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интервју
NESSUNO
E’
INNOCENTE, SIAMO
TUTTI COLPEVOLI!
(George Simenon)
CONVERSAZIONE
con
SIMONE BULGARELLI
a cura di Paolo Lorenzo
Radi
Simone Bulgarelli di Roma, è uno degli avvocati più conosciuti
della capitale. E’ laureato in legge a
La Sapienza ,ed è iscritto all’Albo
degli Avvocati di Roma nel 2009. Si occupa di diritto civile e diritto penale,
con riferimento alla generalità dei reati. E’ docente presso la Fondazione
Scuola Forense di Roma “Vittorio Emanuele Orlando”.
Simone Bulgarelli come mai dopo il Liceo Scientifico ha deciso di
scegliere giurisprudenza, era un idea che aveva sin da bambino, oppure l’ha maturata nel
tempo?
Nessuna vocazione o missione. Avevo solo necessità di
comprendere il funzionamento del sistema nel quale viviamo.
Sono tante le domande che vorrei farle, magari qualcuna la
conserverò per la prossima intervista. Il termine Giustizia viene usato
quotidianamente, tutti ad esempio:
vogliono giustizia. Lei invece cosa desidera: giustizia per tutti oppure
pene adeguate?
La Giustizia è un concetto estremamente ampio, che comprende
tanto un’idea quanto una serie di applicazioni pratiche.
Personalmente, credo si risolva – specie sul piano pratico –
nella soddisfazione che si ottiene dal ripristino di un equilibrio, sia in sede
civile che penale. E nella certa conservazione di quell’equilibrio per il tempo
necessario.
Mi sono sempre posto questo interrogativo: quando si perde un
proprio familiare, l’ergastolo può bastare per una famiglia che ha visto il
proprio figlio ucciso (faccio
riferimento a un delitto generico), mi spiego meglio: la pena che il giudice infligge al reo è
sufficiente come ricompensa per i parenti?
Specialmente la perdita di una vita umana non ammette ristori
adeguati in alcun caso. La ricompensa più congrua resta in ogni caso quella di
una sanzione penale certa. Senza sconti o benefici.
Di fronte a certi delitti
efferati si rimane basiti per la pena che il giudice decreta, non sempre per un
omicidio volontario si prende l’ergastolo, che poi ergastolo non è, per uno
stupro la pena è ridotta, allora le chiedo il “carcere a vita” potrebbe essere
un deterrente verso certi crimini?
La detenzione senza un termine o comunque per un tempo
sufficientemente esteso mi pare sia da preferire specialmente per i reati più
gravi.
Anche se la reclusione fosse irrogata per un tempo breve ciò che conta è
sempre la certezza della espiazione della pena inflitta.
Nella U.E. la pena di morte non
è prevista nell’ordinamento degli stati membri, eppure di fronte a certi reati
spesso viene da dire: “ ci vuole la pena di morte”, lei cosa ne pensa?
Nel “Dei delitti e delle pene” Cesare Beccaria esprimeva le
sue perplessità circa l’effetto deterrente della pena di morte sulla
propensione a delinquere.
Non mi sento di discostarmi dal suo storico pensiero.
Ed infatti, come insisto nel sostenere, occorre piuttosto la certezza che la
sanzione penale venga espiata per l’intero, in modo severo, senza alcuno sconto
o beneficio
Se si avesse la certezza che la pena capitale sarebbe un deterrente
verso certi reati pensa che sarebbe giusto applicarla?
Non avremo mai tale certezza. Purtroppo
Negli ultimi anni i processi si fanno in televisione: si inizia
con i programmi del mattino per finire in tarda serata. Prediamo il caso di
Sarah Scazzi o di Yara Gambirasio, ore e
ore di diretta dal luogo del delitto, non sarebbe giunto il momento di dire:
basta?
La spettacolarizzazione mediatica della vicenda processuale
esiste da molto tempo.
Il popolo si è sempre radunato per assistere alla celebrazione di importanti
processi.
Io sono per un’informazione razionale della vicenda
giudiziaria. Quel minimo di conoscenza costruttiva, che i mezzi di informazione
devono alla società per renderla critica e cosciente, ma non più di questo. In
caso contrario, come sovente avviene, si producono due conseguenze, entrambe
imbarazzanti. La prima consiste nella distorsione che il sapere tecnico
giuridico finisce per subire nella mente dei profani. La seconda risiede nelle
manie di protagonismo e nella fomentazione del delirio di onnipotenza di taluni
magistrati.
Non solo, a volte il “processo mediatico “ inizia prima del vero
processo nelle aule di tribunale, e spesso e volentieri i vari opinionisti
hanno espresso la sentenza: “ Per me è colpevole” oppure “ No, in base alle
prove raccolte, è innocente” allora le chiedo: la giuria quanto può rimanere
influenzata dai media?
E’ la terza conseguenza...
Quando vince una causa che cosa prova nell’immediato?
Soddisfazione, ma, come osservava il mio Dominus, è proprio
nella vittoria che si deve conservare l’umiltà perché le cause si vincono e si
perdono.
Com’è la sua giornata lavorativa?
Famiglia e famiglia. Poi il lavoro
Un’ultima domanda, qual è il fatto di cronaca che negli ultimi anni
l’ha più colpita e perché?
Quella del piccolo Tommaso Onofri. Perché il crimine non è
accettabile, ma nei confronti di un bimbo non esiste perdono. Non esiste.
Grazie e per altre domande rimandiamo alla prossima intervista.
Grazie a Lei.
15 11 2017
(Tutti i diritti riservati)
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