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sabato 4 novembre 2023

EZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 


SEVERINO

CAPRETTI

 




 

 

Severino Capretti è direttore sportivo dell’Orvietana calcio, serie D. 

 

In breve la sua carriera:

 

Severino Capretti (laziale), è ora direttore sportivo, ma è stato dirigente, allenatore, un modo che nutre per il mondo del calcio una grande passione. Ha lavorato per diverse società, ed è faro guida per tanti giocatori. Da un decennio collabora con tante società del territorio romano, viterbese, e sabino.

 

Nel 2008 dopo due stagioni da responsabile della prima squadra dell’ASD, Stimigliano e della Pro Calcio Sabina, il direttore generale della Castelnuovese Calcio, Gianfranco Braccio, gli offre la possibilità di diventare direttore sportivo nella società del presidente Sabatini, inizia così il suo percorso di tre anni in Prima categoria con la Castelnuovese, raggiungono la qualificazione in Coppa Lazio e poi con la Comunale Capena. 

 

Successivamente con è direttore sportivo con il club Valle Tevere (la società rilevò il titolo di Prima categoria dal Torri Sabina), a fine stagione vincono il campionato. Ci rimane tre anni in promozione con questo club, approda poi a La Sabina di Poggio Mirteto.

 

 Nel 2017 viene chiamato dal patron della Polisportiva Monti Cimini in Eccellenza, l’esperienza termina il 27 settembre, era iniziata a maggio nel 2017, passa poi alla Maglianese e ottengono con un largo anticipo la salvezza. Successivamente ha fatto il ds per l’Orvietana e al club Favi Cimini.

 

 


 





La prima domanda è questa facciamo un salto nel passato: Il Covid ha stravolto le nostre vite, lei come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

Il covid ha condizionato molto quei 2 anni dove l’emergenza aveva i suoi   picchi più alti nelle stagione autunnale e invernale,  in  estate lo Stato ci ridava un po’ di libertà.

Però credo che la cosa più brutta sia stata ogni giorno ascoltare i mass media che ci bombardavano con il numero di persone che perdevano la vita continuamente. Era quasi un bollettino di guerra.

 






Lei quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è sempre stata la mia passione, ricordo che a scuola nei momenti di buco o ricreazione organizzavo partitine in classe con una palla di carta, questo sport è sempre stato nella testa, insomma.

 

Da come abbiamo letto lei è stato anche allenatore, in che occasione?

 

Allenatore per due settimane. Nel 2017 decisi di stare fermo come direttore sportivo per impegni personali.

Alcuni amici mi convinsero ad allenarli in terza categoria, ma non è il ruolo che fa per me. Dopo due  settimane dall’ inizio di quel percorso, avevo già risolto i miei impegni personali, mi arrivò una chiamata in eccellenza per fare il direttore sportivo e tornai nelle vesti più idonee per le  mie capacità.

 






Una tappa importante è la seguente: lei rimane tre anni in prima categoria con la Castelnuovese, raggiungendo la qualificazione in Coppa Lazio, che ricordi ha di questa bellissima esperienza?

 

La Castelnuovese è stata la mia prima fidanzata.

Quella società che grazie al presidente Mauro Sabatini ed al d.g. Gianfranco Braccio mi hanno dato la totale fiducia a livello di gestione sportiva ed i risultati gli diedero ragione.

Ottenemmo risultati storici per la storia di quel club.

 

Fra le tante società in cui lei è stato, qual è quella che ricorda maggior mente con affetto?

 

Ogni società mi ha lasciato qualcosa e qualcosa credo di avergli lasciato io.

Ho sempre pensato che bisogna proporsi un obbiettivo superiore a quello appena raggiunto, tutto ciò per portare un miglioramento nel percorso che si fa con un club.

Vincere non deve mai essere un’ossessione, ma semplicemente un sogno da coltivare ogni giorno con lavoro e programmazione.

Non c’è un club che prevale sull’altro, ma se devo citarne uno dico la Valle del Tevere, questo perché insieme abbiamo vinto un campionato di prima categoria.

 

 




Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Sia con i presidenti che con gli allenatori rapporti professionali innanzitutto.

Siamo chiamati a lavorare ed a raggiungere dei risultati, quindi bisogna mettere il rapporto professionale davanti a tutto.

Poi ci sono allenatori con i quali ho mantenuto rapporti di amicizia, presidenti con i quali ci sentiamo molto spesso e con i quali c’è grande stima nonostante le nostre strade si siano divise.

Difficilmente ho interrotto rapporti di stima con chi ho avuto il piacere di lavorare.

Ma con un paio di allenatori sì, sai dopo un esonero capita di voler chiudere.

 







Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

Nel giocatore mi colpisce a primo impatto la leadership che ha in gara; essa è una componente imprescindibile in alcuni elementi dove poi costruire La Rosa.

 

Poi le caratteristiche tecniche, fisiche, sino ad arrivare poi alla conoscenza del ragazzo.

Bisogna scegliere bene l’uomo e poi le caratteristiche tecniche che porta che ha in sé.

Ma spesso si sbaglia anche.

Siamo operatori di mercato prima e gestori di gruppi poi.

Le soddisfazioni di un direttore vengono maggiormente nel puntare su un ragazzo ancora “incompreso” come calciatore.

L’ ultimo che mi ha dato questa grande soddisfazione è Manuel Covarelli avuto alla Favl Cimini per due stagioni e mezza.

Oggi è esploso in continuità di prestazioni in campo ed in futuro potrebbe fare il salto in D, chissà che non lo chiamerò io la prossima stagione (ride).

 

Per chi conosce poco la sua professione com’è la sua giornata tipo? 

 

La mia giornata è per lo più al telefono, tra chiamate, sms, video filmati che vedo di partite del club per il quale lavoro e di calciatori da studiare/scoprire.

Diciamo che il mio amico telefono è inseparabile dalle mie mani. E mia moglie mi dice che sono anche geloso del telefono.

Ma non è così, semplicemente sono sempre connesso al mondo calcio.

Ed anche i miei canali social sono un mondo calcistico che spazia in tutto il mondo.



 




Sappiamo che per un direttore sportivo la settimana è sempre fitta di impegni, per la famiglia il tempo è poco, oppure lei riesce ugualmente a ritagliarselo?

 

La famiglia conosce le dinamiche del mio lavoro. Diciamo che mi amano per quanto mi sopportano.

Ma del resto se non era così, non avrei avuto questo percorso di crescita costante. Dalla prima categoria alla serie D.

Un percorso guadagnato sul campo e dove la mia famiglia è sempre stata presente ed al mio fianco. Poi naturalmente abbiamo i nostri momenti come altre famiglie.

 

Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Assolutamente, sono stati maggiori i successi.

Ho vinto un solo campionato, ma molto spesso lottato per gli obiettivi preposti ad inizio stagione.

Poi se parliamo di delusioni, aver perso l’accesso alla finale di coppa Italia di eccellenza con la Favl Cimini due stagioni fa! 

Al 93’ gol qualificazione al 96’ gol del Civitavecchia irregolare e siamo fuori. Fu una giornata che brucia ancora.

 

Lei adesso è direttore sportivo dell’Orvietana che si aspettano da lei e lei cosa si aspetta da se stesso?

 

Torno ad Orvieto dopo le tre stagioni trascorse alla Favl Cimini.

Ad Orvieto ero nella stagione del covid, dove eravamo in corsa per il titolo. L’ obbiettivo è salvarci, mantenere la categoria. Ma cercando di migliorare. Quindi cercheremo di restare in D facendo un punto in più rispetto alla passata stagione.


Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (da direttore sportivo è ovvio)? 

 

Il miglior pregio è che mantengo il controllo emozionale nel post gara. Sia in caso di gara positiva che non. Il difetto? A volte troppo buono!

 

Nell’ultimo mese si parla molto si parla del calcio scommesse, o meglio della ludopatia di alcuni giocatori, alcuni hanno accumulato milioni di euro di debiti, altri hanno detto che lo facevano per noia. Lei che idea si è fatto?

 

Il calcio scommesse è il male del calcio.

 

A proposito della della ludopatia di molti giovani calciatori ti posso dire che noi dirigenti dovremmo cercare di educare anche questi giovani ragazzi.

Però nell’ era moderna questo è un problema di tutta la società non sono dei giovani calciatori.

Di conseguenza faremmo un capitolo di libro se spiego la mia idea.







Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Non mi piace dire il giocatore che ammiro!

 

Preferisco dire che dal 2008- è la data dove ho iniziato il percorso da direttore sportivo - ho avuto due calciatori che in momenti diversi della mia carriera ho  avuto il piacere  di lavorarci assieme, forse loro  mi hanno sopportato per ben 4 stagioni continuative e sono: Lorenzo Malatesta e Leonardo Paletta.


Ho avuto anche ex calciatori di serie A con i quali ho lavorato nei dilettanti,’  lo scorso anno l’ex Milan Rodney Strasser, vero leader nella scorsa stagione che abbiamo fatto insieme, meno in campo per problemi fisici, ma determinante nello spogliatoio di mister Puccica

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Nessuna dedica, chiedo ai nostri tifosi di sostenerci allo stadio.

Abbiamo un gruppo di ragazzi straordinariamente dedito al lavoro.

Ed abbiamo bisogno dei nostri tifosi e che vengano a sostenerci allo stadio la domenica.

Il bisogno maggiore è nella difficoltà ed una squadra che deve salvarsi sicuramente può vivere nella partita momenti da incudine ed è li che si ha bisogno del loro sostegno.

Orvieto è una bellissima città, con un presidente che da più di 20 anni è li al timone del club con grande passione.

Se i tifosi vengono a sostenerci saranno l’uomo in più.

E chissà che non ci toglieremo maggiori soddisfazioni tutti insieme.

Società staff tecnico giocatori e tifosi.

 

 

Grazie

 

 

04   novembre 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

sabato 28 ottobre 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MATTIA 

DI LORETO 

 



 

 

 


Il direttore sportivo di calcio  Mattia Di Loreto così ci si presenta: “Sono nato a Rieti il 13 settembre del 1995. Attualmente abito a Borgo Velino un paese in provincia di Rieti. Inizio la mia avventura nel calcio come portiere, dopo varie esperienze calcistiche nelle serie dilettantistiche, stavo coltivando nel frattempo la mia passione come dirigente calcistico, decido di smettere causa di un brutto infortunio e da lì ha inizio la mia avventura come scout.  

 

Ho lavorato come scout nella Sambenedettese, successivamente ho lavorato per un procuratore sempre nell’ abito dello scouting. Dopodiché inizio la mia avventura come direttore sportivo, la prima squadra che mi da l’opportunità è la BF sport una società di Rieti che milita in promozione, ho lavorato nell’ area scouting del direttore Panfili.  Poi mi è stata offerta la possibilità di fare il direttore sportivo nell’ Amatrice calcio squadra che si trova nel girone B del campionato laziale di promozione.

In questo momento lavoro  per il club: S.S.A. Rieti (eccellenza girone A)".

 

  

Come prima domanda le voglio fare questa: come si è conclusa la scorsa stagione calcistica?

 

La stagione passata si è conclusa con una grandissima cavalcata che ci ha visto vincere il campionato a due giornate dalla fine.

 







Il campionato in corso invece come sta andando?

 

Stiamo rispettando le aspettative iniziali di una squadra neopromossa e, a parte qualche “inciampo” che può comunque verificarsi in ogni team, posso dire che stiamo facendo bene. 

 

A giugno se non erro la Nuova Rieti Calcio e Amatrice Calcio hanno raggiunto un accordo di collaborazione, L’Amatrice Calcio si trasformata in S.S.A. Rieti, per chi non conosce bene la realtà calcistica di queste due squadre, come mai si è arrivati a questa, chiamiamola fusione?

 

Più che una fusione è nata una collaborazione con la nuova Rieti calcio dando vita a una nuova società che ha preso il nome di SSA Rieti.  La nuova Rieti calcio era una fresca vincitrice della terza categoria mentre l’Amatrice veniva da una vittoria del campionato di promozione. Si è presa la decisione di una collaborazione nel momento in cui si è voluto dare vita a una categoria importante per la città di Rieti. Le varie dinamiche interne poi non saprei spiegarle bene dato che si è occupato del tutto il Presidente in prima persona.



 




Da circa 15 giorni non si fa che parlare e discutere del calcio scommesse, perché secondo lei alcuni giocatori arrivano a fare quello che hanno fatto? Non si rendono conto di quello che rischiano e dei mesi di stop a cui andranno incontro?

 

Credo che la ludopatia in senso generale sia una malattia che sta intaccando la nostra società e le persone che hanno questo problema vanno aiutate assolutamente. Riguardo i calciatori credo che sia dovuto al troppo tempo libero, inoltre, alcuni di loro non si rendono conto di non essere un buon esempio per molti ragazzi che si apprestano a praticare questo sport. Credo che la malattia che li “affligge” gli spenga ogni freno inibitorio non facendoli rendere conto di quello a cui vanno incontro come un possibile stop calcistico. 

 

Com’è la sua giornata lavorativa?

 

Vivo 24h al giorno di calcio, quel poco tempo libero lo sfrutto per guardare le partire e prendere informazioni sui vari calciatori e i vari campionati.

 

Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

In un calciatore guardo, al di là delle doti naturali, la personalità che ha in campo nell’arco dei 90 minuti. 

 

Non ci siamo qualificati per la terza volta ai mondiali di calcio, speriamo di giocare agli europei, che cosa non va nella nostra nazionale (eppure diversi anni fa eravamo un modello da seguire, se così possiamo dire)?

 

Mi auguro che la nazionale possa qualificarsi a questi europei altrimenti la delusione sarebbe doppia dopo la mancata qualificazione al mondiale. In questo momento manca talento alla nostra nazionale dovuta, a parer mio, alla mancata valorizzazione dei giovani calciatori italiani nei vari settori giovanili dove ormai si da più importanza al calciatore “straniero”. 

 

Diversi anni fa, 28 più o meno, tutte le squadre giocavano alla domenica, poi con l’avvento delle Pay tv si è iniziato a giocare alla sera, solo una squadra di campionato, oggi tutto è diverso. Questo modo di fare non genera confusione (non si gioca più di domenica, ma tutti i giorni)?


Si crea molta confusione, per me il calcio è la domenica.







 


In questo momento che cosa le stando dando il calcio e cosa le sta togliendo?

 

Il  calcio mi sta dando tanto e mi ha aperto orizzonti che prima non conoscevo, allo stesso tempo mi sta togliendo un po’ di vita privata ma, onestamente, lavorare nel calcio è stato sempre il mio obiettivo e per questo non mi lamento affatto. 

 

Il giocatore più forte del momento per lei chi è?

 

Jude Bellingham, calciatore del Real Madrid.

 

Si aspettava che il Napoli vincesse lo scudetto lo scorso anno?

 

All’inizio ero un po’ scettico ma poi vedendolo giocare dal vivo in una partita ho capito che poteva vincere il campionato. 

 

Dovesse ricevere una telefonata per fare il direttore sportivo in un club estero, partirebbe immediatamente oppure ci penserebbe su? 

 

Ci penserei seriamente anche se l’idea di lavorare all’estero mi intriga molto. 

 

Qual è il suo maggior pregio (a livello della sua professione)?

 

 Credo sia la sincerità e la trasparenza. 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Alla mia ragazza che mi sostiene sempre insieme a tutta la mia famiglia, e a tutto il mio staff dirigenziale e tecnico con cui condivido le mie giornate lavorative.

 


 Grazie e buon lavoro.

 


28   ottobre 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

lunedì 23 ottobre 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

GIUSEPPE

PELUSO

 


 

     

Giuseppe Peluso di Napoli è un ex giocatore di calcio nato il 21 giugno del 1989. Ha giocato nel Footbal club di Secondigliano, poi ha proseguito in un altro club, Speranza lotto h. Poi per alcuni problemi di salute ha dovuto interrompere la sua carriera.

 

 

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Come prima domanda le voglio fare questa: lei ha iniziato giovanissimo a giocare a calcio, ma poi per diversi motivi ha dovuto rinunciare, immagino che non dev’essere stato facile, come ha vissuto quel periodo?

 

Non è stato facile rinunciare al calcio ma la voglia di vivere andava oltre ogni cosa.

 






Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sin da piccolo il pallone è sempre stato il mio gioco preferito, da lì è iniziata la mia più grande passione.

 


I suoi genitori all’inizio hanno cercato di assecondare questa sua passione, oppure le hanno detto la classica frase che dicono sempre: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori sono sempre stati contro alla mia passione per problemi inerenti alla mia salute.



 




Nelle squadre in cui lei ha giocato aveva trovato un bell’ambiente?

 

Non sempre ho trovato uno spogliatoio compatto, familiare.

 


Grandi discussioni con i mister che lei ha conosciuto le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

In linea di massima grandi discussioni mai avute, nel mio cammino ho trovato sempre mister che credevano in me.

 


Generalmente che ruolo aveva all’interno del gruppo, mi spiego: ascoltava i consigli dei compagni, discuteva serenamente con loro, oppure tendeva  a imporre la sua volontà?

 

Ho sempre ascoltato un consiglio per il miglioramento in campo.



Napoli offre tante possibilità per fare ogni tipo di sport, mi domando: Perché tutti provano a diventare calciatori?  

 

Perché Napoli è la città del calcio.

 


Il fatto che tutti vogliono provare a diventare giocatori deriva dal fatto che vedono un futuro fatto di: feste, belle auto, case lussuose; oppure ci sono altri motivi?


Anni  fa avrei risposto per idoli e bandiere calcistiche, oggi ti dico si i ragazzi cercano di diventare calciatori per il troppo lusso . 








Ho intervistato tempo fa suo fratello Mario, in che cosa siete diversi a livello calcistico, che qualità lui ha che lei non ha e ovviamente cosa lei ha in più di suo fratello? 

 

Siamo entrambi centrocampisti ma con caratteristiche diverse, lui è più di inserimento tende a giocare sempre verso la porta avversaria è veramente tanta roba, mentre io gioco davanti alla difesa cerco di impostare il gioco e nello stesso tempo sono un ‘incontrista cerco di recuperare più palloni dagli avversari.

 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

cerco di essere sempre altruista dentro e fuori dal campo.

Il mio difetto è che non accetto la sconfitta.

 


Lei è vive a Scampia, che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Scampia per me è casa.

 






Il quartiere dove lei abita è molto cambiato in questi ultimi tempi, eppure le televisioni e certi giornalisti sembrano non accorgersi. Per quale motivo non c’è questa volontà da parte di scrittori e giornalisti di scrivere che molte situazioni sono cambiate?


Scampia per alcuni giornalisti è solo cronaca nera, a loro non interessa che Scampia è un quartiere che sta riemergendo a livello sociale, non c’è più sangue quindi non fa notizia per loro.

 








Quando ci siamo sentiti al telefono lei mi ha detto che la cultura è importante, ma c’è un’altra cultura, e qui io sono d’accordo con lei, la cultura della strada. A noi lettori potrebbe spiegare perché la cultura di strada è molto importante?

 

Durante la mia adolescenza i miei occhi hanno visto di tutto e di più, la scuola di strada mi ha aiutato a stare lontano da certe situazioni e ha formato l’uomo che sono oggi.

 






Da una settimana non si fa che parlare di alcuni giocatori e del loro vizio di giocare al calcio scommesse. Cosa ne pensa lei? 

 

Mi riallaccio alla risposta numero 8, ecco questa è la dimostrazione che a loro interessa poco il calcio ma solo il beneficio economico che porta, dovrebbero patire un po’ la fame per capire e apprezzare realmente tutto.

 

 

 

 

Grazie

 

 

23 10    2023  

 

(Tutti i diritti riservati)