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giovedì 31 luglio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

JONATHAN

VIGLIOTTI

 



 

Jonathan Vigliotti di Maddaloni (sette giugno 2001) è un giocatore   di calcio, ruolo: portiere, ed è di Maddaloni.  

 

 

La mia carriera calcistica e iniziata nel 2008 nella scuola calcio Dea Diana della città Cervino (CE). 

Inizialmente nel 2008 giocavo come attaccante e durante una partita di torneo visto che mancava il portiere mi sono proposto io di andare a porta. 

Da quale momento è nata la mia passione di giocare a porta e l’anno dopo nel 2009 ho deciso di cambiare ruolo. 

 

Nel 2014 ho iniziato la mia esperienza nel Real Piana a Piana di Monteverna (CE) guidata dal mister Massimo Castaldo. In quel periodo ho avuto molti provini col: Napoli, Roma, Avellino, Pescara, Alessandria che all’epoca faceva la serie C. 

Mi ricordo di queste, ma ce ne sono molte altre, però avevo sempre la stessa risposta, ovvero: non avevo l’altezza giusta, infatti a quell’età ero molto basso. 

 

Nello stesso anno calcistico 2014/2015 finito il campionato mi presero in prestito l’Intercasertana una scuola calcio della provincia di Caserta per fare un torneo nello stadio Pinto, appunto di Caserta (dove gioca la casertana), e perdemmo in finale contro la Juve Stabia 2-1,  in compenso a fine torneo ebbi il premio come miglior portiere.

 

L’anno successivo tornando al Real Piana, a dicembre del 2015, il mister Castaldo mi comunica che avrei potuto avere la convocazione nella rappresentativa Campania guidata dal mister Orlando Ceglia, convocazione su convocazione si arriva maggio, e a maggio  ci furono le convocazioni finali per partire per Catanzaro,  fui scelto e partimmo per Catanzaro.

 

Iniziammo bene vincendo 3 partite del girone e volammo ai quarti dove vincemmo contro la rappresentativa della Liguria, andammo in semifinale e perdemmo contro la rappresentativa laziale ai rigori. 

 

 

Tornando da Catanzaro ebbi una chiamata dal mister Castaldo, questi mi disse che c’erano due squadre che mi volevano, ovvero: l’Avellino e la Paganese.

 

Scelsi la paganese per stare più vicino alla mia famiglia.

 

Quell’anno fino alla paganese  andammo a fare il campionato nazionale arrivando sesti.

L’anno dopo iniziai la preparazione atletica con la Frattese che faceva la Serie D, però   ebbi una discussione col Mister, adesso non ricordo il nome, e me ne andai.  Successivamente ebbi una chiamata dal Gladiator sempre negli allievi. 

 

In campionato non partimmo bene, perdemmo 7 partite consecutive, ma dopo la settima iniziammo ad avere serie di vittorie, alla fine arrivammo al primo posto. 

 

Voglio ricordare questo episodio: ad un certo punto arrivò la partita contro la Frattese, la mia ex squadra, il mister mi assegnò la fascia di capitano. 

 

La partita partì   bene, eravamo in parità, all’89’ su un calcio di punizione il nostro compagno di squadra decise di buttarla in mezzo, fortuna volle che   ci fu l’autorete del difensore della Frattese, eravamo a  +6 da loro!

 

Dopo di quella partita ebbi una convocazione nella primavera della Gladiator, giocai titolare perché avevano due portieri infortunati, la partita andò bene, perché riuscimmo a vincere. Dopo di quella partita i due portieri recuperarono e dovetti tornare nella squadra allievi.

 

Dopo la Frattese subimmo 2 sconfitte e riuscimmo a pareggiare, eravamo arrivati a pari punti con la seconda, si trattava dell’ultima partita di campionato e dovevamo vincerla, perché quella a pari punti con noi aveva una partita, facile di sicuro sarebbero andati ai play off.

Noi avevamo il Casagiove, purtroppo sullo 0-0 subimmo 1 rigore, avevamo perso in casa e uscimmo fuori dalla corsa play off con l’amaro in bocca. 

 

Dopo quell’anno mi chiamò il mister Antonio Liguori e andai nella Maddalonese, noi portieri eravamo guidati dal mister Vincent Credentino.

Giocavo negli allievi regionali facendo tutto il campionato e arrivando in primi in classifica conquistando i play off.  Ebbi però una grande delusione perché arrivò il primo portiere della prima squadra, così mi parcheggiarono in panchina perdendo la semifinale, ci tengo a precisare che non vidi il campo nemmeno per un solo minuto.

 

L’ anno dopo mi chiamarono al Gladiator, subito precisarono che sarei partito dalla panchina, visto che il portiere titolare l’avevano già. Un’altra delusione e da quel momento pensai di dover abbandonare il calcio e che mi sarei dedicato ad altro. 

 

Ad oggi spero in un mio ritorno calcistico: mi sento di nuovo pronto! 


 

 


 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente cosa ci sai dire a riguardo della prossima stagione calcistica, so che ti hanno cercato diversi club, hai già deciso, oppure stai valutando?

 

Sì, è vero, mi hanno cercato diversi club, ma al momento sto valutando quale sia l’ambiente giusto per me. 



 




Indipendentemente dalla squadra dove andrai a militare, sei emozionato nel rimetterti di nuovo in gioco?

 

Sì, sono emozionato a scendere di nuovo in campo dopo diversi anni, è un’emozione unica rivivere ciò che ho vissuto negli anni scorsi. 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Nella mia famiglia hanno sempre praticato questo sport, i miei nonni e tutti i miei zii compreso mio padre, quindi la passione mi è stata trasmessa successivamente anche a me dall’infanzia. Da piccolo giocavo in mezzo al parchetto con i miei amici, per farla breve  mi sono innamorato subito di questo fantastico sport.


 

 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre lasciato scegliere ciò che mi piaceva fare, evidentemente a prescindere dallo sport che praticavo, avrei dovuto pensare anche allo studio. 

 

Lei gioca nel ruolo del portiere; ho intervistato diversi portieri e tutti mi hanno detto che oltre ad essere un ruolo difficile, si gioca da soli; ritiene che sia giusta questa affermazione?

 

È vero, si gioca soli, ma sempre avendo il sostegno della squadra. il portiere è un ruolo difficile, vedi tutto da dietro  e diciamo che sei il visore della squadra, in conclusione in campo comandi tu. 

 

Generalmente com’è la preparazione di un portiere?

 

Ti posso dire che la preparazione nel periodo estivo è molto dura, faticosa aggiungerei, oltre al caldo siamo gli unici della squadra a toccare col corpo il campo, un  caldo che brucia, anche  perché siamo coperti tutto il corpo con 40 gradi. 

 

Si ricorda la sua parata più bella?

 

Senza dubbio nel 2016,  allievi nazionali,  Roma-Paganese, stava 1-0, calcio d’angolo per la Roma colpiscono di testa sul secondo palo, volo blocco la palla, ripartenza per noi, rinvio lungo e  il pallone scavalca il difensore avversario e l’attaccante segna il gol dell 1-1.



 




Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Sono una persona a cui l’arroganza non piace molto, però  ci sono stati momenti dove ho avuto una reazione anche io contro la decisione del  mister.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

So ascoltare consigli, ma anche darli.



 




Da come abbiamo letto, lei ha avuto diverse delusioni, eppure la sua bravura era evidente, tanto da voler abbandonare il calcio, in quei momenti un po’ cupi chi le è stato vicino?

 

Mio padre, perché e stato lui ad accompagnarmi in diversi raduni calcistici e addirittura a venire a vedere trasferte quando ho fatto gli allievi nazionali con la Paganese

 

Ora lei è pronto per ritornare in campo, questo sta a significare che ha avuto la forza per lasciare alle spalle il passato, è così?

 

Sì, sono pronto e sono cresciuto mentalmente anche. 



 




Ultima domanda: un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Mi ispiravo molto a Iker Casillas, era un campione assoluto una saracinesca.

 

 

Grazie 

 

31  07    2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

mercoledì 30 luglio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

MATTIA

PALERMO

 

 


 

Mattia Palermo Mattia Palermo è nato a Napoli 21/08/92, ha una   laurea to in Scienze Motorie: prevenzione benessere con votazione di 110 cum lode. Altri titoli e qualifiche: master in posturologia, biomeccanica del movimento umano, patentino UEFA B, attestato Match Analisy Sics (CONI); attestato preparatore atletico sport di squadra, due livelli allenatore metodologia Coerver Coaching, tre livelli allenatore 1VS1. È stato il preparatore atletico delle seguenti squadre: Nola eccellenza, Portici serie D, Acerrana Juniores Nazione, Quarto prima categoria, Quartograd, promozione, Pianura promozione e prima categoria, Napolinord eccellenza e promozione. Inoltre tanta scuola calcio e settore giovanile.

 

 

 


 

 

 

Come prima domanda mi sembra opportuno farti questa, com’è nato questo amore per lo sport, ma soprattutto per il Calcio?

 

La passione per il calcio nasce fin da piccolo in famiglia con mio padre i miei zii e i miei cugini tutti appassionati e grandi tifosi del Napoli, tutti hanno giocato a calcio e di conseguenza anche a me è stata trasmessa questa passione.

 

Da ragazzo hai frequentato qualche scuola calcio?

 

Ho iniziato a giocare a calcio frequentando diverse scuole calcio dall’età di sei anni. Fra le varie scuole calcio che ho frequentato ricordo la Damiano Promotion storica scuola di calcio napoletana che sfornava grandi talenti, dove ho disputato due campionati mini giovanissimi e giovanissimi regionali, raggiungendo finali di play-off.



 




Come mai la scelta di diventare preparatore atletico, preciso che sei pure allenatore UEFA B?

 

La scelta di diventare preparatore atletico e maturata con il tempo, dopo aver conseguito la qualifica Uefa B,  ho iniziato a lavorare come istruttore in diverse scuole calcio fino a diventare Direttore del settore di base, poi una volta laureatomi in Scienze Motorie, ho pensato di approfondire la mia conoscenza sull’allenamento a 360°. Così mi sono appassionato al mondo della preparazione atletica questo è avvenuto grazie a un professore che ho conosciuto all università, Pompilio Cusano, attuale allenatore della primavera del Giugliano squadra di serie C in Campania, successivamente ho iniziato a collaborare con lui “lanciandomi” come preparatore atletico.

 

Sei stato il preparatore atletico di diverse squadre, in quale hai lasciato il cuore?

 

Diciamo che ho lasciato il cuore in tutte le squadre o ricordi positivi in tutte le piazze che ho allenato, ma se proprio vogliamo andare nel dettaglio, forse Pianura e Quarto sono i club  che mi sono rimaste particolarmente nel cuore.

 

Per chi non conosce bene il ruolo del preparatore, potresti spiegare bene in cosa consiste?

 

Il ruolo del preparatore atletico è un ruolo complicato dove di fondamentale importanza è lo studio e la programmazione delle sedute d’allenamento, ritengo che non debba esserci improvvisazione, ma deve essere tutto preparato nel dettaglio. Possiamo fare il paragone con il meccanico di una macchina formula 1, egli  deve far sì che tutto sia a posto.

Soprattutto nel calcio, ruolo molto delicato, deve fare in modo che la squadra riesca ad allenarsi nel modo corretto e soprattutto cercare di evitare il rischio di infortuni.

 

Com’è il rapporto con gli allenatori, mi spiego l’allenatore tende a imporre la sua visione, oppure c’è una stretta collaborazione?

 

Il rapporto con gli allenatori è sempre stato ottimo, entrando a far parte di uno staff la sinergia è di fondamentale importanza, ci dev’essere ovviamente il rispetto reciproco dei ruoli. Finora mi posso ritenere fortunato perché con ogni allenatore con cui ho lavorato si è creata la giusta collaborazione.



 




E invece con i giocatori come ti poni, ascolti anche i loro consigli? 

 

Riallacciandomi anche alla domanda di prima altra sinergia fondamentale è quella con i giocatori, attori protagonisti di una squadra di calcio, cerco sempre di favorire il dialogo e ascoltare i consigli dei giocatori, magari anche quelli più esperti che hanno calcato palcoscenici importanti. 

 

Il confronto favorisce la crescita sia personale sia del calciatore e sia del gruppo squadra, quindi cerco sempre di favorire il dialogo e spiegare il perché scelgo un esercizio, un tipo di allenamento piuttosto che un altro senza imporre nulla.

 

Per dare il meglio in una partita su cosa deve vertere la preparazione?

 

Per dare il meglio in una partita, ovviamente bisogna avere conto di tanti aspetti, ad esempio se ci troviamo a inizio stagione, oppure nel bel mezzo di una stagione calcistica.  Ma per essere più preciso si tende a lavorare sull’aspetto condizionale dei giocatori, quindi lavorare sulla forza la velocità, la resistenza.


 




Sappiamo che oltre ad essere docente di Scienze Motorie, insegni nelle scuole calcio, lì hai a che fare con dei ragazzini, a questo punto anche se i ruoli sono diversi, mi viene da farti questa domanda: meglio i ragazzini o gli adulti?

 

Meglio ragazzino, meglio gli adulti? Dipende diciamo lavorare con giocatori già formati per certi aspetti e più semplici in quanto già sanno cosa bisogna fare.  

 

Per quanto riguarda il rapporto con i ragazzi esso è un po’ più complicato, perché magari ti ritrovi con ragazzi che si affacciano per la prima volta nel mondo del calcio, bisogna essere bravi a farli lavorare nel modo corretto a fargli capire l’importanza del lavoro che loro fanno.  Anche se c’è da dire che quando mi sono rapportato in gruppi selezionati di giovani calciatori o settori giovanili, veramente si vedeva la voglia di apprendere di imparare di migliorarsi per raggiungere traguardi importanti.



 




I genitori si intromettono nella gestione di questi giovani atleti?

 

Ci sono genitori e genitori, diciamo che non sono tutti così, ma ci sono genitori che si intromettono pensando di avere il nuovo Maradona,  purtroppo  questo è una piaga del calcio moderno.

C’ è chi dice che il calcio sia  una fabbrica di illusi, questo in parte è vero,  e quindi spesso anche i genitori caricano di false aspettative e di false speranze.

 

Per la prossima stagione calcistica in quale club sarai?

 

Prossima stagione Viribus campionato di promozione.

 





Un sogno per il futuro?

 

Sogno per il futuro lavorare in un bel contesto che sia prima squadra o settore giovanile, che mi possa far crescere professionalmente e che dia la possibilità anche agli atleti di migliorarsi.


A chi vorresti dedicare questa intervista?

 

Alla mia famiglia.




Grazie 


30 07 2025


(Tutti i diritti riservati) 


 

lunedì 28 luglio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

AUGUSTO

PAGNANI

 

     


 



Augusto Pagnani di Mondragone, è un giocatore di calcio, e così si presenta: 

 

 

“Mi chiamo Augusto Pagnani, sono nato il 24 giugno 1996 e vivo a Mondragone.

La mia passione per il calcio è nata fin da bambino, quando giocavo da solo nel cortile di casa con un pallone sempre tra i piedi. Poi, crescendo, sono arrivate le partite per strada con gli amici, quelle sfide infinite che iniziavano il pomeriggio e finivano solo quando faceva buio. È da lì che è partito tutto.

 

Col tempo mi sono iscritto a una scuola calcio, e subito ho capito quale sarebbe stato il mio ruolo: attaccante. Mi è sempre piaciuto calciare, tirare in porta, cercare il gol. Dentro di me c’è sempre stato quel “bomber”, quella voglia continua di segnare. Già dai primi campionati, infatti, i risultati non tardarono ad arrivare: facevo sempre tanti gol. Ricordo in particolare la mia prima gara ufficiale con i Giovanissimi: segnai quattro reti in casa. Fu un momento indimenticabile, il primo vero segnale che quella era la mia strada.

 

Negli anni successivi ho continuato a segnare tantissimo. Ho giocato nella Juniores, arrivando con la squadra fino alla finale playoff dopo un campionato chiuso al secondo posto. Avevo 17 anni. Anche se non vincemmo quella finale, fu una grande esperienza.

 

Poi nacque la prima categoria Mondragone, e da lì arrivò una delle soddisfazioni più belle della mia carriera: la convocazione con la Rappresentativa Campania. Vincemmo tutte le partite e alla fine alzammo la Coppa, un’emozione fortissima che porterò sempre con me.

 

Successivamente, con la maglia del Mondragone, abbiamo affrontato anche il campionato di Eccellenza. Essendo un giovane del posto e con buone prospettive, fui riconfermato in squadra.

 

Naturalmente, col tempo, sono arrivate anche le responsabilità della vita: il lavoro, la crescita personale, altri impegni. A un certo punto ho capito che non sarebbe stato semplice arrivare al calcio professionistico, e così ho scelto di continuare la mia carriera in categorie minori, per passione e per divertirmi, senza pressioni.

 

Oggi, a 29 anni, gioco ancora con lo stesso entusiasmo, soprattutto in Prima Categoria, un campionato combattuto e pieno di emozioni, dove ci si allena la sera, dopo il lavoro, e si lotta insieme per raggiungere gli obiettivi. E vincere, anche in queste categorie, è sempre bellissimo.”

 

 

 


Sono arrivato a lei tramite il signor Paolo Filosa, che tutti conoscono nell’ambiente calcistico, e la prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2024 -2025. Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

La stagione 2024-2025 si è conclusa in modo positivo, anche se all’inizio non è stato semplice. Ho dovuto affrontare alcuni problemi personali che mi hanno portato a iniziare più tardi, intorno a novembre. Nonostante ciò, sono riuscito a inserirmi subito bene nel gruppo, grazie anche al mister Bergantino e all’ambiente del Carinola, che mi hanno fatto sentire subito parte della squadra. Ho avuto modo di collezionare alcune presenze e questo mi ha dato soddisfazione, ma allo stesso tempo ero consapevole che, dopo un piccolo periodo di stop, c’era ancora tanto da lavorare. È stata una stagione di crescita, utile per ritrovare ritmo e fiducia.




 





La prossima stagione giocherà con quale squadra?

 

Per la prossima stagione il Carinola ha deciso di riconfermarmi, e questo mi rende davvero felice. È una scelta che mi dà grande motivazione e per questo cercherò di dare sempre il massimo, come ho sempre fatto. Voglio continuare a lavorare con serietà, sia per crescere personalmente sia per dare soddisfazione alla squadra, al Presidente e a tutto lo staff, che fin dal primo giorno mi hanno fatto sentire come in famiglia. Quando ti senti apprezzato e sostenuto dare tutto diventa naturale.

 

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

È chiaro che, superati i 18 anni, bisogna iniziare a guardare anche oltre il calcio. Questo me l’hanno sempre fatto capire anche i miei genitori, che mi hanno consigliato di riflettere bene sul futuro, senza però abbandonare quello che amo. Il calcio resta lo sport che mi appassiona più di ogni altra cosa, e continuerò a viverlo con impegno e passione, cercando di togliermi delle soddisfazioni. L’importante è non perdere mai il divertimento e l’amore per quello che si fa: è questo lo spirito con cui voglio continuare.

 

Che cosa ci può raccontare di quado lei è stato convocato con la Rappresentativa Campania – avete vinto tutte le partite e alzato la coppa -?

 

Quando ci hanno convocato con la Rappresentativa Campania eravamo in cinque del Mondragone tra gli undici titolari. Abbiamo vinto tutte le partite, io ho segnato circa 5 gol e fatto qualche assist. È stata un’esperienza bellissima, su un palcoscenico importante, eravamo sicuri di noi stessi e alla fine abbiamo alzato la Coppa. Emozioni indimenticabili.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Ho segnato tanti gol belli, anche se alcuni li ho dimenticati e me li ricordano gli amici. Però scelgo senza dubbio quello con la Juniors (club del Mondragone) feci una rovesciata contro il Casale: vincemmo 1-0 grazie a quel gol perfetto; si trattò di  un colpo preciso all’angolino basso. Un momento davvero indimenticabile.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato e accetta le decisioni con serenità?

 

Con i mister mi sono sempre trovato bene, anche quando non condividevo le scelte. Ho sempre rispettato le decisioni, valutando poi con calma cosa fare, magari a fine stagione o nel mercato di gennaio. Non ho mai creato problemi.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Nello spogliatoio sono una persona semplice. Mi piace divertirmi, ma quando c’è da fare sul serio, abbasso la visiera – come diceva il mio vecchio mister – e punto dritto all’obiettivo. In quei momenti sono molto serio.



 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Il mio pregio è che do sempre il massimo, anche senza fiducia attorno. A volte segno e faccio ricredere chi non crede in me. Il mio difetto? Non mi arrendo mai, voglio sempre vincere e questo a volte può diventare un limite.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Se potessi tornare indietro, cambierei poche cose. Da bambino avevo una mentalità un po’ limitata e delle difficoltà a spostarmi, quindi rifiutavo qualche offerta più interessante. Per il resto sono fiero del mio percorso, anche se magari avrei potuto fare di più. Qualche scelta sbagliata o mister hanno limitato i miei successi, ma fa parte del gioco.

 

Se domani le arrivasse una proposta per giocare fuori dall’Italia, se la sentirebbe di accettare? 

 

Giocare all’estero sarebbe un’esperienza bellissima, ma al momento è difficile, sia per l’età sia per la mia vita qui. Lavoro e sto bene nel mio paese, anche se le offerte dall’estero restano sempre interessanti. In passato ci pensavo spesso, ora un po’ meno.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il mio sogno più grande è essere felice in campo, continuando a fare quello che amo. All’inizio di ogni stagione sogno di segnare tanti gol e vincere il campionato con la mia squadra. Ora che siamo cresciuti, so che i sogni si realizzano con impegno, e ogni giorno lavoro per avvicinarmi ai miei.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista a me stesso, a chi crede in me e al Carinola. Speriamo sia un anno pieno di gioia e successi per tutti noi.





Grazie 

 

28    07    2025

 

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