SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
GIOVANNI
ESPOSITO
Giovanni Esposito di Castellamare di Stabia nato il primo di aprile del 1976 è stato un giocatore di calcio, ora oltre a essere un allenatore dirige una squadra di calcio. Così ci si presenta.
“Muovo i primi passi nel campetto del mio rione c.m.i, poi passo alla scuola calcio club Napoli di Castellammare dove sono usciti i portieri: Donnarumma, Mirante, Iezzo e altri, a 14 passo alla Juve Stabia dove faccio la Beretti sotto età, poi all’ età di 15 anni mi alleno con la prima squadra dei vari Musella, Onorato; l’anno dopo passo alla Reggina dove gioco con gli allievi nazionali; l’ anno successivo nel 91/92 sono alla Peloro Messina serie D; da quel momento in poi parte il mio girovagare per la Sicilia dove gioco con il Trapani, l’Acireale, l’Akragas, per poi ritornare in Campania: Portici, Ariano, Boscoreale, Pimonte e Capri, a 30 anni smetto la mia carriera travagliata da infortuni.
All’ età di 31 anni inizio la mia carriera da allenatore, al Paestum citta dei templi facendo da allenatore in seconda alla prima squadra allenata da mister Gianni Macera colui che mi a ispirato ad allenare, nel frattempo alleno la juniores dove vinco il mio primo campionato, alla Libertas Stabia vinco un titolo juniores e nel frattempo perdo la finale Coppa Campania allievi per “giustizia sportiva”, successivamente sono al Gladiator, a Ischia vinco il campionato allievi e qui conosco il mio maestro Sasa Campilongo.
Mi trasferisco al Savoia dove vinco un altro campionato allievi, inizio poi inizio la collaborazione con Sasa Campilongo, sono al Taranto, alla Puteolana, e nel mezzo alleno l’Audax Salerno dove perdo la finale play off prima categoria, però vinco poi il campionato l’ anno dopo.
Riesco a subentrare al Centro storico Salerno in promozione dove dal terz’ultimo posto la porto al ridosso dei play off, il covid ci ferma.
Insieme al mio amico Gianni Somma apro una scuola calcio che mi sta dando tante soddisfazioni (accademia dieci e lode), quest'anno sono al Olympic Salerno dove siamo al ridosso dei play off".
Come prima domanda le voglio fare questa: la scuola calcio le sta dando tante soddisfazioni, lei è riuscita a fondarla assieme a Gianni Somma, come mai ha deciso di istituire la scuola calcio e di che tipo sono le soddisfazioni?
Diciamo che la scuola calcio è stata una scommessa, 7 anni fa io e il mio socio Gianni somma abbiamo creato questa società, all’inizio non è stato facile anzi è stata dura, non posso dimenticare i 29 bambini che ci avevano scelto, sono stati 7 anni di duro lavoro sacrifici, e tanta passione. Non ci aspettavamo che in così poco tempo gli iscritti si sarebbero moltiplicati, ma la cosa che più ci inorgoglisce è la stima degli addetti ai lavoro, l’ essere diventata in così poco tempo una delle scuole calcio più importanti del territorio ci gratifica dei tanti sacrifici fatti.
La domanda è la classica: quando ha scoperto che il calcio sarebbe stato la sua più grande passione?
L’ho scoperto alla tenerissima età anche perché vengo da una famiglia dove si masticava calcio, papà e stato ex portiere e mi ricordo come fosse oggi che all’età di 4/5 anni mi attaccavo hai suoi pantaloni per farmi portare ai suoi allenamenti, diciamo che piccolissimo 5 anni già scappavo di casa per andare a giocare per strada con i ragazzi più grandi di me.
Lei ha militato in diverse squadre a quali è rimasto più legato?
Diciamo che dove sono stato ch'io sempre rimasto un pezzo del mio cuore: Agrigento, Messina, Acireale, Trapani, forse la più entusiasmante e stata Messina, anche perché avevo 16 anni e giocare al celeste era da brividi, poi Agrigento...ma il cuore è un po’ sparso in ogni dove.
Dobbiamo ora fare questa precisazione: lei è stato tanti in Sicilia, come mai e che tipo di esperienza è stata?
Diciamo che negli anni novanta la Sicilia era la meta di tutti i giocatori, io mi trovai per puro caso, quel anno uscì la legge degli under in serie d e dagli allievi della reggina passai in prestito dal altra parte dello stretto, diciamo che è stata un’ esperienza bellissima sia calcistica che umana; lì ho conosciuto persone eccezionali e anche qualche delusione, ma tutto sommato sono stati anni bellissimi.
Generalmente che ruolo aveva all’interno del gruppo, mi spiego ascoltava i consigli dei compagni, discuteva serenamente con loro, oppure tendeva a imporre la sua volontà
Diciamo che all’inizio ero sempre un po’ taciturno, anche per la giovane età, all’epoca lo spogliatoio era diverso, c'era rispetto verso tutti, c’era dialogo, scontri, confronti, e tanto rispetto, ti ripeto io ero un carattere particolare capitava che se non giocassi (me la prendevo con mondo intero) ma sempre con rispetto. Sinceramente lo spogliatoio mi manca, era tutto diverso eravamo una sola cosa si litigava, si festeggiava, sì piangeva, ribadisco: tutto questo mi manca.
Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)
Pregi? Diciamo che ero un esterno d’attacco moderno per quei tempi, avevo la fortuna di calciare destro e sinistro, inoltre ero di una velocità micidiale. Difetto? E’ stata un’ etichetta che mi anno messo addosso sin da piccolo, …. che ero un po’ gracilino fisicamente.
Con gli allenatori lei ha avuto dei dissapori, oppure ha sempre cercato il dialogo e il confronto?
Dissapori tanti, ma sempre nei limiti diciamo che ero rompiscatole da gestire.
Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore?
Perché a 30 anni ho smesso di giocare, diciamo anche prima, in realtà la mia carriera inizia a 16 anni e finisce a 23. Ho avuto diversi infortuni, ci sono state delle scelte sbagliate come quella di tornare in Campania e così mi son trovato in categorie minori.
La scelta di allenare è quando ho incontrato Giovanni Macera uno dei più preparati in campo calcistico, e vedendolo lavorare mi ha mostrato il calcio in un’altra ottica.
Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo?
Il calcio ma dato tanto, ma tolto tantissimo come per tutte quelle persone militano in questo sport, indubbiamente chi paga e chi ti sta intorno è stata mia moglie e i miei figli ecc. Ti perdi quasi tutte le cose belle della vita!
Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?
Diciamo che la partita per me è la fine di un cerchio, io la vivo tutta la settimana, hai giocatori cerco di dargli serenità durante la settimana ed espongo loro le mie idee calcistiche, prima della gara parlo poco.
Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare?
Diciamo fortunatamente o sfortunatamente ce n’è più di una.
Un suo maestro è stato il Mister Sasà Campilongo, che cosà le hai insegnato?
Campilongo per me e stato un padre calcistico, da lui ho imparato tanto, non smetterò mai di ringraziarlo prendendomi dal settore giovanile e portarmi tra i grandi.
La famiglia che cosa rappresenta per lei?
Diciamo la famiglia e lago della bilancia per un allenatore, non è facile per moglie e figli, ma fortunatamente io ho una moglie che è fotografo sportivo.
Un sogno per il futuro?
Guarda un sogno c'è lo avevo, ma dopo aver fatto bene negli anni secondo me l’hanno fatto svanire, In Italia e così.
Grazie
01 03 2024
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