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domenica 29 marzo 2015

DOMENICA 29  Marzo 2015

Cartoline da Norimberga e
Praga

Marzo 2015 Classi V dell’ I.T.C “Donato Bramante “

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lunedì 2 marzo 2015

LUNEDI 2 MARZO 2015



CONVERSAZIONE  CON IL  GENERALE di C.A.


FRANCO ANGIONI




Il Generale Franco Angioni Ufficiale dei paracadutisti, ha comandato il Battaglione Sabotatori Paracadutisti (denominato in seguito Battaglione d'assalto paracadutisti "Col Moschin").

Tra il settembre del 1982 ed il febbraio del 1984, nell'ambito della Prima Guerra Libanese e successivamente al massacro di Sabra e Shatila a Beirut, ha guidato il contingente italiano (ITALCON) durante la missione Libano 2.
L'intervento in Libano, durante la quale sia il contingente americano che quello francese subirono gravissime perdite in seguito a due attentati, fu grazie al Generale   un modello di riferimento per le successive missioni italiane all'estero. Il Generale  spinse  i propri soldati a conoscere la cultura locale, sulla quale distribuì a tutti dei libri. Questa modalità come precisato sopra fece storia.




Generale  una prima domanda è d’obbligo, cosa ricorda ancora dopo tanti anni della sua esperienza in Libano?


  Ricordo,  sostanzialmente, due aspetti essenziali:

  a) La dedizione all’assolvimento del compito da parte del personale, Ufficiali, sottufficiali, truppa, Infermiere Volontarie. In particolare ho impresso nella mente l’impegno dei militari di leva che, nonostante una preparazione per questione di tempo, limitata, hanno scritto una pagina di, dignità nazionale.

  b) Le occasioni che mi sono state offerte per incrementare il mio sentire e la mia cultura da quella esperienza. I 18 mesi trascorsi in Libano sono stati essenziali per arricchirmi moralmente e culturalmente.


Quest’anno è il centenario  dell’entrata in guerra  dell’Italia, alcuni storici, scrivono che sarebbe meglio parlare di IV guerra d’Indipendenza, altri di grande guerra, cosa ne pensa di queste definizioni


 La prima definizione (“ IV guerra d’indipendenza “ ) è tutta italiana, è nostra! Indubbiamente l’Italia, come Nazione, doveva essere completata, anche se il risultato finale, purtroppo, non è stato sostanzialmente raggiunto.  La seconda definizione ( “ grande guerra “ ) è accettabile se si intende come il contrario di “ piccola”, riferita, cioè, al numero dei partecipanti. In tal caso, però, sarebbe banale, perché non è stata l’unica; altre guerre sono    state ben più numerose.

Se si vuole definire, invece, la “ grandezza morale “, il termine “ grande “ diventa ingiustamente enfatico e non si addice al  fenomeno guerra , che è sempre  tragico. Accetterei la “ grande tragica guerra “, ma in tal caso    sarebbe un errore storico, perché la “ seconda “ è stata più tragica della prima.


Ritiene che le celebrazioni che ci saranno potranno apportare una nuova visione su questo conflitto oppure si corre il rischio che siano solo “vuota retorica”, o “retorica “ e basta?


Le celebrazioni sono doverose, come rispetto e omaggio ai 6000.000 caduti, ai circa due milioni di  invalidi e feriti e ai sacrifici che il popolo italiano dovette affrontare durante la guerra e nel successivo dopo-guerra. L’analisi storica è auspicabile per trarre preziosi ammaestramenti morali e tecnici, anche se, in pratica, come confermato dalla realtà,  risulta inutile.


Carl Von Clasewitz nel libro “Della guerra” definisce tale fenomeno con queste parole “La guerra  è la continuazione della politica co altri mezzi”, è d’accordo?


 Sì, purtroppo sì. Con il conforto, però, che oggi, rispetto a più di 100 anni fa, l’umanità dispone, teoricamente, di mezzi idonei a ritardare il passaggio dalla politica alla guerra, quali l’istituzione delle Nazioni Unite e Stati retti  da regimi più democratici che in passato.


Dal 2011 con la guerra civile in Siria, il Medio-Oriente è ritornato sulle prime pagine di tutti i media, non trova che sia gli Stati Uniti, la Comunità Europea, e la Russia abbiamo dimostrato ambiguità?


 Certamente. La politica, per soddisfare molteplici esigenze, è, di norma, ambigua, nell’intento di conciliare situazioni contrastanti. Tra l’altro, quasi  sempre, la politica decide o è costretta a decidere per la guerra, trascurando,     l’importante “ dopo-guerra “ ( vedasi, solo per rimanere ai nostri tempi, i casi Iraq, Siria, Libia, e altri).

Negli ultimi mesi  televisioni, giornali, siti internet evidenziano la crudeltà, nei confronti dei loro nemici, dei facenti parte dell’ Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (abbreviato ISIS), a suo avviso che cosa sappiamo veramente di questo nuovo Stato? 


 Non si sa molto dell’ ISIS. Dalle confuse informazioni che ci pervengono, sappiamo che non è e non può essere un nuovo “ Stato “, secondo la definizione del Diritto  Internazionale. Non rappresenta, cioè, un popolo stanziato  in un dato territorio e organizzato unitariamente nel rispetto di un ordinamento giuridico e dei diritti di altri popoli.     Dalle notizie e dalle manifestazioni che raccogliamo, si tratta di una comunità dedicata a esercitare e a diffondere la violenza più estrema, facendosi scudo di un credo religioso.


Alcuni commentatori, fonti governative USA, sostengono che queste terribili esecuzioni che la televisione in parte ci mostra, non siano realtà vere, ma si tratta di abili manipolazioni,  ritiene fondati questi dubbi?


Sono convinto, purtroppo, che sono “ realtà vere “.

In questo momento una parte dell’opinione pubblica italiana, associa l’Islam al terrorismo, non pensa che sia “associazione banale” e che potrebbe portare a un vero “scontro di civiltà

 E’ un errore pericoloso associare il terrorismo all’Islam, così come non credo allo “scontro tra civiltà “. Nella storia, tranne alcuni rari avvenimenti di molti secoli passati, quali le Crociate, gli “scontri” sono avvenuti nell’ambito     di una “ civiltà “.


Oriana Fallaci viene sempre più menzionata nei riguardi di questa presunta islamizzazione dell’Europa.  Alcuni politici dicono che i contenuti dei suoi libri, mi riferisco a quelli pubblicati dopo l’11 settembre, sono più che mai veritieri. C’è questo pericolo?

 Non credo che esista la “ islamizzazione “ dell’Europa. La diffusione di una religione è e sarà sempre di più, una scelta personale ( le scelte imposte in questo campo durano, in termini storici, lo spazio di un mattino ). Il  fenomeno non rappresenta un pericolo; il vero pericolo è il fanatismo, che può nascere in qualsiasi religione.


Un ultima domanda , lei che l’ha conosciuta, che donna era Oriana Fallaci?


Una grande, ottima giornalista.