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domenica 23 ottobre 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIOVANNI 

CERULLO (GC10)

 

 

 


 

 


 

Giovanni Cerullo di anni 36 è stato un giocatore di calcio e ora allenatore. Ha l’attestato di allenatore UEFA B. Ha iniziato a giocare a calcio nel 1993 e le squadre dove ha militato sono le seguenti: Vomero, Savoia, Savoia, Savoia 1908 SSDRL, Internapoli Camaldoli, Savoia, 1908 SSDRL, Chiaiamari, Nuova Gaudiana Calcio, Brera, Calcio Pomigliano, Potenza Sport Club S.R.L. Real Flegrea, Forio, Virtus Carano, Memory Giacomo Caracciolo, Comprensorio Mariglianese. Mentre da allenatore queste sono le società: Società Sportiva San Vincenzo Pallotti (Mugnano di Napoli), nella  Società Sportiva Rappresentativa Campania, ha vestito i panni del selezionatore con dei buoni successi, ci sono  alcuni giovani selezionati che  militano tra i professionisti,   scuola calcio: Sporting Casale (Villaliterno - Na), Campania Soccer (Mugnano di Napoli), Società Sportiva Recca (Marano di Napoli), dal 2021 è allenatore in seconda promozione e under 19 come primo per la Società Sportiva Montecalcio di Monte di Procida (NA).  Ultimamente sta alleando l'Alma Verde; per quel che concerne il settore amatoriale menziono: UISP Real Vomero e la AICS Spi Ingegneria.

 




 



 

 

 

Come prima domanda le faccio questa, ho scritto tutte le sue squadre dove ha militato come giocatore e pure ho menzionato le società dove lei è stato allenatore e dove allena ora, lei ha un’esperienza che non tutti hanno, ha provato a fare un bilancio della sua carriera sino ad ora? 

 

Credo che fare un bilancio dopo 30 anni da calciatore e 11 da allenatore sia impossibile, però posso affermare che ricordo ogni esperienza come se fosse ieri, in certe occasioni mi sono divertito e in altre ho pianto, però tutte mi hanno segnato e insegnato qualcosa, sicuramente fino a quando Dio mi darà la forza, resterò sui campi da calcio.  

Cercherò di fare il mio meglio come ex calciatore,  di poter dare una mano a tutti i bambini e ai ragazzi che incrocerò nel mio percorso di allenatore, cercando di farli sbagliare il meno possibile,  ovviamente di non  farli commettere errori visto che i tempi sono cambiati e che gli esami non finiscono mai.



 





Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

A sei  anni ero un bambino paffutello con le figurine panini nei calzettoni, giravo intorno alla bandierina del calcio d'angolo e tutti mi prendevano in giro.

Poi all'improvviso nel giro di qualche anno mi sono ritrovato a giocare sempre con persone più grandi di me, i vari  mister mi portavano ovunque e mi volevano sempre con loro.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

La mia famiglia ci teneva tanto allo studio, però io non avevo tutta questa voglia, poi con il passare degli anni e  con gli impegni che aumentavano (allenamenti, partite, le distanze e le categorie) anche loro hanno iniziato a fare il tifo per me, anzi posso affermare con certezza che credevano più loro in me che io in me stesso!

 








Lei ha il diploma di Tecnico Commerciale, come riusciva a conciliare studio e sport? 

 

Fino al terzo anno superiore sono riuscito a conciliare il tutto, ovviamente con l'aiuto della mia famiglia, poi  per gli ultimi due anni mi sono dovuto iscrivere ad una scuola privata, questo perché uscivo alle 14 e 30 da scuola, ma alle 14 già dovevo stare al campo.  In quel periodo militavo con il Savoia a Torre Annunziata dove feci 6 anni splendidi tra Allievi, Juniores Nazionale e Serie D, questa scelta mi diede ragione visto che con la Juniores vincemmo tutto diventando Campioni Nazionali.

 






Qual è stata la squadra dove ha iniziato a giocare?

 

La prima squadra dove ho iniziato a giocare a calcio,  diciamo a capirci qualcosa  di questo sport è sicuramente l’F.C. Vomero; ovviamente mi riferisco alle giovanili e da questa società sono usciti giocatori di talento quali: Ferrara e Cannavaro, ne ho menzionati  due  su tutti, ma ne potrei citare  altri,  sono tanti!



 




È una domanda che faccio a molti, non ha mai  pensato di praticare un altro sport, eppure Napoli offre tante opportunità?

 

Sinceramente a me piacciono tutti gli sport o comunque  mi cimento in qualsiasi cosa mi capita davanti, alle elementari giocavo a basket, alle medie a pallavolo, ma lo sport dove mi divertivo di più era ed è sicuramente il calcio!

Ultimamente ho fatto qualche partita di padel, mi ricordo pure di quando giocavo a tennis da piccolino in campeggio con mio padre, ma, ripeto, preferisco allenare e giocare a calcio.







Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Questa è una bella domanda ed è difficile dare una risposta secca, perché come ho detto in precedenza ogni esperienza ti segna, ma sicuramente posso dire che con il Savoia, dove  ho militato tanti anni, mi sono affermato campione nazionale e non è poco.


Poi sicuramente quando sei agli inizi e vedi che ti vogliono tante società l'autostima inizia ad aumentare. Sicuramente è stata una bella esperienza giocare all'Arena Civica nel Parco del Sempione con il Brera, terza squadra di Milano dopo Milan ed Inter,  ho poi giocato in Ciociaria dove ancora oggi ho tanti amici, ad Ischia con il Forio dove ogni volta che ritorno sembra che stia giocando ancora lì;    tanti sono gli aneddoti, calcistici e  altri  fatti che mi sono successi e  che non sto qui a raccontare per mancanza di spazio.

 







Una sua esperienza importante è stata al Potenza Sport Club, in C1, nell’anno 2009 -2010, lei è arrivato dove non tutti riescono, cosa ricorda di questa esperienza?  

 

Purtroppo del Potenza calcio non ho un bel ricordo, perché doveva essere l'ennesimo trampolino di lancio, invece, nonostante tutti i miei sacrifici e quelli della mia famiglia mi sono ritrovato in un mondo che non mi apparteneva, di vertenze, messe in mora e di gente truffaldina.

 







Per arrivare in C, quanto conta allenarsi con serietà e  quanto conta avere una dote naturale innata? 

 

Rispondo dall'ultima, per quanto riguarda la dote naturale, adesso che sono un allenatore, sinceramente non ricordo nessun mister che mi abbia insegnato a dribblare un avversario o a mettere il pallone all'incrocio; quindi è inutile che tutti questi addetti si scervellino  con carte e contro carte, il calcio è “pratico” e si studia sul campo!


A detta degli altri, ho sempre divertito il pubblico e  questo grazie a una mia   buona visione di gioco ed ad un’esecuzione di pensiero veloce. Certamente bisogna allenarsi tanto, io sono arrivato anche a svolgere 8 allenamenti a settimana perché c'erano i  doppi allenamenti e le doppie  partite, fatto fondamentale è che bisogna essere predisposti al sacrificio e sicuramente questa è stata una mia pecca, dall' alimentazione alla vita quotidiana tutto è importante. Diciamo che per giocare a calcio da piccoli, bisogna essere giovani, ma "vecchi" ed è difficilissimo trovare bambini/ragazzini già con la mentalità adatta ed io ad oggi le assicuro che  ne vedo di “cotte e di crude”!

 






Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Sinceramente quando posso seguo la mia famiglia e in particolare  mio figlio di 17 mesi, ma come sport, quando riesco mi vedo i goal di serieA, di Champions ed Europa League. Naturalmente poi mi capita di seguire qualche altro campionato, tipo quello inglese, spagnolo, francese e americano.









Quali suggerimenti darebbe a un giovane che voglia decidere di intraprendere la sua carriera? 

 

Principalmente il mio consiglio è di studiare e poi dopo di divertirsi con il calcio, perché è molto difficile arrivare ad alti livelli, non bisogna illudersi e farsi illudere, soprattutto oggi che ci sono tanti pseudo allenatori, presidenti, procuratori ecc. 

 








Senta sino a circa 40, 30 anni fa c’era l’abitudine di giocare sotto casa, oggi tutto è cambiato, se non  si hanno determinate scarpe firmate neanche ci si prova, cos’è cambiato secondo lei?  

 

Ricordo quando ero piccolo che stavo giornate intere nel parco, ovviamente dopo i compiti e giocavo 3, 4, 5 ore no stop, mentre oggi non vedo più ragazzini giocare per strada e questo è un peccato,   prima le dicevo che sono cambiati i tempi, ma in peggio, purtroppo!

 


 

 


 

 

 

Vede conosco tantissimi ragazzi che forse per pigrizia, preferiscono andare in palestra che giocare a pallone, ovviamente il cellulare è d’obbligo mentre si fanno determinati esercizi, lei cosa pensa di questa abitudine? 

 

Non vorrei essere ripetitivo, ma quando ero un bambino/ragazzino, giocavo a calcio nel parco e sfidavo sempre quelli più grandi di me, compreso mio fratello,  comunque se non giocavamo a calcio, giocavamo a nascondino sempre nel parco o in una villa grande, l’unica cosa che ci potevamo permettere era la PlayStation, ma tutti questi cellulari  di ultima generazione e tutti questi social hanno rovinato l'essere umano,  aldilà del calcio!




 





Si ricorda la sua partita più bella?

 

Ho tante partite belle che ricordo con affetto e sinceramente non le so dire una di preciso, però le posso dire due su tutte in quell'annata da Campione Nazionale, contro la Rosarnese, primo tempo 3 a 0 con una mia tripletta,  un’altra contro la Battipagliese, mi ricordo che   giocavamo nello stadio A. Giraud di Torre Annunziata, lo stadio appunto del Savoia prima squadra, la partita non voleva sbloccarsi,  nel finale riuscì a procurarmi un calcio di rigore e a segnare!

 

Ma ripeto ce ne sono tante e non vorrei fare un torto a nessuna di queste.

 

 




Lei ha il patentino UEFA B e da diverso tempo lei è allenatore, come mai ha scelto questo percorso?

 

Ho scelto di allenare perché mi piace stare con i ragazzi ed “inculcare” loro la mia idea di calcio e soprattutto dare consigli a chi vuole emergere senza fare i miei stessi errori, anche se ripeto che purtroppo i tempi sono cambiati ed ahimè in peggio!


Le porto alcuni esempi:   io mi  preparavo il borsone e io me lo portavo al campo,  oggi se lo fanno preparare e pure portare; il rispetto nei confronti del mister che prima gli si dava del voi o del  lei,  oggi, invece,  si rivolgono  con il tu. Prendiamo come esempio i campi,  prima erano tutti in terra battuta e non so quante lavatrici abbia  distrutto  mia madre,   oggi, invece, sono tutti di erbetta sintetica, ma  si lamentano ugualmente e quasi ti fanno un piacere ad allenarsi.



 





Qual è la caratteristica principale che deve avere un allenatore? 

 

La caratteristica principale che deve avere un allenatore di calcio è quella di essere un grande motivatore e non è retorica, ma è questo il vero segreto, bisogna tirare fuori il meglio da ogni singolo giocatore e metterlo a disposizione del collettivo.




 





Immagino che non sia facile il rapporto con i genitori, perché tutti i genitori vorrebbero che i propri figli possano diventare come Ronaldo, per fare un esempio, è così? 

 

Sì, purtroppo la rovina dei ragazzi di oggi sono i genitori che si dovrebbero limitare ad accompagnarli al campo e venirli a prendere, al massimo, se vogliono, possono restare sul campo ad osservare solamente,  dovrebbero fare come si fa in piscina, vederli in uno schermo o dietro un vetro. Ciò non avviene, oggi entrano fin dentro il campo e vogliono fare anche i tecnici, cercando di  dispensare consigli, per la maggior parte sempre tutti sbagliati!

 







Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

ll mio pregio potrebbe essere l'altruismo, ma dipende dalla situazione, perché potrebbe essere anche un difetto.

Un difetto, è che do troppi consigli e sbaglio, perché? Perché penso sempre che gli altri possano fare quello che faccio,  invece puntualmente mi rispondono di stare calmo perché non hanno tutti la mia  buona visione di gioco ed un' esecuzione  di pensiero rapido.

 








Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Sicuramente se potessi tornare indietro, rifarei tutto quello che ho fatto, senza commettere errori, facendo più sacrifici e sicuramente non seguendo quella “gente” che rovina solo i ragazzi, come  hanno rovinato me!

Poi, aggiungo che la linea della presunzione e dell'autostima è sottilissima, ma sicuramente, se tornassi a vent’ anni fa, posso affermare con certezza che almeno in serie B potevo giocare e con continuità facendo una bella carriera!

 




Il miglior allenatore in questo momento?

 

Credo che attualmente il miglior allenatore sia Guardiola, comunque a me personalmente piace quando viene intervistato, oppure quando parla alla squadra, condivido il suo approccio, inoltre ha un grande carisma!






 



Lei è napoletano e  abita a Napoli, la città dai mille volti, che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Sicuramente Napoli per me è la mia casa e non si discute, però non le nascondo che ogni tanto faccio il pensiero di andare via, ma al momento resta un pensiero poi chissà!

 






Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

Famiglia e amici sono al primo posto, ovviamente   tutte le squadre che alleno o gioco sono tutte delle piccole famiglie con tanti amici!

 








In questo momento qual è il sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Calcisticamente parlando, e le sono sincero, sono contento di allenare, ma ovvio che l'aspirazione a salire di grado non deve mai mancare!

Comunque sono contento per le squadre per cui gioco.

 

In conclusione le posso dire che  il mio sogno attuale è il completamento dei lavori a casa per poter andare a vivere con mio figlio e mia moglie e perché no, mettere in cantiere una sorellina o un fratellino per il piccolo Vincenzo.


Voglio svelarle un segreto, il mio sogno calcistico l'ho realizzato nel maggio scorso quando ho giocato nello stadio dove ha giocato il più forte di tutti i tempi, ovvero il Diego Armando Maradona! Mi permetto di aggiungere che ho realizzato il sogno di tanti piccoli campioni di sette e dieci anni che allenavo, perché dopo la partita giocarono anche loro e per non parlare dei genitori che quel giorno sembravano più bambini dei figli. Ovviamente l'entrata in campo della mia partita  la feci con mio figlio in braccio e dopo mi raggiunse anche mia moglie.


 

27  10    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

domenica 16 ottobre 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

PASQUALE

SGAMBATI

 


   

Pasquale Sgambati è un giocatore di 19 anni  di Napoli e così ci si presenta: 

 

“Ho iniziato da bambino in una scuola calcio la Domenico Luongo,

da lì sono arrivati i miei primi calci al pallone, quelli seri.


Poi dopo un anno sono andato in un’altra squadra l’Arenoso Soccer, dove sono rimasto lì per molti anni fino all’età di 13 anni, l’anno successivo sono a Posillipo scuola calcio, e giocavo con i provinciali dove feci 30 gol in 23 partite, più 9 in 4 partite con l’altro gruppo di provinciali ma senza mai essere convocato una volta.

 

A fine quasi stagione mi chiamò il mister dei 2002 dicendomi che mi voleva con loro, tutto ciò era alquanto strano quindi la prima settimana non andai.

 


Il mister chiamò mio padre e andai con loro.  Da quel momento in poi ho giocando sotto età con il mister Enrico De Falchi, questi si metteva sotto facendomi vedere tutti i movimenti, inoltre mi faceva calciare in porta. 

Posso dirti che lui mi ha costruito e mi ha fatto crescere, sono riuscito a fare 6 partite, e dieci sono stati i 10 gol, siamo andati in finale di coppa Campania, peccato che abbiamo perso ai rigori. 

 

Successivamente andai con la Paganese in C facendo qualche presenza sempre con qualche gol, poi sono stato con l’Afragolese Juniores disputando solamente 2 partite ,4 i goal realizzati, poi venne il periodo covid e nel frattempo facevamo partite amichevoli contro alcune prime squadre, riuscì a segnare sempre contro tutte le squadre che incontravamo.  Venni dato in prestito, fu per me la prima volta alla prima squadra in eccellenza: l’Albanova, diverse furono le presenze, il mister mi fece crescere molto con tutto il gruppo.

 

 

L’anno dopo andai in serie D con l’Aversa, non furono molte le presenze, poi a dicembre andando in prestito al Formia, ma un infortunio al ginocchio mi ha fermato per 6 mesi e stando fermo fino e fine stagione.  L’anno successivo ero di nuovo con l’Aversa, però sono andato in prestito al Venafro, in eccellenza, facendo una sola presenza e un solo gol. 

 

 

Spero che da qui si possa solo andare avanti crescendo piano piano sempre di più e facendo molti sacrifici. Ma quelli più belli sono questi. Voglio cercare di poter arrivare com tutta la forza più in alto è possibile”. 

 


 

 




Come prima domanda le voglio fare questa: il periodo Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Diciamo che a volte mi allenavo con la prima juniores e a volte giocavamo contro la prima squadra dell’Afragolese poi durante la giornata pomeridiana restavo a caso con la  play station.

 








Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?


Il calcio è sempre stato la mia passione sin da quanto ero piccolo, mi è stata trasmessa da mio padre, anche lui in passato ha giocato a calcio e lo seguivo nelle partite pomeridiane. Con il passar del tempo è diventata la mia unica passione

 

Lei ha conseguito la maturità presso l’Istituto Alberghiero, riusciva bene a studiare e allenarsi quotidianamente?

 

Studiare per conseguire la maturità è stato difficile perché a volte con le assenze per ovvi motivi inerenti ai vari di allenamenti ero costretto a studiare di notte.  Come le dicevo per la passione si fa tutto.

 





Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Oltre al calcio non seguo tanto altri sport, mi piace andare in palestra per mantenermi sempre in forma.


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 


Penso che più della fama e più che per i soldi tutti i calciatori in generale lo facciano per amore di questo sport e per quanto riguarda me è solo per amore e passione: senza scopo di lucro! Giocherei senza percepire alcun stipendio per la mia città, Napoli, cercherò di dare il massimo per far in modo che questo sogno si possa realizzare. 


Lei gioca nel ruolo di? 


Sono un attaccante centrale, comunque mi adatto anche da esterno destro a rientrare.



 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 


Pregi e difetti?... Quello che conta è star bene con la squadra e dare sempre il massimo, il difetto è che mi devo migliorare sotto ogni aspetto, per il bene della squadra. 

 

Di lei si parla benissimo, sente il peso di non deludere chi l’apprezza così tanto?


È un piacere per me che si parli bene, ma dovrò sempre dimostrare a chi crede in me di potermi migliorare partita dopo partita, tutto ciò per ricambiare la loro fiducia.








Che rapporto ha con i suoi compagni di squadra? 


E da poco che mi trovi a Venafro, ma il rapporto con la squadra è stato da subito positivo, mi hanno fatto sentire subito uno di loro, e un ringraziamento particolare va al mister e al direttore.

 

Lei è nato a Napoli, che cosa rappresenta questo luogo per lei?


Napoli per me è tutto un giorno spero di arrivare a giocare per  la squadra della mia città, come detto sopra è il mio sogno, per  quanto riguarda il Venafro cercherò di essere utile e darò tutto me stesso per portare  questi  colori dove meritano, in una piazza importante.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia per me è la cosa più importante della mia vita, se sono cresciuto con determinati valori è grazie a loro, i sacrifici che fanno mi permettono di sognare ancora.

 

Ultima domanda: che cosa si aspetta dal futuro?


Dal futuro mi auguro di poter giocare in palcoscenici importanti, al solo pensiero mi vengono i brividi, ma dipende tutto da me, tanti saranno i sacrifici e tanto sarà l’impegno.

 

 

 

 

 

 

17  ottobre    2022

 

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