Archivio blog

lunedì 27 novembre 2017

27   Novembre    2017  



PAOLO RADI PRESENTA




I PENSIERI DI GIORGIO CARTA




Giorgio Carta ex-ufficiale, svolge la professione di avvocato.(*)
Quelle che seguono sono le sue riflessioni.

(*) E’ anche il legale del Carabiniere Pietro Costa accusato assieme ad un altro agente due studentesse statunitensi di 19 e 21 anni a Firenze il 7 settembre del 2017.




C’era tanto materiale...


C’era tanto materiale su cui riflettere per farsi un’opinione sulla vicenda di Firenze (numeri di telefono rinvenuti a sorpresa in rubrica e video di ubriachi perfettamente deambulanti) e invece l’attenzione si è concentrata sull’asserito maschilismo del sottoscritto. 
Quando, tra qualche giorno, difenderò una carabiniera che ha denunciato molestie sessuali, quale sarà la mia colpa?






Giorgio Carta 27  Novembre  2017

martedì 14 novembre 2017

I   N   T   E   R   V   I  S   T   A  





INTERVIEW
ENTRETIEN
ENTREVISTA
ИНТЕРВЬЮ
مقابلة
אינטערוויו
интервју

NESSUNO
E’
INNOCENTE, SIAMO
TUTTI COLPEVOLI!
(George Simenon)



CONVERSAZIONE

con

SIMONE BULGARELLI




a cura di Paolo Lorenzo Radi






Simone Bulgarelli di   Roma, è uno degli avvocati più conosciuti della capitale. E’  laureato in legge a La Sapienza ,ed è  iscritto all’Albo degli Avvocati di Roma nel 2009. Si occupa di diritto civile e diritto penale, con riferimento alla generalità dei reati. E’ docente presso la Fondazione Scuola Forense di Roma “Vittorio Emanuele Orlando”.






Simone Bulgarelli come mai dopo il Liceo Scientifico ha deciso di scegliere giurisprudenza, era un idea che  aveva sin da bambino, oppure l’ha maturata nel tempo?

Nessuna vocazione o missione. Avevo solo necessità di comprendere il funzionamento del sistema nel quale viviamo.


Sono tante le domande che vorrei farle, magari qualcuna la conserverò per la prossima intervista. Il termine Giustizia viene usato quotidianamente, tutti ad esempio:  vogliono giustizia. Lei invece cosa desidera: giustizia per tutti oppure pene adeguate?

La Giustizia è un concetto estremamente ampio, che comprende tanto un’idea quanto una serie di applicazioni pratiche.

Personalmente, credo si risolva – specie sul piano pratico – nella soddisfazione che si ottiene dal ripristino di un equilibrio, sia in sede civile che penale. E nella certa conservazione di quell’equilibrio per il tempo necessario.


Mi sono sempre posto questo interrogativo: quando si perde un proprio familiare, l’ergastolo può bastare per una famiglia che ha visto il proprio figlio ucciso  (faccio riferimento a un delitto generico), mi spiego meglio:  la pena che il giudice infligge al reo è sufficiente come ricompensa per i parenti? 

Specialmente la perdita di una vita umana non ammette ristori adeguati in alcun caso. La ricompensa più congrua resta in ogni caso quella di una sanzione penale certa. Senza sconti o benefici.


Di fronte a certi delitti efferati si rimane basiti per la pena che il giudice decreta, non sempre per un omicidio volontario si prende l’ergastolo, che poi ergastolo non è, per uno stupro la pena è ridotta, allora le chiedo il “carcere a vita” potrebbe essere un  deterrente verso certi crimini?

La detenzione senza un termine o comunque per un tempo sufficientemente esteso mi pare sia da preferire specialmente per i reati più gravi.
Anche se la reclusione fosse irrogata per un tempo breve ciò che conta è sempre la certezza della espiazione della pena inflitta.



Nella U.E. la pena di morte non è prevista nell’ordinamento degli stati membri, eppure di fronte a certi reati spesso viene da dire: “ ci vuole la pena di morte”, lei cosa ne pensa?

Nel “Dei delitti e delle pene” Cesare Beccaria esprimeva le sue perplessità circa l’effetto deterrente della pena di morte sulla propensione a delinquere.
Non mi sento di discostarmi dal suo storico pensiero. Ed infatti, come insisto nel sostenere, occorre piuttosto la certezza che la sanzione penale venga espiata per l’intero, in modo severo, senza alcuno sconto o beneficio





Se si avesse la certezza che la pena capitale sarebbe un deterrente verso certi reati pensa che sarebbe giusto applicarla?
Non avremo mai tale certezza. Purtroppo



 Negli ultimi anni  i processi si fanno in televisione: si inizia con i programmi del mattino per finire in tarda serata. Prediamo il caso di Sarah Scazzi o di Yara Gambirasio,  ore e ore di diretta dal luogo del delitto, non sarebbe giunto il momento di dire: basta?

La spettacolarizzazione mediatica della vicenda processuale esiste da molto tempo.
 Il popolo si è sempre radunato  per assistere alla celebrazione di importanti processi.
Io sono per un’informazione razionale della vicenda giudiziaria. Quel minimo di conoscenza costruttiva, che i mezzi di informazione devono alla società per renderla critica e cosciente, ma non più di questo. In caso contrario, come sovente avviene, si producono due conseguenze, entrambe imbarazzanti. La prima consiste nella distorsione che il sapere tecnico giuridico finisce per subire nella mente dei profani. La seconda risiede nelle manie di protagonismo e nella fomentazione del delirio di onnipotenza di taluni magistrati.




Non solo, a volte il “processo mediatico “ inizia prima del vero processo nelle aule di tribunale, e spesso e volentieri i vari opinionisti hanno espresso la sentenza: “ Per me è colpevole” oppure “ No, in base alle prove raccolte, è innocente” allora le chiedo: la giuria quanto può rimanere influenzata dai media?

E’ la terza conseguenza...

Quando vince una causa che cosa prova nell’immediato?

Soddisfazione, ma, come osservava il mio Dominus, è proprio nella vittoria che si deve conservare l’umiltà perché le cause si vincono e si perdono.


Com’è la sua giornata lavorativa? 
Famiglia e famiglia. Poi il lavoro

Un’ultima domanda, qual è il fatto di cronaca che negli ultimi anni l’ha più colpita e perché?

Quella del piccolo Tommaso Onofri. Perché il crimine non è accettabile, ma nei confronti di un bimbo non esiste perdono. Non esiste.




Grazie e per altre domande rimandiamo alla prossima intervista.

Grazie a Lei.

15 11 2017
(Tutti i diritti riservati)















domenica 5 novembre 2017

I     N     T     E     R     V     I    S     T    A  





INTERVIEW
ENTRETIEN
ENTREVISTA
ИНТЕРВЬЮ
مقابلة
אינטערוויו
интервју



IL VALORE DELL’INSEGNAMENTO




 CONVERSAZIONE  

con

Fabio Manzillo


a cura di Paolo Radi  








Fabio Manzillo, di Napoli, si è laureato in Lingua e Letteratura Straniera presso l’Università agli studi di Napoli all’Orientale di Napoli L’Orientale. Per anni ha collaborato con l’Università suddetta, in quanto è uno specialista della cultura sudamericana, ora insegna nelle scuole secondarie di primo grado e di secondo grado. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda sulla situazione della scuola italiana oggi.  








In questo momento che attività svolge?


Svolgo  attività di sostegno avendo il titolo dal 1986 e sono a favore dell’ inclusione e della partecipazione ad ogni attività culturale sociale extrascolastica!






Al telefono lei aveva spiegato che insegna anche in una scuola di frontiera, immagino che per “frontiera” lei intende una scuola dove ci sono ragazzi molto problematici, giusto?


Insegnare in una scuola di frontiera da molte soddisfazioni sul piano umano e professionale anche se a volte è molto stancante...
Si torna spesso a casa distrutti...si rimane sconcertati per  l’ arretratezza socio culturale...è un po’ come tornare nel medioevo!!!
Lungi dall’ insegnare lingue in un luogo dove l’ italiano è la lingua straniera!


Lei aveva collaborato con l’Università di Napoli L’Orientale, in che cosa consisteva la sua collaborazione?








Prima di iniziare la docenza nelle scuole ...durante la tesi di laurea ho collaborato con la sezione di storia dell’ America Latina presso L’ università Orientale...ho reperito informazioni sulle vicende dei primi gesuiti nella costruzione delle Reducciones del Paraguay studiando presso il collegio e la biblioteca dei gesuiti a via dei Penitenzieri in Roma, allora sotto la direzione del Rev. Padre Ugo Storni e presso l’ archivio dei gesuiti a via Petrarca in Napoli. Ho collaborato con La Sapienza di Roma e il caso ha voluto che la mia tesi si  rispecchiasse in un meraviglioso film che uscì di lì a poco nelle sale italiane: ”Mission” di Roland Joffe.



Non trova che negli ultimi tempi la figura del docente, portatore di sapere sia venuta meno, per farla breve secondo diversi opinionisti, l’insegnante ha perso sia di autorità che di autorevolezza, secondo lei corrisponde al vero?


L' autorevolezza devi guadagnare sul campo. Per  il resto siamo il sale della terra, come disse nostro Signore, e le soddisfazioni sul piano umano non mancano!






Un’ultima domanda, la scuola italiana è totalmente in declino oppure c’è qualche possibilità che si trasformi in un luogo di crescita personale e che formi l’alunno sotto ogni aspetto?

Come i gesuiti evangelizzarono gli indios, in queste scuole in territori con gravi contraddizioni culturali abbiamo la nostra missione...aiutare a crescere a far conoscere ad ampliare orizzonti.







5     Novembre    2017  




Grazie 






































10    Novembre    2017