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venerdì 7 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

RICHARD 

GROBELNA 

 


 

Richard Grobelna  è un giocatore   di calcio di Napoli e così si presenta:

 

 

“Mi chiamo Richard Grobelna sono nato il 27 maggio del 1998 a Napoli e ho anche la nazionalità polacca per via di mia madre. In Polonia, ho incominciato a giocare a calcio da piccolissimo, avevo circa 1 e mezzo quando già davo   i primi calci alla palla.

 

Ho sempre sognato di diventare un calciatore e a questo sogno, non ho vergogna di dirlo anche se ho 26 anni, ci credo ancora perché nella vita non bisogna mai mollare specialmente se si tratta di un sogno.

 

 

Dall’ età di un e mezzo fino e sino 18 anni dormivo con il pallone accanto a me e  se non c’era non riuscivo a dormire.

 

Ho incominciato a giocare con frequentando tante scuole calcio tra le quali: Puteolana, Pigna calcio, Mariano Keller Promotion per poi finire nella Turris dove avevo appena compiuto 16 anni.

 

Quell’anno e stato uno dei più emozionanti della mia vita, feci in un solo campionato 28 reti e con me c’erano tanti ragazzi forti infatti molti dei miei amici se ne andarono l’anno dopo perché ebbero le chiamate da squadre importanti come:

 

Livorno, Fiorentina, Bologna, Udinese, fui chiamato anche io a fare il provino a Udine; e andammo io e un altro ragazzo che giocava con me che era terzino. Ero veramente emozionato di provare questa nuova esperienza che però andò male perché durante il provino infortunai, presi una distorsione alla caviglia, e così tornai a Napoli dove mi chiamò il mio allenatore: Vincenzo Marigliano,  purtroppo ora non c’è più,  mi disse:  “Guarda vedi di recuperare presto perché voglio mandarti ad Arezzo, dopo una settimana ero già partito per arrivare,  feci il primo allenamento,  mi chiamò il presidente della squadra e  mi fece subito firmare.

 

 

Io emozionato non vedevo l’ora di iniziare, c’erano tanti ragazzi di Napoli e feci subito amicizia. Fu un bel campionato, il girone d’andata terminò   con 9 gol dopodiché a causa della gelosia di un ragazzo venni mandato a Napoli. Era geloso perché secondo lui “gli avevo rubato il posto nella squadra”, visto che il ragazzo era raccomandato e la famiglia pagava alla società per farlo giocare decisero di non rinnovarmi il contratto. Fu una grossa delusione e ci rimasi talmente male in merito a ciò che mi era accaduto che decisi di non giocare per 2 anni.

 

 

Avevo appena compiuto 19 anni e tanti amici mi dicevano che sarei dovuto ritornare a giocare,  in tanti credevano nel mio potenziale. Firmai per la prima volta con una squadra di prima categoria che era la Boys Pianurese, dovetti ricominciare da capo perché erano due anni che non giocavo e non ero al 100% delle mie potenzialità.

 

Così quell’anno non ebbi molto spazio avevo fatto poche presenze e 0 gol, dopo un anno me ne andai e provai una nuova esperienza, il direttore sportivo Giulio Zampini aveva un forte interesse per me, inoltre era il direttore e presidente della squadra ASD Città di Marano, la squadra all’epoca militava in prima categoria, ma con tanti ragazzi che avevano un’esperienza al livello di promozione eccellenza e qualcuno proveniva dalla serie D. 

 

Loro mi diedero fiducia, cercai di ritrovare me stesso e quell’anno chiusi con 3 gol; avevo imparato tanto dai ragazzi e dal mister Pelliccia insieme al direttore. Posso dire che mi hanno insegnato tanto sia calcisticamente che al di fuori.  Lo stesso direttore, l’anno dopo, decise di fondare una   squadra ad Arzano: l’Arzanese.

 

 

Quell’ anno fu una delusione sia per me che per la squadra, il direttore avevo formato una squadra vincente di prima categoria, però con tanti ragazzi erano presuntuosi e per colpa loro fu esonerato il mister. 

 

 

Decisi di seguirlo, andai al San Petro sempre squadra di prima categoria che stava retrocedendo, mi disse: “Andiamo con questi ragazzi e portiamoli alla salvezza”, infatti grazie al mister ci salvammo, ma anche al mio contributo, feci 4 gol per la salvezza, dopo questa esperienza andai con la Maued San Pietro il club era formato da tanti ragazzi eccezionali come il bomber Emiliano Marino che era anche il capitano; nacque un’amicizia all’istante anche perché aveva tanta fiducia in me.

 

 

 

Visto che non giocai tanto e decisi di andarmene,  mi chiamò il direttore Zampini sempre lui, devo dire che non mi ha mai abbandonato e ha sempre creduto in me,  mi portò in promozione la squadra era la Virtus Afragola, si è trattata  di una bellissima esperienza, conobbi  il mister Boemio,   è  stato lui l’artefice di me stesso perché  mi diede tanti consigli sia sotto l’aspetto della tattica  sia che come calciatore in generale, anche perché aveva molta esperienza con tanti campionati vinti serie D ed d’ Eccellenza. 

 

 

Mi ricordo che quell’anno grazie ai suoi consigli feci 8 gol solo nel girone di andata.

 

 

Dopodiché per quel che concerne il girone di ritorno decisi di non giocare per problemi personali. 

 

L’anno successivo mi richiamò, di nuovo, il direttore Zampini mi propose di andare insieme a lui in prima categoria al Melito Calcio,  il direttore aveva  costruito all’inizio una squadra che è diventata una poi una  favola, perché? Noi eravamo partiti con 3 sconfitte e tutti incominciarono a deridere di noi, tanti opinionisti dicevano che non ci saremmo nemmeno salvati, ma poi successe un fatto: il mister Pelliccia e il direttore ci fecero diversi discorsi per motivarci, così ognuno di noi  diede in quel momento  tutto se stesso. 

 

Dopo le 3 sconfitte incominciarono ad arrivare tante vittorie uno dietro un'altra, ed infatti da quel momento incominciarono anche i nostri i video sui Tik Tok, tutti incominciarono a conoscerci tramite i social perché era un bellissimo gruppo. Lo siamo   stati e lo siamo ancora tante altre squadre iniziarono a copiare i nostri video.

 

Con il Melito siamo arrivati in finale dei play off del girone. Lo vincemmo contro il Qualiano Calcio 0-1 al 118esimo del secondo tempo supplementare:  fu una delle  vittoria  più belle  della mia carriera, poi arrivammo a giocare  la semifinale contro il Gragnano, vincemmo fuori casa 1-2,  gli artefici del gol furono:  il sottoscritto e Pengue l’ altro esterno, una ragazzo molto “forte”,  incominciarono i festeggiamenti per la finale dove ci aspettava un altra trasferta pesante e difficile contro la Rocchese. 

 

 

Arrivammo a Roccapiemonte che si trova provincia di Salerno, la squadra aveva una tifoseria come se si trovasse in serie D, l’atmosfera era straordinaria, noi eravamo molto carichi.   Dopo 15 minuti del primo tempo stavamo sotto già di 3-0, non riuscivo a credere che dopo tutta questa strada la nostra storia sarebbe dovuta finire in quel modo finire, guardai in faccia i miei amici e dissi ai ragazzi: “Ma cosa sta succedendo?” 

 

 

Non poteva finire così! Non oggi, anche perché avevo fatto una promessa a mia nonna che non c’era più, la promessa era che un giorno sarei diventato campione. e da quel momento mi diedi una svegliata. Incominciai a divertirmi e far emozionare con le mie giocate anche i tifosi avversari, riuscì a prendere un calcio di   rigore e segnammo il 3-1. 

 

 Concluso il primo tempo tornammo nello spogliatoio dove il mister Pelliccia ci fece un bel discorso motivazionale: iniziò il secondo tempo carichi a “mille” con una delle mie giocate feci l’assist del 3-2, iniziamo a credere che   la rimonta fosse possibile, incominciammo ad attaccare sempre con il nostro gioco perfetto che aveva costruito il mister Pelliccia. Ci venne dato   un calcio d’angolo dove a battere fui sempre io.

 

Presi la palla la baciai e la misi in mezzo, sul primo palo trovò Francesco Rossi uno dei terzini più forti cui io abbia mai giocato, mette la testa e infila il pallone per il 3-3, la Rocchese era calata di morale ed era il momento giusto per fargli “male” all’ 80esimo ci siamo presi un rigore del 4-3.

 

Incominciarono i festeggiamenti, ma mancava ancora tanto per la fine della partita, 10 minuti più il recupero e stavamo anche in 9, (furono espulsi Rossi e Pezzella) ma noi avevamo deciso di mollare, dovevamo vincerla noi quella partita e cosi è stato, al triplice fischio scoppiò la festa.  Io piansi perché avevo mantenuto quella promessa a mia nonna, ho chiuso quest’anno con 16 reti, ma la cosa più bella e che il Melito Calcio ora è in promozione, portato una squadra in promozione; dopo 30 anni, possiamo dire di aver fatto la storia.”

 

 




La prima domanda che le voglio fare è la seguente: la stagione è terminata nei migliori dei modi, quanto è soddisfatto delle sue prestazioni da 1 a 10?

 

Questa stagione la valuto con un 10. All’inizio abbiamo avuto molte critiche, queste  ci sono servite per crescere e soprattutto ci hanno dato la carica per dare il meglio e l’abbiamo dimostrato durante tutto il campionato, difatti alla fine siamo campioni!

 

La prossima stagione sa dove andrà a giocare? 

 

Al momento ho tantissime proposte, molto presto incontrerò il mio direttore, che sarà anche il mio procuratore. Sto valutando.



 




Suo papà è di Napoli, sua mamma è polacca, quanto tempo ha vissuto in Polonia?

 

Non ho mai vissuto in Polonia, ma ci vado regolarmente in vacanza.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Assolutamente no. Mi hanno sempre incitato e sostenuto nell’inseguire questa passione.

 

Lei è giovane, vanta già un bel curriculum, e gode della stima di tanti addetti ai lavori, le chiedo come si riesce a realizzare tutto ciò e ad essere così stimati?


Non c’è nessun trucco in particolare per arrivare dove sono, semplicemente centrale nella mia carriera è la passione che ci metto, oltre alla costanza e la voglia di fare sempre meglio.

 







Lei ha giocato in diverse squadre e come a quale è rimasto più   legato? 

 

Ho adorato tutte le squadre in cui sono stato, ma difronte ad una preferenza scelgo il Melito, non solo per il campionato svolto, ma per il legame che abbiamo stabilito che va oltre il calcio.

 

Passiamo all’esperienza aretina. Bellissima esperienza, sino a quando decidono di sostituirlo con un altro ragazzo, lei ha menzionato il termine gelosia, se la sente di raccontarci com’è andata?

 

Il calcio non è sempre rose fiori. C’è costantemente competizione e questo spesso comporta insicurezze che si tramutano in quella che definisco gelosia, in quanto dal primo giorno di contratto ho sempre giocato in campo, lasciando spesso in panchina l’altro esterno destro. Questo ha generato una lite e allora presidente ha ritenuto che il ragazzo lasciato in panchina avesse ragione, motivo per cui me sono andato.



 




Dopo questa esperienza viene mandato a Napoli e per due anni decide di non giocare, la domanda è d’obbligo, che cos’ha fatto in questi due anni?

 

Nei successivi due anni a Napoli ho lavorato, mettendo in pausa la mia passione. Sono stati i miei amici ad incitarmi a tornare a giocare a calcio.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Seguo solo calcio e qualche volta anche il tennis.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Ho sempre preferito evitare, in quanto sono del parere di portare rispetto ai miei superiori. Nella maggior parte dei casi le discussioni sono sempre state costruttive e mi hanno aiutato tantissimo a crescere calcisticamente.

 






Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Sono sempre stato un punto di riferimento per la mia squadra, mi hanno sempre tenuto in considerazione nelle scelte, per cui imporre la mia volontà non è stato necessario, per concludere  non abbiamo mai avuto discussioni significative.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio è avere un sinistro d’oro, il difetto è:  reagire (a volte) impulsivamente quando sono sotto pressione.

 

Lei è nato Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Sono orgoglioso di essere napoletano. Napoli per me è casa, la mia comfort zone.

 

Se oggi ricevesse un’offerta da un club calcistico fuori dall’Europa, partirebbe immediatamente o preferirebbe pensarci su?

 

Non ci penserei due volte.



 




Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia per me è sacra. Per quanto riguarda le amicizie, ritengo di averne di buone solo calcisticamente.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Un sogno che vorrei si realizzasse nell’immediato sarebbe sicuramente quello di arrivare in Serie A.

 


A chi vuol dedicare questa intervista?

 

Questa intervista la dedico alla mia ragazza perché è stata il mio punto di riferimento, ogni volta che scendevo in campo e guardavo sugli spalti vedovo lei che era seduta li a guardare le mie partite, mi sostiene sempre in ogni momento ed lei l’artefice di tutto, se quest’anno ho dato il meglio di me stesso è anche merito suo.

 

 

 

Grazie 

 

 07  06    2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

giovedì 6 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALESSANDRO

CAMPAGNA  

 



 

Alessandro Campagna di Napoli è direttore  della Real Sangiovannese.

 

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa sabato 25 maggio, è una data che lei e tutti i componenti della squadra ricorderete per molto tempo.  La Real Sangiovannese approda in Promozione. Questo è successo perché avete battuto lo Sporting Ponte ai calci di rigore! Nello spareggio con i beneventani, ad uscire vincitrice è la squadra di San Giovanni a Teduccio, e dunque che cos’ha provato quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita?



Al fischio finale ho provato un mix di emozioni. Ti passano davanti agli occhi tutti i sacrifici fatti durante l’anno e soprattutto tutti i sacrifici che hanno fatto i ragazzi per raggiungere questo traguardo. Vincere è sempre bello, ma è sempre difficile farlo.

 






Secondo lei a cosa è dovuto questo successo? 

 

Io credo che il successo sia legato al fatto che siamo una famiglia. Inoltre i nostri presidenti si sono affidati a persone di spessore del settore, come il direttore Ibello Ciro e il direttore Correale Ciro, che hanno allestito una squadra che è riuscita in primis a vincere il campionato per poi dominare nei play off. 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è stata la mia passione fin dai primi passi, purtroppo non avendo nessuno che mi seguiva non sono riuscito ad arrivare ai livelli che avrei voluto, sono stato costretto quindi ad appendere le scarpette al chiodo in tenera età, con poche esperienze nei settori giovanili importanti, il mio sogno sarebbe stato quello passare al calcio amatoriale. 

 

Oggi mi ritrovo nella Real Sangiovannese per l’affetto e la stima che provo per i presidenti. Prima di ora non ero mai stato in nessuna società in veste di dirigente, questa è la mia prima esperienza e per fortuna in così poco tempo, due anni, abbiamo conseguito due promozioni.

 






Lei è il direttore sportivo, per chi non è del mestiere, qual è la sua mansione?

 

No, non sono il direttore sportivo. Sono semplicemente un uomo di fiducia della società e sono legato moltissimo alla squadra e a tutti i suoi componenti.

 

La squadra quando è stata fondata? 

 

La squadra è stata rifondata tre anni fa, ma io e il presidente Errico siamo entrati sulla “giostra” a settembre del 2022. Abbiamo iniziato  il cammino dalla seconda categoria per poi  approdare oggi in promozione.

 

Come ha conosciuto il signor Ciro Ibello, 

 

Ho avuto il piacere di conoscere il direttore Ibello a settembre del 2023, quando per fortuna il nostro presidente l’ha chiamato in società.

 

 Sono onorato di aver conosciuto una persona così schietta, onesta e con sani principi. L’augurio che mi e che gli faccio è di continuare questa cavalcata insieme a lui.

 

 






Come sono i suoi rapporti con giocatori, con l’allenatore, con il presidente?

 

Posso dire solo una parola: fantastico, perché sono la persona della società più vicina a loro, dal momento che sono in panchina in ogni partita. 

 

Con il mister c’è una stima reciproca e abbiamo un rapporto eccezionale, ci confrontiamo su ogni cosa. Beh… che dire i presidenti sono più che fratelli, per me ed è solo grazie a loro che sono in questa nuova avventura. 

 

Un sogno per il futuro?

 

Sicuramente è quello di crescere insieme alla Real Sangiovannese e soprattutto insieme a tutte le persone presenti in società.

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

Alla mia famiglia, sicuramente, perché per seguire la squadra, ho dovuto togliere tempo a loro. Mi sono dedicato totalmente al progetto per raggiungere gli obiettivi fissati, ovviamente ciò richiede tempo e dedizione.

 

 

 

 Grazie 

 

 06 06    2024 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

mercoledì 5 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

ANTONIO

VALENTINO

 

 


     

 

Antonio Valentino oltre a essere un grande appassionato di calcio, tifoso della Real San Giovannese è anche il fotografo ufficiale di questa squadra. 

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente che cosa ha provato al termine della partita che ha decretato il passaggio della Real Sangiovannese in promozione?

 

Al termine della partita a primo impatto per l’euforia non riuscivo a capire ancora realmente cosa siamo riusciti a fare il giorno dopo ho metabolizzato tutto ed ho provato il senso di riscatto su tutto.

 

Immagino che per il quartiere di San Giovanni a Teduccio sia stata una bella soddisfazione?

 

Per San Giovanni a Teduccio è stata una gioia immensa vedere la propria squadra dominare su qualsiasi campo nei quali hanno giocato.

 






Lei ha una grande passione per il calcio, quand’è che ha scoperto di averla?

 

La passione per il calcio  l’ho  scoperta per strada con i miei amici, ci bastava un po’ di spazio per creare un campo da calcio e vedendo ciò  mi sono innamorato di questo sport.

 

Lei è il fotografo ufficiale della squadra, generalmente come si svolge la sua attività, mi spiego, la segue solo nelle partite ufficiali, oppure anche durante gli allenamenti e nelle amichevoli? 

 

Il mio lavoro da fotografo per la squadra riguarda gli allenamenti, le amichevoli e le partite ufficiali, sono sempre presente.

 

 

Com’è riuscito a diventare il fotografo ufficiale, è stato contattato da qualcuno, immagino?

 

Sì, sono stato contattato dai due presidenti in persona e li ringrazio se oggi posso dedicare questa mia passione sia per i social e sia per il calcio.

 

Secondo lei qual è la forza di questa squadra? 

 

La forza di questa squadra è il collettivo, sono sempre pronti ad aiutarsi uno con l’altro, non ci sono “prime donne”, tanto per farmi capire.



Conosco da diverso tempo il signor Ciro Ibello, a mio è una persona squisita, un grande amante di questo sport, per lei cosa rappresenta? 


Il direttore Ciro Ibello per me rappresenta veramente il calcio, è  una persona genuina pronto ad aiutare il prossimo e grazie anche a lui se abbiamo raggiunto questo  splendido risultato della promozione.




Il prossimo anno siete in promozione, e poi dove le piacerebbe che la squadra arrivasse?

 

Per il momento pensiamo a come far bene   in promozione, poi, certamente, in futuro mi piacerebbe vedere sempre la squadra lottare per obbiettivi più importanti.

 






Da come so lei usa come social Tik Tok e so che la squadra ha tante visualizzazioni, ci potrebbe spiegare meglio quello che lei fa su Tik Tok per promuovere la squadra? 

 

Principalmente su Tik Tok si creano contenuti e io promuovo principalmente dei video generati dalla spontaneità dei giocatori,  ad esempio: quando si fa il pre partita e quando si scende in campo con il discorso di un giocatore oppure del presidente.

 

 

Lei è nato a che cosa rappresenta per lei il quartiere di San Giovanni a Teduccio?

 

Per me San Giovanni rappresenta tutto, questo quartiere mi ha dato tanto e ringrazio e lo ringrazio  per la persona che sono oggi.

 


A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La mia intervista la dedico al direttore Ciro ibello al mister Luigi Principe, ai presidenti Pasquale e Danilo Errico, al direttore Ciro Correale, Andrea Mammarella e l’avvocato Mario Pelliccio e al direttore Alessandro Campagna, infine a tutti i miei ragazzi che hanno portato questa squadra di San Giovanni A Teduccio in  promozione.

 

 

 

Grazie 

 

05 06    2024 

martedì 4 giugno 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

GIANFRANCO

CICCONE

 


 

 Gianfranco Ciccone è classe 1976 di Napoli è stato un giocatore   di calcio e ora è allenatore, così si presenta: “ 

 

 

“Cresciuto calcisticamente settore giovanile dell'Empoli fino alla prima squadra, poi ho giocato in Serie C serie D e ho smesso nel 2014 intraprendendo la carriera da allenatore facendo il secondo, poi diventando primo dove ho vinto il campionato juniores Coppa Italia promozione, il campionato eccellenza Coppa, tutto questo in pochi anni.

 

Queste le squadre dove ho militato: Empoli, Iperzola, Fano, Teramo, Maceratese, Mazzara del Vallo, Palmese, Calangianus, Viribus Unitis, Orvietana.

 

Per quel che concerne la mia carriera da allenatore queste sono le squadre: allenatore in seconda, Orvietana dalla promozione dove abbiamo vinto la Coppa Italia fino alla serie D, da secondo allenatore in prima all’ Orvietana juniores campionato vinto, Acquapendente promozione, Orvietana eccellenza vinto il campionato, Atletico BMG eccellenza vinto Coppa Italia.”

 

 


 


La prima domanda che le voglio fare è lei è un calciatore conosciuto, stimato da molti, ha giocato in club importanti, e ora è allenatore, le chiedo come si raggiungono simili traguardi? 

 

I traguardi si raggiungono con sacrificio e dedizione al lavoro. Sicuramente da allenatore e molto più difficile.

 

Questa domanda mi sembra ovvia visto che sono nato a Fano, che cosa si ricorda dell’esperienza fanese? Si era ambientato bene?

 

A Fano ci sono stato nel 1998 benissimo, è una  cittadina fantastica per come si vive,  calcisticamente però  non abbiamo fatto bene.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho iniziato a giocare da piccolo che avevo 5 anni e da subito ho percepito che sarebbe stato tutta la mia vita.

  

I suoi genitori all’inizio hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mia madre era contraria voleva che pensassi più allo studio, però avevo tutto l'appoggio di papà.



 




A 14 anni lei lascia Napoli e va all’Empoli, dopo pochi giorni che lei era nel club, non le mancava la famiglia; gli amici, non sentiva nostalgia di casa -era un ragazzino- ?

 

Si ha 14 anni sono andato a Empoli e mi sono ambientato subito l'Empoli calcio, mi sentivo  in famiglia, nostalgia di casa  poca visto che da piccolo tornavo ogni 15 giorni a casa.



 




Come sono stati quegli anni che ha trascorso all’Empoli, mi pare di aver capito che sono stati anni positivi e formativi, è così?

 

Gli anni a Empoli sono stati formativi oltre che per il calcio anche a livello di crescita personale, visto che dovevo pensare a me stesso non avendo i genitori vicino.

 

So che ha conosciuto diversi allenatori e calciatori, giovani, ma che poi avrebbero fatto una bella carriera, queste persone che cosa le hanno lasciato?

 

A Empoli ho avuto la fortuna di conoscere allenatori come: Spalletti, Domenichini e  giocatori come: Montella Toni ma soprattutto Totò Di Natale era diventato un fratello, tutti loro  mi hanno insegnato tanto nel proseguo.


 




 

Quando subisce un brutto infortunio? In quel momento non facile chi le è stato vicino?

 

Purtroppo nella mia carriera ho  subito tanti infortuni e gravi, ho rotto per la prima volta i legamenti crociati a 16 anni poi a 20 ,e non è facile reagire, ho avuto la fortuna di avere vicino la famiglia e lo staff medico che mi dava la forza di andare avanti.

 

Dopo l’Empoli lei è stato in diverse squadre, qual è la squadra che le è rimasta nel cuore?

 

La squadra che mi è rimasta nel cuore tutte sicuramente è orvietana visto che  vivo a Orvieto.

 

Quando si va a giocare in tante squadre bisogna avere anche sapersi adattare, nuovi giocatori, nuovo ambiente, lei riusciva ad adattarsi bene? 

 

Dopo Empoli ho girato tanto,  mi sono trovato bene in quasi tutte le regioni dove ho giocato: la Sardegna,  la Sicilia oltre all’ l'Umbria e alla Toscana.


Da come leggo tutti provano a diventare calciatori? Ma non è certamente facile, la concorrenza è spietata, lei che cosa consiglierebbe a un ragazzo che volesse intraprendere la sua stessa carriera?

 

Tutti provano a fare i calciator,  ma non è facile vista la tanta concorrenza che c'è;  il mio consiglio è credere in quello che si fa.

 

Generalmente che ruolo aveva all’interno del gruppo, mi spiego ascoltava i consigli dei compagni, discuteva serenamente con loro, oppure tendeva a imporre la sua volontà?

 

Intendevo a imporre la mia volontà con serenità.

 

Ora lei è allenatore, che effetto le fa essere dall’altra parte?

 

Fare l'allenatore è l'opposto del calciatore, è bellissimo ma pieno di pensieri, si vive solo di calcio 24 su24.

 








La caratteristica principale che deve avere un allenatore?

 

Non c'è una caratteristica principale, io non faccio quello che mi dava fastidio quand’ero un calciatore,  cerco di capirlo a trecento sessanta gradi.

 

Quando una squadra non ottiene quanto si era prefissato all’inizio il primo ad andarsene è l’allenatore, ma non sarebbe più giusto cacciare i giocatori? Se fosse così sarebbero più motivati a giocare bene, non trova?

 

Purtroppo paga sempre una persona, è più facile mandare via il  mister  che venti,  i calciatori fanno le fortune e le sfortune dell'allenatore.



 




Il miglior allenatore in questo momento secondo lei chi è?

 

Italia ci sono tanti allenatori bravi, ma per me Luciano Spalletti e il top.

 

Lei è vive a Orvieto da diversi anni, come ci si trova?

 

Vivo a Orvieto dal 2005 e non posso dire che bene, è una  cittadina di 20 mila abitanti, è  tranquilla, con tanta pace attorno,  inoltre è immersa nel verde.

 

Ci dica la verità, non le manca Napoli?

 

La verità è che sono andato via da Napoli molto presto, quindi non la sento la mancanza, però non nascondo che ci vado spesso.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il sogno che poi non è un sogno è il seguente: vorrei che ci fosse più serenità tranquillità in questo mondo.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Sicuramente dedico questa intervista a tutte le persone a me care,  a mio papà che ci ha lasciato da poco,  e a una persona che sta nel mondo del calcio, si tratta di  un direttore sportivo, abbiamo lavorato poco insieme , ma  ci sentiamo tutti i giorni lo reputo uno di famiglia, mi consiglia tanto e  riesce a farmi ragionare anche nei momenti quado sono arrabbiato.

 

Grazie 

 

 04  06    2024 

 

(Tutti i diritti riservati)