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giovedì 13 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANTONIO

D’AGOSTINO

 

 


    


 Antonio D’Agostino è un giocatore   di calcio della provincia di Caserta ed è   pure è docente di Scienze motorie e sportive, queste sono le squadre dove ha giocato: 

 

 

2021/2022 Cellole promozione, sempre nella stessa stagione Sant’Anastasia promozione; 2022/2023 Cercola fox promozione (2° classificata, vinta la finale playoff del girone, 0-0 finalissima); 2023/2024 Cardito promozione.

 

Inoltre ha militato per due anni in Promozione a Roccasecca nel Lazio, e in passato ha giocato in Eccellenza campana nelle seguenti squadre: Gladiator, Quarto e San Nicola. 

 

 






La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione com’è terminata la stagione 2023-2024? Soddisfatto delle sue prestazioni? Oppure poteva fare di più?

 

La stagione scorsa l’ho iniziata con la Virtus Goti, poi a dicembre sono approdato alla società ASD Sporting Soccer Cardito.

Stessa assetto societario dell’anno dove abbiamo raggiunto la finalissima playoff con il “Cercola Fox”. 

 

La posizione finale è stata quella del 6° posto, purtroppo non raggiungendo l’obiettivo dei playoff. C’è stato un gran rammarico perché è una bella vetrina. 

 

Dal punto di vista personale credo di aver fatto una buona stagione sia in termini di prestazioni e di realizzazioni.  Mi sono messo a disposizione del mister e della squadra nei momenti di difficoltà, facendo più ruoli tra centrocampo e attacco, realizzando anche 6 goal

 

La prossima stagione sa dove andrà a giocare? C’è qualche proposta?

 

Per la prossima stagione è ancora tutto da definire. Al club Cardito mi sono trovato bene, c’è stato un contatto con la società, però la trattativa è ancora in stand by. Se non dovesse andare in porto valuterò altre opportunità.

 

Lei è docente di Scienze Motorie, come si trova ad insegnare, il fatto di essere un giocatore l’aiuta nel rapporto con i ragazzi?

 

Durante il percorso universitario ho avuto le idee abbastanza chiare sul mio futuro. Mi sono posto l’obiettivo dell’insegnamento e fortunatamente sono riuscito a raggiungerlo. 

 

Oggi insegno Scienze Motorie in una scuola media in provincia di Caserta e a distanza di pochi anni sono soddisfatto del risultato raggiunto. Lavorare con i ragazzi in qualsiasi contesto non è mai facile, pero il segreto per avere un buon risultato è creare la giusta empatia, il giusto compromesso e il giusto ambiente di apprendimento. Sappiamo che il calcio è lo sport più seguito dai ragazzi ed essere un “giocatore”, anche non professionista, mi aiuta tanto nel rapporto con loro. 

 

La classe è un po’ come lo spogliatoio, bisogna essere bravi ad anticipare le eventuali situazioni, positive o negative che si possono creare.

 

I suoi genitori hanno insistito che lei studiasse oppure l’hanno lasciato libero di decidere su cosa fosse meglio fare (giocare a calcio oppure puntare sullo studio)? 

 

La fortuna di raggiungere determinati obiettivi è anche quella di avere dei genitori solidi che ti danno i giusti consigli. Ho tanta stima in loro e di quello che si sono costruiti nella loro vita. Mi danno tanti consigli, ma poi la scelta finale di ogni decisione sta a me. Mi hanno lasciato la libertà di provare tutto quello che volevo, giusto o sbagliato che fosse. 

 

Quando raggiungi la consapevolezza che il calcio in queste categorie non può essere il primo lavoro ho optato per lo studio, non lasciando la mia passione. Quando studiavo è stato molto faticoso far combaciare studio-casa-calcio-amici. 

 

Oggi ho la fortuna che il lavoro di docente mi impegna solo al mattino cosi riesco a poter continuare a giocare senza problemi. La vita è fatta di sacrifici, ma quando si ottiene il giusto risultato e la giusta ricompensa vuol dire che i sacrifici di una vita sono stati ripagati.

 


 


 


Lei ha giocato in diverse squadre, dove ha lasciato il cuore?

 

Da quando gioco a calcio ho avuto la fortuna di cambiare molte squadre, conoscere tante persone (presidenti, direttori, magazzinieri e tifosi), frequentare compagni di spogliatoio che poi sono diventati amici anche al di fuori. 

 

Ogni anno è stata una nuova scoperta. Tutte le squadre mi hanno lasciato qualcosa, sia di positivo che di negativo, quindi porto nel cuore tutte le società, perché anche grazie a loro sono il calciatore e l’uomo che sono oggi. Allo stesso tempo spero di aver lasciato qualche ricordo positivo anche io.

 

Lei ha anche militato nel Roccasecca, che ci può dire a tal riguardo e anche della sua esperienza nel basso Lazio?

 

Avendo frequentato l’università a Cassino, anche la mia vita si è svolta nel basso Lazio dove ho avuto la fortuna di cambiare varie squadre e conoscere anche il campionato e i vari gironi laziali. Tra le tante squadre ricordo con piacere l’esperienza in promozione a Roccasecca. Una città che vive di calcio e un pubblico che si fa fatica a vedere negli stadi in queste categorie.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Il calcio è la mia ossessione fin dai primi passi, anche perché sono cresciuto con un papa calciatore quindi la passione mi è stata tramandata da piccolo. 


Da buon insegnate di educazione fisica sono appassionato dello sport in generale, però uno che ho conosciuto e pratico quando finisce la stagione calcistica è il tennis. Uno sport singolo che mette in risalto le proprie abilità, ma soprattutto una forza mentale diversa da quello che è lo sport di squadra. 


Ed è proprio dal tennis che ho imparato che avere il controllo e la gestione della mente è più importante rispetto alla forza fisica.







Perché tutti provano a diventare calciatori? Qual è il motivo.

 

Io penso che da piccoli il corpo deve spaziare e i ragazzi devono provare qualsiasi sport per poi capire qual è la propria attitudine. Un problema che ci troviamo ad affrontare soprattutto al Sud è quello delle poche infrastrutture presenti sul territorio, tali da non fare conoscere i vari sport ai ragazzi. 

 

Di conseguenza, con la mancanza di informazione i ragazzi si legano alla certezza dello sport per eccellenza del nostro paese:  il Calcio. 

 

Tutti i bambini crescono col sogno nel cassetto di diventare un giorno calciatori anche perché vedono il fine, ma non il lavoro che c’è per il raggiungimento di questo traguardo. Un problema dei ragazzi è proprio questo, che non hanno più il senso del sacrificio e di conseguenza al primo fallimento mollano l’obiettivo senza perseverare. 

 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Premetto che fare l’allenatore è veramente un ruolo complicato, e non ti nego che è un obiettivo per quando appenderò gli scarpini. 

 

Purtroppo quando si è giovani si commettono un po’ di errori, come è giusto che sia, ed è proprio da questi che si diventa maturi. Tra i vari errori ci sono gli screzi con alcuni allenatori, anche perché mi sono sempre guadagnato e meritato il posto con il sudore degli allenamenti e non con altri mezzi. 

 

Però ad oggi ho un buon rapporto con tutti e quando capita di sentirci ci si scherza ricordando anche questi aneddoti. Nonostante questo, però, sono un ragazzo che cerca l’unione del gruppo e di imporre una mentalità positiva allo spogliatoio.



 




Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Far parte di un gruppo di 20 persone non è per niente semplice. Ci sono varie figure, il leader silenzioso, il leader autoritario, chi è nella sua zona di comfort. Nel corso delle mie esperienze anche caratterialmente sono maturato e ad oggi mi reputo un leader silenzioso. Esprimo la mia opinione nei momenti opportuni, cerco di essere a disposizione di tutti anche al difuori dell’orario dell’allenamento e accetto consigli sia dai più grandi che dai più piccoli.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Nella vita sono un ragazzo che si analizza tanto per poter correggere gli errori e crescere in qualsiasi contesto. Il calcio è soggettivo, ognuno lo interpreta in modo diverso. In primis mi piace farmi ricordare come una persona seria prima che come calciatore. 

 

Dal punto di vista calcistico mi piace far parlare il campo e gli addetti ai lavori. Se proprio devo riconoscere un pregio forse ti dico che cerco di essere un professionista nei dilettanti per come curo l’allenamento, il riposo, l’alimentazione e per come dedico il tempo al calcio. Invece un difetto posso dirti che sono molto generoso e altruista.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Nel corso della mia carriera ho cambiato diversi ruoli. Da giovane avendo una fisicità diversa ricoprivo il ruolo di esterno di attacco. I due calciatori a cui mi ispiravo erano Ronaldo il fenomeno e Ronaldinho. 

 

Ad oggi sono un giocatore diverso, il fisico è cambiato e ricopro da anni il ruolo di mezz’ala. Sono uno dai 3 polmoni, che corre oltre il 90’, ha un buon inserimento e qualche gol arriva. Un giocatore che stimo tanto da cui mi piace prendere spunto è Zielinsky.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Caratterialmente sono molto ambizioso. Cerco di pormi un obiettivo e raggiungerlo per poi porne un altro e un altro ancora. 

 

Dal punto di vista personale sono abbastanza soddisfatto, faccio un lavoro che mi permette di stare a contatto con i ragazzi e far combaciare quello che è la mia passione. Dal punto di vista calcistico sicuramente mi sarebbe piaciuto andare oltre l’eccellenza, ma per tante dinamiche non è stato possibile. Sicuramente ho dei sogni nel cassetto. Dal punto di vista calcistico mi piacerebbe allenare e ti assicuro che sto studiando e mi sto aggiornando per far si che possa scrivere una parentesi quando smetterò di giocare.



 




A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Più che una dedica mi faccio un in bocca al lupo per quello che verrà e spero di poter dare ancora tanto al calcio, attualmente come giocatore e un domani da allenatore.

 

Grazie 

 

 13 06    2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 12 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CHRISTOPHER 

PELLICCIA

 


 

Christopher Pelliccia e un allenatore di calcio di Napoli che  nella stagione 2023 2024 ha allenato il Melito Calcio 1969, qui ha vinto il campionato di prima categoria tramite i play off. Così ci si presenta: 

 


"Inizio dicendo che la mia prima esperienza vera e propria da allenatore è avvenuta dopo il conseguimento del patentino di Uefa B e la squadra era   la Gescal Boys Marano in prima categoria.

 

 L'anno dopo allenai il Città di Marano e così l’anno dopo, ad inizio stagione il Città di Arzano e poi il San Pietro sempre in prima categoria. 

 

Chiusa l'esperienza a San Pietro ho allenato la Juniores Nazionale della Puteolana 1902 e l’anno dopo sempre la Juniores della Napoli nord dove mi fu affidata anche la prima squadra, la squadra in qualche occasione che era impegnata nel campionato di eccellenza.

 

 Infine dopo una piccola parentesi al Sant Arpino dove fui chiamato per fare i play off, sono stato due anni a Melito, esperienza chiusa quest’anno con la vittoria del campionato tramite i play off con l'obiettivo della promozione centrato” .



 

 


 

 


Come prima domanda le voglio fare questa: la stagione 2023/2024 è terminata nel migliore dei modi per il Melito Calcio 1969, com’è riuscito e come siete riusciti a ottenere queste ottime prestazioni?

 

Questa stagione straordinaria nasce da un gruppo che non si è mai arreso alle difficoltà. 

 

Il direttore ha creato un gruppo di uomini. Per quanto riguarda me, penso di aver dato alla squadra una precisa identità di gioco che ci permetteva di esser aggressivi e ben messi in campo in fase difensiva ed in fase offensiva.  Ho  dato la tranquillità alla squadra per  farli giocare e divertire, ma allo stesso tempo essere concreti.

 

Ho saputo che il prossimo anno lei non sarà più l’allenatore di questo club, se la sente di dirci il perché?

 

Avrei voluto fortemente tornare ad allenare il Melito Calcio 1969, anche perché siamo passati alla categoria superiore con tanto sacrificio. Purtroppo al momento non c'è nulla di certo sul futuro del club e dopo una stagione simile non posso vivere nell’incertezza.

 

Questa domanda le propongo sempre: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ricordo che l'amore per il calcio nasce nel mondiale del 1994 quando l'Italia perde ai rigori contro il Brasile negli USA. Mi appassionò e da quel momento in poi è diventato una vera e propria ossessione.

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Nel 2009 cosi, per gioco, decisi di fondare una squadra con degli amici.

 

Per 10 anni ho avuto il Marano e lo gestivo insieme ad un socio. Poi mi sono sposato ed ho avuto dei figli ed i miei impegni sono diventati troppo grandi. Mi hanno offerto all’epoca altri ruoli societari, ma non volevo allontanarmi dal campo e dallo spogliatoio per questo scelsi di allenare.

 

Lei ha allenato diverse squadre, in quale di queste lei ha lasciato il cuore?

 

Ce ne sono diverse ed ognuna per un motivo: il Real F.A.C. Marano dove sono nate delle amicizie che ancora oggi persistono, la Città Di Marano dove ho il ricordo di aver vinto delle partite che sulla carta erano impossibili, la Puteolana perché seppur era una juniores nazionale ero comunque con una società che militava nella serie D, ed infine non potrebbe essere che il Melito di quest ‘anno dove ho vinto il mio primo campionato

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Quello gestionale dove deve trasferire la sua tranquillità al gruppo, dove deve essere duro, ma allo stesso tempo cercando di far sentire la propria stima ai giocatori. 

 

Sulla questione tecnico tattica io sono uno che si diverte proprio ad allenare, lo fa con amore e questo ti permette di curare i dettagli,   senza mai lasciare niente di scontato e di studiare ed evolversi sempre scoprendo nuove soluzioni.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio mi sta togliendo e mi ha sempre tolto molto di più di quanto mi abbia dato. Sacrifico molto, sia in termini di tempo che di impegni. 

 

Però non posso  rinunciare perché ti da la competizione con te stesso, a volte ti fa conoscere delle persone speciali, ma soprattutto anche se le gioie sono poche, queste  ti danno quel senso di soddisfazione che ti riscattano comunque da una vita di sacrifici.

 




     


        Qual  è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

     Le vivo molto, ai miei giocatori cerco di dare la giusta motivazione e tranquillità dove però devo combattere molto con me stesso per trovarla. 

 

    Ai giocatori cerco sempre di dire che il risultato spesso dipende da te e non dall’avversario, se corri di più, se entri in campo con la voglia che davvero vuoi vincere quella partita, nella maggior parte dei casi la vinci, poi certo ci sono anche le qualità tecniche dove fanno la differenza.

 

E alla fine di una partita, invece? Ripensa a quello che ha sbagliato a livello tattico, oppure volta pagina? 

 

Assolutamente sì, nemmeno il tempo di godermi una vittoria che già sono pronto a pensare alla prossima partita.

 

 Poi però nei momenti di rilassamento mi piace molto rivedere le immagini delle partite fatte, in primis per cercare dove migliorare, ma poi proprio perché ti godi la gara senza quello stress che ti da la gara quando la stai affrontando.

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Sicuramente le prime 3 gare di quest’anno.

 

Giocavamo benissimo facendo un grande calcio, tutto sembrava andare contro di noi, lo capivo anche dai piccoli episodi, non nascondo che stavo per buttare la spugna, ma grazie alla fiducia del direttore e di alcuni giocatori che mi intimavano di continuare su quella strada sono andato avanti, e li ringrazio perché alla fine di quella strada c'è stata la vittoria del campionato.

 

Un suo pregio e suo difetto (dal punto di vista calcistico, è ovvio)?

 

Un pregio è sicuramente che sul lato tattico sono un allenatore che non lascia niente al caso, sono maniacale e sono preciso nella cura dei dettagli. 

 

Un difetto da migliorare: sul lato gestionale spesso dovrei imparare a lasciare perdere e non puntualizzare sempre ogni minimo aspetto negativo, sono troppo esplicito e parlo “troppo in faccia” ed in questo mondo a volte far finta di non vedere e sentire qualche volta e necessario.

 

 Ho letto su di lei molti commenti positivi come sono tante le persone che l’apprezzano per le doti, come si riescono a raggiungere determinati obiettivi per far in modo che di lei si parli molto bene?

 

Lavorando e credendo sempre nelle proprie idee. Devi essere apprezzato per quello che sei, quest’anno ho avuto molti complimenti sia per la vittoria del campionato che per la qualità di gioco espressa dalla squadra e sicuramente mi hanno fatto molto piacere.

 

La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

 

La mia famiglia è tutto. Sono stato fortunato perché la vita mi ha regalato quattro figli che sono la gioia più grande della mia vita. Sin da piccolo ho sempre creduto nella famiglia, nel matrimonio ed oggi cerco di essere un buon padre, anche se le difficoltà della vita ti mettono ogni giorno a dura prova.

 

Un sogno per il futuro?

 

Se parliamo di sogni personali non è retorica, ma davvero voglio che i miei figli abbiano il massimo dalla vita, io non desidero altro. Il mio sogno calcistico invece è quello di riprovare le stesse emozioni che ho avuto quest’anno perché sono state davvero speciali. 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Sicuramente a mia moglie, i miei figli e mia madre che sta attraversando un momento difficile. Calcisticamente la dedico al direttore Zampini che ha sempre creduto in me. Quest’anno purtroppo dovremo separarci perché lui ha trovato meritatamente una squadra dopo la grande stagione conclusa,  e per me invece ancora non è arrivato nulla,  ma so della grande stima che nutre nei miei confronti perché tutti i giorni mostra i suoi apprezzamenti verso di me sia in privato che sui social e di questo lo ringrazio.

 

 

 

 Grazie 

 

 12 06    2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 11 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

  

 

MANUEL 

MACCHIA 

 






 Manuel Macchia è   un giocatore   di calcio di Brindisi, classe 2006 e così ci si presenta:

 

“Mi chiamo Manuel Macchia e sono nato a Brindisi il 23 febbraio del 2006. 

 

Ho iniziato a giocare a Calcio Nella New Team Squinzano, frequentandola per 2 anni, poi ho voluto proseguire il percorso nella Memory Campie ci sono rimasto un anno. 

 

Poi sono andato all’Euro Sport Academy, un percorso di formazione importante, che mi ha formato tanto. 

 

L’anno successivo andai all’Olimpique Soccer (Surbo) frequentando solo metà anno, per poi concluderlo nell’Accademia Calcio Mesagne dove ho trascorso anche l’anno successivo. 

 

Successivamente sono stato al Brilla Campi, affiancato da persone di grande caratura. Ho frequentato diverse realtà come il Lecce, sono stato un breve periodo Brindisi, e ho vissuto anche Francavilla. 

 

Sono stato formato da parecchi allenatori dell’Accademia Portieri, la quale adesso alcuni vivono realtà professionistiche.

 

 Ho frequentato diversi stage di portieri, frequentando allenatori importanti che hanno contribuito alla mia formazione; frequentando per un anno anche il centro federale nazionale di Ceglie Messapica con a capo Mister Mino Francioso e il mister Cristiano Novembre che mi ha formato tanto. Sino al 30 di giugno sono tesserato nel club Brillacampi”

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata questa stagione calcistica, soddisfatto delle sue prestazioni? 

 

Personalmente sono molto soddisfatto della mia stagione, sia dal punto di vista individuale che da quello del collettivo. Le mie prestazioni sono state frutto del lavoro svolto in settimana, del mio allenatore e del preparatore dei portieri. 

 

Personalmente ritengo di aver disputato delle partite ottime, coadiuvando nello stesso tempo ottime prestazioni ai fini di un buon risultato al termine della gara.

 






Invece  a proposito della scuola, soddisfatto oppure poteva impegnarsi di più?

 

A scuola, ovviamente  tra le mie priorità, ho svolto un ottimo lavoro conseguendo degli ottimi risultati in termini di profitto e anche comportamentali, sono stato anche supportato dai  miei compagni quando c’erano delle difficoltà.

 

La prossima stagione sa per caso dove andrà a giocare?

 

Ovviamente continuerò il mio percorso calcistico anche perché  fino ad adesso mi ha regalato enorme soddisfazioni. 

 

Ci sono diverse opportunità in palio, e ovviamente, prenderò la migliore decisione per me e per il mio percorso, essendo il mio ultimo anno di settore giovanile. Il mio intento è quello di addentrarmi già nel mondo dei grandi, attraverso dedizione, lavoro e sacrificio, tre ingredienti fondamentali nel percorso di una “qualsiasi cosa” che si faccia nella vita. Pensare di raggiungere risultati senza questi tre fattori è pura utopia.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio a casa mia esiste da almeno 30 anni: mio padre è un allenatore ed ex calciatore, e mio cugino ha giocato in serie B.

 

 Io all'inizio, facevo il ballerino, e ho coltivando questa passione per ben 7 anni. Ad un certo punto si è accesa una luce in me che mi ha convinto a frequentare come sport il calcio. Avevo all'incirca 12 anni. 

 

E devo dire che questa scelta mi ha ripagato. Da quella prima volta che ho “calpestato” il campo da calcio, il mio cuore e la mia mente mi hanno indirizzato in quella via.



  





I suoi genitori  cercano di assecondarla, oppure le dicono la classica frase: “pensa prima a studiare e poi pensa al pallone”?

 

Penso che i genitori svolgano la loro funzione di educatori in funzione del bene dei figli. 

 

Lo sport è un divertimento, sino a quando non diventa poi un lavoro, e quindi ognuno deve coltivare le proprie passioni, i propri divertimenti in modo da raccogliere buoni frutti, ma solo se si è ben seminato.

 

Questa frase è giusta, corretta, fino a un certo punto, perché non si può pensare di stare chiusi in casa a studiare sempre, bisogna divertirsi e anche praticare lo sport, lo stile di vita è importante.

 

Lei è un portiere, come mai questa scelta?  (Diversi portieri mi hanno detto che è il ruolo del portiere che sceglie il ragazzo, come se questo ruolo fosse un qualcosa di personificato che va a scegliere il ragazzo adatto per, appunto questo ruolo).

 

Ho scelto di fare il portiere, perché mi piace assumere responsabilità, essendo l'ultimo baluardo prima del goal. 

 

Ho sempre ammirato i portieri e le loro abilità nel compiere gesti tecnici cosi importanti ai fini di salvare un risultato. Iniziò tutto quando la mia squadra aveva una necessità impellente di coprire un ruolo in porta, per una partita di calcio, e da quel giorno scoprii   di avere un talento in quella porta, in quel piccolo spazio, e in quel piccolo rifugio, e oggi il mio ruolo lo pratico con grandissima passione.



 





Lei ha avuto modo di conoscere la realtà calcistica del Lecce, che cosa ci può dire a tal riguardo?

 

Ho avuto anche la possibilità di frequentare, se pur per un tempo alquanto effimero, le diverse realtà calcistiche importanti come: Francavilla, Lecce che sono ricche di grandi tecnici qualificati e grandi staff. Sono esperienze che sicuramente mi hanno migliorato e fatto crescere essendo realtà professionistiche.

 

 Ho frequentato diversi stage anche per portieri, questi mi hanno formato e fatto migliorare e se adesso so praticare con dedizione e passione questo sport e  questo ruolo è merito di tutti i tecnici che hanno contribuito al mio percorso calcistico.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Seguo molto il basket, il tennis e la formula 1: sono realtà che mi entusiasmano



Come lei sa gli sport sono tantissimi, ma perché tutti i ragazzi vogliono diventare calciatori, quale sarebbe il motivo?

 

Penso che il calcio sia senza dubbio lo sport più popolare e praticato al mondo, sport che regala sogni, opportunità e senso di appartenenza a milioni di ragazzi. 

 

Il calcio ha un fascino unico, crea un’adrenalina spettacolare e fa divertire tanta gente., ti permette di conoscere tante persone, e di frequentare tante realtà

 

Sui giornali si legge sempre che il calcio italiano “ha qualcosa che non va”, secondo lei che cosa non andrebbe?

 

Da un po’ di tempo a questa parte, ho sostenuto cha il calcio italiano ha diverse criticità che influenzano negativamente il movimento italiano calcistico. La gestione finanziaria di diverse società, caratterizzate da molteplici debiti, la mancanza di strutture confacenti ai diversi contesti e la poco voglia di investire  nei settori giovanili sono sicuramente fattori che caratterizzano il calcio italiano.







Grandi discussioni con i mister le ha avute, le sta avendo, oppure ha sempre accetta le decisioni con serenità?

 

Personalmente non ho mai contestato le decisioni di un allenatore, poiché sono sempre decisioni che apportano benefici alla squadra. 

 

Chi contesta le decisioni degli allenatori sono proprio i genitori, e alla conclusione dell’intervista ci terrei a esprimere un mio pensiero a riguardo. Un allenatore sceglie i propri giocatori in funzione di tanti fattori: impegno costante, presenza agli allenamenti e il calciatore deve sempre accettarle, semmai affrontare la questione al termine di una gara e mai prima, altrimenti causa disagio all'interno del gruppo. La scelta del mister va  affrontata con educazione e rispetto, avendo di fronte in primis un educatore e poi un tecnico qualificato, con molta più esperienza di un ragazzino di 15 anni.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

All'interno di un gruppo tendo ad avere ottimi rapporti con tutti i miei compagni, altrimenti sarei il primo a mettermi in discussione e affrontare la questione, certo non puoi piacere a tutti,  ma se non piaci per il tuo modo arrogante di fare subentrano altre situazioni  poco affini al bene di un gruppo. 

 

Cerco di creare un’unione tra tutti i miei compagni ed appunto instaurare un rapporto di amicizia per poter affrontare una degna stagione insieme

 

Se dovesse ricevere una chiamata da un club estero, anche molto lontano, lei ci penserebbe su oppure partirebbe all’istante?

 

Sono decisione da prendere con tutta la calma del mondo, sapendo che andrai a vivere altre culture, altri posti, ed imparare altre lingue.



 




Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

A questa domanda rispondo in maniera breve e coincisa: sono elementi essenziali per la realizzazione di un qualsiasi progetto che hai in mente. È chiaro che ovviamente la famiglia è sempre al primo posto

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

A me non piace volare troppo con la fantasia, mi piace parlare del presente e attuarmi alle mie situazioni. Mi piacerebbe tanto che la gente pensi cose positive di me, mi accolga per come sono e magari insieme migliorare. 

 

Io voglio stare bene con me stesso e ricevere affetto dalle persone che mi circondano sapendo di avere di fronte una persona sempre sorridente e affettuosa con tutti. 

 






A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Questa intervista voglio dedicarla a tutte le persone che mi conoscono, e a chi la leggerà: sappiate che questi sono dei miei pensieri, condivisibili o meno, ma pur sempre pensieri. Lasciate divertire i vostri figli, amate quello che fanno e quello che sono. Amiamoci, non disprezziamoci. 

 

Non createvi delle aspettative che dall'altra parte non sapranno raggiungerle, accettate le decisioni, aprite gli occhi e la mente, perché per fare cose negative le sapete aprire e come. 

 

Nel campo cosi come nella vita devono vincere sempre educazione, rispetto e lealtà, altrimenti non esisterebbe lo sport e il gioco di squadra. 

 

Sappiate relazionarvi con le persone, non avere le maschere, visi ambigui, sappiate essere voi, voi stessi. Io sono Manuel, e sono quello che avete letto in questa intervista, e la mia reputazione su una persona non cambia se non la vedo con i miei occhi.

 

Grazie Paolo per questa intervista

 

 

 

È stato un piacere

 

 11 06    2024 

 

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