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mercoledì 3 aprile 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 


NICOLAS

ROSSI



    


 


 Nicolas Rossi ex giocatore è ora un allenatore è cosi ci si presenta: 

 

“Mi chiamo Nicolas Rossi e sono nato a Roma.

 

 Mi avvicino al calcio fin da piccolo giocando fino all ‘età di 29 anni in categorie dilettantistiche. Negli ultimi anni avevo iniziato il percorso come allenatore nelle scuole calcio per poi farlo diventare oggi un vero lavoro. 

 

La mia carriera da allenatore inizia nel 2014/2015 quando mi occupo di un gruppo di under 13 dell’infernetto calcio. Dopo di che passo ad una società all’epoca in crescita nel panorama laziale come SFF ATLETICO, ci rimango 3 anni allenando prima under 11 poi under 12 e under 13. 

 

Finito il percorso con questa società passo a fare un under 14 provinciale con un collega amico di nome Claudio, peccato che per il covid la stagione come sappiamo fu bloccata.

 

 L’annata successiva decidiamo di rimanere insieme e di continuare con quel gruppo e fare l’under 15 provinciale, tra l’altro riusciamo a vincere nell’ultima giornata. 

 

Lì poi arrivò la possibilità di arrivare all’Urbetevere una delle società d’élite del calcio laziale.Entro all urbetevere per allenare l’under 12 e fare il collaboratore nell under 17 élite di Alessandro che ci tengo a ringraziare per l’opportunità data e gli altri dello staff(alessio,Edoardo,Mirko ,Giancarlo e Mario) per l’annata straordinaria.



 Stagione in cui vinciamo un campionato élite e raggiungiamo una finale per il titolo regionale persa purtroppo negli ultimi minuti, ma esperienza tecnica e umana di un valore assoluto. Quest’anno invece sono ancora all’Urbetevere alleno l’under 13”.



 





La prima domanda che le voglio fare è la seguente, dove sta andando il calcio italiano, a differenza di quello spagnolo, francese, inglese, tedesco?  



Credo che il calcio italiano attraversi un periodo storico con meno qualità e talento rispetto al passato. Il calcio italiano sta provando a stare al passo di altri paesi che investono molto di più in questo sport nei settori giovanili, nei centri sportivi nelle attrezzature e nei tecnici ma è complicato perché dalle altre parti lo fanno davvero. In Spagna hanno una loro metodologia e una loro visione che da anni sta portando fuori talenti e risultati. In Francia, anche per il suo passato coloniale, hanno una scelta e di conseguenza una qualità media molto buona. L’Inghilterra gode probabilmente delle cifre più alte e di conseguenza di tutto il resto. 

 

Aldilà di questo in Italia abbiamo perso la cultura di mandare a giocare i ragazzi per strada. Di fargli fare esperienze con i più grandi formative sia a livello calcistico ma anche umano. Oggi i ragazzi non giocano più per strada e questo influisce.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Fin da quando ero piccolo il mio giocattolo preferito è sempre stato il pallone. Eppure in famiglia sono il primo. Un amore nato e cresciuto negli anni. Il calcio per me è stato ed è un qualcosa di straordinaria importanza nella mia vita.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori hanno rispettato sempre questa mia grande passione mettendo in risalto però sempre che lo studio era importante.

Ma soprattutto colgo l’occasione per ringraziarli per non avermi mai messo una pressione o una aspettativa. Ho vissuto il calcio con leggerezza e di questo ne sono molto contento.

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Ho deciso di iniziare questo percorso da allenatore perché sentivo dentro qualcosa che mi diceva che volevo guidare un gruppo.

Mi ritengo uno che anche in campo lo è sempre stato. Saper guidare un gruppo è una cosa molto complicata anche da spiegare.



 





Da diverso tempo lei allena l’Urbetevere, che tipo di società è? Immagino che lei si trovi bene?

 

Sono due anni che sono all’ Urbetevere e la ritengo una società dilettantistica in cui per molte cose si lavora come una professionistica. Lavoro con tecnici, preparatori che lavorano in maniera importante con competenze e conoscenze importanti. L’Urbetevere la sento casa mia e quando senti fiducia lavori meglio.

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Fare l’allenatore è tante cose.

 

Fare l’allenatore è avere competenze e conoscenze trasmetterle, è guidare un gruppo di 20 personalità diverse, far l’allenatore è parlare con i propri giocatori dell’aspetto tecnico, ma anche dei loro problemi, infine fare l’allenatore nella settimana è un fatto, farlo in partita è tutt’altro. Ho sempre pensato sia uno dei lavori più difficili o complicati che ci sia. Ma credo che l’empatia sia una delle cose più importanti per un allenatore.

 

Generalmente che consigli da ai suoi giocatori prima di entrare in campo?

 

Ai miei giocatori prima di entrare in campo dico di divertirsi e di stare insieme nella difficoltà e nelle cose fatte bene.

Di dare tutto l’uno per l’altro. Uso spesso la parola insieme mi piace molto. Le grandi squadre ottengono grandi risultati tutti insieme.

 

Immagino che non sia facile allenare degli under 13, ci vorrà molta pazienza, molta empatia, e quando è ora essere autoritari, è così?

 

Allenare un under 13 non è facile è in età molto particolare. Iniziano ad essere grandicelli e iniziano a vivere le prime libertà.

Ho la fortuna e il privilegio di allenare un gruppo di ragazzi straordinari e di questo ne sono orgoglioso e grato. A loro dico sempre che devono sapersi adattare al contesto dove sono e comportarsi di conseguenza. Ma ripeto: sono un gruppo straordinario.

 


Una domanda che faccio spesso, grandi calciatori si nasce, oppure ci si può riuscire con duro allenamento e una vita sana?

 

⁠⁠Il talento è un dono che va coltivato e annaffiato ma averlo è molto importante. Si può diventare grandi calciatori con il lavoro la costanza e tanto altro, ma fenomeni no. Il fenomeno per me è quello che ha un talento sopra la media e abbina al resto.


Ultimamente si parla spesso di casi di frasi razziste urlate da contro giocatori di colore, lei cosa ne pensa, si tratta solo di ira momentanea, oppure c’è altro?

 

    Il razzismo è una tematica tremendamente importante e delicata. Il razzismo va combattuto e il calcio deve essere un mezzo per farlo.



 


 


  Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio a me ha dato tanto, mi ha formato caratterialmente, mi ha dato la possibilità di sapermi relazionare con tante persone.

 

Con il calcio mi sono aperto perché ero molto introverso, ho avuto la possibilità di aver incontrato alcune persone che ora fanno parte della mia vita quotidiana, posso affermare con certezza che sono fratelli per me. Il calcio mi ha dato supporto nei momenti di difficoltà. “Mi sono aggrappato” a questo sport quando alcune situazioni nella vita non andavano.

 

Mi ha tolto tempo, quello sì, ma essendo uno dei doni più importanti il tempo ne sono molto contento di avergliene dedicato tanto.

 

Un suo pregio e un suo difetto, dal punto di vista calcistico?

 

Un mio pregio penso che sia quello di saper entrare nella testa dei ragazzi. Sono uno che sull’aspetto umano ci conta tanto. Mi ritengo un allenatore molto empatico. Ma questa sarebbe più una domanda da fare ai miei ragazzi. Un mio difetto sicuramente è quello di pensare al calcio 24 ore su 24.


 




Un sogno per il futuro?

 

Il mio sogno è andare avanti e fare sempre meglio.

Che poi questo possa significare allenare una categoria élite o andare in una professionistica non lo so, ma voglio lavorare per migliorami e migliorare chi alleno. Darò tutto me stesso.

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista?

 

La dedico alla mia famiglia e a mia nonna che non c’è più. Ai ragazzi che ho allenato e che alleno, sono loro il motore di tutto ciò. A chi lavora con me ogni giorno. Ma soprattutto ad Alessio un mio caro amico scomparso qualche anno fa con cui condividevo questa grande passione. 

 

 

 

Grazie 

 

03 04 2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

giovedì 28 marzo 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

  

TOMMASO 

MEROLA

 




 

  Tommaso Merola (di Caserta) è un giocatore di calcio ha 37 anni e gioca nel ruolo di portiere, e qui c’è la sua carriera. Ha militato tre anni in serie C, 5 anni in serie D, poi Eccellenza e quattro in Promozione. Ha vinto 5 campionati. Attualmente gioca in Eccellenza all’Acerrana calcio, sono secondi in campionato e meno 4 punti dalla prima in classifica con due partite da recuperare. Da un anno è il titolare di una scuola portiere che vanta 70 atleti provenienti da tutta la Campania.









La prima domanda è questa, per prima cosa complimenti, 25 anni di carriera sono tanti, che riflessione le viene da fare a tal proposito?

 

Dopo 25 campionati ho capito che se non sei predisposto al sacrificio prima all’esterno del campo e poi in campo non puoi avere la costanza d fare 25 campionati consecutivi a 37 anni.

 

Ho letto che lei ha anche se così “possiamo definirla” una doppia vita calcistica, il calcio da spiaggia, una domanda sorge spontanea, ma non si riposa mai?

 

Non mi sono mai riposato, ho fatto 13 anni di Beach Soccer campionato estivo su sabbia con Napoli Roma Viareggio Casagiove ecc.

 

La stagione calcistica, sta per concludersi, che bilancio si sente di fare, soddisfatto delle sue prestazioni?

 

Bilancio positivo ho giocato poco quest’ anno perché il mister punta su un under e io faccio da chioccia, ma ho fatto tre partite con tre cleen schett.

 






Una domanda che faccio a tutti quanti: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto che mi divertivo, ma, poi,  facendo  tanti sacrifici  ho fatto della mia più grande passione il  mio lavoro e ancora oggi vivo di calcio.

 

Il portiere gioca da solo, mi hanno detto, se si vince una partita è merito anche del portiere, ma se la si perde spesso si sente dire: “ se avesse saputo parare la palla” la partita sarebbe andata diversamente, è così?

 

Il portiere è un ruolo meraviglioso, solitario gioca contro tutti può essere protagonista in positivo e negativo, ma una dote che deve avere è l’equilibrio.

 

Come si riesce ad essere sempre al massimo delle prestazioni e ottenere i suoi risultati?

 

Si raggiungono simili risultati simili ai miei per la costanza e il sacrificio, e l’abnegazione durata negli anni.

 

Di lei ho letto benissimo, tantissimi la stimano, e la ritengono un grande calciatore, come si raggiungono simili risultati?

 

Mi stimano perché nella mia vita mi sono sempre comportato bene e al servizio degli altri, ecco il motivo.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

No, non cambierei nulla, perché ognuno ha quel che si merita.









Della scuola calcio cosa ci sa dire? Contento di avere circa 70 allievi portieri?

 

Da circa due anni ho aperto una scuola portieri che vanta 70 portierini che provengono da tutta la Campania e per me è motivo d grande orgoglio

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Questa intervista la dedico a me, alla mia famiglia e soprattutto al mio papà che purtroppo da ottobre mi guarda dal cielo ,credo che la famiglia sia il valore aggiunto per raggiungere traguardi importanti.

 

 

Infine per il suo 25 esimo anno di attività agonistica farà una festa oppure pensa di arrivare al 30 esimo anno di attività?

 

Nn credo d fare nessuna festa, in caso d vittoria d campionato sto pensando seriamente d smettere e dedicarmi solo alla scuola portieri.

 

 

Grazie 

 

 

 28  03    2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

mercoledì 27 marzo 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MARCELLO

MIZZI


 


     

 

Marcello Mizzi, ha 43 anni, abita a Bari ed    è un giocatore   di calcio. Così si presenta:

 

“Sono nato a Bari il 2 giugno 1980 nel quartiere Poggiofranco di Bari, la mia passione del Calcio iniziò fin da piccolo grazie a mio padre che però giocava a livello amatoriale ed era un portiere ed è proprio con questo ruolo che iniziai ad esordire con gli allievi regionali della Nuova Bari con il Mister Lucchese. 

 

Ma il mio ruolo preferito in realtà era l'attaccante perché volevo fare i gol più che pararli, e infatti da quel momento cambiai ruolo e squadra, con gli Allievi Regionali  con la Camillo Rosalba ex Juventus Club di Bari.

 

Ma facciamo dei passi indietro perché ho dimenticato che in realtà iniziai con gli allievi regionali della Nuova Bari con Mister Lucchese, ma qui attenzione come attaccante, dopo successe quello che ho scritto in precedenza.

 

 Con gli allievi regionali sono stato alla Polisportiva Nicolaus e al Minafra Calcio e compiuti i 20anni ho dovuto lasciare a causa del lavoro e mi son dovuto accontentare di tornei con amici.

 

 All’improvviso in tarda età, dopo i 30anni, mi è tornata la passione e ho iniziato ad allenarmi con la Scuola Calcio Senior della United Sly dove c'era il grande Cobra Tovalieri, così sono tornato a giocare in Terza Categoria con la Warriors, però senza presenze in Campionato, ma solo allenamenti e poi nel Torreamare in seconda categoria, anche qui mi allenavo sempre. Mi ero rassegnato? No! Perché? 

 

Grazie a un amico ed ex calciatore all'età di 43 anni ho esordito nel Campionato di Prima Categoria della Basilicata con la Sant'Arcangelo, tre sono state le presenze, e 25 minuti di calcio giocato, purtroppo senza aver fatto nessun gol, ancora spero nelle ultime giornate”.

 

 


 





La prima domanda che le voglio fare è la seguente, come sta andando questa stagione calcistica al Santarcangelo? Lei soddisfatto dei risultati?

 

La mia situazione fino ad oggi nella squadra della Sant'Arcangelo purtroppo, per adesso, devo ammettere che è abbastanza negativa perché  ho giocato veramente poco,  ho avuto poco spazio anche per merito degli attaccanti titolari, ma non demordo e spero nelle ultime giornate, invece se devo esprimere un giudizio su come sta andando la squadra direi abbastanza positivo visto che stiamo ancora in lotta per  vincere il campionato anche se sarà dura se le prime due la  Tito e la Lagonegro nn mollano. ma poi comunque sono ottimista per i play-off.

 

La prossima stagione giocherà ancora in questo club, oppure cambierà squadra?

 

Per la prossima stagione non credo che giocherò ancora in questa squadra visto il poco spazio che ho trovato e anche perché ci sarà un nuovo progetto da parte degli organizzatori di Bari, comunque vedremo, mai dire mai.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Vuole una risposta secca? Direi subito da piccolo posso dire che sono nato col pallone in braccio anche se ho fatto altri sport come la pallavolo e il basket ma il calcio è la mia vera passione.

 

Lei inizia come portiere, perché poi ha deciso di cambiare ruolo? Eppure il portiere è una figura fondamentale, non è così?

 

Sì, il portiere è un ruolo importante però il mio sogno è sempre stato fare l'attaccante e quindi fare i gol per far vincere la mia squadra. Il ruolo di portiere è stato diciamo così un cambiamento provvisorio un po' come successo all'ex Calciatore Vincenzo Montella.

 

 






Lei ha giocato nel Picone Bari e nel Gennaro Minafra, si era trovato bene? Che ricorda ha di queste due squadre?

 

Sinceramente per quanto riguarda queste due squadre ricordo solo allenamenti e qualche presenza in campionato, ma anche stavolta giocavo poche volte titolare, non ho avuto fortuna e poi in realtà pensavo anche al lavoro.

 

A 43 anni abbiamo una nuova svolta, grazie a un amico esordisce nel Campionato di Prima Categoria della Basilicata con la Sant'Arcangelo, le faccio i miei complimenti, che effetto le fa ritornare in campo?

 

Sì, è esatto, per me tornare a giocare dopo tanti anni e appunto in tarda età (43) è stato veramente un sogno sia da quando ero allenato dal grande Cobra Tovalieri, ma  soprattutto quando sono stato ingaggiato in questa squadra della prima Categoria della Basilicata, è un sogno che si è avverato,  ma in realtà il prossimo sogno è realizzare la mia prima rete in un campionato ufficiale, che dire… spero veramente che si realizzi ma comunque  vada sarà un successo.


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Il mio ruolo è attaccante prima o seconda punta è indifferente.

 

Nel passato grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

No, in realtà non ho mai avuto discussioni con i vari Mister, ma anche con quello attuale, però l'unico rammarico è forse la  poca fiducia che hanno  nelle mie potenzialità.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio può essere che sono il tipico calciatore che fa spogliatoio, come si suol dire, questo grazie  con il carattere solare, invece un mio difetto è che a volte sono un po' permaloso e ci rimango male in merito ai commenti negativi sia del Mister che dei miei compagni di squadra.

 

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Se potessi tornare indietro magari avrei cercato di  trovare una persona che mi avesse potuto seguisse di più nell'ambito calcistico,  quindi avrei potuto intraprendere una vera carriera nel trovare  squadre giuste per me e  con un sogno da realizzare:diventare un vero calciatore.

 

Lei sul social tik tok fa, mi passi questo termine, dei piccoli resoconti calcistici; fare ciò le dà delle belle soddisfazioni?

 

Sì,  confermo su Tik Tok mi diverto molto fare queste conferenze stampa dove mi immedesimo in vero calciatore e allo stesso tempo credo e spero di far divertire soprattutto i mie seguaci che per adesso sono ancora pochi (217).



 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Sì,  un sogno che vorrei si realizzasse subito sarebbe quello di fare il mio primo gol in prima categoria, ma per far si che accada devo sperare di giocare nell'ultima giornata in casa vs il  Vietri. Altrimenti pazienza dovrò sognare di trovare una squadra che spero  mi possa dare più spazio per giocare.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Questa intervista la dedico a tutti i miei seguaci e a coloro che credono in me. Grazie



27 03 2024


(Tutti i diritti riservati) 

 

lunedì 25 marzo 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

  

 

MARCO 

RUSSO

 



Marco Russo di Roma è allenatore di calcio e così ci si presenta:

 

“Mi chiamo Marco Russo e nasco come allenatore al Giardinetti, con la scuola calcio, all'inizio con gli esordienti avevo il ruolo di secondo,  successivamente mi è stato offerto  il secondo gruppo esordienti 2003 dove andiamo a vincere un torneo estivo dal nome Gigino Maturi. Dopodiché prendo in mano la seconda categoria del Giardinetti, vinciamo il campionato e andiamo in prima categoria.

 

Vinciamo la Coppa Lazio e il campionato e andiamo così in promozione.

 

 Vengo chiamato dal Torrenova e faccio un anno, poi sono in eccellenza, alla Pro Calcio Tor Sapienza, il campionato viene bloccato causa covid, però poi vengo esonerato dalla Pro Calcio, preciso che eravamo quarti in classifica!

 Dopo tre anni vengo chiamato  dal club  Certosa, mi qualifico al quinto posto, al secondo anni faccio i play off e ora o stiamo lottando al vertice per essere tra i primi.

 

 

 




Si ricorda quando è nata la sua passione per il calcio?

 

La mia passione per il calcio è nata quando avevo 6/7 anni guardando la Roma, la prima squadra dove ho dato “i primi calci” si chiamava Rinascita 79.

 

Lei ha anche un suo passato da calciatore?

 

Io ho giocato per tanti anni nelle giovanili del Savio Tor Tre Teste, Vigor fino ad arrivare in promozione e avevo il ruolo di difensore centrale, decisi di terminare la mia attività agonistica a 40 anni per problemi al ginocchio.



 





Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Ho deciso di intraprendere la carriera di allenatore perché non riuscivo a stare lontano dai campi di calcio.

 

Nel club Giardinetti lei è rimasto per molto tempo, un’esperienza importante immagino, è così?

 

Ho iniziato al Giardinetti come allenatore della scuola calcio, poi sono stato all’ Atletico Torrenova dove ho conosciuto il direttore Paolo Michesi e da quel momento in poi ho iniziato la mia esperienza in eccellenza: un anno allo Pro Calcio Tor Sapienza e poi al Certosa.

 

  Lei è da tre anni al Certosa, e da come so si tratta di una bella realtà calcistica, che cosa mi può dire a riguardo?

 

Il Certosa è una bellissima realtà cresciuta negli ultimi 3 anni.



 




Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Umiltà, credere nelle proprie idee ed avere sempre un confronto con giocatori e lo staff.

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? 

 

    Nelle prime esperienza in eccellenza ero sempre molto teso, ora sono più rilassato ma concentratissimo.

 








Un suo pregio e suo difetto (a livello calcistico è ovvio)?

 

Pregio: umile, difetto: molto critico con me stesso.



 




Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo?

 

Mi sta togliendo del tempo alla mia famiglia e alla mia passione che riguarda l’andare per mare. 

 


                     Nella foto Marco Russo con il figlio Francesco Russo, qui con la maglia

                     n.10



Un sogno per il futuro?

 

Portare il Certosa in serie D.



 




A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista a Paolo Michesi, a Emanuela, a Marco Santolamazza e a tutto il mio staff.

 

 

 

Grazie 

 

26  03 2024

 

(Tutti i diritti riservati)