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giovedì 22 giugno 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

 

ANDREA

CATESE 


 

   


 

 

Andrea Catese è giocatore di calcio di Roma di 25 anni, dopo aver frequentato il Liceo Scientifico J.F. Kennedy, e si è laureato in Scienze Motorie nel 2020. Ha proseguito con un master in management sportivo concluso nel 2021. Contestualmente ha iniziato la magistrale in “Attività motorie preventive ed adattate”. Per la magistrale pensa di terminarla in autunno.

 

 

Sono Andrea Catese e sono  cresciuto nella scuola calcio dell’Urbetevere, dove ho  giocato per 7 anni. 

 

Poi sono passato alle giovanili del Montespaccato e Futbolclub. Con quest’ultima ho fatto allievi élite e poi direttamente eccellenza. Ho giocato un anno a 16/17 anni. 

 

Poi tre anni in D all’Ostiamare. Dopo il primo anno andai alla sambenedettese in C, e sono tornato ad ostia in prestito, rimanendo ad ostia appunto per i successivi 2 anni.

 

Dopo stavo andando a Monterosi, ma decisi di fermarmi un anno per questioni universitarie. L’anno dopo ho ripreso a Montespaccato, abbiamo vinto l’eccellenza è sono rimasto in D l’anno dopo.

 

Poi sono andato a Ladispoli in eccellenza dove ho giocato gli ultimi due anni fini ad oggi.

 

Queste sono le squadre nel dettaglio, Giovanili: Urbetevere, Montespaccato, Futbolclub, Prime squadre: Futbolcub (Ecc.), Ostiamare (D), Sanbenedettese (C) in prestito all’Ostiamare in serie D, Ostiamare (D), per un anno si fermato poi ha militato nel Montespaccato (Ecc.), abbiamo vinto il campionato e siamo saliti in serie D, Montespaccato (D), Ladispoli (Ecc.) e quest’anno calcistico sempre al Ladispoli, ma da capitano. 

Per la prossima stagione ho firmato con la squadra W3 Maccarese, eccellenza girone A.

 









In questo momento come è andato il campionato? 

 

È stato un campionato difficile, all’inizio è stato  complicato nella è iniziato  un po’ a rilento, poi con un bel girone di ritorno siamo arrivati a disputare il playout e abbiamo raggiunto la salvezza.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da subito, quando ero piccolo avevo sempre il pallone tra i piedi, è sempre stata la mia più grande passione.

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio? (Dobbiamo anche precisare che lei non li ha delusi, ha frequentato il Liceo Scientifico, si è laureato)?

 

I miei genitori mi hanno sempre spronato affinché dessi valore allo studio e li ringrazio di questo.

Avendo portato avanti sempre il doppio impegno sportivo e scolastico al Liceo, è stata scelta semplice per me poi proseguire con gli studi, che mi hanno portato a laurearmi nel 2020 in Scienze Motorie e Sportive e proseguire ancora con gli studi fino a questo momento.

 





 


Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

È difficile sceglierne una, ciascuna mi ha lasciato qualcosa, ciascun ambiente, compagno di squadra, allenatore e presidente. Sono legato a tutte.

 

 

Lei ad un certo momento della sua carriera va alla Sambenedettese, serie C, da come so ci è rimasto poco, come mai?


Fu una grande occasione per me,  accettai con decisione la chiamata, e tanto entusiasmo. Ma col passare del tempo mi resi conto che non ero pronto umanamente ad affrontare un distacco simile a 17 anni.

Ognuno è fatto in maniera diversa, seppur calcisticamente mi ero meritato di stare lì, come persona avevo ancora bisogno di stare in un ambiente più familiare, più vicino a casa, è così chiesi di tornare in prestito all’Ostiamare, società dove avevo già giocato in serie D l’anno precedente.




Con gli allenatori generalmente come sono i rapporti? Qualche screzio c’è mai stato?


Cerco e ho cercato sempre di apprendere da tutti gli allenatori che ho avuto. Credo di avere un normale rapporto allenatore-giocatore, basato sull’onestà e sul dialogo quando è necessario. Poi è normale che ogni allenatore è diverso come persona ed ha i suoi metodi di allenamento.

Qualche screzio sì è capitato, ma cose finite sul momento, niente di serio. Più che altro discussioni di campo finite lì.



 




Lei per il secondo anno è al Ladispoli calcio, con la fascia da capitano, un ruolo importante, che significa dunque essere capitano?


A Ladispoli ho passato due anni importanti per la mia crescita ed ho conosciuto un ambiente dove è bello fare calcio. Ho conosciuto splendide  persone che ringrazio, tra società, staff e giocatori.

Essere capitano di una squadra con così tanta storia è stato un grande onore. Sono stato fortunato ad avere avuto grandi capitani nelle squadre precedenti per cui è stato più semplice entrare in questo ruolo. L’ho fatto al meglio delle mie possibilità, cercando di rispettare e onorare sempre il Ladispoli, la squadra, la società e tutto l’ambiente.



Secondo lei perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Credo sia semplicemente perché è lo sport più bello del mondo. Tutto parte da questo, dalla passione, dal sogno di vestire la tua maglia del cuore o la maglia della tua nazione. La fama o i soldi sono una conseguenza, ma credo che non basti questa aspirazione, serve anche una forte passione per inseguire il sogno di questo sport.

 

 

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

Mezz’ala di centrocampo.

Ultimamente ho giocato anche nel ruolo più avanzato sulla trequarti, in passato anche mediano, ma il ruolo che preferisco è mezz’ala.

 

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Non saprei scegliere perché alcuni magari ti lasciano il segno più di altri anche in base al risultato o all’importanza della partita, ma se penso al più bello credo di averlo segnato a Montespaccato contro l’Ottavia in casa, nel campionato di Eccellenza poi vinto da noi nel 2020, si trattò al volo di sinistro.

 




 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Di solito si pensa più ai difetti perché è su di essi bisogna lavorare, per cui me ne vengono in mente di più. Se devo sceglierne uno credo di dover migliorare nella gestione delle energie nell’arco della partita. Se penso ad un pregio, credo che sia l’inserimento.

 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il mio idolo calcistico è sempre stato De Rossi. Un altro giocatore attuale che ammiro tanto è Milinkovic-Savic.

 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Tantissimo, sono la parte più importante della mia vita.

 

 

Se ricevesse una chiamata da un club estero partirebbe immediatamente oppure rifletterebbe sul da farsi?


Dipenderebbe sicuramente da tante cose, ci rifletterei perché credo che un’esperienza all’estero ti arricchisca, ma la valuterei bene anche in base al resto degli impegni.

 

 

Quali i suoi obiettivi per il futuro?

 

Continuare a crescere e proseguire nel percorso, sia calcisticamente, sia a livello di studi.

 

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

Alla mia famiglia che mi sostiene sempre.

 

 

 

22  giugno   2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 15 giugno 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANTONIO 

ROMEO

 



 

 

Antonio Rome nato nel 2001 abita a Bagoli Napoli ed è un giovannismo giocatore di calcio.

 

Così si racconta: 

 

 

“Ho iniziato a giocare a calcio all'età di 3 anni nella scuola calcio di mio zio, poi mi trasferisco nella Sporting bagnoli all'epoca squadra del mio quartiere, successivamente all’età di 11 anni vado con il Monteruscello calcio società che mi vende al Palermo Calcio. 

 

A 14 anni mi trovo a vivere da solo, a Palermo, sono stati gli anni più belli della mia vita, mi è servito in tutto, questo periodo mi ha trasformato prima in uomo e poi in calciatore. 

 

A 17 anni passo al Siracusa Calcio, e nel 2020 ritorno a giocare in Campania nella Puteolana dove faccio i miei primi 4 goal in serie D.

 

Successivamente milito l'Afragolese per 6 mesi, a dicembre vado a giocare nell’ Aurora Alto Casertano, girone F, qui trovo continuità e realizzo 6 goal. 

 

Ad agosto ritorno con l'Afragolese dove realizzo 3 gol in 2 partite, a dicembre di quest’ anno ritorno alla Puteolana e due sono le palle che metto in rete.


 

Questa è una domanda che ho fatto a molti, ancora si sentono a livello psicologico gli effetti del Covid che ha stravolto le nostre vite. Lei come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Il periodo del covid è stato un momento di riflessione per la mia vita dove ho capito che non bisogna progettare la vita, ma la bisogna vivere al momento, riuscivo ad allenarmi solo in casa con una cyclette e fare un po' di costablity.

 


 


 

La stagione calcistica che si è appena conclusa com’è andata? Soddisfatto delle sue prestazioni?

 

La stagione calcistica che si è conclusa è stata molto difficile perché retrocedere non è mai bello soprattutto quando ci tieni per una piazza importante come il Pozzuoli. Le mie prestazioni? Ti posso dire che si può fare sempre qualcosa in più.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto il calcio all'età di 4 anni durante Napoli-Sambenedettese in C1. Mio zio mi portò allo  stadio e da lì è nata la mia passione.







I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi assecondano in tutto quello che faccio, certo mi possono indicare la via giusta come fa d’altronde un qualunque genitore.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La squadra che sono rimasto più legato e il Palermo, sono stati gli anni più belli della mia vita. 

 






A 14 anni lei si trasferisce a Palermo, che tipo di esperienza è stata? Era giovanissimo, non le mancavano la famiglia, gli amici?

 

Come ho detto nella risposta precedente è stata l'esperienza più bella della mia vita, perché mi sono ritrovato da solo e con tante responsabilità, ad oggi posso dire che mi hanno reso un uomo migliore, poi, all’epoca, confrontarti con club di serie A all'epoca è stato bellissimo. La mia famigli mi è stata sempre vicina in tutto, quando giocavo fuori casa perché a Palermo era difficile che venivano erano sempre presenti, è loro posso dire che sono stata la mia forza di volontà la stessa cosa ha riguardato anche  i miei amici.

 

 

Altra esperienza fondamentale al Siracusa, che cosa ci può dire di questo club?

 

Siracusa è stata una rinascita mentale, perché andando via da Palermo non è stato facile, il club mi ha dato la possibilità di mettermi di nuovo in gioco gliene sarò   sempre grato.

 

Con gli allenatori generalmente come sono i rapporti? Qualche screzio c’è mai stato?

 

Ci sono stati allenatori che li sentivo molto vicino, altri dove non ci guardavamo nemmeno in faccia, io sono una persona molto sulle mie però se vedo che dall'altra parte c'è fiducia reciproca, e non solo interesse personale,  come si dice in gergo “ti do la vita”.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?

Oltre al calcio mi piace tanto il tennis lo vedo uno sport dove non ci sono raccomandati, chi va avanti è perché ha talento (essendo uno sport individuale). 







Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, diventare famosi oppure condurre una vita agiata? 

 

Io credo che chi pratica questo lavoro, perché alla fine per noi e un lavoro, lo fa soprattutto per passione, si ambisce sempre al top. Io sono ragazzo che viene da una famiglia di operai, e che di conseguenza vuole vivere la fama,  io ce la metterò tutta per raggiungere determinati obiettivi.


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io gioco nel ruolo di attaccante sia punta che esterno destro.



 




Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il gol dove ricordo con più piacere è stato l'anno scorso contro il Porto d'Ascoli nello stadio Riviera Delle Palme e penso che sia stato il più bello.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)?

 

Un mio pregio: non mi risparmio mai, cerco di offrire tutto me stesso un mio difetto: forse a volte sono troppo nervoso e non alcuni obiettivi che mi prefiggo non sempre riesco a raggiungerli.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il giocatore che ammiro tantissimo Zlatan Ibrahimovic. 

 

Lei è nato Napoli a che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Napoli per me rappresenta tutto, è anche voglia di riscatto sociale, a Napoli possiamo imparare come si vive anche con niente, questà città per me rappresenta tutto.

 

Si aspettava che il Napoli vincesse lo scudetto? 

 

Partendo dal fatto che sono un malato del Napoli ti posso dire che calcisticamente parlando e un tifoso spera sempre che la sua squadra salga sul tetto d'Italia. Non mi aspettavo che il Napoli vrebbe fatto una stagione del genere e che vincesse lo scudetto; sono stati attimi che non dimenticherò mai e che aspettavo da bambino per viverli.



 




Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

La famiglia per me è importantissima, dove ti dà sempre quella forza in più per affrontare la vita, ugualmente lo posso dire dei  miei amici.

 

Se ricevesse una chiamata da un club estero partirebbe immediatamente oppure rifletterebbe sul da farsi?

 

Se ricevessi una chiamata dall'estero non esiterei due volte a pensarci, prenderei la valigia e andrei subito.

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

Dedico questa intervista a mio nonno Vitale.

 

 

 15 giugno 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

domenica 11 giugno 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

DAMIANO

VALENTI 

 


    

Damiano Valenti è nato a Frosinone il 14 gennaio dl 1976 abita Frosinone ed è un allenatore di calcio.

 

Da calciatore, ruolo centrocampista, ha iniziato a giocare con le giovanili del Frosinone 2000 , queste sono le seguenti maglie – tra eccellenza e promozione - che ha indossato: Stella Azzurra Porrino, Ceprano, Torrice dove ha vinto una Coppa Italia, Tecchiena.

Dopo aver terminato la carriera di calciatore con il Tecchiena, promozione, è diventato per questa squadra direttore sportivo e poi allenatore nelle giovanili con la Juniores Elite.

 

Nel 2013 prende il patentino UEFA B e queste sono le  squadre che allenato, sono tutte della provincia di Frosinone, l’ultima è della provincia di Latina: A.S.D. Tecchiena, A.S.D. Città Monte San Giovanni Campano, Colli La Lucca, A.S.D. Atletico Pofi, A.S.D: Polisportiva Tecchiena, A.S.D. Atletico Pontina.

 

 

 

 





La prima domanda è la seguente: ll Covid aveva stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

È stato un momento di forte preoccupazione e apprensione per tutti in primis a livello generale e poi calcistico.

 

Un periodo lunghissimo e difficile cui è mancato l’approccio quotidiano con il campo e con i ragazzi e con lo spogliatoio.

Non potendo ovviamente lavorare in presenza abbiamo organizzato con i ragazzi e la società degli incontri fissi a settimana sulla piattaforma zoom e ai ragazzi ho sempre fornito delle schede di lavoro individuali da svolgere a casa.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperta da subito, sin da quando  da bambino mi regalarono  il mio primo pallone, siamo diventati inseparabili ed è diventato un mio compagno di vita sin dal primo giorno di scuola calcio fino ad arrivare ad oggi, da ragazzo passavo per tutti i pomeriggi spesi in strada a giocare con i ragazzi del mio quartiere.

 

 

Con il Torrice lei ha vinto la Coppa Italia, che ci può dire a riguardo?

 

La vittoria della coppa Italia a Torrice è un ricordo indelebile che ci ha permesso di entrare nella storia di un paese a cui sono legatissimo tuttora e quella storia io e i miei compagni non la cancelleremo mai dai nostri cuori.

 


 




Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore, quali sono state le motivazioni? 

 

Quando giocavo ero sempre affascinato da questo ruolo ed ero molto attento a rubare segreti di campo e non a tutto il mio mister.

 

Ma la scelta di provare a diventare allenatore è maturata gli ultimi anni della mia vita da calciatore, avvertivo la necessità di non separarmi dal calcio e soprattutto si accendeva in me sempre più la fiamma del voler studiare calcio e di mettermi al servizio e alla guida di un gruppo squadra, di un gruppo di ragazzi o uomini e di provare a trasferirgli dei valori di vita e di calcio

 

 

 

Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Ho avuto la fortuna l’opportunità e soprattutto e la voglia di voler allenare nelle scuole calcio piuttosto che nelle categorie giovanili agonistiche fino ad arrivare alle prime squadre,   ogni gruppo sia di bambini che di uomini maturi mi ha lasciato qualcosa di importante e ad oggi sono legato a tutte le squadre che ho avuto modo di allenare, sono nati rapporti di amicizia e di stima che durano negli anni con i calciatori e le loro famiglie, è tutto molto bello perché c’è affetto e stima.

 

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

A prescindere da competenze e conoscenza della materia, secondo me, l’allenatore deve essere bravo ad entrare nella testa dei ragazzi che allena e a creare con loro una sintonia che è prioritaria rispetto a tutto il resto.

 

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Sicuramente mi sta togliendo tutto il tempo libero e ruba tempo alla mia famiglia ma in compenso io dico sempre che il calcio è vita, è la mia vita, e mi regala emozioni ogni giorno oltre che mi ha formato anche fuori dal campo e mi ha fatto crescere come uomo.

 




 

 

      Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

     Sicuramente l’adrenalina che ti regala il calcio prima di una partita è una delle sensazioni più belle che si possono provare, ai miei ragazzi dico sempre di mettere in pratica quello su cui si è lavorato in settimana e soprattutto di divertirsi, perché’ il calcio rimane un gioco ed è il più bello del mondo.

 

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

Alla fine di una partita prima cerco di far passare la tensione della gara.  Poi certo che  a mente fredda analizzo gli errori fatti da me e dalla squadra e proprio da quelli cerco di ripartire e di pianificare la settimana successiva, questo perché ritengo  che gli errori siano una tappa fondamentale in un percorso di crescita e individuale e di squadra.

 

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? E quella che lei ha sino adesso nel cuore?

 

Da dimenticare, ma non per le emozioni che mi ha regalato ma solo per l’epilogo lo spareggio in campo neutro per non retrocedere dalla categoria Juniores Elite, Tecchiena-Vis Artena giocato in campo neutro a Montelanico e perso ai supplementari. Partivamo nettamente sfavoriti sulla carta e perdemmo per una cattiva sorte nei tempi supplementari, la squadra era formata da un gruppo di ragazzi straordinario quello che sfiorò un’impresa importante, peccato per come andò a finire.

 

Una partita che ricordo volentieri per prestazione intensità cattiveria agonistica è un Hermada-Tecchiena del campionato di Promozione di tre anni fa, io sedevo sulla panchina del Tecchiena ovviamente fu una gara bellissima da parte dei miei ragazzi

 

 


Con i giocatori hai mai avuto qualche screzio, qualche diverbio? Lei cerca di ascoltare le varie proposte, oppure quando prende una decisione non torna indietro?

 

Il mio ruolo impone che sia io a prendere le decisioni finali e ad assumermi tutte le responsabilità, ma fino a quel momento io cerco sempre di confrontarmi nei limiti del possibile con i ragazzi che alleno e con i ragazzi del mio staff. Cercando con loro di creare un gruppo di lavoro che possa supportarsi a vicenda.

 




 

Un suo pregio?

 

Un mio pregio la sincerità, la schiettezza e il parlare chiaro e diretto, anche a costo di dire una brutta verità.

 

 

Un suo difetto?

 

Un mio difetto essere sempre molto chiaro e diretto e trasparente e

nel calcio di oggi spesso non è un fatto  scontato e soprattutto cosi condivisa.



 




Spesso sento dire che il calcio è malato, che girano tanti soldi e che se non si ha un procuratore adeguato non si riesce a salire di categoria, ma è così?

 

 

Io sono del parere che se uno ha delle qualità prima o poi vengono fuori, poi che nel calcio come tanti altri settori della vita sia presente anche il “marcio” è fuori di dubbio.

I procuratori fanno parte del sistema calcio ne conosco tanti che fanno benissimo il proprio lavoro e tanti magari che mettono avanti altri interessi, ma a me piace il calcio giocato e meno questi aspetti.

 

 

Lei abita a Frosinone, la squadra il prossimo anno militerà in serie A, un traguardo importante, perché questo successo?

 

Io abito e sono nato a Frosinone e mio papà mi portò la prima volta allo stadio che avevo 5 anni si immagini lei.

 

Frosinone è l’esempio di come con passione, competenza, lungimiranza ed equilibrio investendo sulle strutture e anche sui giovani si possano raggiungere traguardi inimmaginabili.

Abbiamo un presidente che ha cuore le sorti della sua terra e grazie a lui se questa piccola cittadina di provincia questa terra sta diventando un’eccellenza nazionale del calcio.

 

 

 La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

 

La famiglia rappresenta tutto per me e il loro supporto è fondamentale per me nel calcio e nella vita, devo tanto a loro e cerco sempre di dare il massimo per loro.

 


 

Un sogno per il futuro?

 

Una battuta e un sogno impossibile sedere sulla panchina del Frosinone calcio.

A parte gli scherzi e tornando alla realtà e al nostro calcio dei dilettanti, le dico che mi piacerebbe diventare a breve anche match analyst, sto studiando per riuscirci soprattutto usare ogni esperienza e ogni giorno per migliorare sempre più come allenatore e come uomo.

 

 

 

11   giugno 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

venerdì 9 giugno 2023

SEZIONE SPORT

 


 

 

Paolo Radi intervista

 

  

GIUSEPPE

ARENELLA

      


  

Giuseppe Arenella è un giocatore di calcio nato a Napoli il 21 febbraio del 1990. Ha iniziato la sua carriera calcistica nelle giovanili del Napoli, sino ad arrivare alla primavera. Successivamente milita nella Juve Stabia. Dopo la Juve Stabia ha militato nelle squadre di Serie D e di Eccellenza: Savoia, Giugliano, Pomigliano, Acerrana, Vico Equense. Duttile come giocatore è un interno di centrocampo.

 

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa, il Napoli ha vinto lo scudetto e le feste ce ne sono state tante, quali sono state le sue emozioni?

 

La vittoria dello scudetto del Napoli per noi napoletani è stata un’emozione indescrivibile, soprattutto per me che era la prima volta che festeggiavo uno scudetto.

È stata una vittoria di tutto il popolo Napoletano. 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ricordo che da piccolo facevo tutto con un pallone: è stato un amore a prima vista.

 

 

Come lei sa i genitori dicono ai figli la stessa frase: “Non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” Anche a lei è successo, oppure l’hanno assecondata in questa passione?

 

I miei genitori mi hanno forzato sempre allo studio, ma ad un certo punto capirono che per me il calcio veniva prima di tutto, non era facile gestire studio e calcio

 

 

Lei ha giocato per tanti anni nelle giovanili del Napoli – Primavera – che ho ricordo di questa esperienza?

 

L’emozione più forte e stata quando il Napoli calcio mi scelse tra migliaia di atleti, e credimi far parte della squadra della tua città anche se è un settore giovanile è un emozione difficile da descrivere.

 

 

Dopo le giovanili del Napoli è andato alla Juve Stabia. Si è trovato bene con i compagni e con tutto lo staff? 

 

Diciamo che potevo ambire a qualcosa di diverso, ma sul mio percorso ho incontrato degli addetti che non mi hanno aiutato sul mio percorso, dopo la Primavera andai alla Juve Stabia ed anche lì fu un’esperienza bellissima, in quanto c’è stato il  confronto tra i grandi. 

 

Lei ha militato in diversi club, qual è il migliore in cui è stato?

 

Dirti il migliore club mi viene difficile, ma dove ho instaurato dei rapporti importanti a livello umano è sicuramente  la Vico  Equense, mi hanno sempre trattato bene è ancora oggi quando ci ritorno mi accolgono sempre con gioia.

 

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio difetto che è anche il mio pregio è quello di essere troppo altruista.

 


Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

Il calcio mi ha regalato tantissime amicizie e ancora oggi molti li frequento, ci tento a dire che per me l’amicizia ha un ruolo importante nella mia vita.

Ovviamente la famiglia per me è la cosa più importante, essa viene prima di tutto.

 

 

 

 

09  giugno   2023

 

(Tutti i diritti riservati)