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mercoledì 4 marzo 2020



A CURA DI PAOLO RADI 










UNA CONVERSAZIONE
     

     
 CON  


  
DIEGO
MAUTONE 











Diego Mautone nato è a Napoli il 16-08-92 in quartiere difficile Rione Traiano che si trova a ridosso dello stadio San paolo Il calcio è stato la sua salvezza lo ha tolto dalla strada all’età di 15 anni, dove è stato acquistato dal Rimini calcio, giocando nelle giovanili fino ad arrivare in prima squadra. 

Sì è conquistato la prima convocazione in serie B all’ Età di 16 anni e le prime presenze in Lega Pro l’anno dopo.


 Con il fallimento della società nel 2009-2010 è poi approdato in serie D con l’Arezzo, poi con il Ravenna e poi di nuovo con l’Arezzo, dopo una piccola esperienza con la Sansovino calcio è tornato nella sua terra nativa giocando in eccellenza con l’Atletico Casalnuovo prima e Real Forio Isola d’Ischia successivamente.

 Nel 2015 si trasferisce in Sicilia vincendo il campionato d’ eccellenza con la maglia della Sicula Leonzio e nel 2016 al Real Avola sempre in Sicilia.  Successivamente  torna in Campania con le maglie del Real Albanova prima, e con il Casoria poi (eccellenza.

 L’anno scorso decide di accantonare il calcio e concentrarsi sul lavoro, si trasferisce in provincia di Reggio Emilia dove ora vive con sua moglie Cristina.  Milita con una società di promozione: Solierese calcio. Nel campo è ruolo mediano.







La prima domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?












 Sono cresciuto in una famiglia che mi hanno trasmesso sin da bambino questa passione, mio padre in primis ha giocato a livelli dilettantistici poi quand’ ero io bambino si giocava per ore e ore per strada in un campo fatto di asfalto e poi l’amore per il Napoli calcio ha fatto si che questa passione aumentasse e che mi accompagnasse per tutta la vita.



I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

I miei genitori mi hanno sempre accompagnato in questo cammino, soprattutto mio padre che sognava un giorno che io arrivassi dove lui non è mai arrivato, ma indubbiamente mi ha sempre detto che lo studio veniva prima di tutto.








Lei è nato a Napoli e le occasioni per praticare altri spor non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

Oltre al calcio amo il rugby e ho giocato per  pochissimo tempo quando  frequentavo la scuola media,  poi ho praticato per quasi 5 anni il nuoto a livello agonistico,  ma poi il calcio ha prevalso su tutto.










Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più  legato? 

 Sono un ragazzo molto sentimentale e in qualsiasi posto dove sono  stato ho lasciato un pezzo di cuore partendo dal  Rimini dove e sono  approdato che ero poco più di un ragazzino,  lì  ho frequentato le scuole superiori e  ho iniziato ad “assaggiare” il calcio professionistico passando per l’Arezzo, sono stati  2 anni meravigliosi,  ho vissuto le prime stagioni da ''grande'' in una piazza gloriosa e calorosa dove ho lasciato tanti amici,  l’ ultima esperienza fuori casa è stata in Sicilia  alla Sicula Leonzio (Lentini una piccola provincia di Catania) dove ho un vinto un campionato da protagonista e ho conosciuto tifosi e gente comune meravigliose, molto simile ALLA MIA NAPOLI ,  quel luogo Lentini per me è una seconda casa.









Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

Indubbiamente se riesci a giocare a certi livelli hai molta fama e automaticamente guadagni dei soldi facendo quello che più ti piace,
personalmente il calcio per me è vita e sono fiero di essere cresciuto con questa passione, al di là di tutto.




Il suo goal più bello?

Non ne ho fatti tantissimi di gol nella mia piccola carriera, ma quello che ricordo con molto piacere fu il primo siglato con la maglia amaranto dell’Arezzo, una bordata da fuori aria dritta all’incrocio.








Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le sta togliendo? 

Il calcio mi ha dato e mi sta continuando a dare tante emozioni e qualche piccola soddisfazione,  ho conosciuto tante persone dove i rapporti sono andati al di la di quello calcistico,  mi ha dato la possibilità di conoscere diverse culture e mentalità,  tra tante  esperienze che ho vissuto per poco tempo è stata in Scozia con i giovani dei Rangers Glasgow,
forse mi ha tolto la possibilità di vivere a pieno la mia famiglia,  visto che sono dovuto andar via da casa molto piccolo: però lo rifarei altre mille altre volte.




Alcuni giorni fa ho letto la frase del presidente dell’Associazione Calciatori e ha affermato: “Per giocare bene non serve solo avere dei piedi buoni, ma è utile la testa”. Secondo lei cosa significa questa frase? 

È un’affermazione sacrosanta, per diventare un bravo calciatore ed arrivare a certi livelli bisogna avere la testa giusta, la testa propensa al sacrificio, a rinunciare a certe cose e pensare solo a quello che si fa e visto che bisogna farlo lo si deve fare bene.









Il suo più grande difetto?

Il mio più grande difetto è che sempre stato che sono un ragazzo impulsivo, che magari non conta fino a 10 prima di agire; questo mi ha penalizzato molto.










Il suo più grande pregio?

Sono un generoso sia nella vita che nel campo da calcio, mi farei ammazzare per i miei compagni di squadra, ma anche per le persone che amo.





Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Sono un ragazzo abbastanza tranquillo, rispettoso e pacifico grato alla mia famiglia per come mi ha cresciuto con dei sani principi, ma posso essere nello stesso tempo ''fetente'' con chi non mi rispetta e cerca di prendersi gioco di me.





Lei vive vicino a Reggio Emilia con sua moglie, si è ambientato bene?  Oppure l’inserimento non è stato semplice? 


All'inizio non è stato semplice, sono venuto a Reggio Emilia da solo in un contesto che non conoscevo, che è quello lavorativo, ma piano piano grazie anche all'aiuto di mia moglie e facendoci forza a vicenda ci stiamo adattando anche se la “madre terra” ci manca sempre!










Alcuni calciatori di Napoli mi ha detto che per loro non è stato facile adattarsi quando sono approdati nelle varie squadre di fuori regione. Venivano guardati con molta diffidenza, e di questo ne hanno un po’ sofferto. Per lei com’è stato invece? 


Io non ho avuto di questi problemi sono un ragazzo socievole e vero nei rapporti, metto tutto me stesso e la gente mi ha sempre apprezzato per la mia umiltà e generosità: sia da nord a sud.




Quanto è importante la famiglia d’origine per lei? 

Io devo tutto alla mia famiglia, sono sempre stati presenti nella mia vita e lo sono ancora tuttora soprattutto, mio padre mi ha sempre accompagnato in questo percorso con amore e quel pizzico di severità che aiuta sempre, se sono quello che sono lo devo a loro.




Si è sposato da poco, sua moglie si chiama Cristina, immagino che sia fondamentale per lei, quanto fondamentale? 

Mi sono sposato lo scorso luglio coronando un sogno con la mia Cristina, lei mi ha stravolto la vita, una donna forte, intelligente e di una bellezza unica sono fortunato ad averla accanto, ed è da sempre stata la mia prima tifosa, mi ha seguito ovunque sostenendomi e posso dire che mi ha anche reso un uomo migliore, l ' amo con tutto me stesso!










Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Trasferendomi altrove per lavoro, vivo il legame d'amicizia con i miei vecchi amici a distanza., però mi sento tutti i giorni, sono cresciuto con due sorelle e per me loro sono come fratelli di sangue, sempre pronti ad aiutarmi in momenti di difficoltà e gioire con me nei momenti felici. L’amicizia è un valore importante soprattutto quando è vera.





Lei ci ha riferito che è nato in quartiere difficile, Rione Traiano, e che il calcio è stata la sua salvezza; per chi non è di Napoli, perché è un quartiere difficile? 

Quando si parla del Rione traiano lo si associa sempre ad un quartiere malfamato con una densità di criminalità alta dove è più semplice sbagliare e prendere una brutta strada, ma ci vivono anche brava gente, lavoratori, ragazzi che hanno una gran voglia di rivalsa contro un sistema che non va come dovrebbe andare.










Alcuni giocatori mi ha detto che il calcio certamente è stato importante, ma anche è stato molto utile frequentare la scuola per prendere il diploma di maturità, ritiene che anche lo studio possa salvare un giovane ragazzo da una determinata realtà?  (che non appartiene solo a Napoli, ma che è comune a tante altre città)?


Soprattutto lo studio puo salvare un ragazzo da queste realtà, ma è proprio questo che non funziona, strutture malandate gestite da persone incapaci di gestire un certo ''target'' di ragazzi, dove non si ha la possibilità di integrarsi al 100 x 100, gli stimoli sono pochi, veramente la cultura e un fondamento importante non solo a livello lavorativo, ma ti fa vivere meglio con te stesso e con gli altri. Ci dovrebbe essere un cambio di marcia, in primis dalle Istituzioni che molto spesso abbandonano e curano certe realtà, lasciando le persone a se stesse.




Potrebbe descrivere con poche parole Napoli? 

Per me Napoli è la città più bella del mondo in tutto e per tutto, dalle meraviglie naturalistiche che ci circondano al cuore immenso di noi napoletani, dall' ottimo cibo al clima che ci circonda,  purtroppo ci sono anche molti aspetti negativi, dalla disoccupazione che ogni anno aumenta alla camorra che è il cancro di questa città, ma io amo la mia città con i suoi pregi e difetti e non la cambierei con nessun’altra.











Grazie   

a cura di Paolo Radi   





05     03      2020 

(Tutti i diritti riservati)  





















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