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lunedì 21 marzo 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

VINCENZO

RUSSO

 

 

     



 

 

 

 

Vincenzo Russo è nato a Napoli è un giocatore di calcio e così ci si presenta: 

 

“Mi chiamo Russo Vincenzo sono nato a Napoli il 19/09/85. 


Inizio a giocare per strada come gli scugnizzi di Napoli sulle strade asfaltate, poi da lì mio padre (il mio pilastro) mi porta in una scuola calcio all’epoca una delle più quotate della Campania F.C VOMERO dove faccio 4 anni per poi passare con il settore giovanile del Napoli. 



Lì faccio tutta la trafila dai giovanissimi fino ad arrivare in primavera, furono 5 anni meravigliosi. Chi è quel ragazzino di 18 anni che non sogna di arrivare nella massima serie con la squadra del tuo cuore che è poi la squadra della tua città?  Invece è proprio la tua squadra del cuore che dichiara fallimento.


È proprio da quel fallimento della società S.S.C Napoli intraprendo la mia carriera in serie D Ctl Campania, Città di Marino, Arzanese Pomigliano, Torrecuso, Campobasso, Manfredonia, Ebolitana Sorrento, Taranto, Nocerina, Nola. 


Ed oggi nonostante i miei 36 anni gioco ancora in serie D con la Real aversa, ho citato tante squadre ne vorrei approfittare ringraziando tutti dal primo all’ultimo tra presidenti allenatori e tutti i compagni di squadra. Cosa accadrà in futuro? 


Non lo so se continuerò a giocare oppure se resto nell’ambiente del calcio è tutto da decidere. Non rinnego nulla di ciò che ho fatto, anzi il calcio mi ha dato tanto e mi ha fatto cresce subito”

 

 

 

 


 


Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

 

Il covid l’ho vissuto un po’ male perché sentivo per televisione gente che moriva per un virus e pregavo a Dio tutti giorni che finisse, sono stato tutto il tempo a casa riuscivo ad allenarmi in camera mia facendo un po’ di forza sulle gambe, non potevo fare di più.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ma sin da piccolo mi è sempre piaciuto giocare a calcio, da mio padre per Natale e per la befana mi facevo regalare i palloni oppure i completini da calcio dei campioni.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre detto che dovevo prima fare il dovere e poi il piacere, che dovevo andare prima a scuola per poi fare ciò che mi sarebbe piaciuto fare in futuro.




 





Che ricordi ha di quegli anni passati al settore giovanile del Napoli? 

 

I ricordi nel settore giovanile sono i ricordi più belli della mia vita, è lì che  ho conosciuto per la prima volta il vero calcio è cosa mi sarebbe aspettato nella mia vita, non vedo che arrivi il momento giusto per  raccontarlo ai miei figli.

 

Come prese a livello emotivo il fallimento della società? 

 

Il fallimento del Napoli per me è stato una botta al cuore perché ci fu promesso tanto cose per poi vederlo svanire da un giorno all’altro:  fu veramente un fallimento per noi giovane promesse!

 


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Io penso che tutti giovani provano a diventare giocatori perché se si ha talento uno prova a sfruttarlo per realizzarsi nella vita futura, ma prima bisogna avere fame e poi pensare ai soldi.




Lei gioca nel ruolo di? 


Io gioco difensore centrale

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Non è che ho fatto tanti gol penso di averne fatti circa 15, ma uno che mi viene sempre in mente è stato contro la Cavese, segnai di testa.

 

 








Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Se dovessi tornare indietro cambierei qualche scelta sbagliata che ho fatto, però alla fin fine sono contento di ciò che sono riuscito a costruire.

 

Lei è nato a Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Per me Napoli è casa è la città in cui sono nato e dove mi ha fatto crescere nei suoi pregi e difetti,  l’ha difenderò sempre dalle critiche che spesso la città riceve.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

La mia famiglia per me è sacra e gli amici quelli buoni sono come fratelli.

 

Lei ha 36 anni e ancora gioca, e un sogno che vorrebbe si realizzasse per il futuro?

 

Sì,  ho 36 anni e gioco ancora non so quando smetterò, per il futuro ancora non ci sto pensando perché ho più di un sogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

22   marzo 2022

 

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