SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
ANDREA
CATESE
Andrea Catese è giocatore di calcio di Roma di 25 anni, dopo aver frequentato il Liceo Scientifico J.F. Kennedy, e si è laureato in Scienze Motorie nel 2020. Ha proseguito con un master in management sportivo concluso nel 2021. Contestualmente ha iniziato la magistrale in “Attività motorie preventive ed adattate”. Per la magistrale pensa di terminarla in autunno.
Sono Andrea Catese e sono cresciuto nella scuola calcio dell’Urbetevere, dove ho giocato per 7 anni.
Poi sono passato alle giovanili del Montespaccato e Futbolclub. Con quest’ultima ho fatto allievi élite e poi direttamente eccellenza. Ho giocato un anno a 16/17 anni.
Poi tre anni in D all’Ostiamare. Dopo il primo anno andai alla sambenedettese in C, e sono tornato ad ostia in prestito, rimanendo ad ostia appunto per i successivi 2 anni.
Dopo stavo andando a Monterosi, ma decisi di fermarmi un anno per questioni universitarie. L’anno dopo ho ripreso a Montespaccato, abbiamo vinto l’eccellenza è sono rimasto in D l’anno dopo.
Poi sono andato a Ladispoli in eccellenza dove ho giocato gli ultimi due anni fini ad oggi.
Queste sono le squadre nel dettaglio, Giovanili: Urbetevere, Montespaccato, Futbolclub, Prime squadre: Futbolcub (Ecc.), Ostiamare (D), Sanbenedettese (C) in prestito all’Ostiamare in serie D, Ostiamare (D), per un anno si fermato poi ha militato nel Montespaccato (Ecc.), abbiamo vinto il campionato e siamo saliti in serie D, Montespaccato (D), Ladispoli (Ecc.) e quest’anno calcistico sempre al Ladispoli, ma da capitano.
Per la prossima stagione ho firmato con la squadra W3 Maccarese, eccellenza girone A.
In questo momento come è andato il campionato?
È stato un campionato difficile, all’inizio è stato complicato nella è iniziato un po’ a rilento, poi con un bel girone di ritorno siamo arrivati a disputare il playout e abbiamo raggiunto la salvezza.
Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Da subito, quando ero piccolo avevo sempre il pallone tra i piedi, è sempre stata la mia più grande passione.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio? (Dobbiamo anche precisare che lei non li ha delusi, ha frequentato il Liceo Scientifico, si è laureato)?
I miei genitori mi hanno sempre spronato affinché dessi valore allo studio e li ringrazio di questo.
Avendo portato avanti sempre il doppio impegno sportivo e scolastico al Liceo, è stata scelta semplice per me poi proseguire con gli studi, che mi hanno portato a laurearmi nel 2020 in Scienze Motorie e Sportive e proseguire ancora con gli studi fino a questo momento.
Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più legato?
È difficile sceglierne una, ciascuna mi ha lasciato qualcosa, ciascun ambiente, compagno di squadra, allenatore e presidente. Sono legato a tutte.
Lei ad un certo momento della sua carriera va alla Sambenedettese, serie C, da come so ci è rimasto poco, come mai?
Fu una grande occasione per me, accettai con decisione la chiamata, e tanto entusiasmo. Ma col passare del tempo mi resi conto che non ero pronto umanamente ad affrontare un distacco simile a 17 anni.
Ognuno è fatto in maniera diversa, seppur calcisticamente mi ero meritato di stare lì, come persona avevo ancora bisogno di stare in un ambiente più familiare, più vicino a casa, è così chiesi di tornare in prestito all’Ostiamare, società dove avevo già giocato in serie D l’anno precedente.
Con gli allenatori generalmente come sono i rapporti? Qualche screzio c’è mai stato?
Cerco e ho cercato sempre di apprendere da tutti gli allenatori che ho avuto. Credo di avere un normale rapporto allenatore-giocatore, basato sull’onestà e sul dialogo quando è necessario. Poi è normale che ogni allenatore è diverso come persona ed ha i suoi metodi di allenamento.
Qualche screzio sì è capitato, ma cose finite sul momento, niente di serio. Più che altro discussioni di campo finite lì.
Lei per il secondo anno è al Ladispoli calcio, con la fascia da capitano, un ruolo importante, che significa dunque essere capitano?
A Ladispoli ho passato due anni importanti per la mia crescita ed ho conosciuto un ambiente dove è bello fare calcio. Ho conosciuto splendide persone che ringrazio, tra società, staff e giocatori.
Essere capitano di una squadra con così tanta storia è stato un grande onore. Sono stato fortunato ad avere avuto grandi capitani nelle squadre precedenti per cui è stato più semplice entrare in questo ruolo. L’ho fatto al meglio delle mie possibilità, cercando di rispettare e onorare sempre il Ladispoli, la squadra, la società e tutto l’ambiente.
Secondo lei perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?
Credo sia semplicemente perché è lo sport più bello del mondo. Tutto parte da questo, dalla passione, dal sogno di vestire la tua maglia del cuore o la maglia della tua nazione. La fama o i soldi sono una conseguenza, ma credo che non basti questa aspirazione, serve anche una forte passione per inseguire il sogno di questo sport.
Lei gioca nel ruolo di?
Mezz’ala di centrocampo.
Ultimamente ho giocato anche nel ruolo più avanzato sulla trequarti, in passato anche mediano, ma il ruolo che preferisco è mezz’ala.
Si ricorda il suo goal più bello?
Non saprei scegliere perché alcuni magari ti lasciano il segno più di altri anche in base al risultato o all’importanza della partita, ma se penso al più bello credo di averlo segnato a Montespaccato contro l’Ottavia in casa, nel campionato di Eccellenza poi vinto da noi nel 2020, si trattò al volo di sinistro.
Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)
Di solito si pensa più ai difetti perché è su di essi bisogna lavorare, per cui me ne vengono in mente di più. Se devo sceglierne uno credo di dover migliorare nella gestione delle energie nell’arco della partita. Se penso ad un pregio, credo che sia l’inserimento.
Un giocatore che lei ammira tantissimo?
Il mio idolo calcistico è sempre stato De Rossi. Un altro giocatore attuale che ammiro tanto è Milinkovic-Savic.
Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?
Tantissimo, sono la parte più importante della mia vita.
Se ricevesse una chiamata da un club estero partirebbe immediatamente oppure rifletterebbe sul da farsi?
Dipenderebbe sicuramente da tante cose, ci rifletterei perché credo che un’esperienza all’estero ti arricchisca, ma la valuterei bene anche in base al resto degli impegni.
Quali i suoi obiettivi per il futuro?
Continuare a crescere e proseguire nel percorso, sia calcisticamente, sia a livello di studi.
A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?
Alla mia famiglia che mi sostiene sempre.
22 giugno 2023
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