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mercoledì 29 aprile 2020


A CURA DI PAOLO RADI 







UNA CONVERSAZIONE
     

     
 CON  



 SIMONE 
VALLARELLI 










Simone Vallarelli Simone ha 26 anni ed è nato a Terlizzi un piccolo paesino del nord barese, ora studia Scienze Motorie, visto che un domani gli piacerebbe allenare e insegnare. Simone Vallarelli, così ci si è presentato: 



" Fin da piccolino sono stato innamorato del calcio giocando nella scuola calcio della mia città. Quasi per gioco o per caso mi sono ritrovato in porta ruolo che non ho mai abbandonato fino si giorni nostri.

 Dopo anni nel calcio togliendomi qualche soddisfazione fino ad arrivare ai playoff di eccellenza con la squadra della mia città, ho deciso, grazie anche a parenti vicini al mondo del futsal, di sperimentare questo nuovo mondo e farlo diventare da lì a poco il mio mondo dove si esprimermi liberamene.

La prima avventura avviene nella società San Rocco Ruvo dove mi ritrovai quasi per gioco. 

Da lì a pochi mesi grazie alla perseveranza negli allenamenti e a mister che hanno esaltato le mie capacità sono riuscito ad essere il portiere titolare della prima squadra che all’epoca competeva per il campionato di serie b nazionale. 

Da lì una continua ascesa passando in a2 nelle fila del Sammichele fino al Cassano Corazzata Nazionale.

Nel dicembre 2018 arriva la svolta. Ricordo come se fosse ieri. Era una fredda mattinata di dicembre quando il preparatore della società del Napoli calcio a 5 mi prospetta la possibilità di fare il salto di qualità. 


Così il 6 dicembre mi ritrovai a firmare per una delle società più importanti del palcoscenico nazionale; ero riuscito a raggiungere il mio sogno fin da quando ho intrapreso questa avventura; giocare in serie A con giocatori che hanno fatto la storia del futsal e la stanno facendo. 

La stagione termino con i play off raggiunti è una finale di coppa Italia persa ai rigori, ma che fu super entusiasmante contro la squadra che alla fine della manifestazione si laureò campione. 


A fine stagione, mio malgrado, decisi di avvicinarmi di più a casa tornando nella squadra che mi aveva lanciato ad alti livelli: il Sammichele. Fu un anno strepitoso pensando al precampionato dove gli addetti ai lavori ci davano già per spacciati. 


 Arrivammo ad un passo dai play off giocandoci la possibilità fino alla fine. 

Nell’estate del 2019 arriva la chiamata del Rutigliano, squadra di a2.; quello è stato un anno particolare. Fino a dicembre eravamo lì nelle prime tre a combattere per la promozione, poi a dicembre purtroppo, per cause di forza maggiore sono stato costretto a fare un passo indietro.

 Ora sono tesserato con il Palo calcio a 5, società emergente che punta a far bene per crescere a livello nazionale. 

Spero di poter contribuire ai grandi successi che questa società è destinata a raggiungere. 


Tutti sappiamo cosa ha colpito il nostro amato paese e quindi la stagione è stata interrotta. In questo momento le priorità sono altre questo è certo ma io spero di tornare presto a fare ciò che amo”








La prima domanda è questa: quando ha saputo che il Campionato non si sarebbe più riaperto, qual è stata la sua prima reazione? 

Onestamente c’è stato molto rammarico.









Tu cosa proporresti affinché tutti i campionati possano giungere alla naturale conclusione? Mi spiego, li faresti finire ora a porte chiuse, oppure potrebbero riprendere a settembre? 

Diciamo che c’è la necessità da parte delle autorità competenti di tutelare noi e i nostri cari quindi la scelta di fermare il campionato è stata la cosa più opportuna da fare. 

Proprio per questo penso che la ripresa del campionato sia un qualcosa di impensabile, perché saremmo tutti esposti. Io dal canto mio sto cercando di farmi trovare pronto per qualsiasi evenienza allenandomi a casa il più possibile. 





Passiamo ora alle classiche domande; quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

Sono nato in una famiglia di sportivi anche se tutti i miei familiari praticavano boxe incluso mio papà, ma io sin da piccolo ero attratto dalla palla ed era l’unico oggetto che mi tranquillizzava, per questo ti dico che l’amore per il calcio è nato sin dalla pancia di mia mamma.







I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

Fortunatamente ho avuto alle spalle sempre una famiglia solida che nonostante le difficoltà non mi ha mai fatto mancare nulla, mi ha incoraggiato sempre in tutto aiutandomi a coltivare la mia più grande passione iscrivendomi sin da piccolo a una di scuola calcio. 

Se sono arrivato dove sono lo devo anche e soprattutto a loro.





Possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

Da piccolo ho praticato nuoto a livello agonistico e mi dicevano di essere anche abbastanza portato, ma l’amore per il calcio mi ha portato altrove. Mi piace molto lo sport in generale tra cui il tennis, uno sport che amo dopo il calcio ovvio.









Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

Penso che ogni squadra mi abbia lasciato qualcosa e io abbia lasciato qualcosa a loro. Sicuramente il Ruvo è la squadra che mi ha lanciato, ma quella che più ha creduto in me inserendomi   in un palcoscenico prestigioso da titolare, solo dopo una stagione nel futsal, è stato la Sammichele, quindi sì.. a loro devo tantissimo. 





Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Ho sempre avuto una filosofia che per non farti pesare il lavoro ti deve piacere quindi penso che non ci sia nulla di più bello che fare della tua passione un lavoro, ma dico sempre anche a mio fratello più piccolo, lui calciatore del Monopoli under 15 nazionale, che la cosa che ti spinge a fare sempre di più non è la fama, ma: la fame! 











Per chi conosce poco questo sport, essere un portiere nel futsal è diverso dall’ essere portiere nel calcio tradizionale? 

Il   portiere del futsal dev’ essere concentrato dal primo all ultimo minuto, deve  dimenticare ciò che è successo un minuto prima è mai pensare a un minuto dopo,  il futsal e uno sport imprevedibile e non puoi permetterti distrazioni. 





Lei è arrivato in cima, in serie A, che cosa ha provato quando ha firmato contratto con il Napoli calcio a 5? 

È stato un momento fantastico ho realizzato il mio sogno e solo il fatto di poter allenarmi con gente che poco prima vedevo in tv mi faceva venire la “pelle d’oca”!








Che cosa a dire ai lettori in merito alla sua permanenza in serie A

Non ti nego che nel tempo ci sono state altre possibilità di tornare in massima serie, ma ho dovuto scegliere altro; ma mai dire mai in futuro,  
purtroppo arrivato all’età di 24 anni avevo necessità per motivi personali di avvicinarmi a casa.




Che cosa le sta dando il Futsal e che cosa le ha tolto?

Il futsal mi ha dato tutto: amici e nemici, fratelli penso che non avrei potuto chiedere altro!









Una parola per dire ai lettori qual è il suo più grande difetto?

Il mio più grande difetto è l’essere maniacale nella cura dei dettagli quasi ossessionato. 





Ora, sempre una parola per descrivere il suo più grande pregio?

Sono molto autocritico con me stesso, ma penso che siano anche le mie più grandi qualità che mi hanno portato in alto 









Quanto sono importanti per lei gli affetti (famiglia, fidanzata, amici)?

Gli affetti sono la cosa più importante, ci vuole pazienza a stare vicino a uno come me che vive solo di futsal e si fa condizionare da tutto quel che succede in quel rettangolo; di conseguenza è ovvio che nella vita privata a loro va il mio grazie più grande.









Un sogno che vorrebbe che si realizzasse?

Quando inizia questa avventura avevo due sogni uno si è realizzato: la serie A, l’altro non ancora, e non demordo: la maglia azzurra
Grazie Paolo per avermi fatto rivivere tanti momenti felici.







E io ringrazio te e da parte mia complimenti per quello che hai realizzato, naturalmente noi ti seguiremo nella tua carriera.









a cura di Paolo Radi   





29 04      2020 

(Tutti i diritti riservati)  





















martedì 14 aprile 2020

A CURA DI PAOLO RADI 






UNA CONVERSAZIONE
     

     
 CON  






BIAGIO 
DI DOMENICO 






Biagio Di Domenico è nato il 03-11-1998 a Giugliano in Campania ed ha conseguito la maturità di Geometra. Da dicembre gioca con la USD Paolana eccellenza calabrese

 Ha iniziato a giocare a calcio, secondo lui tardi, a 11 anni nella scuola calcio Boys Melito Poi è andato nelle giovanili dell’Arzanese all’epoca in serie C2.   A 16 anni debutta in Eccellenza con l’Arzanese L’anno seguente milita in serie D prima con la Vastese poi al Castrovillari, (ci rimane due anni) lì vince il campionato d’ Eccelenza. L’anno seguente si trasferisce a Gela in serie D Quest’anno prima giocava con la Reggiomediterranea e poi con la USD Paolana entrambe in Eccellenza Calabrese











Questa volta la prima domanda è diversa, tutto è fermo a causa di questa pandemia, come sta vivendo questo periodo? 

Questo periodo lo sto vivendo con le mie persone più care, cioè la mia famiglia e la mia ragazza restando a casa assolutamente.






Ho saputo che lei ha iniziato a giocare a calcio all’età di 11 anni, e per lei è tardi, perché secondo lei, è stato tardi? 

Ho iniziato a giocare a 11 anni alla scuola calcio, di solito si inizia prima, ma ero più piccolo e non pensavo alla scuola calcio. Un pomeriggio i miei amici più grandi, con cui giocavo a calcio,  pomeriggio andarono dai miei genitori per dirgli che dovevano iscrivermi alla scuola calcio perché, per loro, ero davvero molto forte.










I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

I miei genitori hanno sempre voluto che giocassi a calcio, senza però trascurare gli studi, infatti sono diplomato in Geometra. 






Lei abita a Giugliano, una città metropolitana di con più di centomila abitanti, le occasioni per praticare altri sport non le saranno mancate, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica avesse potuto suscitare il suo interesse? 

Sì, ma sono sempre stato attratto più al calcio, lo sport più bello del mondo.












Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

Ho giocato in più squadre, ma quella a cui sono più legato è stato il Castrovillari Calcio, un gruppo fantastico, dove tutti insieme siamo riusciti ad accedere alla serie D vincendo la finale playoff nazionale di Eccellenza.






Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o più i soldi? 

Entrambe le cose sono importantissime. Tutti sperano di cambiare la propria vita e quella dei loro cari con il calcio. 









Lei gioca nel ruolo di? 

Io sono un centrocampista destro o sinistro è uguale.





Il tuo goal più bello?

Il mio gol più bello è stato con il Gela Calcio in serie D lo scorso anno.









Che cosa le stando il calcio e che cosa le sta togliendo?

Il calcio mi sta dando tante soddisfazioni, ma a volte anche tante delusioni soprattutto per gli infortuni che mi hanno impedito di fare il salto tra i professionisti. Una cosa è certa: mi ha portato a stare lontano dalla mia ragazza e la mia famiglia che sono il mio ossigeno. 




Un mese fa ho letto la frase del presidente dell’Associazione Calciatori, e ha affermato che: “Per giocare bene non serve solo avere dei piedi buoni, ma è utile la testa”. Secondo lei cosa significa questa frase? 

È giusto, non bisogna avere solo dei piedi buoni, ma soprattutto la testa, la quale aiuta ad essere  un professionista dentro e fuori dal campo!










Ho intervistato diversi giocatori e molti mi hanno ripetuto la solita frase: “Non conta essere molto bravi, ci vuole il procuratore adatto, servono le conoscenze Possibile? Corrisponde a verità?  

In alcuni casi è importante avere un procuratore, in altri invece è sono un danno; perché? Perché possono toglierti tante occasioni perché non ci guadagnano o ci guadagnano poco.






Un pregio e un difetto, (oppure solo una caratteristica)?

Mi reputo un ragazzo abbastanza umile, altruista.










 Amici e famiglia, che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Io sono molto legato ai miei amici, ma soprattutto alla mia famiglia, hanno un ruolo indispensabile nella mia vita.





Si sta discutendo sulle modalità di far riaprire il campionato, anzi i campionati, lei cosa pensa, si dovrebbe tornare a giocare oppure sarebbe meglio assegnare il titolo alla prima classificata? 

Se si dovrà, in un futuro, far continuare il campionato dovrà essere improntato sulla massima sicurezza per noi giocatori, cioè solo quando non ci sarà più pericolo di contagio. 











Che cosa si aspetta dal futuro? 

Dal futuro mi aspetto e spero che passerà presto subito questo brutto periodo. E finalmente poterci abbracciare. 





                                                                                                                                                              





Biagio Di Domenico alla fine dell'intervista mi dice che saluta la società per cui gioca adesso, la quale  ha fatto dei grandi sacrifici  facendogli   ritornare il sorriso,  questo perché, come dice lui stesso: “sono persone molto accoglienti e da tempo non avevo a che fare con persone così". 







Grazie   

a cura di Paolo Radi   





14   04     2020 
(Tutti i diritti riservati)