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venerdì 27 marzo 2020


A CURA DI PAOLO RADI 







UNA CONVERSAZIONE
     

     
 CON  




ALESSANDRO
CUOMO






Alessandro Cuomo è nato a Napoli il 17-05-1990. Si è diplomato in ragioneria, e appena finito gli studi ho voluto continuare   seguendo la sua passione per il calcio. 

È cresciuto calcisticamente nell’Acerrana dove è rimasto 6 anni vincendo anche un campionato. Poi ho militato in varie squadre tra cui Portici, Stasia, Sorrento, Bacoli e Torrese, successivamente ha iniziato a lavorare come guardia giurata presso alcuni supermercati.



 Non ha mai lasciato la sua passione, infatti  ha continuato anche con la Torrese vincendo un campionato, per poi proseguire con la Terzigno Agerola.



  






La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

L'ho scoperto all'età di 5 anni quando mio padre mi iscrisse alla scuola calcio Sporting Neapolis è da quel momento che  è diventata la mia passione più grande.




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

Per i miei genitori veniva sempre prima lo studio, se non andavo bene a scuola non mi mandavano agli allenamenti, una volta diplomato ,però,  poi ho proseguito in maniera autonoma.










Lei è nato a Napoli e le occasioni per praticare altri sport non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

Prima di praticare calcio, ho fatto piscina, ho partecipato anche a qualche gara, ma il calcio ha prevalso su tutto. Era quello che volevo fare. 










Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

Sì; ho giocato in parecchie squadre, dove ho conosciuto tantissimi amici che ancora oggi sono in contatto. Ma la squadra a cui sono rimasto legato è l'Acerrana dove sono cresciuto già dai primi anni di under dove sono rimasto 6 anni vincendo anche. 





Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Mah io credo che li attiri entrambe le cose. Tutti sognano di diventare calciatori per  guadagnare soldi ecc, ma la strada è veramente lunghissima, e non tutti ci riescono, quindi per  molti resta solo un sogno. 





Lei gioca nel ruolo di? 

Io da Under nasco terzino, classico ruolo che si propone  agli Under. Ma col passare del tempo mi sono spostato centrale difensivo dove mi sono adattato benissimo










Il suo goal più bello?

Il  mio gol più bello  è stato quando ero nel  Sorrento, giocammo a Palma Campania contro la Palmese e segnai in rovesciata su un’azione da calcio d'angolo. 




Una partita che vorrebbe dimenticare? 

Al momento non mi viene in mente una partita in particolare da dimenticare, forse sono più episodi che partite. Ma una in particolare adesso non la ricordo particolarmente.




Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le ha tolto, o le sta togliendo? 

Il calcio mi ha dato tanto, mi ha offerto la possibilità di fare tantissime amicizie negli anni trascorsi, veramente ho avuto la possibilità di conoscere tantissime persone, e a tutt'oggi sono moto legato. 

Mi ha tolto, forse, la possibilità di intraprendere prima un’avventura lavorativa, anche perché quando si è più piccoli si pensa solo a divertirsi, poi crescendo capisci che forse dovevi dare la priorità ad altre cose. Ma adesso fortunatamente lavoro e posso ancora divertirmi, quindi va bene così. 










Ho intervistato diversi giocatori e molti mi hanno ripetuto la solita frase: “Non conta essere molto bravi, ci vuole il procuratore adatto, servono le conoscenze per arrivare in serie B e A, inoltre alcune società di chiedono delle cifre esagerate solo per entrare nelle categorie minori”.  Quello che ho scritto corrisponde a verità?  

Assolutamente sì, indubbiamente se sei bravo vai avanti, ma se alle spalle hai qualcuno che ti segue, e perché no, hai conoscenze giuste è totalmente diverso. 





Il suo più grande difetto?

Difetto...sono sicuramente testardo e impulsivo.





Il suo più grande pregio?

Mi dicono che buono e premuroso. Poi ci metto anche il saper legare subito con tutti: lo considero un mio pregio questo.





Quanto è importante la famiglia per lei? 

Per me viene prima di tutto è la cosa più importante. Loro mi hanno insegnato l’educazione e il rispetto del prossimo e delle regole. Se oggi sono la persona che sono e tutto merito loro. E poi oltre alla mia famiglia ho una ragazza speciale: Iolanda, lei mi appoggia su tutto e sono stato fortunato ad aver trovato la mia metà nella sua persona.












Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Beh gli amici ricoprono un ruolo importante. L’ avere degli amici fidati, su cui puoi contare in qualsiasi cosa sia positiva che negativa è veramente fondamentale. È io sono fortunato ad averli. 





In questo momento il calcio è fermo a causa del Covid-19, un giocatore come vive secondo lei questo momento di non attività? 

È dura, perché non allenarsi non vivere lo spogliatoio, le amicizie gli allenamenti, è veramente dura. L'ansia della partita, il non poter toccare quel pallone a cui corri dietro da una vita è difficile. 

Ma adesso tutti abbiamo una partita più importante da vincere, forse la più importante. E insieme ce la faremo. 





Ultima domanda che cosa rappresenta Napoli per lei?

Napoli è la mia città la città dove sono cresciuto e in questi giorni vederla così vuota, spenta, lei che è sempre ricca di colori armonia e felicità è “brutto”. Ma sono convinto che tra poco tornerà ad essere la Napoli che tutti conosciamo e vogliamo.












Grazie   

a cura di Paolo Radi   





27     03      2020 

(Tutti i diritti riservati)  












giovedì 12 marzo 2020


A CURA DI PAOLO RADI 









 UNA CONVERSAZIONE 
     

     
 CON 



       VITO  
     PERSONAL TRAINER


Vito P.T. è nato a Pompei, è personal trainer in varie palestre e si occupa di fitness, nutrizione, ginnastica correttiva. Nella sala attrezzi cerca di far restare in forma le persone che lo seguono, cerca di esaudire i propri sogni, inerenti al proprio fisico. Ha due brevetti di istruttore di bodybuilding, di nutrizione e fitness. Si aggiorna sempre e sperimenta su di sé le novità che ha studiato.





   

    La prima domanda è un classico quando ha scoperto questa sua passione della cura per il corpo?

Salve mi chiamo Vito PT e sono un personal trainer che frequenta molto le palestre, la scoperta per questa passione del modellare il proprio fisico ce l’avevo già all’ età di 15, perché  vedevo nelle riviste di bei ragazzi muscoli al epoca e pieno di fascino,  così intrapresi questa carriera, avevo 15/16 anni.





A che età ha iniziato ad approfondire le materie oggetto del suo lavoro in palestra? 

All’età di 23 anni vedendo dei bei miglioramenti, iniziai a studiare ed approfondire la materia riguardo il bodybuilding e la nutrizione.










Ogni giorno su tutte le riviste si leggono consigli per dimagrire, ma come lei sa, non è certamente facile. Tutti parlano di “dieta sana e misurata”. Secondo lei per perdere peso facendo poca attività fisica quali alimenti consiglierebbe? 

Allora riguardo alle riviste si leggono parecchi argomenti sulla   perdita di peso, ma delle volte dipende anche da persona a persona e da come reagisce il proprio corpo. Ovviamente dimagrire è una prova di sacrificio. Facendo poca attività fisica per impegni o altro io consiglierei pochi carboidrati (calcolo in base al proprio peso corporeo e a seconda degli esercizi) e molte proteine (carne rossa o bianca, pesce, uova, tonno, affettati magro) accompagnate da verdure e acqua.











La sua giornata tipo com’è?

La mia giornata non è abbastanza facile. Mi alzo presto, seguo sempre la dieta dei 6 pasti divisi nella giornata, me li preparo sempre la sera prima, poi giro le palestre in base ai clienti che ho da seguire quel giorno. Una volta concluso arrivo a casa e mi rilasso.




In palestra i suoi clienti che cosa le chiedono maggiormente? 

I miei clienti di sesso maschile maggiormente mi chiedono di aumentare la massa muscolare, invece le donne mi chiedono maggiormente di tonificare glutei e girovita...










Un desiderio di un cliente che è riuscito a soddisfare? 

Desideri dei clienti bene o male riesco sempre a soddisfarli in maniera eccellente, un esempio: un ragazzo da 68kg l’ho portato a 80 kg (massa pulita e poco grasso) nel giro di 3 mesi, riguardo sesso femminile tonifico a tutte le ragazze nel giro di pochi mesi.  Ci tengo a precisare che sono sempre riuscito a far vedere risultati.










Che cosa comporta a livello psicologico essere il personal trainer di un giovane che vuol raggiunger certi livelli negli sport agonistici? 

A livello psicologico seguire un ragazzo che vuole gareggiare o quant’ altro in maniera agonista o professionista comporta: impegno, studio e sacrificio.








A proposito di Bodybuilding, a volte si leggono che in certe palestre si vendono sostanze non lecite per raggiungere certi livelli, le chiedo, è proprio necessario mettere a rischio la vita per un raggiungere una certa massa muscolare? 


Riguardo i farmaci al nero che si vendono nelle palestre o altrove io sono contrario perché mettere a rischio la propria salute non vale la pena, però dipende sempre a che livello vuoi arrivare. Io ho sempre sconsigliato ciò ai miei allievi e ho sempre sudato per farli ottenere risultati senza farmaci:  la mia teoria sarà sempre la stessa..






Un suo pregio? 

Come pregi non mi vanto però sono riuscito a ottenere molti risultati alle persone e me stesso compreso. 









Un suo difetto?

Riguardo ai difetti non saprei, forse sono molto pignolo e preciso sul mio settore e potrebbe essere un difetto, ma  non saprei.











Come   descriverebbe se stesso nei riguardi di una persona che non conosce nulla di lei?

Riguardo le persone che non mi conoscono a volte d’impatto posso offrire  un’ impressione “cattiva,” ah, ah, ah, ma conoscendomi e tutta un’ altra cosa.












Un sogno nel cassetto? 

Un sogno è quello di diventare un personal trainer molto seguito e apprezzato nel mondo del fitness.




   Grazie  

a cura di Paolo Radi   





12        03    2020  
(Tutti i diritti riservati)  





















domenica 8 marzo 2020


A CURA DI PAOLO RADI 









UNA CONVERSAZIONE
     

     
 CON  




ANTONIO ILLIANO





LA MIA NAPOLI














Antonio Illiano è   nato il 26 novembre 1991 a Napoli. Viveva in un quartiere periferico della zona est di Napoli (Poggioreale). 

Un quartiere come tanti delle grandi città fatti di rioni e case popolari.


Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.






La prima domanda è questa, la città di Napoli, cosa rappresenta per lei? 

La città di Napoli per me rappresenta una bella donna più precisamente una sirena come parthenope. Con capelli rosso fuoco che rappresenta il nostro calore, terra fertile calda come lava. E occhi azzurri come il più profondo dei mari. E il suo legame con l'acqua perché Napoli e bagnata dal mare stupendo, una bellezza tutta mediterranea. Ma come ogni bella donna soffre per amore, appunto come parthenope che soffre per l'amore non contrapposto di Ulisse, così lei a poco a poco muore. 

E Napoli soffre e muore a causa della troppa criminalità e ignoranza.





Lei viveva in quartiere della zona est, com’è stata la sua infanzia? 

Io vivevo a Poggioreale a ridosso del quartiere confinante con Casoria. La mia infanzia non è stata facile, ma allegra vivevo di piccole cose che i miei genitori potevano permettersi, infatti vivevamo in un monolocale umido e con poca luce, in una via chiusa, qui c'era uno spiazzale dove spesso giocavo e viaggiavo con la mente con i miei amici, ricordo che spesso scendendo da alcune scale si accedeva ad una fabbrica di vetro, rimanevamo incantati da quel rumore e quel fuoco. 

Anche se quel luogo per noi bambini non era per niente sicuro, perché era un posto frequentato da tossici.













Mi permetta questa domanda, a che età si è reso conto che forse non era nato in una zona di Napoli non molto fortunata e con poche prospettive lavorative? 

Fin da piccolo perché già dove vivevo i palazzi erano fatiscenti, poi bastava vedere i miei che per arrivare a fine mese facevano i salti mortali. 

Mio padre ha fatto svariati lavori sempre in nero quindi eri fortunato se percepiva la paga la settimana che bastava appena per sfamarci e pagare le bollette; lavorava vicino casa in un magazzino di piatti e bicchieri. Ricordo un aneddoto particolare  un giorno volevano arrestare mio padre perché rubava la corrente elettrica dato che si collegava ad un palo della luce, non avevamo soldi per pagare l’Enel, così presi 100lire e glieli diedi al   carabiniere per fare in modo che portassero via mio padre. 


Tutto si concluse bene, capirono la “tragicità” economica e pagarono loro le bollette. Da quel momento capì ancora di più la povertà dei miei genitori.











Abbiamo saputo che lei ad un certo punto per aiutare i suoi genitori nell’economia familiare ha deciso di andare a lavorare; che tipi di lavoro ha svolto?

Ho iniziato molto presto a lavorare, all’età di 11 anni appena finito la 1° media, iniziai a lavorare in una pasticceria del mio quartiere dalle 4 del mattino sino alle 16 di pomeriggio per tutta l'estate, mentre i miei amici giocavano e vivevano la loro infanzia io già lavoravo.

E da lì è iniziato il mio percorso lavorativo, molte volte aiutavo mio padre come muratore appena finito la scuola, quindi non solo durante l'estate, ma anche per tutto il periodo scolastico. 

Dopodiché ho fatto svariati lavori (ragazzino di consegna per il bar, macellaio, fiorista, fruttivendolo, consegna pasti, imbianchino, aiuto pizzaiolo ecc...


Qual era il suo rendimento scolastico, e quale materia le piaceva maggiormente studiare? 

Per aiutare i mie la scuola molte volte passava in secondo piano, anche se il mio rendimento non era del tutto male, però, diciamo che potevo fare molto di più. La materia preferita era il disegno artistico.








C’ è un docente che è stato fondamentale per la sua crescita personale? 

Più che i docenti sono stati i miei datori di lavoro a essermi stati vicini e a darmi una crescita personale. 

 A scuola non dicevo mai la verità, mi vergognavo troppo del mio stato sociale della mia povertà e poche volte i miei genitori erano presenti a scuola, in quanto erano impegnati a lavorare. 

Però c’è stata una prof d'italiano (Coppola) che capì   la situazione scolastica e grazie a lei che il mio rendimento migliorò; la professoressa guardò al di là della mia corazza creata per difendermi dagli altri e dal mondo che mi circondava.






Molte volte si dice che nascere in determinati quartieri ti faccia crescere sotto ogni punto di vista, che la strada formi il carattere. Secondo lei, è vera questa affermazione?


Non dipende solo da dove nasci, ma in che contesto e soprattutto dalla famiglia in cui provieni. 

Perché in tutti i quartieri c'è quello "ricco" e quello povero, ovvio, in alcuni quartieri ci sono   più i ricchi rispetto ai poveri e in altri viceversa.

Io parlo della mia situazione che non è stata una delle più fortunate, vivevo in una casa piena di muffa, umida, certa sera non c'era niente da mangiare oppure mangiavamo con il cibo della Caritas, sono queste cose e questi contesti che fanno crescere una persona prima del tempo, almeno nel mio caso e per dare di più alla mia famiglia ho fatto anche degli sbagli e ho frequentato delle cattive compagnie, anche figli di camorristi. 

Il mio carattere e impostato sul non arrendersi mai, devo dar sembrare che tutto vada bene, devo nascondere le mie debolezze al prossimo, quello che conta è essere sempre un passo avanti.











Che cosa le hanno insegnato i suoi genitori?

I miei genitori mi hanno sempre insegnato i veri valori della famiglia: che il pane si guadagna con il sudore della fronte, essere rispettoso del prossimo che sia una persona anziana e non e di aiutare quanto possibile il prossimo, infine mi hanno fatto comprendere che la scuola è importante per costruire le basi del proprio futuro.





Certamente lei aveva amici, amiche, come guardavate le persone che stavano in altri quartieri e che vivevano meglio? 

Dipende, io ho avuto la fortuna/sfortuna di vivere una sorta di evoluzione caratteriale, ma anche sotto l’aspetto dell’amicizia.  amici. La mia compagnia dell’epoca era formata da figli di piccoli malviventi, mentre altri da figli di camorristi e quindi quando si guardava uno dell’altro quartiere si provava una sorta di dominanza e arroganza verso il prossimo, dovevamo sottometterlo perché era più benestante di noi e quindi non conosceva le regole della strada. 

Gli amici dell’adolescenza si viveva un rapporto normale, magari un con qualche sfottò verso chi stava economicamente meglio, ma  il rispetto verso l'altra persona c’era.






Lo Stato cosa dovrebbe fare per migliorare la qualità della vita in certi quartieri?

Lo Stato potrebbe innanzitutto interessarsi di chi vive in miseria, perché nella miseria la persona tende di più a commettere atti illegali come: rapine, scippi, estorsioni e aiutare, non opprimendo, i ragazzo  cercando  di fare  emergere  le loro qualità con progetti importanti, e tramite alcune  associazioni.

Perché vede quando un ragazzo vive nella povertà e nell’ignoranza, è molto più portato a commettere certi sbagli, mentre se lo Stato potesse dare  degli aiuti concreti alla famiglia  invogliando i giovani in diversi  progetti  che vanno dallo sport al cinema e all'arte, allora  sì che cambierebbe concretamente qualcosa!









E cosa dovrebbero fare i Napoletani per la città? 

I napoletani devono iniziare a cambiare la loro prospettiva di vita, si è soliti dire bisogna vivere alla giornata, ciò che non è proprio un concetto giusta perché la vita e fatta di progetti, cercando anche di migliorarsi giorno per giorno. 

Bisogna agire in positivo per far vivere meglio la stessa comunità, è importante capire che legalità è fondamentale, fondamentale è comprendere che aiutandosi tra povero e ricco si può abbattere “questo muro” che è questo male che affligge Napoli.











Una fiction di cui si è parlato molto, sia in Italia che all’estero sono state le 4 stagioni di Gomorra, ritiene che i contenuti siano pericolosi per una certa fascia d’età e che sia sconsigliabile la visione ai minori?


Sono pericolosi se vengono interpretati come tali, bisogna far capire seriamente che è una "fiction" perché non ci dovrebbe essere una fascia d'età per far capire che quello che trasmettono in tv non è la realtà, la serie è basata su delle storie vere e quindi potrebbe educare i ragazzini di oggi che la strada che intraprendono i protagonisti non porta a nulla di buono.  
Come sempre Napoli viene interpretata in malo modo i giovani al posto di vederci il marcio cercano di emulare i personaggi della serie, vogliono essere come loro.






Secondo lei cos’hanno di attraente i personaggi della serie? 

La voglia di emergere, di conquista, di potere. L'ambizione di essere qualcuno anche se nel mondo del male, e allo stesso tempo di far capire allo spettatore che per loro il male è il loro bene.







Vede nella serie non c’è nessun personaggio positivo, tutti pur di prendere il potere e di comandare sugli altri sono disposti a commettere le peggiori nefandezze, eppure lo spettatore si affeziona e nonostante che rappresentino il peggio che ci possa essere, ci identifichiamo in loro, stiamo dalla loro parte, perché succede questo, forse perché il male attira più del bene? 


Perché è sempre stato cosi fin dai tempi antichi, il male attrae sempre di più del bene, commettere “un qualcosa di losco”, di illegale dà una certa adrenalina e assuefazione rispetto al bene, seppure   rischiando la propria vita e quella della famiglia. 

Quello che conta è ottenere una fetta di potere, azzardo tutto, mentre il bene viene preso come debolezza, è un qualcosa di paradisiaco e questo annoia lo spettatore.






Qualsiasi fatto legato al crimine avvenga a Napoli, viene amplificato sui, giornali, nelle televisioni, nei social, perché sempre e comunque si parla solo di Napoli; sembra che tutto quello che avviene nelle altre città non interessi a nessuno, perché succede questo?


La criminalità è ovunque non c'è regione del sud o nord che dove essa non sia presente. È vero anche che una buona parte della criminalità arriva dal sud sino ad essersi estesa sino al nord. Purtroppo c'è da dire che quando l'Italia non era unita noi eravamo un’eccellenza, sotto ogni punto di vista, invidiata dal tutto il mondo, avevamo palazzi più importanti d'Europa. 

Ed e grazie a l'unità che noi siamo stati derubati delle nostre eccellenze delle nostre ricchezze e si sa che quando s'inizia a vivere nella povertà si crea “l'antistato”.

 Probabilmente è per questo che ogni volta che succede un qualcosa di negativo al sud, la notizia viene amplificata in un modo esponenziale.














Se dovesse scegliere un aggettivo per definire questa città quale sceglierebbe? 

Per me Napoli e una città maestosa fatta di bellezze senza fiato, sarà sempre nel mio cuore!









Grazie   

a cura di Paolo Radi   





08     03      2020 

(Tutti i diritti riservati)