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giovedì 17 novembre 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista



LUIGI

SANCHEZ 

 



 

 


Luigi Sanchez nato a Napoli è un allenatore, e così ci si presenta: “

 

Sono partito dalle scuole calcio, come un po’ tutti, poi mi hanno affidato la quadra dove vivo, il Casavatore Calcio, facendo un bellissimo campionato di terza categoria, mi allenavo alle 10 di sera con un gruppo fantastico, il mio presidente, me lo porto ancora nel cuore era Domenico Alocato, e c’era pure il grande presidente Rega che tutt’ora è un ottimo scopritore di giovani, fu, come ho detto precedentemente un bel campionato, poi passammo in secondo categoria.

 

 L’anno successivo sono andato a Frattamaggiore dove abbiamo vinto un campionato di seconda categoria, sono poi ritornato al mio paese, visto che avevano costruito una piccola squadra in seconda categoria e qui abbiamo vinto un bel campionato. L’anno successivo con il Casavatore sono andato in prima categoria, abbiamo perso quel campionato questo perché la Neapolis fece ricorso, era giugno.

 

 

Quando mio fratello allenava in eccellenza il Casalnuovo il mio ruolo era il secondo, poi ci fu un’occasione con il Villa Literno, la squadra era in promozione, il presidente cercava un allenatore giovane, la squadra all’epoca veniva da 6 partite 0 punti, dovevano salvarsi.  Il fatto di aver allenato questa squadra è stato il cambiamento della mia vita. 

 

Fu un campionato splendido, ci siamo salvati. Sono stato con loro tre anni in promozione, poi andai al Rus Vico dove c’è un presidente che porto ancora nel cuore, il presidente Ciccone, abbiamo vinto il campionato di promozione, da lì mi sono traferito all’Albanova Calcio, questa squadra milita nel campionato di eccellenza, perdiamo la semifinale playoff, la pareggiamo con il Cicciano, ma il pareggio non era sufficiente per passare alla categoria successiva. 

 

 

Tre anni fa sono stato con la Palmese, sempre in eccellenza, il campionato è stato fermato causa covid, poi però non siamo riusciti a vincerlo, eravamo primi nella settimana prima del Covid, poi perdemmo l’ultima gara, però è stato un campionato fantastico, sempre con il presidente Ciccone, l’anno dopo decisi di sposare il progetto Marigliano con il DS Stiletti, mio grande amico,  abbiamo fatto questo campionato post-covid che siamo riusciti a vincerlo, porterò sempre nel cuore questi tifosi, l’anno scorso abbiamo fatto un bel campionato di serie D, l’obiettivo era la salvezza, è stato fantastico. Quest’anno sono in serie D, ma con l’Angri, sto vivendo un sogno, la squadra e la città sono di altissimo livello, quando scendo in campo ho i brividi.

 

 



 

 


 




Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Com’è riuscito a gestire la squadra che allenava?


A proposito di questa domanda ti posso dire che ho avuto un problema proprio 4 anni fa e ne sono uscito, sono stato poco bene, comunque il periodo Covid l’ho visto come un’opportunità per andare indietro nel tempo, per fare cose che magari prima non facevano, ho avuto il piacere di innamorarmi, appunto "di piccole cose", ed è stata un'occasione, soprattutto, di volermi un po’ più bene. Calcisticamente è stato un disastro, poi per il secondo anno abbiamo preso le giuste precauzioni e siamo tornati quasi alla normalità.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?


Io sono sempre stato innamorato di questo sport, al posto di andare a ballare preferivo un allenamento, una partita di calcio, stare sul campo. Per me era fondamentale che papà mi portasse a vedere una partita di calcio. Dai 10 e 11 anni per me esisteva solo quello, il perché non te lo saprei neppure spiegare. 

 






Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 


Ho deciso di fare l’allenare perché...pensandoci bene in realtà è arrivato tutto per gioco. 

 

Non ho continuato la carriera calcistica (è finita a 22 anni) poi incomincio questa nuova attività per "gioco" come ho specificato sopra. Comunque se ben mi ricordo fin da piccolo cercavo di aiutare i bambini a farli stare bene, già quando allenavo nelle scuole calcio sentivo che già su questi giovanissimi atleti c’era troppa pressione, allenando questi giovanissimi calciatori questa passione è diventata sempre più forte, e ho cercato di crescere step dopo step.

 


Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?


Sono sempre legato a tutte le squadre, perché in tutte le squadre ero al massimo della concentrazione, e avevo voglia di vincere, vedi quando stai al massimo con una squadra succede che piangi, ridi, ti abbracci, è stato così in ogni squadra e lo dico senza ipocrisia c’è sempre stato un legame fortissimo.

 


Lei ha menzionato due Presidente Domenico Allocatto e l’Avvocato Ciccone, per quale motivo è così legato a loro?


Non perché gli altri hanno qualcosa in meno, ma perché Domenico Allocatto è stato il mio primo presidente, alcuni anni fa decise di mettere su una squadra a Casavatore (il mio paese) e prende la decisione di prendermi (per me è stato un fattore di orgoglio), è vero che facevamo la terza categoria, però io ero giovanissimo e ho trascorso dei momenti bellissimi, quando lo incontro è sempre un grande piacere e parliamo delle stesse situazioni. 

 

L’avvocato Ciccone è stato il presidente dove ho vinto un campionato in promozione, gli devo molto e me lo sono ritrovato anche nei momenti extracalcistici, più  difficili, tra l’altra mi ha dato l’opportunità  di uscire, dalla terza, seconda e prima categoria, affidandomi  una squadra di promozione dove c’era un grosso potenziale agonistico, essendo un calcio dilettantistico ti posso dire che ci sono tantissimi allenatori preparati, decide di  scommettere su di me, questo perchè  l’anno prima aveva visto che io sposavo il suo pensiero su come impostare una squadra.

 

Questa amicizia è rimasta negli anni, abbiamo condiviso tre squadre diverse come: il Vico in promozione, la Palmese e l’anno scorso sono stato all’U.S Mariglianese, gli voglio bene come un fratello, concludendo sono legatissimo.

 







Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 


      L’allenatore deve avere tante qualità, dev’essere un bravissimo tattico per quanto riguarda l’aspetto calcistico in sé per sé, sotto l’aspetto umano dev’essere tutto, soprattutto: un uomo empatico, un leader, un uomo costruttivo, un uomo che deve prendere decisioni, e dev’essere se stesso, questa è la base per essere un grande uomo, perché poi i calciatori quando sanno di aver a che fare con un ottimo uomo danno sempre quel qualcosa in più.

 


 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 


  Il calcio mi dà delle sensazioni indescrivibili, sempre un’opportunità per crescere, non mi toglie niente perché è sempre quello che ho ricercato nella mia vita, a casa mia ho una moglie e un figlio che adorano il calcio, a casa mia il calcio lo si vive in maniera totalizzante, se mia moglie deve decidere se andare in un centro commerciale, a vedere una mia partita o quella del Napoli decide sempre per la partita di calcio. Ringrazio Iddio, il calcio non ci toglie niente.

 

 

      Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

  

       L’attesa mi logora un po', però ho troppo voglia di scendere in campo, a volte conto le ore, i minuti, non vedo l’ora che inizi la partita, ho questa adrenalina, una volta che fischia l’arbitro, ho voglia di esplodere, ho voglia di stare vicino ai calciatori, spero che i miei calciatori durante quella gara abbiano la sensazione di giocare 11 più io. So che devo dare il massimo, devo essere lucido, in perfetta forma, non devo essere stanco perché i giocatori devono sentire la presenza dell’allenatore.

 


Quest’anno lei è all’Unione Sportiva Angri 1927 calcio, che ambiente ha trovato?


Posso dire che rappresenta un salto di qualità sotto l’aspetto dell'essere un allenatore in sé per sé, per me rappresenta troppo, l’Angri mi farà capire se io ho scelto questa strada e se posso alzare di più il livello, l’Angri per me è il massimo è un onore veramente collaborare con questa squadra, ha una cornice di pubblico fantastica, si cresce e ogni giorno sento di mettermi in gioco, per me rappresenta il Real Madrid, se vogliamo fare un bell’esempio!


 

 




Un suo pregio e un suo difetto (a livello di allenatore, s’intende)?


Penso di essere pieno di difetti, non so dire con tutto il cuore quale possa essere il mio pregio, ma cerco di essere me stesso anche se ho mille difetti. Comunque penso di essere una brava persona.

 


Che cosa si sente di promettere alla società e ai tifosi dell’Unione Sportiva Angri 1927?


Di dare tutto, sarebbe bello di provare a vincere ogni partita, voglio promettere di dare tutto per l’Angri questo perché meritano tante gioie.

 

 

 

 

 

22  11   2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 


venerdì 11 novembre 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

LUIGI 

PERRELLA 

 

 


 

 

Luigi Perrella, è un giocatore di calcio   e così ci si presenta: 

 

“Luigi Perrella nato a Napoli 28/06/1988 ruolo centrocampista /terzino destro. Gioco ancora a calcio attualmente da 14 anni nel Marano calcio, ci sono state solo 2 parentesi una nella Vollese è una nella attuale Fortitudo Flegrei (ex Cirgomme), ho militato nel settore giovanile InterNapoli calcio fino alla juniores regionale, e poi sono passato alla juniores nazionale. Sono stato fermo un anno e da 20 anni fino agli attuali 34, come sopra ho specificato, gioco nel Marano calcio.

 

 


 

 

Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Il covid calcisticamente ha stravolto il lavoro iniziato come preparazione iniziale dei campionati, io lavoravo, ma come tutti i ragazzi ho cercato nel mio piccolo di stare sempre allenato.  Penso che le categorie minori abbiano sofferto tanto visti i centri sportivi chiusi. In conclusione posso dire che individualmente non ho avuto continuità nell’ allenarmi.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è diventata la mia passione grazie a mio padre che sin da piccolo mi ha dato subito in mano un pallone e mi seguiva sempre passo dopo passo, e tutt’ora sta sempre vicino a me; ti posso dire, tanta era forte la passione, che a 6 anni dormivo con il pallone sotto al cuscino.

 


I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Come ho specificato sopra, ho avuto dalla mia parte sempre mio padre, però ho accontento anche mia mamma nello studio, infatti  mi sono diplomato.

 


Da ragazzo che tipo di esperienze ha avuto? 

 

L’esperienza più bella è sicuramente quella dell’Internapoli nella juniores nazionale, lì   ho conosciuto persone famose e ho anche viaggiato è conosciuto luoghi molti belli.

 








Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Essendo uno sportivo seguo molti sport, mi piace molto il tennis.



Tutti i ragazzi vorrebbero diventare grandi calciatori. Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Ogni ragazzo vuole arrivare a un livello massimo, ma per quello che ho visto sono pochi che fanno veramente i sacrifici per arrivarci, vorrebbero tutti ottenere il massimo con il minimo sforzo, ed è  per questo  motivo che molti non arrivano al massimo.

 


Spesso sento dire che il calcio è malato, che ci sono tanti procuratori che illudono, è così secondo lei?

 

Il calcio è uno sport dove purtroppo se non hai le conoscenze giuste e quel minimo di fortuna sarai sempre un dilettante.

 







Si ricorda la sua partita più bella? 

 

Sicuramente contro il Capo d’ Orlando in Sicilia quarti di finale 2-0, in casa 2-0, poi si è andati ai rigori, e io era in quella lista, alla fine è andata bene per fortuna.

 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)?

 

Il pregio è che sono un ragazzo molto, molto altruista, il difetto è che ascolto poco e faccio sempre di testa mia.

 


Se avesse la possibilità di tornare indietro che cosa vorrebbe cambiare? 

 

Se dovessi tornare indietro non cambierei niente, forse solo un po’ più di coraggio per continuare.

 


Lei da 14 anni gioca nella stessa squadra, direi che è un record, come mai questa scelta? 

 

Gioco da 14 anni nella stessa squadra e posso essere fiero di me stesso, so di essere una piccola leggenda del Marano e il fatto di non cambiare mai mi rende orgoglioso di questa scelta è un posto dove sto bene, inoltre ci sono persone speciali.

 








Quali sono i suoi rapporti con i giocatori, visto che sono tantissimi anni sicuramente sarà un vero leader, è così?

 

Io vado d’accordo con tutti dal primo all’ultimo, e cerco sempre di incoraggiare tutti i miei compagni.

 


Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia e importante perché mi sta sempre vicino e questo mi aiuta molto, ma  avendo anche diversi   amici  loro  rendono  le varie situazioni della vita più facili da affrontare.

 


Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?

 

Un sogno? Vedere il Napoli vincere questo benedetto scudetto.

 

 

12 novembre    2022

 

(Tutti i diritti riservati)