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lunedì 30 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

LUIGI 

VILLANO

 

 


     

 

 

 

Luigi Villano è un giocatore di calcio e così ci si presenta: “ Mi chiamo Luigi Villano sono nato  il 7 marzo del 1998, ho iniziato a giocare a calcio all’età di 6 anni e ancora oggi all’età di 24 anni gioco. Da ragazzo frequento la scuola calcio di San Vitaliano il mio paese d’origine, questo sino ai 13 anni dove ho avuto la chiamata per andare a fare i giovanissimi nazionali all’Aquila, successivamente sono tornato a casa, ho vinto un campionato regionale con la scuola calcio Progetto Giovani, ad un certo punto mi sono rotto il crociato e il menisco proprio mentre avrei dovuto firmare con il Pescara, dopo la riabilitazione sono stato 6 mesi con la scuola calcio Vincenzo Riccio.

 

 Vincenzo Riccio, proprietario della scuola, nonché mia persona di fiducia, mi ha reinserito nel giro e da quel momento sono andato a giocare all’Under sotto età Promozione Maddaloni, a primavera ho avuto la chiamata per fare la primavera ad Avellino, e ci sono rimasto per tutta la restante parte della stagione. 

 

Poi ho giocato in promozione ed eccellenza. Nel frattempo dopo aver conseguito il diploma al Liceo Scientifico, mi sono laureato in Scienze Motorie, adesso sto frequentando la specialistica e ho un master in posturologia.

 

 


 


 

 

 

La prima domanda è questa: il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Il covid è stato un fulmine a ciel sereno per tutti, sportivi e non, la pandemia ci ha dato modo di riflettere su noi stessi e sulle persone che ci circondano, dandoci la possibilità di fissare degli obiettivi da inseguire una volta ristabilita la “normalità”. 

Sì, ho allestito una piccola palestra in casa che mi ha permesso di allenarmi con una certa continuità.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da quando ho iniziato a giocare a calcio e cioè all’età di 6 anni; sin da subito ho capito che mi avrebbe accompagnato nel mio percorso di crescita. È in assoluto la mia più grande passione.

 







I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno cresciuto cercando di farmi capire quanto sia importante la cultura nella quotidianità e non, fortunatamente li ho ascoltati e ad oggi posso dire di esse soddisfatto perché mi sto affermando in ambito lavorativo e in più continuo a coltivare la mia più grande passione.




 





Lei ha il diploma di maturità del Liceo Scientifico, inoltre ha pure la laurea in Scienze Motorie, i suoi genitori saranno soddisfatti, ma come è riuscito a coniugare l’attività scolastica, con quella sportiva?

 

Studiare ed allenarsi diventa complicato solo se non si ha perseveranza e costanza, certo bisogna fare dei sacrifici come in tutto del resto, ma alla fine chi s’impegna riesce a conciliare tutto.

 

 

Ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Credo di aver lasciato un ottimo ricordo in tutte le squadre in cui sono stato, ho la fortuna di avere ancora ottimi rapporti con tutte le società, il rispetto credo che sia alla base di questo.


 

 






Un’esperienza fondamentale nella sua carriera lei l’ha avuta all’Aquila, tra l’altro lei era giovanissimo, che cosa ci può dire a riguardo?

 

L’Aquila è una città fantastica, gli abitanti ancora di più, ho conosciuto tantissime persone che porterò sempre nel mio cuore. È stata un’esperienza unica che mi ha fatto crescere molto.

 

 

E veniamo a un fatto poco piacevole, lei avrebbe dovuto firmare con il Pescara e si rompe il crociato e il menisco. Com’era stato contattato dal club e come ha vissuto quei momenti non certo facili?

 

I momenti difficili sono fatti per essere superati, ci fortificano e ci danno la possibilità di affrontare le successive insidie della vita con maggiore consapevolezza. L’importante è credere sempre in se stessi.


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Difensore centrale.


 

 





Si ricorda il suo goal più bello?

 

I goal sono tutti belli ed importanti, banali o difficili che siano, sono stati tutti importantissimi.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Calcisticamente parlando credo che il campo sia colui che giudica, quindi lascio a lui definire i miei pregi ed i miei difetti.

 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il mio idolo calcisticamente parlando è Sergio Ramos, è difensore moderno molto forte tecnicamente, ma anche un buon marcatore.

 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia ed amici sono fondamentali nella mia vita, la famiglia in particolare rimarrà sempre il porto sicuro.

 

 

Un pronostico, chi vincerà lo scudetto?

 

Da tifoso non ho dubbi: NAPOLI!

 

 

 

 

 

 

31 01 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

mercoledì 25 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

FABIANO 

DI SCALA

 

 


     

 

Fabiano Di Scala di Napoli ha giocato a calcio sino a qualche anno fa, ora svolge il ruolo di preparatore dei portieri. Cosi ci si presenta:

 

“Mi chiamo Fabiano Di Scala, sono nato a Napoli il 07/04/1992, calcisticamente ho fatto tutta la trafila nella scuola calcio Real Capodimonte accanto alla Sanità di Napoli dove poi lascio a 17 anni. 

 

 

Inizio a giocare vari campionati di categorie come promozione e prima categoria per poi lasciare il calcio giocato prematuramente

 

 

 La sua carriera di mister lei la inizia molto giovane a soli 22 anni, questo accade tramite la scuola calcio di mio fratello dove riesco a conseguire alcuni brevetti per allenare, ma soprattutto partecipo al corso per preparatore dei portieri settore giovanile e dilettantistico.  In periodo pandemico inizio la mia carriera dei dilettanti.

 

 

Parto dalla Puteolana in serie D con mister Luca De Martino per poi passare l’anno seguente con la Rappresentativa Campania guidata da mister Carlo Sanchez seguendo l’under15 e l’under17, purtroppo per colpa della pandemia non disputiamo il torneo delle regioni l’anno seguente.

 

 

Sono stato a Milano con il Calcio Club Milano in eccellenza per poi passare con l’Acerrana con il mister Vincenzo La Manna prima e poi con il mister Vincenzo Di Buono dopo. 

 

Successivamente sono stato nella primavera del Napoli femminile con il mister Pasquale Illiano.

 

E quest’anno ho sposato il progetto della famiglia La Peccerella persone che hanno nell’ umanità,  professionalità e nella serietà il loro punto di forza con il  mister  Raffaele Cottuno e credo che la squadra abbia tutte le carte in regola per tornare in eccellenza.

 

Nel frattempo ho sempre abbinato le prime squadre con le scuole calcio, sono stato nella Cantera Napoli, Montefusco soccer, Pianura Accademy, mentre da quest’anno sono con la King Sport Academy e la ASD Sibilla Bacoli” 

 

 

 


 





Come prima domanda le voglio fare questa, il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

Il covid ha stravolto le vite di tutti e soprattutto chi come me viveva di calcio ne ha risentito molto fisicamente e mentalmente, ma non ho mai smesso di aggiornami. Poi militando in serie D ci siamo fermati poco.

 






 



Ad un certo punto lei decide, da giovanissimo, di lasciare il calcio, le posso chiedere il perché?

 

Attorno ai 22 anni ho capito che potevo vivere di calcio. Era un mondo (quello giocato) che non mi attirava più e da lì la scelta di iniziare ad insegnare.

 

 

Decide di diventare allenatore, grazie alla scuola calcio di suo fratello, infine diventa, conseguendo diversi brevetti per diventare allenatore die portieri. Come mai questa scelta, che cosa l’ha spinta a diventare quello che è diventato oggi?

 

La scelta di allenare i portieri arriva da piccolo. Quando inseguivo questo ruolo (il mio idolo era Frey dell’Inter pensa un po’!) mi sono sempre aggiornato, la passione era tanta che poi è diventata lavoro.

 

 

Un’esperienza importante è stata quella con la Rappresentativa Campania guidata da mister Carlo Sanchez seguendo l’under15 e l’under17, che cosa ci può dire a riguardo?

 

È stata un’esperienza bellissima quella che ho fatto con Mr Sanchez. Persona splendida che custodisco con grande affetto, andare sui campi della nostra ragione e conoscere tanti ragazzi è stato veramente bello

Peccato che per il covid non si è fatto il torneo delle regioni, visto che la squadra era attrezzata per fare bene.




 


 



Dell’esperienza attuale che cosa ci può dire, inoltre che obiettivi avete?

 

Quest'anno ho sposato il progetto della famiglia La Peccerella persone che hanno nell'umanità, professionalità e nella serietà il loro punto di forza, con mister Raffaele Cottuno e credo che la squadra abbia tutte le carte in regola per tornare in eccellenza.

 

 

Qual è la principale qualità che deve avere un prepatore?

 

Io credo che oltre ad essere preparato avendo studiato deve esserlo anche tecnicamente. Una delle doti più importanti è quella umana. Bisogna entrare in simbiosi con i propri portieri e diventare un tutt’uno.

 

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

 Il calcio ti dà tutto, ma allo stesso tempo ti toglie tanto tempo da poter dedicare alla famiglia

 

 

  La famiglia e gli amici che cosa rappresentano per lei? 

 

La famiglia credo che sia la cosa più importante che una persona possa avere. Gli amici per me sono alla base della mia vita, ci sono sempre stati e so che ci saranno sempre per me

 

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

La dedico ai miei portierini delle scuole calcio, ma anche ai portieri della prima squadra del Neapolis (Barbaro e Chiariello), ma fondamentalmente la dedico a mia moglie che mi é sempre vicino e a mio figlio che è nato 4 mesi fa.

 

 

 26   gennaio 2023

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

martedì 24 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GABRIELE

NOVELLO 

 

 


 


Gabriele Novello è un ex calciatore professionista di San lucido in provincia di Cosenza, nato a Paola il 18 agosto del 1998. Ha iniziato a giocare nella squadra del suo paese, per poi a 14 anni andare via di casa perché preso dai giovanissimi nazionali della Vigor Lamezia.

 

Rimane lì tre anni, poi Cosenza, da lì il primo anno tra i grandi (anche se aveva 17 anni), alla Palmese in serie d. Quell' anno partecipò a cinque convocazioni nell’ under 18 della nazionale italiana. Venne acquistato dalla Ternana per disputare il campionato primavera. Successivamente arriva in Gibilterra dove diventa   professionista al Mons Calpe.

 

Dopo un anno il rientro in Italia al Rende in serie C, poi ancora Gibilterra questa volta firma con il Glacis United dove dopo una stagione convincente coronata da 6 gol viene premiato tra i migliori giovani del campionato. Da lì arriva L opportunità Catanzaro in C, poi ancora Rende e Gladiator in serie D. Trascorre L ultimo anno della sua carriera di nuovo in Gibilterra ancora al Glacis United dove smette di giocare a causa di un infortunio.

 

 


 

     



 

 

 


Come prima domanda le voglio fare questa: il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Innanzitutto grazie per l’intervista e piacere di conoscerla. 

Sicuramente il covid ha cambiato il nostro modo di vivere e la quotidianità, ma da eterno ottimista voglio pensare sia tutto passato e pensare al futuro.

 

Quando scoppiò la pandemia ricordo ero a Catanzaro, in seguito ad una partita casalinga contro il Bari giocata a porte chiuse - perché diversi casi di covid stavano già uscendo fuori - ci venne comunicato l’obbligo di quarantena e la sospensione di tutte le attività. Fu un periodo molto strano, ricordo tornai a casa dalla mia famiglia, dove riuscivo ad allenarmi soltanto in palestra a casa in virtù delle restrizioni. È stato un periodo molto lungo, ma grazie a Dio, nonostante ancora conviviamo con qualche caso,  penso che il peggio sia alle spalle.

 






Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Non è stata una cosa nata all’improvviso, la mia era praticamente un’ossessione, vivevo dalla mattina alla sera con la palla tra i piedi, mi resi conto che trovavo piacere nel sacrificare tutto me stesso e la mia vita per migliorarmi sul campo. Sono sicuro che la mia caparbietà e la mia forza di volontà siano state il mezzo per raggiungere il professionismo, anche perché il talento non sarebbe bastato. 



 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Ringrazierò sempre i miei genitori perché hanno sempre voluto la mia felicità, accettare che un figlio vada via di casa a 14 anni non è semplice, ma sapevano che ero un ragazzo responsabile e sono riuscito a far combaciare il calcio allo studio, perché loro ci tenevano tanto. Oggi posso dire di essere riuscito a coronare il mio sogno di giocare tra i professionisti ed avere una laurea in Scienze Motorie, mentre a luglio dovrei, facendo i dovuti scongiuri, concludere con la seconda laurea in Tecnico di Radiologia.

Tanto impegno sicuramente, ma a loro devo tutto, soprattutto per avermi indirizzato su più fronti.

 






Lei, seppur giovanissimo, ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Sono legato ad ogni squadra dove ho giocato, a ogni città, e ogni compagno mi ha lasciato qualcosa di bello.

Sicuramente ricordo con piacere gli anni a Gibilterra, Paese che dopo la nazionale mi ha dato la possibilità di diventare professionista, menziono anche il Catanzaro, dove sono rimasto particolarmente stupito dalla passione dei tifosi e dalla programmazione della società, non a caso ancora oggi guardo tutte le partite e faccio il tifo per loro, sono sicuro questo sarà l anno buono per tornare in B.









E veniamo a questa domanda inerente a Gibilterra. Gianluca Di Marzio le fa un’intervista a proposito di questa suo trasferimento: “Da Cosenza a…Gibilterra! ‘Dove scusate?’: lo svincolo con la Ternana, la nuova avventura. La storia di Gabriele Novello.

Che cosa ci può dire di questa esperienza in serie A?

 

A dire il vero sono stato intervistato due volte da Gianluca di Marzio, è stato bello.

 

Mi ricordo ero alla Ternana, avevo 18 anni, mi chiama Michele Di Piedi (ex calciatore ed allenatore giovane del quale sentirete parlare) offrendomi il primo contratto da professionista, arrivo lì nel mercato invernale, nemmeno il tempo di metterci a tavolino e il direttore tira fuori la maglia con nome e numero, era la prima volta che vedevo il mio cognome su una maglia da calcio, è stata un’emozione che non dimenticherò mai. È stata un’esperienza unica sotto tutti gli aspetti. 

 

Appena è arrivato a Gibilterra (come ricordiamo questa enclave appartiene al Regno Unito) non si è sentito un po’ spaesato? 

 

Spaesato no, stupito penso sia il termine adatto. 

 

All’inizio chiaramente ho fatto un po’ di fatica con la lingua, ma ero completamente estasiato dal fatto che il mio allenatore fosse Amaral ex difensore del Benfica, uno che ha giocato la finale di Champions League contro il Milan. Sapevo quanto lavorasse   con i giovani, oltre ad avermi  insegnato diverse tecniche ,  mi ha fatto esordire in serie A, ed ogni giorno era un apprendimento continuo, poi venne esonerato, ma rimane sempre nel mio cuore e lo ringrazio tutt’ora. 

 






Da come sappiamo lei subisce un infortunio, ci può raccontare cos’è successo? 

 

Sì, purtroppo questa è stata la parte nera, anche se l’infortunio stesso mi ha insegnato tanto. Succede che inizio con dei semplici fastidi agli adduttori, vengo invitato a stringere i denti per alcune partite importanti oggi, domani, dopodomani, infiltrazioni, farmaci, fino ad arrivare all’operazione forzata a Villa Stuart perché l’infortunio era diventato dopo diverso tempo completamente invalidante. Non importa quale sia stata la causa, purtroppo ho pagato sulla mia pelle, ma penso che nella vita purtroppo c’è di peggio e ringrazio tutto ciò che è stato e vivo sempre col sorriso.

 

Da esperto calciatore si è mai fatto una domanda sul perché l’Italia non si è qualificata nei mondiali che si sono disputati un mese fa (eppure avevamo vinto gli europei)?


Sì,  mi piace studiare calcio e ho una mia umile idea, ma preferisco tenerla per me, non sono nessuno per poter giudicare.









Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Non so, non ci provano tutti, ma tanti, per come l’ ho vissuta io, non era né questione di fama, nè di soldi, chiaro che se poi diventa un lavoro tanto meglio, ma credo che a spingere un ragazzo ad inseguire un qualsiasi sogno sia la passione, anche perché si inizia magari in tenera età e non penso si pensi già ai soldi.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Pregio l’attacco degli spazi, e le qualità tecniche, difetti sicuramente colpo di testa, anche se il mio primo gol tra i professionisti l’ ho segnato proprio di testa.



 




Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Farei tutto esattamente uguale. Anche perché tutti gli errori commessi mi hanno reso la persona che sono ora, e se non avessi sbagliato prima, ora non avrei saputo quali fossero le cose giuste o sbagliate da fare.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Rafael Leao, in tema di talenti. Se parliamo di eleganza, mi incanta Tiago Alcantara.

 






Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia è completamente tutto.

Amici ne ho pochi, per scelta, quelli che ho sono sacri e sono sicuro saranno per sempre.

 









Lei si è laureato in Scienze Motorie, e ha avviato un’attività legata al mondo del calcio, di che cosa si tratta?

 

Ho avviato un’attività nel mio paese legata a diversi sport, ho aperto un centro sportivo, che era della mia famiglia, ma l’ ho completamente rivoluzionato appena ho saputo di smettere.

 

Un centro sportivo polivalente con un campo da tennis, uno da padel e uno da calcio, ho puntato sullo sport, perché lo sport è il motore della vita, insieme ai maestri Cristian, Paolo e Andrea ogni giorno vediamo crescere dei ragazzi, con tante ambizioni e tanti sogni, e non c’è cosa più bella vedere i loro miglioramenti. Abbiamo una scuola tennis all’avanguardia con tanti bimbi, stiamo cercando di estendere questo nuovo movimento del padel che ha notevolmente coinvolto tantissimi amanti dello sport, e infine per quanto riguarda il calcio ho iniziato ad allenare un gruppo di ragazzi che ogni giorno mi insegnano qualcosa e con i quali abbiamo anche vinto il campionato di categoria. 

 

Inoltre abbiamo avviato dei corsi di tecnica individuale, nei quali credo molto, mettendo massimo 3 ragazzi per volta in campo, per poterli seguire meglio, anche perché credo sia impossibile insegnare il calcio ad un bimbo, se quest' ultimo fa 3 allenamenti a settimana, di due ore ciascuna, facendo un semplice conteggio equivalgono soltanto a 24 ore di allenamento in un mese e per un bimbo a mio avviso sono poche per un completo apprendimento.


Proprio questa settimana ho iniziato il corso di allenatore Uefa C, piano piano stiamo progredendo, con impegno e dedizione speriamo di raggiungere i nostri obiettivi.

 






Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Ho tanti sogni e obiettivi, li tengo per me, credo soltanto nel lavoro, alla fine tutto arriva se ci credi veramente.

 

 

 

 

 

 

 

24. gennaio 2023

 

(Tutti i diritti riservati)