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giovedì 22 giugno 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

 

ANDREA

CATESE 


 

   


 

 

Andrea Catese è giocatore di calcio di Roma di 25 anni, dopo aver frequentato il Liceo Scientifico J.F. Kennedy, e si è laureato in Scienze Motorie nel 2020. Ha proseguito con un master in management sportivo concluso nel 2021. Contestualmente ha iniziato la magistrale in “Attività motorie preventive ed adattate”. Per la magistrale pensa di terminarla in autunno.

 

 

Sono Andrea Catese e sono  cresciuto nella scuola calcio dell’Urbetevere, dove ho  giocato per 7 anni. 

 

Poi sono passato alle giovanili del Montespaccato e Futbolclub. Con quest’ultima ho fatto allievi élite e poi direttamente eccellenza. Ho giocato un anno a 16/17 anni. 

 

Poi tre anni in D all’Ostiamare. Dopo il primo anno andai alla sambenedettese in C, e sono tornato ad ostia in prestito, rimanendo ad ostia appunto per i successivi 2 anni.

 

Dopo stavo andando a Monterosi, ma decisi di fermarmi un anno per questioni universitarie. L’anno dopo ho ripreso a Montespaccato, abbiamo vinto l’eccellenza è sono rimasto in D l’anno dopo.

 

Poi sono andato a Ladispoli in eccellenza dove ho giocato gli ultimi due anni fini ad oggi.

 

Queste sono le squadre nel dettaglio, Giovanili: Urbetevere, Montespaccato, Futbolclub, Prime squadre: Futbolcub (Ecc.), Ostiamare (D), Sanbenedettese (C) in prestito all’Ostiamare in serie D, Ostiamare (D), per un anno si fermato poi ha militato nel Montespaccato (Ecc.), abbiamo vinto il campionato e siamo saliti in serie D, Montespaccato (D), Ladispoli (Ecc.) e quest’anno calcistico sempre al Ladispoli, ma da capitano. 

Per la prossima stagione ho firmato con la squadra W3 Maccarese, eccellenza girone A.

 









In questo momento come è andato il campionato? 

 

È stato un campionato difficile, all’inizio è stato  complicato nella è iniziato  un po’ a rilento, poi con un bel girone di ritorno siamo arrivati a disputare il playout e abbiamo raggiunto la salvezza.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da subito, quando ero piccolo avevo sempre il pallone tra i piedi, è sempre stata la mia più grande passione.

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio? (Dobbiamo anche precisare che lei non li ha delusi, ha frequentato il Liceo Scientifico, si è laureato)?

 

I miei genitori mi hanno sempre spronato affinché dessi valore allo studio e li ringrazio di questo.

Avendo portato avanti sempre il doppio impegno sportivo e scolastico al Liceo, è stata scelta semplice per me poi proseguire con gli studi, che mi hanno portato a laurearmi nel 2020 in Scienze Motorie e Sportive e proseguire ancora con gli studi fino a questo momento.

 





 


Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

È difficile sceglierne una, ciascuna mi ha lasciato qualcosa, ciascun ambiente, compagno di squadra, allenatore e presidente. Sono legato a tutte.

 

 

Lei ad un certo momento della sua carriera va alla Sambenedettese, serie C, da come so ci è rimasto poco, come mai?


Fu una grande occasione per me,  accettai con decisione la chiamata, e tanto entusiasmo. Ma col passare del tempo mi resi conto che non ero pronto umanamente ad affrontare un distacco simile a 17 anni.

Ognuno è fatto in maniera diversa, seppur calcisticamente mi ero meritato di stare lì, come persona avevo ancora bisogno di stare in un ambiente più familiare, più vicino a casa, è così chiesi di tornare in prestito all’Ostiamare, società dove avevo già giocato in serie D l’anno precedente.




Con gli allenatori generalmente come sono i rapporti? Qualche screzio c’è mai stato?


Cerco e ho cercato sempre di apprendere da tutti gli allenatori che ho avuto. Credo di avere un normale rapporto allenatore-giocatore, basato sull’onestà e sul dialogo quando è necessario. Poi è normale che ogni allenatore è diverso come persona ed ha i suoi metodi di allenamento.

Qualche screzio sì è capitato, ma cose finite sul momento, niente di serio. Più che altro discussioni di campo finite lì.



 




Lei per il secondo anno è al Ladispoli calcio, con la fascia da capitano, un ruolo importante, che significa dunque essere capitano?


A Ladispoli ho passato due anni importanti per la mia crescita ed ho conosciuto un ambiente dove è bello fare calcio. Ho conosciuto splendide  persone che ringrazio, tra società, staff e giocatori.

Essere capitano di una squadra con così tanta storia è stato un grande onore. Sono stato fortunato ad avere avuto grandi capitani nelle squadre precedenti per cui è stato più semplice entrare in questo ruolo. L’ho fatto al meglio delle mie possibilità, cercando di rispettare e onorare sempre il Ladispoli, la squadra, la società e tutto l’ambiente.



Secondo lei perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Credo sia semplicemente perché è lo sport più bello del mondo. Tutto parte da questo, dalla passione, dal sogno di vestire la tua maglia del cuore o la maglia della tua nazione. La fama o i soldi sono una conseguenza, ma credo che non basti questa aspirazione, serve anche una forte passione per inseguire il sogno di questo sport.

 

 

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

Mezz’ala di centrocampo.

Ultimamente ho giocato anche nel ruolo più avanzato sulla trequarti, in passato anche mediano, ma il ruolo che preferisco è mezz’ala.

 

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Non saprei scegliere perché alcuni magari ti lasciano il segno più di altri anche in base al risultato o all’importanza della partita, ma se penso al più bello credo di averlo segnato a Montespaccato contro l’Ottavia in casa, nel campionato di Eccellenza poi vinto da noi nel 2020, si trattò al volo di sinistro.

 




 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Di solito si pensa più ai difetti perché è su di essi bisogna lavorare, per cui me ne vengono in mente di più. Se devo sceglierne uno credo di dover migliorare nella gestione delle energie nell’arco della partita. Se penso ad un pregio, credo che sia l’inserimento.

 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il mio idolo calcistico è sempre stato De Rossi. Un altro giocatore attuale che ammiro tanto è Milinkovic-Savic.

 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Tantissimo, sono la parte più importante della mia vita.

 

 

Se ricevesse una chiamata da un club estero partirebbe immediatamente oppure rifletterebbe sul da farsi?


Dipenderebbe sicuramente da tante cose, ci rifletterei perché credo che un’esperienza all’estero ti arricchisca, ma la valuterei bene anche in base al resto degli impegni.

 

 

Quali i suoi obiettivi per il futuro?

 

Continuare a crescere e proseguire nel percorso, sia calcisticamente, sia a livello di studi.

 

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

Alla mia famiglia che mi sostiene sempre.

 

 

 

22  giugno   2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 22 luglio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MARCO

DI ROCCO

 


 


     

 

 

 

 

Marco Di Rocco è nato a Terracina (Latina) nel 1988 e abita a Roma. Dopo aver conseguito la maturità presso l’I.T.C. Arturo Bianchini di Terracina, si è laureato presso la Facoltà di Scienze Motorie, presso l’Università del Foro Italica (Corso di Laurea Magistrale in Scienza Tecnica dello Sport). È allenatore di Base FIGC, Diploma Uefa B, dal 2018 è Allenatore Personal Trainer 2° Livello.

 

Da calciatore: settore giovanile professionistico presso AS LATINA 1996 4 ANNI passaggio nella stagione 2006-2007 A.S. Terracina cat. eccellenza.

Poi Ostiamare serie d 2007-2008 successivamente altre due stagioni al Terracina calcio fin quando accettata un’offerta di lavoro a tempo indeterminato. Scenda di categoria in promozione e prima cat. SSD. Hermada, Pclenola Sabaudia. 

È stato viceallenatore per due anni dal 2017 al 2018 presso la società ASD Audace, poi sempre nella ASD Audace, eccellenza, questa volta come allenatore nella stagione 2018-2019. 

Nella stagione 2019-2020 è stato nell’Atletico Lodigiani (categoria eccellenza), mentre nella scorsa stagione, 2021-2022 ha allenato l’ASD Gaeta (categoria eccellenza).

È docente di Educazione Fisica da due anni.

 

 

 

 

 

 


 

 




Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva nella sua attività di allenatore? 

 

Sì,  il periodo del lockdown è stato un momento molto duro. Abbiamo dovuto interrompere le attività che ci piacevano di più. Per quanto mi riguarda ho dedicato molto tempo all'aggiornamento, e soprattutto ho avuto modo di lavorare sulle cose fatte fino a quel punto. Avevo molto tempo dato che da poco era terminata la mia esperienza all' Atletico Lodigiani.

 

 



 





 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sicuramente l'ho capito da piccolo, ho sempre giocato a calcio e l'ho sempre guardato in TV e negli stadi quando potevo, sono appassionato di tutti i campionati.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Sì, i miei genitori mi hanno assecondato sempre a volte anche quando dedicavo meno tempo alla scuola quando da piccolo giocavo a Latina nelle giovanili. Lo hanno fatto anche perché vedevano che era una passione vera e fondamentalmente mi faceva stare bene.

 









Lei si è diplomato, ha conseguito Laurea Magistrale in Scienze Motorie, ha il patentino di Uefa ed è pure Personal Trainer, possiamo dire che ha accontentato i suoi genitori, ma come ha saputo coniugare la sua attività sportiva con lo studio? 

 

Penso di sì, ritengo che alla fine siano fieri del percorso che sono riuscito a fare. Inizialmente è stato impossibile conciliare studio all'attività di gioco soprattutto dopo il percorso a Latina con un settore giovanile professionista e gli esordi in prima squadra in eccellenza e poi in serie D. Poi invece il percorso universitario è iniziato quando dopo diversi anni in eccellenza ho deciso di iniziare un percorso lavorativo stabile, e da lì la passione per sport ho deciso di trasformarla frequentando l’università del foro italico.

 

Che ci può dire della sua attività di calciatore? 

 

Vi posso dire che da piccolo quando giocavo ho sempre sperato di farlo come mestiere da grande. Le qualità le avevo anche se forse mi mancavano delle cose che all'epoca erano difficili da sviluppare, forse mi è mancato qualcosa da un punto di vista del carattere e della volontà. Ho giocato come detto in eccellenza, in promozione e prima categoria prevalentemente, il calcio giocato comunque mi ha regalato amicizie bellissime e momenti di squadra molto belli.

 










Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Ho deciso di diventare allenatore quando mi sono iscritto alla facoltà di Scienze Motorie. Ho sempre nutrito una forte passione per la tattica, e la strategia anche quando giocavo. Però la mia spinta più grande è legata al fatto di dare una mano a dei ragazzi con il mio stesso sogno da bambino che non sono purtroppo riuscito a realizzare. Ossia di diventare un calciatore professionista.

 


Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Sulla principale qualità che deve avere un allenatore sinceramente non so esattamente quale sia più la importante, senz'altro la credibilità, mi spiego meglio, bisogna di dire la verità al calciatore anche se scomoda.

 








Che cosa le sta dando il mondo del calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

il mondo del calcio come quello del lavoro può togliere tanto tempo, e quando hai un bambino e una compagna chiaramente questo delle volte può essere un vero problema, soprattutto se si torna molto tardi a casa e si hanno altre attività da svolgere.

 


     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

Vivo la partita con molta pressione in particolare da quando faccio l'allenatore, so comunque di non doverlo mai far trasparire, ma è così. Anche perché credo che un calciatore debba vivere il gioco con sicurezza e divertimento altrimenti rischia di prendere decisioni legate alla paura e questa non è mai una buona consigliera. 





 





Che ambiente ha trovato nella società ASD Gaeta? 

 

A Gaeta ho trovato buone persone che mi hanno supportato tra cui il direttore e il presidente, la trovo un'esperienza altamente formativa. Ho fatto numerosi errori, potevamo fare di più. Purtroppo la difficoltà vera è conoscere bene il contesto e adeguare soluzioni aderenti al 100 %. 

 

In questo non sono riuscito completamente, poi sono molto esigente con me stesso e tento di portare tutti a livelli superiori e questa volta non ci sono riuscito in pieno. Tuttavia ci sono stati momenti bellissimi, abbiamo raggiunto il quarto posto, e sono sicuro da cui il Gaeta potrà ripartire con slancio. Auguro al Gaeta il meglio.

 


Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare e una che ricorda con grande piacere? 

 

Sicuramente ricordo con piacere le partite delle svolte dopo i periodi difficili dove non si stava credendo nel lavoro seppur breve che stavamo facendo. Ed è accaduto sia con l’Atletico Lodigiani sia con il Gaeta.

Una partita da dimenticare quella con il Nettuno quando stavo all'Audace questa a poche giornate dal termine ha sancito l'abbandono del sogno di andare in serie D.

 




 






Un suo pregio e suo difetto (dal punto di vista di essere allenatore ovviamente)?

 

Penso di essere molto impulsivo delle volte e questo comporta dei problemi soprattutto nei momenti delicati di una gestione e questo un allenatore deve evitarlo.

Altruista, come pregio credo di essere altruista e di non mettere mai prima la mia ambizione rispetto al bene della squadra e del singolo.

 

 

Da due anni lei è docente di Educazione Fisica presso un Istituto superiore di I Grado, soddisfatto di quello che sta facendo? 

 

Ho iniziato a fare supplenze nella scuola media dallo scorso anno, mi trovo bene ed è un lavoro che faccio con piacere tra l'altro adoro anche lavorare a calcio con i più piccoli, quindi è veramente appagante soprattutto in questa fascia di età.

 


 La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

 

La Famiglia rappresenta tanto se non tutto, ho una compagna meravigliosa Manuela un bambino Leonardo meraviglioso quanto la mia compagna e sono il mio cuore.





 






Tutti hanno un sogno, il suo qual è? 

 

Di poter contribuire a realizzare i sogni dei calciatori che allenerò, tutto il resto verrà da sé.

 

 

22 luglio    2022

 

(Tutti i diritti riservati)