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giovedì 1 settembre 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ROBERTO

BERGANTINO






 


 





Roberto Bergantino è un calciatore,   abita a Mondragone ed è nato il 29 gennaio del 1988 così ci presenta: “

Mi chiamo Roberto Bergantino, ho frequentato la Scuola calcio Damiano promotion (presidente signor Carmine Tascone grande scopritore di giocatori) nel dicembre 2003 vengo ceduto al Messina calcio del (presidente Pietro Franza), lì faccio settore giovanile Nazionale e dopo 2 stagioni vengo ceduto in prestito con diritto di riscatto al Giugliano calcio serie  C.

 

L'anno successivo dopo un gran campionato di allievi nazionali con 20 gol vengo così riscattato dal Giugliano, ci rimango per un altro anno con qualche apparizione in serie C, poi per problemi burocratici legati alla società (fallimento)sono stato obbligato a lasciare il Giugliano. 

 

Un brutto infortunio (rottura dei legamenti della caviglia) mi tiene lontano dai campi per 2 anni per poi tornare nei campionati di eccellenza e promozione anche fuori regione.

 

 Negli ultimi anni per motivi legati al lavoro, ( Roberto Bergantino per motivi di lavoro fa il pendolare, si alza molto presto alla mattina e torno a casa alla sera tardi)  riesco ancora a divertirmi tra campionati dilettantistici regionali. 

 

 

 








 

Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Il covid per noi giocatori dilettanti è stato veramente un'esperienza bruttissima, meglio non pensarci, è stato un qualcosa che mi ha    fatto soffrire tantissimo, riuscivo si ad allenarmi a casa da solo.

 

Il problema è stato quello di aver abbandonato uno spogliatoio con  tantissimi amici, questo fatto mi fa stare ancora male, anche  perché in quello spogliatoio avevamo ancora tante altre soddisfazioni  da toglierci.

 

 

 


 

 



Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto che il calcio era  un mia passione forse prima di nascere!

 








I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno assecondato in tutto e mi hanno sempre supportato in tutto, ricordo che quando facevo scuola calcio con la famosa “Damiano Promotion "del presidente Carmine Tascone, loro mi portavano agli allenamenti in compagnia di mia nonna, che bei ricordi.




 





Come si è trovato al Messina calcio?

 

Militare nel Messina è stata un'esperienza bellissima, certamente il passare da un campionato regionale a quello nazionale non è stato facile, ma alla fine sono stati 2 anni fantastici, ho conosciuto ragazzi e ancora oggi ci sentiamo; si creò una vera è proprio famiglia, condividere una stanza del convitto con un compagno di squadra e molto molto bello. In conclusione è stata un’esperienza bellissima che mi resterà sempre nel mio cuore.

 









E dell’esperienza al Giugliano calcio, cosa mi sa dire?

 

Anche al Giugliano calcio è stata un'altra bellissima esperienza,  ho disputato  un campionato di allievi nazionali mettendo a segno 20 gol, veramente un'annata indimenticabile,  per poi fare un'altro bellissimo campionato di Beretti Nazionali, peccato che poi finì  tutto male per gli avvenimenti che tutti  conoscono (il fallimento della società).

Dopo tanti anni bui finalmente quest'anno il Giugliano è tornato nella categoria che gli appartiene nel vero calcio professionistico ed e questo mi fa tanto tanto piacere, da parte mia un “in bocca al lupo” a tutta la citta di Giugliano: Forza Giugliano!

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?

 

Oltre al calcio seguo tantissimi altri sport...ma il calcio per me non è solo uno sport ma è semplicemente la mia vita Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d’accordo. Il calcio è molto, molto di più" 


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi per condurre una vita agiata e piena di comodità?

 

Tutti provano a diventare calciatori innanzitutto perché è lo sport più bello al mondo, poi pure perché la vita di un calciatore fa invidia a chiunque, ma sappiamo bene che dietro a un calciatore ci sono sacrifici che nessuno può immaginare.


Lei gioca nel ruolo di? 

 

 Sono un attaccante, un falso nueve come si dice oggi, un po’ come Luis Suarez, "Gabriel Jesus,  Roberto Firmino, giusto per intenderci.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Forse il gol più bello è stato proprio quando fui chiamato per un provino per il Messina calcio, “una fucilata” da 30 metri, mi ricordo che pioveva tantissimo.




 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Difetti e pregi no comment.

 








Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 


La famiglia è tutto è una cosa “inspiegabile” non esistono parole per definire quanto sia importante la famiglia, ho una moglie  e una figlia fantastica che mi ha sempre sopportato   e supportato   in  tutto,  è  grazie alla loro forza  morale che  mi danno  se ancor oggi  riesco a divertirmi.

 







Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Io non sono abituato a sognare in grande, il mio sogno è quello di vedere che la mia famiglia stia sempre bene, e di riuscire ad accontentare mia figlia in tutto quello che vuole e che vorrà e di vederla un giorno realizzata.

 

 

 

 

 

 

01  settembre    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 30 agosto 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIOVANNI

CACCIOTTOLO

 


 


Giovanni Cacciottolo è giocatore di calcio di Torre Del Greco e così si presenta: “ 

 

Giovanni Cacciottolo è un calciatore italiano nato il 7/07/1998, di ruolo attaccante. Cresce calcisticamente nelle giovanili della Sarnese. Nel 2015 esordì nel campionato dilettantistico di Serie D. Nel 2016 (stagione 2016-2017), segnò il suo primo Gol in Serie D. Nella stagione 2017-2018, segnò ben 4 Gol nel campionato di Serie D.

 

 

Dopo ben tre stagioni e mezza con la Sarnese nel campionato di Serie D, Giovanni Cacciottolo decise di trasferirsi. Con la Sarnese ha totalizzato 67 presenze e 12 Gol.

 

Nel 2018 (dicembre) viene acquistato dal Puteolana. Con il Puteolana giocò il girone di ritorno del campionato di Eccellenza. Con il Puteolana ha 14 presenze e 4 Gol. Nel 2019 viene acquistato dal Formia. Con il Formia giocò il campionato di Eccellenza, 17 presenze e 10 gol. Nel 2020 Giovanni Cacciottolo viene acquistato dalla Palmese.

 

Nella stagione estiva 2020-2021 gioca con la Palmese nel campionato di Eccellenza.

 

Dopo la Palmese è andato al Faiano, facendo 4 goal in otto gare. A dicembre sì è traferito alla Città di Avellino,13 partite 12 reti, per un totale di quell’annata di 16 reti.

 

 





 


 

Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Il covid sicuramente ha stravolto le nostre vite, ritrovarci chiusi in casa e perdere la quotidianità è stato davvero difficile. Non vedere amici e fidanzata per tantissimo tempo è stato durissimo, fortunatamente sono riuscito ad allenarmi sia in casa e sia per strada nei dintorni della mia abitazione, sapevo che prima o poi il campionato sarebbe ripreso e dovevo esser pronto al meglio.




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Con il calcio è stato amore a prima vista, già da bimbino  davo calci a qualunque cosa che fosse simile ad un pallone, poi nutrendo questa passione sin da piccolo i miei genitori decisero di iscrivermi in una scuola calcio e da lì sono 15 anni ininterrotti che pratico questo magnifico sport.

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori comunque credono in me e in ciò che faccio, il calcio anche a livello dilettante è un vero e proprio lavoro. Io lo interpreto come lavoro, loro mi aiutano a superare i momenti difficile, e mi sono accanto nel cercare di investire in altro che possa combaciare con gli impegni calcistici, tutto questo facendo in modo che in futuro quando appenderò gli scarpini al chiodo io possa entrare nell’attività di famiglia.  

 



Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Ho giocato in molte squadre nonostante la giovane età, sicuramente Sarnese e Formia sono le 2 piazze dove ho lasciato maggior ricordi piacevoli, nella prima ci ho giocato per bene 6 anni, mi hanno fatto crescere partendo dagli Allievi arrivando alla prima squadra, li ringrazierò sempre, mentre  al Formia è stata la mia prima annata a doppia cifra, un ricordo indelebile della tripletta ad Itri ed il gol da centrocampo, cose che ti porti dentro e potrai in futuro raccontarle ai tuoi figli.

 







Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Oltre al calcio mi piace molto il Basket ed il Tennis, seguo molto l'NBA ed il mio giocatore preferito è Stephen Curry, mentre nel tennis mi piace la forza e la grinta che mostra Novak Djokovic che per me è un alieno.




Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Si prova a diventare calciatori penso per entrambi i motivi, personalmente credo che la fama e la passione vengono prima dei soldi, ovviamente uno cerca di arrivare più in alto che può anche perché poi con il guadagno ottenuto negli anni col calcio ti puoi permettere di prendere casa, magari metter su famiglia e dare un futuro migliori ai tuoi figli




Lei gioca nel ruolo di? 

 

Io sono una punta centrale, classico centravanti d'aria di rigore.

 



Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il gol più bello che ho segnato è stato quello a Formia nel derby Itri - Formia finito in un modo pazzesco, 4-5 per noi, io feci una tripletta ed il terzo gol lo segnai a volo da centrocampo.

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio è che sono molto bravo nel gioco aereo, uso bene il mio corpo per difendere palla e far respirare la squadra, un difetto? Migliorare nelle scelte della giocata.

 



Che cosa rappresenta per lei Torre del Greco?

 

Torre del greco e la mia città natale, rappresenta la mia vita, ho tutto in questo posto: amici fidanzata famiglia, è parte integrante della mia vita, amo la mia città.

 



Le piacerebbe fare un’esperienza all’estero?

 

Un’esperienza all’estero sarebbe davvero interessante, impari nuove lingue e tradizioni, e ti misuri con campionati nuovi rispetto a quelli che siamo abituati in Italia

 



Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia e amici sono molto importanti per me, penso che siano alla base di tutto, senza la famiglia le amicizie la vita sarebbe molto triste, è sempre bello avere un amico o un parente su cui contare.

 



Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Un sogno che vorrei si realizzasse nell'immediato? Arrivare quest’ anno a 20 gol in campionato e raggiungere i playoff con la mia squadra, ti parlo dell’ immediato, per quel che riguarda il mio sogno nel cassetto posso dirti che   desiderei giocare un Champions League.

 

 

 

 

 

 

30  agosto    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 29 agosto 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MARCO

ALTAMURA

 



Marco Altamura è giocatore di calcio, ruolo centrocampista centrale nato a Napoli, cosi ci si presenta:

 

“Mi chiamo Marco Altamura sono nato a Napoli, quartiere Secondigliano il 24 ottobre del 2001. Fin da bambino la mia più grande passione è stata il Calcio, un po’ il sogno di tutti i bambini nati in questo quartiere. Avevo 3/4 anni quando già davi i primi calci, e ne avevo 7 quando mi scrissi alla prima scuola calcio, Ferraris 2000. Li sono stato per ben 6 anni, mi allenavo coi 2000, 2001 e anche coi 2002, diventò casa mia. E quando finivo mi dirigevo verso casa e invece di salire mi trattenevo giù a giocare a calcio. Si, perché ho sempre pensato di aver avuto la fortuna di nascere proprio di fronte a un calciotto, pubblico, di terreno.

 

Non avevo un ruolo, volevo solo giocare. Nel frattempo andavo anche a scuola, ero bravo, apprendevo subito, ma crescendo iniziai a diventare molto irrequieto. Ero fra quelli che faceva più casino, anche se grazie alla mia capacità di apprendimento non ho mai riscontrato problemi. 

 

Dopo la Ferraris 2000, passai alla Nereo Rocco, dove disputai un campionato 99/2000 da difensore centrale, me la cavai molto bene quell’anno anche grazie alla fiducia del mister. Cambiai tante squadre da quel momento, una all’anno, è ovvi che così si cresce, conosco tanti ragazzi, chi diventerà mio amico, chi rivale.

 

Arrivo ad allenarmi con L’Academy Secondigliano, ma le cose non vanno bene, inizio a distaccarmi dall'ambiente e mentre mi presentavo agli allenamenti sporadicamente, non potetti più farlo perché nell’ aprile del 2017, ho un incidente. Frattura scomposta del 2/3/4 metatarso, composta del 1 e lesione del 5. Mi operano, mettono dei ferri. Avevo 15 anni. E quando dopo una settimana vidi la gamba debole e con i ferri, piansi e pensai che non sarei tornato ugualmente. Reagisco, tolgo i ferri 15 giorni prima del dovuto e iniziai ad allenarmi singolarmente subito dopo. 

 

A novembre ripresi a giocare col Gaetano Scirea, facevo il centrocampista già. Ma l’infortunio era in testa e non disputo una grande stagione. Nonostante ciò, iniziano gli stage, accompagnato da un mio amico/fratello che conosco da 10 anni ormai, andiamo in puglia, Molise ecc.

 

Le strade si dividono, io firmo in promozione col San Pietro, la più bella stagione che ricordo. La squadra era una famiglia. Un progetto di tutti under, non facemmo un gran campionato, ma il mister è stato senza dubbio dei migliori. 

 

È lì che ho capito il Calcio, il movimento, smarcarsi senza palla, e l’unione del gruppo. Ho rapporto ancora con 80% di quella squadra. Non saltavo un allenamento, né una partita. Juniores e Prima Squadra, c’ero! Con la juniores ci levammo anche qualche soddisfazione dato che era quello il nostro campionato, mentre in prima squadra eravamo tutti sul nuovo campo, tutti piccoli contro i grandi. Finisce, cambio di nuovo. Stage estivi di qua e di la e mi trovo a firmare con l’Arzanese. Un grande inizio, poi qualcosa andò storto, con la dirigenza presumo. Iniziai a non giocare e non sapevo il motivo, chiaramente. I miei compagni addirittura mi chiedevano perché non mi schieravano e qualche volta hanno sacrificato il loro posto per me. Anche lì ero un tutt’uno con lo spogliatoio, po’ meno con la dirigenza.

 

Bando alle ciance, è marzo 2020 e il mondo so ferma, Lockdown. Nel giugno mi diplomo. Turistico voto 90/100, una vera grande soddisfazione per i miei, dato che la scuola veniva prima di tutto per loro. Dopo la pandemia il calcio l’ho praticato con amici, qualche stage disinvolto. Ma non più come prima” 

 

 

 

 


 

 

 

Lei ci ha detto che dopo il lockdown ha praticato questo sport con gli amici, come mai? Era rimasto deluso da questo mondo? 

 

Sono dal parere che questo sia lo sport più bello al mondo, ma come mondo è abbastanza scorretto.

Negli anni le ho viste veramente di tutti i colori ed è per questo che evito di fare esempi. Ho continuato dopo il lockdown con amici perché quando mi chiamano non riesco proprio a dire di no ad una partita. Fatto sta che stando fermo è stato più difficile per me recuperare, anche perché c’era altro da pensare, il lavoro, il diploma e quant’altro.

 



Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Avevo poco più di 3/4 anni quando ho iniziato, crescendo pensavo solo a quello. Scendevo la mattina per giocare, il pomeriggio, la sera, e anche a casa. Ne ho sporcate di pareti col pallone. Neve, pioggia, vento, c’ero sempre.

 



I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori sono sempre stati favorevoli al calcio, Anche se hanno sempre preferito la scuola. La mia fortuna è stata quella di saper equilibrare entrambe le cose, andavo bene a scuola e non mi hanno mai vietato di giocare.

 








Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Diventare calciatore è il sogno di tutti i bambini, o quasi. Io penso che non siano né la fama né i soldi ad attirare.

 

È lo stereotipo in sé del calciatore che piace ai bambini. Immagina di fare in futuro per professione quello che da bambino fai di tua spontanea volontà o addirittura pagheresti per fare. Da piccolo quando giocavo mi liberavo da tutto, entravo in un’altra dimensione, in quei momenti c’era solo il calcio, quindi ti lascio immaginare un bambino che pensa di fare questo anche da grande, è cosi che si sviluppa il sogno.

 








Lei è nato a Secondigliano che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Mah, molto spesso Secondigliano è descritta come sinonimo di camorra, delinquenza e droga.

Non è così.! Non è solo questo.! Il bene e il male sono presenti dappertutto, in ogni quartiere. Ipotizziamo che qui ce ne sia un po’ di più, perfetto, ma quello che intendo dire è che ci sono tante altre cose belle di cui parlare. 

 

A Secondigliano ci sono persone che lavorano 13/14 ore al giorno per portare avanti le proprie famiglie. Ci sono genitori che sacrificano di tutto per mandare i loro figli a scuola. Ci sono ragazzi che vivono in strada eppure risultano molto più educati di tanti altri. A Secondigliano si vive diversamente, non peggio. Si cresce prima, ma non male. Non sempre bisogna fare di “tutt’un’erba un fascio”.



 






Lei è giovanissimo, che cosa si sente di promettere (per quel che riguarda la sua carriera di calciatore) alle persone che le vogliono bene e che la stimano? 

 

Solitamente io non prometto nulla che non posso mantenere, quindi la cosa sicura è che sicuramente, in quel campo, non mollerò mai di un  centimetro.

Poi magari con un pizzico di fortuna o se sarà destino le cose cambieranno, ma nel frattempo prometto solo tanta voglia di fare e di esser felice.

 

 

 

29 Agosto    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 24 agosto 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CIRO

NOVELLINO 

 

 

     





Ciro Novellino è giornalista da diversi anni, 12/13 si è laureato in Beni Culturali, ed è storico dell’arte, ha iniziato che aveva 23 anni, oggi ne ha 38, e da sempre svolto l’attività di giornalista, ha lavorato per diverse testate, ha lavorato per Alfredo Pedullà, è diventato caporedattore di un giornale locale che si chiama Vivicentro, da sempre è sulla rete televisiva CalcioNapoli24, tanto da essere diventato anche inviato. Si occupa principalmente del Napoli, dove ha un contratto. 

 

Per quanto riguarda la Juve Stabia, presentò un progetto nel 2015 legato al settore giovanile, il progetto che venne portato avanti nel corso degli anni, tanto da farlo entrare a livello ufficiale, appunto nella Juve Stabia, questo che sta per iniziare è il terzo anno che è il Responsabile della comunicazione per l’intera società. Si occupa della prima squadra e di tutta la comunicazione ed anche del progetto giovanile legato alla messa in onda delle gare, alle interviste. Ci tiene a precisare che c’è un grande lavoro alle spalle che riguarda il contesto lavorativo alla prima squadra.



 







Come prima domanda Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

In solitudine ma cercando di dare al tempo stesso una svolta alla mia vita. È stato un momento difficile, lo è stato per tutti ma la solitudine di quel periodo è stato un qualcosa che mai dimenticherò. Ho cercato, per lavoro e per precauzione, di essere sempre vigile e non lasciarmi contagiare. Ci sono riuscito, ma il mio pensiero va a tutte quelle persone che non ce l'hanno fatta e che non sono qui con noi”.

 

 

 

Lei è laureato in Beni Culturali, come mai questa laurea, e non magari un’altra legata al mondo dello sport?

 

Io sono uno Storico dell'Arte, laureato all'Università Federico II di Napoli in Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali e specializzato in Archeologia e Storia dell'Arte. Sono, però, nel mio cammino di studi diventato giornalista, prima per caso, poi per passione e spinto dalla mia immensa voglia di fare. Ho giocato a calcio, poi un brutto infortunio al ginocchio mi ha costretto a ben 3 interventi, e oggi lo racconto. Lo faccio con passione e dedizione, cercando di fare del mio meglio e, da quanto vedo e sento, anche con buoni risultati per fortuna.

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato fondamentale della sua vita?

 

Da sempre. Ripeto sempre a tutti che io dormivo col pallone sotto al cuscino. Il calcio è una passione di famiglia, tramandatami dal mio papà. Ho iniziato a giocare che avevo 6 anni, lo racconto da 15 quasi e lo farò, spero e credo, ancora a lungo.

 

 



 






Lei attualmente è inviato di CalcioNapoli24, com’è riuscito ad ottenere questo ruolo? 

 

Sono giornalista di CalcioNapoli24 e lavoro per la stessa tv ormai da tanti anni. È iniziato tutto con una semplice collaborazione nei miei primi periodi da giornalista. La crescita è stata costante e sono contento di questo, l'impegno è sempre al massimo e questo vedo che piace alla gente che mi segue e ci segue. CalcioNapoli24 è una realtà unica, composta da un gruppo di lavoro invidiato e che rema verso un unico obiettivo, dare notizie, vere, ai tifosi, soprattutto grazie alla nostra guida, l'editore Salvio Passante.

 

 

 

Per questa stagione calcistica che pronostico può fare per questa squadra?

 

Il Napoli farà bene, ha costruito una rosa importante e manca solo la ciliegina sulla torta: Keylor Navas. Prima degli ultimi colpi la vedevo fuori dalla zona Champions League, oggi non solo c'è dentro, ma può ambire alla vittoria finale. Ha avuto un avvio di stagione importante, soprattutto con Kvaratskhelia, calciatore georgiano dalle immense qualità

 

 

Nel 2015 presenta un progetto legato al settore giovanile della società S.S. Juve Stabia, quali erano i contenuti e gli obiettivi?

 

La mia volontà era quella di seguire il settore giovanile così come si segue una prima squadra. Devo essere sincero, il responsabile Mainolfi da subito mi ha dato carta bianca, sposando a pieno questo progetto. Telecronache, interviste, un programma settimanale e notizie, tutto quello che c'è da sapere. Cosa che, per fortuna, ha dato visibilità a tutti i ragazzi che hanno giocato nel corso di questi anni nel settore giovanile stabiese e che mi regala grosse soddisfazioni, ma soprattutto mi ha dato l'opportunità di crescere professionalmente, diventando il responsabile della comunicazione del club.

 

 

 

Da tre anni lei è Responsabile della comunicazione per l’intera società, può descriverci meglio quali sono le sue mansioni?  

 

Ringrazio il Presidente Andrea Langella che mi ha dato questa possibilità. Io sono nato e vivo a Castellammare di Stabia, la mia casa affaccia sul centrocampo dello stadio Romeo Menti e, per me, è motivo d'orgoglio rappresentare la Juve Stabia a livello comunicativo. Mi occupo di tutto ciò che concerne i rapporti con la stampa, dei social, dell'organizzazione comunicativa dei match e di tutto quello che serve, con rubriche anche settimanali e ufficiali, ai calciatori per essere rappresentati al meglio nell'arco della stagione. Insomma, non sono mai fermo”.

 


 


 



Lei è da tanti anni che lavora nel mondo del calcio, e io le voglio fare questa domanda: perché molti giocatori ripetono la solita frase, “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

Credo che ognuno dovrebbe raggiungere i propri traguardi con i propri mezzi. Il mio caso è emblematico: ho sempre provato, con perseveranza, a raggiungere i traguardi prefissati. In parte li si raggiunge, in parte no, ma non bisogna mai mollare, crederci sempre e prima o poi l'opportunità e l'occasione della vita arriverà per tutti”.

 

 

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

Mi piace la Moto Gp, amo praticare il ciclismo e non disdegno un buon allenamento in palestra”.

 

 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Maradona è la storia del calcio, da napoletano non posso che citare lui ma il calciatore italiano che ho sempre ammirato è Francesco Totti. Unico nel suo genere, talento indiscusso del calcio. Ammiro meno? Nessuno.

 

 

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Ho sempre cercato di guardare avanti, nonostante le difficoltà. Continuo a farlo, cercando di raggiungere ulteriori obiettivi, quelli che ho chiari nella mente.

 

 

 

Un sogno per il futuro?

 

Poter raggiungere categorie superiori da responsabile della comunicazione e continuare a seguire il Napoli come ormai faccio da tanti anni. Non bisogna mai fermarsi, ma guardare sempre più in alto.

 

 

24 08 2022

 

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