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martedì 23 gennaio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MATTEO 

PRINCIPE

 



   


 Matteo Principe è un giocatore di calcio di 27 ed è nato a Rho (Milano) gioca nel Givova Capri Anacapri, così si presenta: 

 

 “Eccomi qua la, mia carriera è iniziata a 5 anni all’ accademia Inter una squadra di Milano, dopo che però mia mamma aveva fatto diversi tentativi di farmi appassionare per altri sport, sul campo da calcio fin da bimbo il mio carattere mi ha contraddistinto da tutto e da tutti. 

 

Dopo 4 stagioni sono passato al Milan e ci sono rimasto per 4 anni, sono stati degli anni speciali perché ho avuto la fortuna di indossare quella maglia gloriosa.

 

 Da quel momento in poi la mia vita calcistica ha avuto tanti alti e bassi, forse più bassi che alti; sono stato alla Lazio, Pro Vercelli, Varese e ad Alessandria dove ho esordito nei professionisti. 

 

 In questi anni ho forgiato il mio carattere da guerriero, ho subito tante ingiustizie e ho sofferto tanto, ma avevo un sogno da realizzare e ho sempre continuato nel mio percorso. 

 

In serie D ho girato tanto, Ciserano Calcio, Casale Calcio,  Tuttocuio,  della serie D ho solo brutti ricordi, sono stati periodi difficili ho affrontato tante sfide, ostacoli, ho conosciuto  persone di poco valore al mio fianco, queste  hanno sempre guardato prima il loro conto poi il mio,  non ho timore a parlare così perché è la verità. 

 

In eccellenza sono stato a Gaggiano, lomellina, Piombino Verbano e Pavia.  Nelle prime squadre che ho citato posso dire che nonostante i miei sforzi i miei sacrifici e la mia voglia di emergere tanti sono stati gli ostacoli e tante le persone di poco valore sul mio cammino, ho sempre pensato che Dio volesse formarmi rendermi un guerriero 

 

La mia carriera è iniziata a riempirsi di “colore” quando sono venuto a Capri dove abbiamo vinto il campionato per poi   andare in eccellenza dove ho segnato 31 goal.  

 

 

Successivamente sono andato a Pavia dove ho realizzato 20 goal prima di andare di nuovo a Capri, successivamente sono stato fermo 1 anno perché sarei dovuto andare a giocare in Australia.

 

 

  Mi sono allenato ogni giorno e lavoravo al mercato dalle 4 di notte alle 8 del mattino perché andavo a prendere la frutta con mio papà al mercato, questa esperienza mi ha insegnato il valore del mio sogno, quanto è dura la vita, inoltre ho imparato i grandi valori che sacrificio comporta.

 

Questa esperienza la porterò per sempre nel mio cuore, pochi mesi fa ero in serie D ma anche lì di nuovo ho incontrato nel mio cammino gente di poco valore e tanti ostacoli 

 

Sul campo da calcio avuto poco spazio, ma anche qua tutto questo mi ha reso ancora più intelligente e ha aumentato il fuoco che ho con me; ora sono tornato a Capri. 

 

 

Da 2 anni fa ho incontrato quella che sarà la mia futura moglie, sono qua per portare questa squadra in alto, lo faccio per questa gente che se lo merita. 

 

Il mio sogno è tornare nei professionisti dopo tante difficoltà che ho avuto, ora sono un guerriero e ne vado fiero ho sempre combattuto solo con le mie forze senza agevolazioni e un giorno sono sicuro di arrivare in alto. Un sogno che ho sarà quello di essere un esempio per i bambini, dirò loro che devono lottare, sognare e non mollare mai.  In futuro spero raccontare la mia storia su un palco, ce la farò, ne sono sicuro.”

 


 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente come sta andando questa stagione al Givova Capri Anacapri?

 

Ancora non è il momento per esprimermi, la cosa che posso dire è che qui sto ritrovando me stesso il mio carattere che è sempre stato motivo di forza, ma che ho ritrovato solo tornando qui, sono sicuro però che il finale sarà positivo.

 







Si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure può fare di più? 

 

Essendo una persona sempre alla ricerca della perfezione posso sicuramente fare di più, soddisfatto sarò a fine stagione quando porterò a termine i miei obiettivi e quelli della squadra.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho capito il primo anno di scuola calcio, avevo trovato degli allenatori molto esigenti quando  tornavo a casa piangevo, ma poi il giorno dopo avevo ancora più voglia di tornare ad allenarmi. E la voglia di continuare a quell’età costruisce il carattere.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mi hanno assecondato, ma allo stesso tempo mi ripetevano che il calcio non mi avrebbe dato stabilità, quindi sarebbe stato meglio farla rimanere una passione. Io invece, ho sempre lottato per fare della mia passione il mio lavoro.

 






Lei ha passato dei begli anni all’accademia Inter e poi al Milan, poi da come lei ci ha raccontato la sua carriera ha avuto più bassi che alti, come mai, quali sono i motivi del fatto che lei ha avuto più momenti no?

 

Ho un carattere molto forte, ho sempre dovuto lottare negli anni per impormi a restare quello che sono, poiché ho incontrato tante persone che hanno tentato di farmi diventare a loro immagine e somiglianza, nonostante questo  mi sono sempre imposto, quindi questo mi ha penalizzato, ma allo stesso tempo non mi ha fatto mai allontanare da ciò che sono.

 

Tanti sono stati gli ostacoli e tante le persone di poco valore che lei ha conosciuto, in che senso queste persone che lei ha avuto al suo fianco erano di poco valore?

 

Ho sempre incontrato persone che hanno messo i loro interessi prima dei miei profitti, quindi per loro ero solo un modo per fare soldi, non un ragazzo con sogni e ambizioni importanti.

 

Un’esperienza fondamentale è quando lei si è trasferito a Capri, è andata benissimo, 31 sono i goal fatti, che ambiente ha trovato a Capri per far in modo da farla sentire a suo agio?

 

Quello che ho trovato a Capri è stata la libertà di esprimermi sia come giocatore che come persona con i miei pregi e difetti perché io sono come Spirit, per cavalcare un cavallo selvaggio c’è bisogno di due principi fondamentali: amore e semplicità. Per domare un cavallo selvaggio, non bisogna farlo con forza, ma con amore. 

 

Poi lei va a Pavia, realizza 20 goal, un bel successo, in questo Club come si è trovato?

 

Saro sempre grato ai tifosi e al popolo Pavese, ma a fine anno dopo un grave “infortunio “personale ho avuto poca riconoscenza per quello che ho fatto sia in campo che fuori rispettando la maglia e mettendoci sempre la faccia ad ogni partita.

 

Non ho capito bene un fatto, lei doveva andare in Australia, ed è rimasto fermo un anno aiutando suo padre per andare a prendere la frutta, lei poi in Australia non c’è andato, ho capito bene?

 

Quello è stato l’anno che ho capito che sarei potuto diventare un calciatore. Ho lavorato 6 mesi per pagare i miei allenamenti, gli orari erano questi dalle 4:30 alle 8:30 al mercato della frutta di Milano con mio papà, terminato l’attività ero già al campo ad allenarmi.

Essendo molto credente in Dio il perché non sono riuscito a trasferirmi in Australia l’ho collegato al fatto che dovessi venire a Capri per incontrare la persona che mi ha cambiato la vita:  la mia compagna di vita che presto sarà mia moglie.

 

 





Quali sono i valori che i suoi genitori le hanno trasmesso e che sono stati importanti per farla diventare l’uomo che è adesso?

 

La lealtà, il rispetto e soprattutto una cosa fondamentale la resilienza, è importante credere e lavorare duramente, per realizzare ciò in cui credo e che tento di realizzare da tutta la vita. Tutto torna anche se sto attendendo che quel giorni   arrivi per la mia famiglia e per chi ha provato a fermarmi in modo disonesto

 

A Capri lei ha incontrato una ragazza che diventerà sua moglie, come vi siete conosciuti? Posso inoltre aggiungere che Capri le ha portato fortuna?

 

Molta fortuna. Ma la fortuna aiuta gli audaci evidentemente Dio che conosce benissimo il mio cuore sa la bontà che porto dentro di me, e non potevo che incontrare un gioiello come lei.

Un giorno camminando per la strada l’ho incrociata salutandola e guardandola mi girai verso un mio amico di fianco e dissi: “un giorno lei diventerà mia moglie, e la madre dei miei figli.”

 

Fra i tanti goal che ha segnato, si ricorda  il più bello, quello che le ha dato più gioia?

 

Il più bel goal che ho segnato l’ho fatto in semifinale dei playoff qui a Capri, chiudendo la partita 3 a 1. Goal che ha dato il sogno a quest’isola per arrivare fino all’eccellenza, un traguardo mai raggiunto prima.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio più grande è la disciplina, il mio difetto sentirmi sempre di non aver dato abbastanza e non riuscire a godermi i momenti belli.



 




Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Pasquale Mazzocchi. Per i suoi valori di uomo e calciatore, mi ci rivedo molto in lui.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Tornare a giocare nei professionisti.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Alla mia famiglia.

 

 23 01     2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 18 gennaio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

 

SANTINO CITTADINO






 Santino Cittadino, è un giocatore di calcio calabrese (abita a Castagna), ruolo attaccante, di grande esperienza ha 24 anni e queste sono le squadre dove ha militato.

 

Inizia nel 2014/2015 al Catanzaro Lido, per poi giocare in questi club: Garibaldina (5 anni consecutivi), Cutro, Garibaldina, Real Rocca Di Papa La Rustica, Pucetta, Carbognano, Mangone (è stato in preparazione), Tricase, nell’anno in corso è nel club calabrese Comprensorio Corace, prima categoria.

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente me sta andando il campionato in corso, è soddisfatto delle sue prestazioni?

 

Il campionato in corso non sta andando come ci aspettavamo, però siamo ancora in corsa e daremo il massimo per fare i punti necessari per salvarci.

Sto tornando da un infortunio e non è mai facile riacquisire la forma, ma sto mettendo minuti nelle gambe con qualche spezzone e presto potrò dare finalmente il mio pieno contributo alla squadra.

 

Lei ha giocato per cinque anni consecutivi nella Garibaldina, un’esperienza importante, immagino?

 

Sì, è stata un’esperienza importante che mi ha dato tanto ed è stata la prima squadra che mi ha consentito di giocare con i grandi: non tutti i film, però, hanno un sequel.

Ho lasciato tanti amici con cui mi sento tutt’ora, ma non abbiamo le stesse vedute: ciò nonostante mai dire mai.




 




Lei è stato per poco tempo a Roma, in che squadra giocava e come mai se posso chiederlo ha poi cambiato club per trasferirsi in Abruzzo?

 

Ho giocato nell’attuale Citizen Academy, momentaneamente collocata in fondo alla classifica del girone A di Eccellenza

Tutto ciò non mi sorprende perché a mio avviso, molte scelte fatte si sono rivelate sbagliate.

 

Nel Lazio ho giocato anche con il Carbognano, una squadra di gran lunga superiore a quella appena citata sotto molti punti di vista: ho avuto il piacere di conoscere i direttori Romano e Cavalletto, i quali sono oltre che delle persone squisite anche dei grandi professionisti,  a mio avviso meriterebbero altre categorie.

 

In Abruzzo, al Pucetta ho trovato invece una famiglia e sono stato veramente bene in una società che non aveva niente a che vedere con la Promozione.

Dispiace aver perso la Coppa Italia in finale, avremmo meritato ampiamente per il percorso fatto.


 

Tanti sono in club dove ha giocato, e da come ho letto di lei dicono molto bene, come si raggiungono certi risultati?


Ho sempre voluto cambiare negli ultimi anni per conoscere nuove persone per  vedere cosa ci fosse  al di fuori della mia regione.

Ogni allenatore ti lascia qualcosa: si dice spesso che i giocatori fanno grandi gli allenatori, ma secondo me senza la fiducia e i consigli del tuo mister, non puoi esprimerti al 100%.

 

 







Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Non ricordo discussioni con un mio allenatore, preferisco confrontarmi e avere un buon rapporto con una figura che ha molte responsabilità e spesso chiamata a pagare troppo presto.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

I difetti non sono pochi altrimenti giocherei altri campionati: nonostante ciò provo sempre a mettercela tutta, anche a fare ciò che non rientra nelle mie caratteristiche.

Il mio pregio è il tiro: uguale sia con il destro che con il sinistro.




 





Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Ho sempre ammirato Ibrahimovic, che però ha smesso: ad oggi, dico Cristiano Ronaldo. 

 

Spesso e volentieri si parla del calcio italiano come di un calcio malato, per caso i giornalisti si riferiscono al fatto che molti genitori pagano per far giocare i propri figli’? Se fosse così sarebbe vergognoso, non trova?

 

Questa è una situazione che non nasce di certo oggi.

Chi lo ha fatto non si è mai trovato bene: in Italia non sono pochi quelli che rientrano in questa categoria: sono quasi sempre i meno validi.

Non giudico chi lo fa, ognuno è libero, ma si tratta di pagare per un’illusione, con qualche rara eccezione.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Penso a laurearmi il prima possibile, anche se è stato un percorso tortuoso, segnato da mille viaggi da Lazio, Abruzzo e Puglia per presentarmi agli esami.

Per quanto riguarda il calcio, io non mi sono ancora arreso, ma vorrei riavere la voglia che avevo, prima di conoscere determinati ambienti.

Nonostante questo, è troppo presto per parlare: sono contento di poter giocare a calcio e convinto che mi toglierò tante altre soddisfazioni.


Grazie 



18 01 2024


(Tutti i diritti riservati)








 

mercoledì 17 gennaio 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MARCO

FORBITI


 



 

 

 

 Marco Forbiti, di Melzo, (Lombardia) è nato il quindici marzo del 1989, ed è un giocatore   di calcio ruolo attaccante, questi sono i club dove ha militato. Inizio stagione: 2006-2007 Giana Erminio (due anni), Settalese (quattro anni), Giana Erminio (un anno), Gessate (un anno), Cavenago Fafnulla (un anno), Offanenghese (un anno), Soresinese Calcio (un anno), Lusiana (un anno) Agazzanese (un anno) ed è presente in questa stagione.

 

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente come sta andando questa stagione calcistica?  E’ soddisfatto delle sue prestazioni oppure potrebbe far meglio?

 

A livello personale si potrebbe fare meglio, ho avuto un infortunio muscolare nel girone di andata che mi ha condizionato un po’. A livello di squadra non stiamo vivendo un momento facile, ma siamo un gruppo forte e sono sicuro che ne usciremo.

 






Questa domanda la faccio sempre, ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperto subito da quando ero piccolino, grazie a mio nonno che mi portava sempre all’oratorio e io passavo le giornate intere a giocare con i miei amici, che frequento ancora oggi.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori sono sempre stati importanti e non si perdono mai una partita, ma soprattutto mia madre ha sempre preferito che io studiassi piuttosto che giocare a calcio. Ma alla fine ho vinto io!

 

Lei nel club Settalese ci è rimasto 4 anni consecutivi, immagino che sia un club che le sarà rimasto nel cuore, è così?

 

Sì, alla Settalese ho vissuto il passaggio tra l’essere ragazzino e diventare uomo, sono cresciuto molto soprattutto a livello calcistico dove ho fatto molto bene e ho conosciuto persone speciali, che passo spesso a trovare ancora oggi.

 






Nel 2013- 2014 lei con il Giana Erminio gioca in serie D, un’esperienza importante, immagino, è così?

 

 È stata un’esperienza incredibile, dove un gruppo di amici che non aveva mai giocato in D e sperava di salvarsi il prima possibile ha invece vinto la serie D. Per me che arrivavo dalla promozione è stato come andare all’università, avevo davanti a me giocatori importanti, anche se  non ho avuto molto spazio, credo di essere cresciuto molto.



 




Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?

 

Ho il difetto di essere “monosport”, non provo alcun interesse per altri sport che non sia il calcio. Non riesco nemmeno a guardarli in tv.


Mi chiedo spesso, ma perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Io credo che da bambino sia la passione, il calcio è uno sport bellissimo. Ovviamente crescendo bisogna fare sempre più sacrifici, inutile nascondere che il lato economico ha sempre la sua importanza, ma non deve mai mancare la passione.



 




Lei gioca nel ruolo di attaccante, si ricorda il suo goal più bello?

 

Ho fatto due gol in rovesciata e sono fortunato che entrambe le volte li abbiano ripresi, non è la specialità della casa e quindi credo che siano quelli i miei preferiti; uno in Offanenghese - Valcalepio, e l’altro in Agazzanese - Vignolese.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Non ho mai accettato le decisioni con serenità quando non giocavo, ma non ho mai fatto sceneggiate. Nel corso degli anni con qualche allenatore ho avuto delle divergenze, ma quando non ero contento ho semplicemente cambiato squadra.

 






Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Ad Agazzano sono il piu vecchio, siamo un gruppo forte dove ci sono molti leader, ma sento la responsabilità di farmi sentire se c’è bisogno e ogni tanto qualche discussione non manca, ma sono anche uno che due minuti dopo non si ricorda neanche di aver discusso e ritorna tutto come prima.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio difetto è che corro poco, che ho tentato di correggerlo e di lavorarci molto negli anni. Un mio pregio è che uso bene entrambi i piedi, ma soprattutto  ho un buon sinistro.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Quando sono arrivato nel mondo dei grandi nel 2006 mi sono messo come obiettivo quello di giocare in serie D. È andata meglio del previsto perché l’ho vinta. Ho fatto quasi 200 gol rompendo due volte il crociato. Direi che si poteva sempre fare meglio, ma sono comunque soddisfatto.

 






Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

 Un solo Dio: Zlatan Ibrahimovic.

 

Se le arrivasse una telefonata per giocare in un club estero, in Europa diciamo, partirebbe subito oppure rinuncerebbe? 

 

Ho sempre lavorato e giocato anche quando facevo la serie D. Non rinuncerei al lavoro per andare all’estero. Mi sarebbe piaciuto invece giocare in Sardegna perché c’era un’opportunità quando ero più giovane, ma lavorando non ho potuto coglierla e mi dispiace.

 


Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Non si dice, altrimenti non si avvera, giusto?

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedico alla mia ragazza Sara e alla mia famiglia che mi seguono sempre e  che mi sono sempre vicino.

 

 

17 01    2024 

 

(Tutti i diritti riservati)