EZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
SEVERINO
CAPRETTI
Severino Capretti è direttore sportivo dell’Orvietana calcio, serie D.
In breve la sua carriera:
Severino Capretti (laziale), è ora direttore sportivo, ma è stato dirigente, allenatore, un modo che nutre per il mondo del calcio una grande passione. Ha lavorato per diverse società, ed è faro guida per tanti giocatori. Da un decennio collabora con tante società del territorio romano, viterbese, e sabino.
Nel 2008 dopo due stagioni da responsabile della prima squadra dell’ASD, Stimigliano e della Pro Calcio Sabina, il direttore generale della Castelnuovese Calcio, Gianfranco Braccio, gli offre la possibilità di diventare direttore sportivo nella società del presidente Sabatini, inizia così il suo percorso di tre anni in Prima categoria con la Castelnuovese, raggiungono la qualificazione in Coppa Lazio e poi con la Comunale Capena.
Successivamente con è direttore sportivo con il club Valle Tevere (la società rilevò il titolo di Prima categoria dal Torri Sabina), a fine stagione vincono il campionato. Ci rimane tre anni in promozione con questo club, approda poi a La Sabina di Poggio Mirteto.
Nel 2017 viene chiamato dal patron della Polisportiva Monti Cimini in Eccellenza, l’esperienza termina il 27 settembre, era iniziata a maggio nel 2017, passa poi alla Maglianese e ottengono con un largo anticipo la salvezza. Successivamente ha fatto il ds per l’Orvietana e al club Favi Cimini.
La prima domanda è questa facciamo un salto nel passato: Il Covid ha stravolto le nostre vite, lei come ha vissuto questo lungo momento di pausa?
Il covid ha condizionato molto quei 2 anni dove l’emergenza aveva i suoi picchi più alti nelle stagione autunnale e invernale, in estate lo Stato ci ridava un po’ di libertà.
Però credo che la cosa più brutta sia stata ogni giorno ascoltare i mass media che ci bombardavano con il numero di persone che perdevano la vita continuamente. Era quasi un bollettino di guerra.
Lei quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Il calcio è sempre stata la mia passione, ricordo che a scuola nei momenti di buco o ricreazione organizzavo partitine in classe con una palla di carta, questo sport è sempre stato nella testa, insomma.
Da come abbiamo letto lei è stato anche allenatore, in che occasione?
Allenatore per due settimane. Nel 2017 decisi di stare fermo come direttore sportivo per impegni personali.
Alcuni amici mi convinsero ad allenarli in terza categoria, ma non è il ruolo che fa per me. Dopo due settimane dall’ inizio di quel percorso, avevo già risolto i miei impegni personali, mi arrivò una chiamata in eccellenza per fare il direttore sportivo e tornai nelle vesti più idonee per le mie capacità.
Una tappa importante è la seguente: lei rimane tre anni in prima categoria con la Castelnuovese, raggiungendo la qualificazione in Coppa Lazio, che ricordi ha di questa bellissima esperienza?
La Castelnuovese è stata la mia prima fidanzata.
Quella società che grazie al presidente Mauro Sabatini ed al d.g. Gianfranco Braccio mi hanno dato la totale fiducia a livello di gestione sportiva ed i risultati gli diedero ragione.
Ottenemmo risultati storici per la storia di quel club.
Fra le tante società in cui lei è stato, qual è quella che ricorda maggior mente con affetto?
Ogni società mi ha lasciato qualcosa e qualcosa credo di avergli lasciato io.
Ho sempre pensato che bisogna proporsi un obbiettivo superiore a quello appena raggiunto, tutto ciò per portare un miglioramento nel percorso che si fa con un club.
Vincere non deve mai essere un’ossessione, ma semplicemente un sogno da coltivare ogni giorno con lavoro e programmazione.
Non c’è un club che prevale sull’altro, ma se devo citarne uno dico la Valle del Tevere, questo perché insieme abbiamo vinto un campionato di prima categoria.
Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club?
Sia con i presidenti che con gli allenatori rapporti professionali innanzitutto.
Siamo chiamati a lavorare ed a raggiungere dei risultati, quindi bisogna mettere il rapporto professionale davanti a tutto.
Poi ci sono allenatori con i quali ho mantenuto rapporti di amicizia, presidenti con i quali ci sentiamo molto spesso e con i quali c’è grande stima nonostante le nostre strade si siano divise.
Difficilmente ho interrotto rapporti di stima con chi ho avuto il piacere di lavorare.
Ma con un paio di allenatori sì, sai dopo un esonero capita di voler chiudere.
Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente?
Nel giocatore mi colpisce a primo impatto la leadership che ha in gara; essa è una componente imprescindibile in alcuni elementi dove poi costruire La Rosa.
Poi le caratteristiche tecniche, fisiche, sino ad arrivare poi alla conoscenza del ragazzo.
Bisogna scegliere bene l’uomo e poi le caratteristiche tecniche che porta che ha in sé.
Ma spesso si sbaglia anche.
Siamo operatori di mercato prima e gestori di gruppi poi.
Le soddisfazioni di un direttore vengono maggiormente nel puntare su un ragazzo ancora “incompreso” come calciatore.
L’ ultimo che mi ha dato questa grande soddisfazione è Manuel Covarelli avuto alla Favl Cimini per due stagioni e mezza.
Oggi è esploso in continuità di prestazioni in campo ed in futuro potrebbe fare il salto in D, chissà che non lo chiamerò io la prossima stagione (ride).
Per chi conosce poco la sua professione com’è la sua giornata tipo?
La mia giornata è per lo più al telefono, tra chiamate, sms, video filmati che vedo di partite del club per il quale lavoro e di calciatori da studiare/scoprire.
Diciamo che il mio amico telefono è inseparabile dalle mie mani. E mia moglie mi dice che sono anche geloso del telefono.
Ma non è così, semplicemente sono sempre connesso al mondo calcio.
Ed anche i miei canali social sono un mondo calcistico che spazia in tutto il mondo.
Sappiamo che per un direttore sportivo la settimana è sempre fitta di impegni, per la famiglia il tempo è poco, oppure lei riesce ugualmente a ritagliarselo?
La famiglia conosce le dinamiche del mio lavoro. Diciamo che mi amano per quanto mi sopportano.
Ma del resto se non era così, non avrei avuto questo percorso di crescita costante. Dalla prima categoria alla serie D.
Un percorso guadagnato sul campo e dove la mia famiglia è sempre stata presente ed al mio fianco. Poi naturalmente abbiamo i nostri momenti come altre famiglie.
Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni?
Assolutamente, sono stati maggiori i successi.
Ho vinto un solo campionato, ma molto spesso lottato per gli obiettivi preposti ad inizio stagione.
Poi se parliamo di delusioni, aver perso l’accesso alla finale di coppa Italia di eccellenza con la Favl Cimini due stagioni fa!
Al 93’ gol qualificazione al 96’ gol del Civitavecchia irregolare e siamo fuori. Fu una giornata che brucia ancora.
Lei adesso è direttore sportivo dell’Orvietana che si aspettano da lei e lei cosa si aspetta da se stesso?
Torno ad Orvieto dopo le tre stagioni trascorse alla Favl Cimini.
Ad Orvieto ero nella stagione del covid, dove eravamo in corsa per il titolo. L’ obbiettivo è salvarci, mantenere la categoria. Ma cercando di migliorare. Quindi cercheremo di restare in D facendo un punto in più rispetto alla passata stagione.
Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio (da direttore sportivo è ovvio)?
Il miglior pregio è che mantengo il controllo emozionale nel post gara. Sia in caso di gara positiva che non. Il difetto? A volte troppo buono!
Nell’ultimo mese si parla molto si parla del calcio scommesse, o meglio della ludopatia di alcuni giocatori, alcuni hanno accumulato milioni di euro di debiti, altri hanno detto che lo facevano per noia. Lei che idea si è fatto?
Il calcio scommesse è il male del calcio.
A proposito della della ludopatia di molti giovani calciatori ti posso dire che noi dirigenti dovremmo cercare di educare anche questi giovani ragazzi.
Però nell’ era moderna questo è un problema di tutta la società non sono dei giovani calciatori.
Di conseguenza faremmo un capitolo di libro se spiego la mia idea.
Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno?
Non mi piace dire il giocatore che ammiro!
Preferisco dire che dal 2008- è la data dove ho iniziato il percorso da direttore sportivo - ho avuto due calciatori che in momenti diversi della mia carriera ho avuto il piacere di lavorarci assieme, forse loro mi hanno sopportato per ben 4 stagioni continuative e sono: Lorenzo Malatesta e Leonardo Paletta.
Ho avuto anche ex calciatori di serie A con i quali ho lavorato nei dilettanti,’ lo scorso anno l’ex Milan Rodney Strasser, vero leader nella scorsa stagione che abbiamo fatto insieme, meno in campo per problemi fisici, ma determinante nello spogliatoio di mister Puccica
A chi vorrebbe dedicare questa intervista?
Nessuna dedica, chiedo ai nostri tifosi di sostenerci allo stadio.
Abbiamo un gruppo di ragazzi straordinariamente dedito al lavoro.
Ed abbiamo bisogno dei nostri tifosi e che vengano a sostenerci allo stadio la domenica.
Il bisogno maggiore è nella difficoltà ed una squadra che deve salvarsi sicuramente può vivere nella partita momenti da incudine ed è li che si ha bisogno del loro sostegno.
Orvieto è una bellissima città, con un presidente che da più di 20 anni è li al timone del club con grande passione.
Se i tifosi vengono a sostenerci saranno l’uomo in più.
E chissà che non ci toglieremo maggiori soddisfazioni tutti insieme.
Società staff tecnico giocatori e tifosi.
Grazie
04 novembre 2023
(Tutti i diritti riservati)
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