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domenica 11 giugno 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

DAMIANO

VALENTI 

 


    

Damiano Valenti è nato a Frosinone il 14 gennaio dl 1976 abita Frosinone ed è un allenatore di calcio.

 

Da calciatore, ruolo centrocampista, ha iniziato a giocare con le giovanili del Frosinone 2000 , queste sono le seguenti maglie – tra eccellenza e promozione - che ha indossato: Stella Azzurra Porrino, Ceprano, Torrice dove ha vinto una Coppa Italia, Tecchiena.

Dopo aver terminato la carriera di calciatore con il Tecchiena, promozione, è diventato per questa squadra direttore sportivo e poi allenatore nelle giovanili con la Juniores Elite.

 

Nel 2013 prende il patentino UEFA B e queste sono le  squadre che allenato, sono tutte della provincia di Frosinone, l’ultima è della provincia di Latina: A.S.D. Tecchiena, A.S.D. Città Monte San Giovanni Campano, Colli La Lucca, A.S.D. Atletico Pofi, A.S.D: Polisportiva Tecchiena, A.S.D. Atletico Pontina.

 

 

 

 





La prima domanda è la seguente: ll Covid aveva stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

È stato un momento di forte preoccupazione e apprensione per tutti in primis a livello generale e poi calcistico.

 

Un periodo lunghissimo e difficile cui è mancato l’approccio quotidiano con il campo e con i ragazzi e con lo spogliatoio.

Non potendo ovviamente lavorare in presenza abbiamo organizzato con i ragazzi e la società degli incontri fissi a settimana sulla piattaforma zoom e ai ragazzi ho sempre fornito delle schede di lavoro individuali da svolgere a casa.

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

L’ho scoperta da subito, sin da quando  da bambino mi regalarono  il mio primo pallone, siamo diventati inseparabili ed è diventato un mio compagno di vita sin dal primo giorno di scuola calcio fino ad arrivare ad oggi, da ragazzo passavo per tutti i pomeriggi spesi in strada a giocare con i ragazzi del mio quartiere.

 

 

Con il Torrice lei ha vinto la Coppa Italia, che ci può dire a riguardo?

 

La vittoria della coppa Italia a Torrice è un ricordo indelebile che ci ha permesso di entrare nella storia di un paese a cui sono legatissimo tuttora e quella storia io e i miei compagni non la cancelleremo mai dai nostri cuori.

 


 




Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore, quali sono state le motivazioni? 

 

Quando giocavo ero sempre affascinato da questo ruolo ed ero molto attento a rubare segreti di campo e non a tutto il mio mister.

 

Ma la scelta di provare a diventare allenatore è maturata gli ultimi anni della mia vita da calciatore, avvertivo la necessità di non separarmi dal calcio e soprattutto si accendeva in me sempre più la fiamma del voler studiare calcio e di mettermi al servizio e alla guida di un gruppo squadra, di un gruppo di ragazzi o uomini e di provare a trasferirgli dei valori di vita e di calcio

 

 

 

Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Ho avuto la fortuna l’opportunità e soprattutto e la voglia di voler allenare nelle scuole calcio piuttosto che nelle categorie giovanili agonistiche fino ad arrivare alle prime squadre,   ogni gruppo sia di bambini che di uomini maturi mi ha lasciato qualcosa di importante e ad oggi sono legato a tutte le squadre che ho avuto modo di allenare, sono nati rapporti di amicizia e di stima che durano negli anni con i calciatori e le loro famiglie, è tutto molto bello perché c’è affetto e stima.

 

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

A prescindere da competenze e conoscenza della materia, secondo me, l’allenatore deve essere bravo ad entrare nella testa dei ragazzi che allena e a creare con loro una sintonia che è prioritaria rispetto a tutto il resto.

 

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Sicuramente mi sta togliendo tutto il tempo libero e ruba tempo alla mia famiglia ma in compenso io dico sempre che il calcio è vita, è la mia vita, e mi regala emozioni ogni giorno oltre che mi ha formato anche fuori dal campo e mi ha fatto crescere come uomo.

 




 

 

      Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

     Sicuramente l’adrenalina che ti regala il calcio prima di una partita è una delle sensazioni più belle che si possono provare, ai miei ragazzi dico sempre di mettere in pratica quello su cui si è lavorato in settimana e soprattutto di divertirsi, perché’ il calcio rimane un gioco ed è il più bello del mondo.

 

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

Alla fine di una partita prima cerco di far passare la tensione della gara.  Poi certo che  a mente fredda analizzo gli errori fatti da me e dalla squadra e proprio da quelli cerco di ripartire e di pianificare la settimana successiva, questo perché ritengo  che gli errori siano una tappa fondamentale in un percorso di crescita e individuale e di squadra.

 

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? E quella che lei ha sino adesso nel cuore?

 

Da dimenticare, ma non per le emozioni che mi ha regalato ma solo per l’epilogo lo spareggio in campo neutro per non retrocedere dalla categoria Juniores Elite, Tecchiena-Vis Artena giocato in campo neutro a Montelanico e perso ai supplementari. Partivamo nettamente sfavoriti sulla carta e perdemmo per una cattiva sorte nei tempi supplementari, la squadra era formata da un gruppo di ragazzi straordinario quello che sfiorò un’impresa importante, peccato per come andò a finire.

 

Una partita che ricordo volentieri per prestazione intensità cattiveria agonistica è un Hermada-Tecchiena del campionato di Promozione di tre anni fa, io sedevo sulla panchina del Tecchiena ovviamente fu una gara bellissima da parte dei miei ragazzi

 

 


Con i giocatori hai mai avuto qualche screzio, qualche diverbio? Lei cerca di ascoltare le varie proposte, oppure quando prende una decisione non torna indietro?

 

Il mio ruolo impone che sia io a prendere le decisioni finali e ad assumermi tutte le responsabilità, ma fino a quel momento io cerco sempre di confrontarmi nei limiti del possibile con i ragazzi che alleno e con i ragazzi del mio staff. Cercando con loro di creare un gruppo di lavoro che possa supportarsi a vicenda.

 




 

Un suo pregio?

 

Un mio pregio la sincerità, la schiettezza e il parlare chiaro e diretto, anche a costo di dire una brutta verità.

 

 

Un suo difetto?

 

Un mio difetto essere sempre molto chiaro e diretto e trasparente e

nel calcio di oggi spesso non è un fatto  scontato e soprattutto cosi condivisa.



 




Spesso sento dire che il calcio è malato, che girano tanti soldi e che se non si ha un procuratore adeguato non si riesce a salire di categoria, ma è così?

 

 

Io sono del parere che se uno ha delle qualità prima o poi vengono fuori, poi che nel calcio come tanti altri settori della vita sia presente anche il “marcio” è fuori di dubbio.

I procuratori fanno parte del sistema calcio ne conosco tanti che fanno benissimo il proprio lavoro e tanti magari che mettono avanti altri interessi, ma a me piace il calcio giocato e meno questi aspetti.

 

 

Lei abita a Frosinone, la squadra il prossimo anno militerà in serie A, un traguardo importante, perché questo successo?

 

Io abito e sono nato a Frosinone e mio papà mi portò la prima volta allo stadio che avevo 5 anni si immagini lei.

 

Frosinone è l’esempio di come con passione, competenza, lungimiranza ed equilibrio investendo sulle strutture e anche sui giovani si possano raggiungere traguardi inimmaginabili.

Abbiamo un presidente che ha cuore le sorti della sua terra e grazie a lui se questa piccola cittadina di provincia questa terra sta diventando un’eccellenza nazionale del calcio.

 

 

 La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

 

La famiglia rappresenta tutto per me e il loro supporto è fondamentale per me nel calcio e nella vita, devo tanto a loro e cerco sempre di dare il massimo per loro.

 


 

Un sogno per il futuro?

 

Una battuta e un sogno impossibile sedere sulla panchina del Frosinone calcio.

A parte gli scherzi e tornando alla realtà e al nostro calcio dei dilettanti, le dico che mi piacerebbe diventare a breve anche match analyst, sto studiando per riuscirci soprattutto usare ogni esperienza e ogni giorno per migliorare sempre più come allenatore e come uomo.

 

 

 

11   giugno 2023

 

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