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lunedì 29 luglio 2019



 A CURA DI PAOLO RADI 












 UNA CONVERSAZIONE 
     

     
 CON 

   

               MARCO      
         PEPE   
  

 Marco Pepe è nato ad Agropoli il 26 10 1986, e abita a Paestum in provincia di Salerno. 

La forte passione per il calcio gli ha fatto lasciare presto la mia famiglia per la voglia di giocare a calcio, infatti poi si è traferito in Emilia Romagna. Finite le giovanili con l’ultimo anno al Forlì dove giocava nella Berretti, si è distinto facendo 11 goal.

L'anno successivo il responsabile del settore tecnico Giancarlo Magrini gli propose di partecipare a un nuovo reality sul calcio "Campioni il sogno" che andava in onda su Italia Uno; venivano seguiti 24 ore “4 dalle telecamere in tutto ciò che facevano. Era ragazzino aveva compiuto da poco 18 anni e ci racconta che: “mi trovai forse in un contesto più grande di me” Gli anni successivi ho girato un po’ l’Italia, militando in squadre diverse: Ravenna, Massese Valle d'Aosta, Scafatese, Nocerina, Ebolitana. Non le ha menzionate tutte, perché sono molto di più le squadre dove ha giocato.





     La prima domanda èun classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua piùgrande passione?

Avevo sei anni quando ho iniziato a correre dietro ad un pallone, lì collezionavo perché ogni giorno volevo giocare con uno diverso.









A proposito, com’è andato il campionato durante lo scorso anno calcistico? 

Quest’ anno ho giocato con il Formia dove abbiamo disputato i play off, è stata un’annata più che positiva.




A 18 anni lei partecipa alla prima edizione 2004-2005 del reality “Campioni, il sogno” (è stato un reality show ambientato nel mondo del calcio, in onda su Italia 1, l’obiettivo del reality era quello di seguire la vita sportiva e privata di una squadra di calcio esistente, scelta però con delle selezioni), conduttori sono stati Ilaria D’Amico e Davide De Zan. Allenatore della squadra Francesco “Ciccio” Graziani.In questa edizione il  Cervia militava nel campionato di Eccellenza. Alla fine di questa edizione si è classificato al primo posto e ha ottenuto la promozione in serie D.









 La domanda è come arrivato a partecipare a questo reality, e complessivamente che esperienza è stata? 

Sì, a 18 anni presi parte a questa trasmissione “Campioni” questa squadra  che veniva seguita dalle telecamere  era il Cervia. La mia famiglia all’ inizio non era d’accordo; sai a 18 anni fare un programma in TV non a tutti i genitori può piacere, casomai vogliono che continui con gli studi. Quell’ anno vincemmo il campionato e andammo in serie D, devo dire che mi sono divertito tanto, ma è stata un’esperienza molto impegnativa sotto il punto di vista mentale sicuramente per la mia giovane età, averlo fatto oggi sarebbe stato diverso.




Nel Cervia c’era Diego Armando Maradona Jr, abbiamo saputo che siete molto amici, che ragazzo è Diego Armando? 

Sì, conobbi Diego Maradona junior un ragazzo speciale dal cuore grande conserviamo una bella amicizia da 15 anni. Quest’ anno abbiamo di nuovo giocato assieme.









Voi venivate seguiti da una telecamera 24 ore, non si sentiva a disagio? La sua famiglia approvò questa scelta, il mondo della televisione, è particolare, diventi famoso per un anno, ma poi rischi che tutti ti dimentichino, mi sbaglio?

La TV come hai scritto ti dà tanto nel momento che gli servi, ma una volta finito diventi uno dei tanti, ma del resto è un po’ come nella vita in genere oppure in alcuni tipi di lavoro: finché servi ti chiamano poi diventi uno dei tanti. Siamo “merce di scambio” se così possiamo definirci.




Se non avesse scelto il calcio, quale altro sport le sarebbe piaciuto praticare? 

Se non avessi scelto di giocare a calcio, non so quale altro sport mi sarebbe potuto piacere. 










Un suo pregio e un suo difetto?  

Un mio pregio è che sono generoso con tutti coloro che hanno bisogno, tolgo sempre qualcosa a me per darlo agli altri. Un mio difetto è che sono un pochino permaloso. 



La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

La famiglia per me è tutto darei la vita per loro!



Lei ha giocato in diverse squadre, a quale squadra èrimasto piùlegato?

La squadra che sono rimasto legato in particolar modo è la Nocerina.










Dai ragazzi il calcio viene visto come un’opportunitàper vivere una vita negli agi, nel lusso, oppure frequentare un certo tipo di mondo. Perchétutti provano a diventare calciatori?

Perché in serie A si fa una vita adagiata e ci si può permettere ciò che si vuole. Consiglio a chi si avvicina a questo sport di mettere al primo posto lo studio l’unica fonte sicura ed il calcio che ben venga, ma come seconda opportunità. Non puntare su un qualcosa di non sicuro.










Che cosa le ha dato il calcio, ma, anche, che cosa le ha tolto? 

ll Calcio mi ha fatto diventare uomo, non conta la categoria dove giochi ma quello che dai ad una squadra e al collettivo, è quello che pensano gli altri ti te che alla fine ti rende orgoglioso.

Quello che mi tolto, mi chiedeva? Mi ha tolto del tempo di star vicino hai miei affetti.







   Qual è il sogno nel cassetto? 

Come sogno nel cassetto vorrei che la mia famiglia stesse bene e che nel un mondo ci fossero meno cattiverie.








Infine qual è stato il goal più bello? 

Il goal più bello sicuramente in Benevento vs Nocerina (derby di coppa Italia) feci uno a zero da trenta metri!




Grazie   

a cura di Paolo Radi   





29   07   2019 
(Tutti i diritti riservati)  












giovedì 25 luglio 2019



A CURA DI PAOLO RADI 










 UNA CONVERSAZIONE 
     

     
 CON 


  
FRANCESCO     
GALEONE







Paolo Francesco Galeone è di Napoli, ed è padre di due bellissimi bambini un di 7 anni che si chiama Francesco Ruesch e  un altro di appena 5 mesi che si chiama Cristiano. 

E' marito di Maddalena una donna che riesce a stargli accanto in tutto sia nelle decisioni semplici sia in quelle difficili e sono 22 anni che gioca a calcio. 



Ho giocato con molte squadre: di seguito l'elenco.

E' cresciuto nelle giovanili del Napoli 88 che allora era una succursale del Napoli del presidente Ferlaino. 

Ha esordito in serie D alla età di 17 anni con la maglia della Viribus Unitis (Somma Vesuviana).
È rimasto per 3 anni per poi passare ad Afragola (promozione) per poi ritornare in eccellenza con l’Internapoli, che è una squadra storica napoletana, e ha sede al Vomero, la permanenza  è durata  4 anni. 

Successivamente inizia a girovagare nel casertano e nell' avellinese tra le quali, Pignataro Maggiore, Vitulazio, Cellole, San Vitaliano, Succivo, Palmese, Saviano e Casalnuovo.  Poi ha fatto ritorno a casa nel napoletano con la maglia della Neapolis per ben 6 stagioni, tra cui 5 da Capitano.  All’ età di 33 anni decide di rimettersi in gioco confrontandosi con piazze abbastanza calorose tra le quali: Serino, Mugnano del Cardinale, ha poi militato, nell’Angri Calcio, una squadra che ha fatto storia nonostante sia arrivata in una età avanzata.

 L’Angri come ci dice lui stesso è “è una piazza che per chi fa calcio deve essere vissuta perché fa del calcio una cosa importantissima e unica, piazza tra l’altra che mi ha visto anche vincitore” 

 È stata in finale di Coppa Italia competizione abbastanza importante per la categoria Nel calcio, ci dice che “ho incontrato molti amici, il calcio ti dà tutto buono e male che sia, ho legato quasi con tutte le società dove sono stato e ho cercato di lasciare sempre un buon ricordo prima come uomo e poi come calciatore .... e cosa che sto riscontrando ora visto che mi ritrovo sui social tifosi che mi cercano ancora”

Ci racconta di aver imparato tanto negli spogliatoi che ha frequentato ad esempio “il rispetto per chi ha qualche anno in più e per chi ha un passato importante “

 Inoltre a ci tiene a precisare che “Ha cercato di fare un bagaglio delle tante cose buone che ha avuto nel corso di questi anni; non so se avessi potuto giocare tra i professionisti, ma è una cosa che avrei voluto, ma non mi è stato possibile per alcune circostanze economiche se così si possono chiamare”. 


 Suo papà gli è stato sempre vicino ha sempre creduto in lui, anche quando magari il sogno di calciatore vero svaniva.  Anzi li è stato ancora più importante perché gli dava la possibilità di allenarmi senza guadagnare abbastanza e lui gli dava ciò che non riuscivo ha comprare. Ora è pronto per i suoi 22 anno nel calcio. Ora ha sposato un nuovo progetto  firmando  con la Sanseverinese, squadra militante in Promozione, il ritiro inizierà l’8 agosto. 











Sono 22 anni che lei gioca, sono tantissimi, il ricordo più bello della sua carriera? 

Proprio perché sono 22 gli anni i ricordi sono tantissimi, ma non potrò mai dimenticare l’esordio in serie D: VIRIBUS UNITIS vs  OTTAVIANO ed era il lontano 2000.












E quello più brutto? 

 Quello che purtroppo ogni giocatore non vorrebbe mai ricordare: un grave infortunio rottura del malleolo caviglia sx, stavo nel più bello della carriera infatti militavo tra le fila del l’Internapoli.













Se non avesse scelto il calcio, quale altro sport le sarebbe piaciuto praticare? 

Cosa difficile perché il calcio è una malattia per me, mi sarebbe piaciuto pallavolo, che è sempre un gioco di squadra.













I suoi genitori, quando hanno visto il suo interesse per questo sport, le hanno detto, la fatidica frase: “...pensa a studiare!” oppure hanno sostenuto questo forte interesse? 

No, guarda, i miei genitori sono stati così importanti che mi hanno lasciato decidere da solo senza mai ostacolare le mie scelte ed è proprio per questo  che ho cercato di abbinare le due cose studiando ed allenandomi sin da subito;  infatti mi sono diplomato in ragioneria un  minimo traguardo negli studi. 













Tutti provano a diventare calciatori, almeno in Italia, lei voleva diventare un grande giocatore, oppure cercava più la fama e la celebrità? 

Secondo me le onde viaggiano “appaiate” in Italia se diventi un bravo calciatore sei anche famoso, però sembrerà retorica, ma il calciatore l’avrei fatto a prescindere dal successo.















Il suo goal più bello se lo ricorda? 

Il ruolo che faccio non mi permette di fare tanti goal, essendo un difensore centrale, quindi tra i pochi che ho fatto sono tutti indelebili nella mia mente. Uno resta di più anche nel cuore: quello dedicato a mia madre dopo aver saputo una brutta notizia sul suo stato di salute .... ed era: Carotenuto vs Serino, una partita particolare, visto che l’anno prima giocavo con il Serino.














Squadra italiana in cui il piacere   giocare (uso il presene, perché nella vita tutto è possibile)? 

A chi non piacerebbe giocare nella squadra della propria città, cioè il Napoli, ma tornando alla realtà mi piacerebbe di sicuro ritornare all’ Angri, perché mi ha segnato e resterà per sempre nel mio cuore. 













Lei ci ha detto che nello spogliatoio ha imparato il rispetto; oggi i giovani hanno quel rispetto che lei stesso ha dimostrato, oppure non stanno ad ascoltare i consigli degli “anziani”? 

Ricordo che quando entrai per la prima volta nello spogliatoio della Viribus, non avevo il coraggio di guardare in faccio i cosiddetti “Senatori, prima era diverso e ne sono fiero ed orgoglioso di aver fatto parte di quel calcio. Ora tutto è cambiato siamo “pieni di Messi e Ronaldo”, inoltre molti giovani sono senza rispetto, ma soprattutto senza umiltà.















Lei ad un certo punto stava per entrare a far parte di una squadra professionistica, che successe? 

Diciamo che l’opportunità di arrivare in una squadra professionistica c’era stata, ma purtroppo all’epoca chi si occupava del mio cartellino mi chiese un responso economico che mio padre non volle dare, e ne sono fiero di tutto ciò. Anche questa cosa mi ha fatto capire quali siano i sani principi: io sono il primo di 5 figli e mio padre già faceva di tutto per non farci mancare nulla, non sarebbe stato giusto dare solo a me per poi far mancare qualcosa agli altri. Se fossero state rose dovevano fiorire, prendiamola con filosofia!
















Un suo pregio e un suo difetto. 

Se parliamo calcisticamente questo sta a chi dirlo a chi è competente ed è la stessa cosa per il difetto.  Se parliamo del mio carattere in generale ti dico il mio pregio quasi sempre si trasforma in difetto, do il cuore troppo in fretta e molte volte mi ritrovo con cocenti delusioni, proprio da parte di persone che mai avrei pensato si comportassero in modo diverso dal mio. 












Che valore dà per lei alla   sua famiglia prima di sposarsi, a quella nuova, e agli amici? 

Mio padre per me è un esempio, infatti se a volte mi paragonano a lui, per me è un vanto che mi rallegra il cuore. Mia mamma è stata la mia maggiore confidente. Ti lascio immaginare che rapporto c’è, anche se ora i miei sono separati per me sono stati eccezionali in tutto, mia moglie ora per me è il centro di ogni cosa e riesce a farmi stare bene sia mentalmente che fisicamente, cercando sempre di accontentarmi sia con gli orari che con l’alimentazione: visto lo sport che pratico; e poi ci amiamo nel vero senso della parola.  Gli amici per me hanno un ruolo importante .... sono loro che arrivano dove magari non può arrivare un familiare per ovvie ragioni, ma purtroppo non tutti curano l’amicizia nel modo più corretto, ma non fa niente è la vita. 







  


Lei è amico di tanti giocatori che ho intervistato ultimamente, siccome non farei far torto a nessuno, so che Ciro Quaranta è un suo amico fraterno, e so che è un ottimo giocatore che milita a Malta, che caratteristiche tecniche possiede? 

Ciro quaranta non lo scopro io .... è un calciatore che ha potenzialità impressionanti, un mancino che vede la porta in modo facilissimo. E poi è un ragazzo d’oro nonostante la giovane età è riuscito ad emergere in una città che purtroppo ti lascia poco spazio se non hai le spalle forti. Ho un ricordo bellissimo abbiamo condiviso insieme il primo anno ad Angri ed è stato bellissimo poter ammirare le sue doti da vicino. Ora sono sicuro di rivederlo tra i professionisti anche in Italia dopo aver fatto il giro un po’ più in largo... passando per Malta dove tutt’ora milita. 













Come ultima domanda, lei abita al Rione Sanità, cosa rappresenta per lei questo quartiere che ha dato i natali al principe Antonio de Curtis, inoltre è ricco di chiese barocche? 

Garda la riposta sta proprio nella domanda, il fatto che io sia proprio del rione sanità mi permette di godermi in tutto questo splendido quartiere, dai vicoli stretti e pieni di vita, alle bellissime strutture che la compongono, e poi credimi è solo un vanto abitare dove è nato il Grande è unico maestro: Antonio de Curtis in arte Totò, il quale ha regalato sorrisi ha tantissime generazioni e non ha ancora finito!













Grazie   

a cura di Paolo Radi   





25     07   2019 
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