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giovedì 31 marzo 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MICHELE GUIDA

 


 


     

 

 

 

Michele Guida è un giovane giocatore di calcio, così ci si presenta:

 

“Mi chiamo Michele Guida sono nato il primo giugno del 1998 a Torre Annunziata in provincia di Napoli, e mi sono diplomato in elettronica elettrotecnica.

 

Gioco a calcio sin da quando ero bambino ho iniziato nella scuola calcio Universal che si trova a Bosco Trecase e ho proseguito nei settori giovanili del Sorrento e Savoia. All’età di 17 anni sono andato subito in serie D all’Agnonese dove ho trascorso 2 anni, gli anni successi li ho trascorsi nel Monticelli e nella Recanatese Gravina Gladiator tutte in serie D e per 3 mesi solamente, causa covid, (Eccellenza Campana) nel Vico Equense. Dopo questa esperienza sono arrivato al Vastogirardi in D dove mi trovo da due anni.

 

 

 

 

 






Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Sono stati anni difficile per via del covid che ha stravolte le nostre vite è stata dura non allenarsi e non giocare, ma ora si va piano piano verso la normalità e si spera per sempre.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è sempre stato il punto di riferimento,   qualunque cosa nella mia vita si collegava al calcio, nella mia famiglia siamo tutti amanti di questo sport,  gioco al pallone da bambino ed è una passione unica.

 

 









Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Ho giocate in diverse squadre, in ognuno ho imparato qualcosa e ad ognuna la  ringrazio, ma quella più significativa per me è stata nel Vico Equense in eccellenza che mi hanno accolto come uno di famiglia da subito, mi hanno dato la possibilità di ritornare dove meritavo e li ringrazierò sempre.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Non seguo molto altri sport, diciamo che li capisco ma non li seguo.











Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Non so cosa attiri tutti verso questo sport, ma di certo io quando ho iniziato a praticarlo non è stato per soldi, questo perché avevo solo 6 anni, ma sicuramente con il tempo la fama che ti può e il guadagno che ci può essere non sono certamente di secondaria importanza.


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io sono un trequartista, seconda punta, ma ho giocato anche da esterno sinistro.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Ricordo di aver fatto diversi gol belli, ma quello a cui sono più legato è sempre con il Vico Equense, Vico Equense contro il Costa d’Amalfi Calcio, penso che sia il più bello e significativo. 

 









Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio credo sia la mia determinazione, un difetto sicuramente è che dovrei passare di più la palla.

 

Grandi giocatori si nasce oppure lo  si diventa  allenandosi costantemente, e seguendo  un’alimentazione adeguata? 


Sicuramente il talento non si acquisisce, ma la mentalità è tutto.


Un giocatore che lei ammira tantissimo? 


 Ci sono tanti giocatori fortissimi, non sono legato a uno in particolare, mi piace chi sa giocare a calcio 







 

Lei è nato Torre Annunziata a che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Torre annunziata è casa mia sia nel bene che nel male, sicuramente con tanti difetti ma è casa mia e lo sarà sempre. 

 

Famiglia amici e fidanzata sicuramente sono il punto di riferimento della mia vita




 





Lei è molto giovane, che cosa le piacerebbe che si avversasse nell’immediato?

 

Vorrei ritornare a qualche anno fa per riabbracciare i miei cari che non ci sono più.

 

 

 

 

 

 

 

01 aprile   2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

giovedì 24 marzo 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIUSEPPE 

LA MONICA

 

 





     

 

 

 

 

Mi chiamo Giuseppe La Monica sono nato a Castellammare Di Stabia in provincia di Napoli il 18/05/2001.  Sono cresciuto nella scuola calcio della mi città, ovvero la Juve Stabia per poi passare alla Virtus Junior Napoli dove sono stato per molti anni.  Finita la scuola calcio ho iniziato col settore giovanile dell’Avellino con l’under 15/16/17. Poi l’Avellino fallì dalla serie B si trovò in serie D e tornai alla squadra della mi città: la Juve Stabia dove sono cresciuto molto negli ultimi anni, stando molto anche nel giro della prima squadra.

 



 

 









Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Il covid ovviamente ci ha stravolto io mi sono sempre allenato a casa dove facevo dei lavori personalizzati per migliorare la capacità aerobica.

 









Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sin da quando ero piccolo all’età di 3 anni ho iniziato con la scuola calcio e ho capito che sarebbe stata la mia più gran passione.

 









I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” Lei allo studio ci ha pensato visto che ha la maturità commerciale. Soddisfatto del percorso scolastico o le piacerebbe laurearsi?

 

I miei genitori mi hanno sempre supportato nella mia scelta, sono stati sempre al mio fianco e mi hanno aiutato per tutto quello di cui ho avuto bisogno.

 









Poi lei arriva all’Avellino, che all’epoca era in serie B. Un traguardo importante, si ricorda quali sono stati i suoi stati d’animo?

 

L’arrivo all’Avellino fu importante perché si trattò della mia prima esperienza lontano da casa. È stato molto importante quell’ambiente, perché mi ha fatto crescere e diventare maturo.

 









Si dice che il calcio dia molto, ma allo stesso tempo il successo e la fama possono rovinare – quello che all’inzio eri. Lei è d’accordo?


Io penso che il successo lo si deve saper gestire restando sempre con i piedi per terra, se sai gestire questo e anche la fama non avrai nessun problema con la tua vita. 














Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Il fatto che tutti provano a diventare calciatori? Possono essere molti i motivi c’è chi lo fa per passione e chi per fama anche se alla base di tutto deve esserci la passione, con quella poi vengono automaticamente i soldi e altro.











Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io sono un attaccante centrale, ma mi piace svariare molto sul fronte offensivo e dare fastidio a tutta la retroguardia difensiva. 

 










A coloro che aspirano a diventare calciatori facendo pochi sacratici e ne abbiamo tanti, cos’ha da dire?  

 

Il mio consiglio per i più piccoli che vogliono realizzare questo sogno è quello di non dare mai nulla per scontato e di essere sempre costanti soprattutto negli allenamenti, ma soprattutto di non fermarsi alle difficoltà, ma di superarle. 

 








Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La mia famiglia è molto importante per il mio lavoro e anche la mia fidanzata che mi segue sempre e mi aiuta molto anche mentalmente, anche i miei amici mi sono molto vicini e mi supportano sempre.

 








Un sogno che le piacerebbe che si avverasse a breve?

 

Il mio sogno è quello di arrivare più in alto possibile ed essere la versione migliore di me stesso. 

 

 




 

 




24 marzo 2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 21 marzo 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

VINCENZO

RUSSO

 

 

     



 

 

 

 

Vincenzo Russo è nato a Napoli è un giocatore di calcio e così ci si presenta: 

 

“Mi chiamo Russo Vincenzo sono nato a Napoli il 19/09/85. 


Inizio a giocare per strada come gli scugnizzi di Napoli sulle strade asfaltate, poi da lì mio padre (il mio pilastro) mi porta in una scuola calcio all’epoca una delle più quotate della Campania F.C VOMERO dove faccio 4 anni per poi passare con il settore giovanile del Napoli. 



Lì faccio tutta la trafila dai giovanissimi fino ad arrivare in primavera, furono 5 anni meravigliosi. Chi è quel ragazzino di 18 anni che non sogna di arrivare nella massima serie con la squadra del tuo cuore che è poi la squadra della tua città?  Invece è proprio la tua squadra del cuore che dichiara fallimento.


È proprio da quel fallimento della società S.S.C Napoli intraprendo la mia carriera in serie D Ctl Campania, Città di Marino, Arzanese Pomigliano, Torrecuso, Campobasso, Manfredonia, Ebolitana Sorrento, Taranto, Nocerina, Nola. 


Ed oggi nonostante i miei 36 anni gioco ancora in serie D con la Real aversa, ho citato tante squadre ne vorrei approfittare ringraziando tutti dal primo all’ultimo tra presidenti allenatori e tutti i compagni di squadra. Cosa accadrà in futuro? 


Non lo so se continuerò a giocare oppure se resto nell’ambiente del calcio è tutto da decidere. Non rinnego nulla di ciò che ho fatto, anzi il calcio mi ha dato tanto e mi ha fatto cresce subito”

 

 

 

 


 


Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

 

Il covid l’ho vissuto un po’ male perché sentivo per televisione gente che moriva per un virus e pregavo a Dio tutti giorni che finisse, sono stato tutto il tempo a casa riuscivo ad allenarmi in camera mia facendo un po’ di forza sulle gambe, non potevo fare di più.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ma sin da piccolo mi è sempre piaciuto giocare a calcio, da mio padre per Natale e per la befana mi facevo regalare i palloni oppure i completini da calcio dei campioni.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre detto che dovevo prima fare il dovere e poi il piacere, che dovevo andare prima a scuola per poi fare ciò che mi sarebbe piaciuto fare in futuro.




 





Che ricordi ha di quegli anni passati al settore giovanile del Napoli? 

 

I ricordi nel settore giovanile sono i ricordi più belli della mia vita, è lì che  ho conosciuto per la prima volta il vero calcio è cosa mi sarebbe aspettato nella mia vita, non vedo che arrivi il momento giusto per  raccontarlo ai miei figli.

 

Come prese a livello emotivo il fallimento della società? 

 

Il fallimento del Napoli per me è stato una botta al cuore perché ci fu promesso tanto cose per poi vederlo svanire da un giorno all’altro:  fu veramente un fallimento per noi giovane promesse!

 


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Io penso che tutti giovani provano a diventare giocatori perché se si ha talento uno prova a sfruttarlo per realizzarsi nella vita futura, ma prima bisogna avere fame e poi pensare ai soldi.




Lei gioca nel ruolo di? 


Io gioco difensore centrale

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Non è che ho fatto tanti gol penso di averne fatti circa 15, ma uno che mi viene sempre in mente è stato contro la Cavese, segnai di testa.

 

 








Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Se dovessi tornare indietro cambierei qualche scelta sbagliata che ho fatto, però alla fin fine sono contento di ciò che sono riuscito a costruire.

 

Lei è nato a Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Per me Napoli è casa è la città in cui sono nato e dove mi ha fatto crescere nei suoi pregi e difetti,  l’ha difenderò sempre dalle critiche che spesso la città riceve.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

La mia famiglia per me è sacra e gli amici quelli buoni sono come fratelli.

 

Lei ha 36 anni e ancora gioca, e un sogno che vorrebbe si realizzasse per il futuro?

 

Sì,  ho 36 anni e gioco ancora non so quando smetterò, per il futuro ancora non ci sto pensando perché ho più di un sogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

22   marzo 2022

 

(Tutti i diritti riservati)