materiale (pittura legno etc).

 

 

 

 

 

 


 





Il campionato di serie A, di B, C e D e così le altre gare di Coppa, è ripartito con gli stadi quasi chiusi (una partita ha un sapore diverso rispetto a uno stadio pieno con migliaia di tifosi) che cosa ne pensa? 

Un campionato senza tifosi è un campionato non bello, non ha l’atmosfera adeguata, il pubblico ti dà la giusta carica.

 

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

All’età di quattro anni già giocavo con le biglie, la passione è poi cresciuta con l’età.

 

 




 



 

Ha frequentato qualche scuola calcio?

L’ARCI Scampia del presidente Antonio Piccolo, successivamente sono stato comprato dal Napoli calcio, anche se a dir la verità mi aveva già scelto l’Empoli calcio, solo che mia madre non voleva che all’età di 13 anni andassi a vivere in un convitto. Dal settore giovanile del Napoli sono arrivato a giocare in prima squadra, ci sono rimasto 6 anni, tra serie A e seri B.

 

 

 

 

Dopo il Napoli che è successo? 

Tanta serie C, serie D ed Eccellenza.

 



 


 

 



Lei termina la sua carriera, nella Senglea Athletic (la serie A del campionato maltese di Calcio), chiude in bellezza la sua lunga carriera, ci potrebbe dire, com’è stato contattato? 

Ti posso dire che dopo l’Eccellenza volevo smettere, il mio procuratore mi ha proposto di andare a Malta, a giocare nella serie A maltese, anche se ero già sposato e con due figli ho accettato la proposta. Mi sono trasferito da solo e la mia famiglia veniva una volta al mese.

 


 


 





Come si è trovato a Malta?

Mi sono trovato molto bene, posti meravigliosi e persone stupende, peccato che ci sia rimasto un anno.

 

 

 

 

Ora che cosa stai facendo?

Sono istruttore di una scuola calcio, la Fratelli Vives di proprietà dell’ex capitano del Torino Giuseppe Vives, è una scuola calcio associata all’Accademy Torino Calcio.

 



 


 


 

Da come ho letto lei è arrivato a Malta assieme a Ciro Quaranta un giocatore di talento nato a Napoli e residente a Scampia, Ciro Quaranta come si è trovato a Malta?

Si è trovato benissimo, conosco Ciro da diverso tempo è un giocatore di altissimo livello, e ho deciso di portarlo con me a Malta, una squadra di serie B lo vede giocare e decide che era il giocatore giusto per loro. Ho fatto la scelta giusta di farlo trasferire a Malta, quell’anno la sua squadra fa 13 goal e si salva dalla serie C. Ha trovato una nuova dimensione. 

 

 

 


Si ricorda in assoluto qual è stato il suo goal più bello?

A Malta su punizione, tieni presente che io sono un difensore. In tutta la mia carriera di goal ne ho fatti 107.

 

 





 

I suoi genitori come hanno vissuto la sua carriera? 

Mi ha seguito mia mamma, e lei che mi portava agli allenamenti, ha fatto molti sacrifici, mi diceva sempre: “con la voglia che hai arriverai lontano”, e ti posso dire che ho puntato su me stesso.

 

 

 

 

Quanto è importante la famiglia per lei? 

Ti posso dire che la famiglia viene prima di tutto.

 

 




 



Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Gli amici sono importanti, però sono pochi, sono tanti quando c’è l’interesse.

 

 

 

Con i giocatori del Napoli con chi sei rimasto amico?

Con tanti, ti posso dire che con Paolo Cannavaro che ora si trova in Cina, ci sentiamo due o tre volte a settimana.

 







 


Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, calcisticamente parlando?

Come difetto ti posso dire che ero molto nervoso, scatenato, irruento, non controllavo certe emozioni, ero un istintivo, come pregio ho dato sempre il massimo, questo perché non volevo perdere, ero il primo ad arrivare sul campo e l’ultimo ad uscire.

 

 

 

 

Lei è soddisfatto della sua carriera? 

Sì, sono soddisfatto, potevo fare molto di più, a volte si fano delle scelte che pensi che siano giuste, solo dopo ti accorgi del contrario.

 

 


 




 

Lei è nato a Scampia, e abita a Scampia, tra l’altro sappiamo che lei è fiero di abitare in questo quartiere, che cosa rappresenta per lei Scampia? 

È il luogo dove ho scelto di vivere con la mia famiglia, purtroppo sia il film che la serie televisiva Gomorra la rappresentano in un modo che non è la realtà. È un quartiere tranquillo, come in tutti quartieri d’Italia ci sono i pro e i contro. Ti posso dire che lotto per migliorare il quartiere, faccio parte di un comitato: Un’altra parte di Scampia, assieme ad altri abbiamo realizzato un parchetto per i bambini, grazie anche a delle donazioni di alcuni ex giocatori di serie A. 

 












 

Un ricordo sul genio calcistico di Maradona?

Sono cresciuto con il mito di Maradona, il calcio per me è finito dopo la sua morte, è stato l’emblema, il massimo rappresentante, ha fatto vincere al Napoli talmente tanto che non succederà più. E ovvio che ognuno nella sua vita privata fa quel che vuole, come personaggio non piaceva negli ambienti calcistici del Nord, ma non solo, anche al Sud non è che fosse tanto amato. In conclusione, Maradona è il calcio, anche se lo sport l’hanno inventato gli inglesi.

 

 




 




 



 










 

 

Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

28     02   2021

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 12 febbraio 2021

di PAOLO RADI 

 

 


 

 

 

 

 

 

CONVERSANDO CON...

     

 

 

 

LEONARDO 

BAZZUCCHI 

 

 

 

 





 

Sono Leonardo Bazzucchi nato a Perugia il 06/02/97.

Ho iniziato a giocare a calcio a 8 anni nella squadra di quartiere e dopo solo 3 anni sono stato chiamato dal Perugia.

Dopo 2 anni nel Perugia, a causa del fallimento del 2009, sono andato a Foligno alternandomi tra campionato regionale e nazionale.

L’anno successivo, nonostante avessi tante richieste, sono andato a Terni.

A fine anno sono venuto via, chiamato dal Bastia (serie D) che a 15 anni mi fece allenare già in prima squadra per poi, l’anno seguente, portarmici stabilmente, così da essere a 16 anni già tra gli adulti.

In quell’anno sono stato chiamato anche dalla rappresentativa regionale umbra come portiere titolare, arrivando in semifinale del torneo delle regioni.

Nello stesso anno sono stato chiamato anche dalla Nazionale U17 LND sempre come titolare.

In quella stagione, in campionato riuscì addirittura a parare 6 degli 8 rigori assegnati contro la mia squadra.

In estate arrivarono molte richieste, tra cui Brescia, Spezia, Catania, Latina etc.

Alla fine la società mi cedette alla squadra Spezia, all’epoca era  in serie  B.

 

Partito in ritiro con la prima squadra, ci sono rimasto aggregato per tutta la stagione, andando anche in panchina sia in Coppa Italia che in serie B in alcune occasioni.

A fine stagione sono andato ad Ancona che mi ha girato in prestito prima a Spoleto e poi a Gubbio dove abbiamo vinto il campionato di D.

Successivamente ho militato nell’ Altovicentino sempre in D, Cannara ancora in D ed oggi gioco col il Gualdo Casacastalda in Eccellenza, dove ho deciso di andare, accettando un progetto straordinario con uomini di grande spessore.

 

 

 


 





Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti?

 

Credo fermamente che ogni momento nella vita e nella storia porti a modificare se stessi. Sicuramente quando tutto sarà finito ci sarà qualcosa che sarà cambiato, ma credo che il virus e tutto questo caos sarà soltanto un brutto ricordo.



 

Il campionato di serie A, di B, C e D e così le altre gare di Coppa, è ripartito con gli stadi quasi chiusi (una partita ha un sapore diverso rispetto a uno stadio pieno con migliaia di tifosi) che cosa ne pensa di tutto ciò? 

 

Il calcio è intrattenimento, come il teatro, il cinema e la musica. Senza pubblico non è più la stessa cosa ma è ovvio che in questa situazione sia stato necessario intervenire così per limitare i contagi e quanto meno cercare di continuare il movimento. 

Spero e credo che si possa  tornare presto negli stadi, magari con ingressi limitati, ma prima ancora di questo, credo sia bene guardare al futuro del movimento sportivo; cercando una soluzione in tempi brevi per permettere una ripartenza di tutto il sistema e soprattutto delle scuole calcio, che per bambini e ragazzi è di vitale importanza.

 







 Purtroppo per le squadre che militano dall'Eccellenza  sino all’ultima categoria queste dovranno ancora aspettare prima di scendere in campo. Lo trova giusto? Molti giocatori delle categorie inferiori sono delusi e amareggianti e molti di loro non riceveranno alcun stipendio, lei cosa ne pensa a riguardo di questa situazione non facile? 

 

È una situazione molto delicata, da quando a fine ottobre sono stati fermati tutti i campionati fino ad ora, si sono avute poche notizie e quindi è normale che i giocatori e gli addetti ai lavori si sentano abbandonati. Lo sport è da sempre motivo di benessere e salute, personalmente trovo assurdo che venga messo così all’ultimo posto nelle priorità della vita di una persona. A fine gennaio, molti capitani di squadre d’Eccellenza di ogni regione, si sono riuniti scrivendo molteplici lettere per cercare di sollecitare gli organi competenti. Personalmente, anch’io insieme ad altri capitani e giocatori del mio girone di Eccellenza (Umbria) abbiamo scritto una lettera nella speranza di poter ripartire. La situazione è molto delicata, la salute è sicuramente la cosa più importante, ma lo sport aiuta a stare bene, lo sport È salute

 

 


 Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande  passione?

 

Fin da bambino, giocavo al parco e da subito mi sono sempre divertito a “buttarmi” su qualsiasi tipo di superficie, indistintamente da dove fossi. Non perchè non volessi correre, anzi, correvo tantissimo e mi piaceva! Ma preferivo tuffarmi nella terra perchè lo vedevo come un qualcosa che non tutti sono in grado di fare. Nonostante ciò, da bambino ho iniziato con il Judo e poi la pallavolo, ma ogni volta che entravo nel palazzetto, guardavo invidioso i bambini che, sotto la pioggia, giocavano a calcio nel campetto accanto alla palestra. Finché un giorno dissi a mia madre che mi accompagnava: “ma se io mi butto nel fango e mi sporco come fanno loro tu ti arrabbi?”, così il giorno dopo, a 8 anni, iniziai il mio percorso nel calcio, il primo allenamento, la prima partita...e subito, nel 3º tempo di quella partita, scelsi di andare in porta. Andò così bene, mi innamorai tanto che ci rimasi.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Appunto, finito il periodo di “prova”, dopo una partita in cui presi tanti gol, mia madre mi prese sulle ginocchia e mi chiese cosa volessi fare e la mia risposta fu esattamente questa: “Non voglio giocare a calcio tanto per giocare. Voglio diventare il portiere più forte del mondo, più di Buffon!”. 

Sono stato fortunato, perchè i miei genitori non mi hanno mai ostacolato, mi hanno lasciato libero, totalmente. Qualche anno dopo, tra i 10 e 12 anni, di fronte a qualche dinamica un po’ “strana” del calcio, chiesi solo una cosa a loro: dissi loro che caso mai avessi scoperto che loro avessero chiesto anche solo un favore a qualcuno per farmi giocare, o anche soltanto versato 1€ nelle tasche di qualcuno, pur di farmi ottenere qualcosa, avrei smesso e non gli avrei mai più rivolto parola. Così è stato. Quel che ho fatto e soprattutto quel che non  ho fatto è stato proprio grazie al fatto che io ho comminato soltanto con le mie forze

 



Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Quando mi guardo indietro, a volte penso che avrei voluto poter fare tutta la carriera in un’unica società, ma poi capisco anche che è stata una fortuna girare così tanto e capire e conoscere cosi tante metodologie e persone. 

Ho molti ricordi piacevoli, tra cui Spezia in B e il raggiungimento del traguardo storico delle final eight con la primavera, il Bastia e la mia rinascita..., ma penso che io debba molto alle persone incontrate l’anno in cui giocai nel Foligno: mister Rocco Giorgolo e mister Raponi mi permisero di fare il salto di qualità come portiere, mister Volpi mi aiutò tantissimo ad insegnarmi a stare in un gruppo ed infine, la dirigenza nei nomi di Mirko Vagnoli, Cherubini e Pizzimenti, questa mi trasmise i valori fondamentali per poter fare carriera. 


Inoltre vorrei aggiungere un pensiero speciale rivolto alla società dove gioco quest’anno, in molti anni e molte squadre, difficilmente mi è capitato di trovare una forza d’unione ed una volontà così forte come quella che ho trovato al Gualdo Casacastalda. Sono veramente orgoglioso della scelta che ho fatto quest’estate e la rifarei un altro milione di volte, per questo non vedo l’ora di tornare in campo e riprendere da dove ci siamo fermati

 



Perché ha scelto il ruolo del portiere?  

 

Per carattere. Io sono uno che fa una cosa soprattutto se tutti dicono che è impossibile o che nessuno vuole farla.


 È il peggior ruolo, in settimana ci si ammazza di fatica e di dolori e la domenica, anche se fisicamente lo sforzo non è disumano, mentalmente e psicologicamente può essere distruttivo. Non che per me lo sia, ma comunque non è una passeggiata. Mi piacciono le cose estreme, le cose difficili, le imprese. Ma soprattutto amo quel dolce suono che si sente quando tutti stanno già esultando per il gol e poi la palla per uno strano motivo inaspettato, chiamato portiere, non entra. È poesia. Il portiere è appunto l’ “estremo  difensore”, mette le mani e la faccia dove tutti mettono i piedi, è pazzo, ma non scemo.. Insomma, il portiere lo riconosci lontano un miglio, non è un ruolo, è uno “state of mind”.



 


 


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? E a lei a cos’è più interessato a diventare conosciuto o al poter condurre una vita agiata che un buon ingaggio le farebbe fare?

 

Guardi, sarò sincero, se avessi voluto inseguire i soldi, avrei scelto di fare l’attaccante. Il portiere lo fai, come già ho detto, perchè fa parte del tuo essere, non è una cosa che scegli. 

Si è portieri anche al di fuori del campo, quindi, ho iniziato per puro amore e pura passione, per aspirazione di diventare il più forte di tutti. Il lato economico è arrivato successivamente, perchè se sei bravo a fare una cosa mai farla gratis, ma principalmente è la mia più grande passione, è la parte più selvaggia e libera di me che esce fuori, quindi è puro amore al 100%.

 



Di parate strepitose  ne avrà fatte tante e il suo goal più bello invece?


Ne ho segnato qualcuno ma non in gare ufficiali, o da ragazzino. In gare ufficiali però mi è capitato di fare qualche buon assist, anche in partite “pesanti”. Poi magari, un giorno troverò un allenatore che mi farà calciare qualche rigore...chissà!

 



Alla fine di una partita, ripensa ai suoi errori, se ci sono stati, oppure gira pagina e si prepara alla prossima?

 

La partita è fondamentale nel percorso di crescita, perchè serve a verificare a che punto si è nella strada del miglioramento. 


È un perfetto bilanciamento tra gara ed allenamento. Ci si prepara per giocare e si gioca per vedere quanto ancora e su cosa si deve migliorare. Disse un mio allenatore ogni domenica, ogni giocatore gioca 3 partite: Quella della sera prima, quella reale e poi quella della notte seguente alla gara. Io personalmente rivivo ogni istante per cercare di capire e andare a migliorare ogni singolo aspetto. Sono un perfezionista, ma non mi dispero per un errore, anche se mi da molto fastidio. Se si sbaglia, vuol dire che c’è da crescere e imparare, se cresco vuol dire che domani sarò una versione migliore di me

 



Che cosa le sta dando, e che cosa le sta togliendo il calcio?

 

Togliendo? Non mi toglie nulla, sono fortunatissimo a poter giocare, non ho mai vissuto una rinuncia come un sacrificio. Mi da tantissimo, è un bagaglio enorme della mia vita, vorrei davvero non finisse mai.

 






Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (calcisticamente parlando)?

 

Calcisticamente parlando, mi so adattare molto bene e nonostante la stazza, riesco ad essere veloce e potente comunque. Come ho detto sono un perfezionista e questo è anche il più grande difetto. Tendo a vivermi poco la gioia di un traguardo perchè penso sempre a quello che avrei potuto fare meglio, cerco sempre di guardare cosa migliorare. È un pregio, ma spesso serve anche coccolarsi godendosi i risultati ottenuti.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 


Alessandro Del Piero, Javier Zanetti. Due Uomini con la U maiuscola. Intelligenti, fenomeni in campo ma ancora di più fuori. È impossibile trovare una nota stonata nella loro vita.

 










Con quale club internazionale le piacerebbe giocare?

 

Real Madrid e Manchester United. Li ho sempre amati fin da bambino.

 



Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, a chi non la conosce, cosa scriverebbe?

 

Sono volutamente una persona molto diversa da quello che appare all’esterno

 


Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?


Gli amici sono fondamentali nella mia vita. Non ho fratelli, ma il legame che ho con i miei amici è qualcosa di speciale e di vitale importanza, è come se li avessi. I parenti non te li scegli e nonostante ciò sono stato fortunato, ma gli amici li scegli e posso dire di aver scelto molto bene. 

Sono persone che mi sono state vicine sempre e non solo nei momenti di “gloria “come spesso accade, non sono stati con me solo per chiedermi una maglietta o dei biglietti gratis. Non farò i loro nomi, ma tanto lo sanno chi sono. Anche per questo spero che si torni a giocare in fretta, per vedere loro e la mia ragazza sugli spalti

 










Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Mi hanno sempre insegnato che se dici un desiderio, poi non si avvera, quindi... rimarrà segreto.

 

 


 



Grazie   

 

a cura di Paolo Radi   

 

 

 

 

febbraio       12  02   2021 

 

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