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lunedì 11 marzo 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MICHELE 

SCHETTINO

 



 

 

Michele Schettino, di Castellamare di Stabia è un giocatore di calcio, così ci si presenta.

 

 Ho iniziato all’età di 10 anni con la Scuola Calcio Madonna Delle Grazie poi successivamente dopo un paio di anni sono andato con la scuola calcio Sant’ Aniello Gragnano mentre il settore giovanile l’ho trascorso con la Juve Stabia facendo allievi nazionali, Beretti nazionale.

 

 

In serie D ho militato nei seguenti club: Angri, Mazara Del Vallo, Vigevano piccola parentesi.

 

Eccellenza: Libertas Stabia, Angri, Massalubrense.

                         

Promozione: Scafatese, Atletico Pagani, Massalubrense, Agerola, Santa Maria la Carità.

 

1 categoria: Terzigno Sporting Pagani, Living Sarno, Gragnano, ora sono al Sant’Aniello Gragnano, prima categoria girone F”.

 

 

 

 





La prima domanda è questa: come sta andando la stagione al Sant’Aniello Gragnano? Soddisfatto delle sue prestazioni o potrebbe fare qualcosa in più?

 

Sono arrivato a dicembre al Sant Aniello Gragnano e fin da subito mi sono trovato bene sia con i compagni sia con il mister, siamo secondi in classifica a sei punti dalla prima.

 

Sia nel calcio sia nella vita si può fare sempre di più ma sono contento di come si sta svolgendo il mio percorso, anche perché vengo da un infortunio di quasi due mesi.

 

Questa domanda è un classico: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

È stato amore a prima vista senza alcun dubbio, fin da subito mi sono innamorato di quel pallone.



 




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

No mai i miei genitori mi hanno sempre sostenuto xke vedevano che io stavo bene nel praticare questo sport ma detto ciò mi hanno sempre detto che non dovevo lasciare gli studi..

 

Un’esperienza importante lei l’avuta in serie D a Mazzara Del Vallo, e sappiamo pure che si è trovato molto bene, che cosa ci può dire a riguardo della sua permanenza in questo club siciliano?

 

Sì, a Mazara del Vallo è stata un’esperienza bellissima e molto importante sia a livello calcistico sia a livello umano perché mi ha fatto capire tante situazioni, ma soprattutto mi ha fatto crescere moltissimo.

Ho conosciuto tante persone che porterò per sempre nel mio cuore; di quell’ annata ho solo ricordi importanti.









Nella carriera di tanti sportivi ci sono anche esperienze poco positive, a lei com’è andata?

 

Sia nella vita sia nel calcio non sempre ci sono solo esperienze positive, ma anche quelle negative, però da queste bisogna migliorarsi. Nel mio piccolo percorso calcistico qualche esperienza negativa l’ho avuta, ma mi è servita molto per crescere.

 

Alla Libertas Stabia lei ha militato per ben 4 anni consecutivi e immagino che si sia trovato molto bene, che cosa rappresenta per lei questo club?

 

La Libertas Stabia è stata una famiglia ho trascorso anni indimenticabili, i rapporti sono stati ottimi con tutti: i miei compagni di gioco, il mister, il direttore sportivo, il massaggiatore. 

Nella Juve Stabia ho giocato nelle giovanili e di conseguenza  sono legato a queste due squadre che rappresentano la ma città.

 






Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?

 

Il tennis mi piace molto, forse se non fossi stato innamorato del calcio avrei provato a cimentarmi con questo sport.


Lei ha giocato in diversi club per diversi anni, in che modo si riesce ad arrivare a determinati risultati?

 

Ho avuto la fortuna di divertirmi e giocare per tanti anni, ma soprattutto ho avuto la fortuna di condividere spogliatoi con grandi giocatori, ma soprattutto con grandi uomini. Mi sono sempre divertito e ho sempre cercato di fare del mio meglio.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

All’ interno del gruppo sono un ragazzo che si mette sempre a disposizione con tutti e cerca di aiutare i compagni.

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio è quello di cercare sempre di aiutare i compagni in campo e sono molto altruista. 

Mentre il mio difetto… ne ho tanti, ma mi piace ricordare un inedito: non dimentico mai le parole di un giocatore che stato importante x il calcio dilettantistico che mi diceva sempre “Sei troppo bello da vedere “all’ epoca non capivo, ero ragazzo, ma poi con il passare degli anni quella frase mi è rimasta in mente e l’ho capita pian piano.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Se avessi la possibilità di tornare indietro cambierei alcune cose, soprattutto il carattere, mi è mancato in certe situazioni, e poi alcune scelte sbagliate.

Sono soddisfatto di dove sono arrivato perché mi sono sempre divertito con dedizione e amore; sicuramente potevo fare di più, ma mi sono mancati delle componenti importanti che ho citato prima e cioè il carattere che per me un elemento fondamentale insieme alla cattiveria calcistica.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Di giocatori che ammiro ce ne sono tanti, ma quello che mi ha sempre impressionato per il modo in cui faceva le certe azioni difficili in maniere facile è Iniesta: un giocatore unico.



 




Lei è un tifoso del Napoli, deluso dalle prestazioni di quest’anno oppure per la squadra ci potrebbero essere tante sorprese positive?

 

Non è mai facile ripetersi il Napoli dell’anno scorso era perfetto, purtroppo quest’anno non lo è.

 

Questo è successo anche per via del cambio allenatore, non è facile subentrare come ha fatto Rudi Garcia o Mazzarri, mentre adesso con l’arrivo di Calzona vedo una squadra più viva.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

La Juve Stabia e prima in classifica spero che riesca a vincere il campionato, sarebbe una soddisfazione è un sogno per tutta la città di Castellammare.

 






A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Innanzitutto ti ringrazio molto per questa intervista anche perché non me l’aspettavo, comunque la dedico a me stesso e a chi mi vuole bene.



Grazie  

 

 

 

 

11  03  2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

venerdì 8 marzo 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

JACOPO

FERRI 

  





Jacopo Ferri di Maccarese/Fregene, 29 anni il 5 di aprile è un calciatore di calcio che ha militato in tanti club importanti: Roma giovanili, Roma U 17, Roma U 19, S.P.A.L, Roma, ACR Messina, Piacenza, Renate, Acharnaikos, Latina, O. Agnonese, Foligno e ora gioca con il club SSD Certosa (Roma).

 

 

La prima domanda che le voglio fare è la seguente, lei gioca nel Certosa calcio, (Eccellenza girone B) siete terzi in classica a tre punti dalla prima Unipomezia 1938, se la sente di fare un pronostico per come si concluderà il campionato, oppure pensate che andrete a giocare i play off?

 

Guardi un pronostico ad oggi non me la sento di farlo perché siamo tre quattro squadre tutte lì che ce la giochiamo e tutte di grande spessore tecnico, l’unica cosa che posso dire è che saranno sette partite di fuoco.

 

Da quanto tempo lei milita in questo club e com’è il rapporto con i compagni e con tutto lo staff?

 

Sono qui al Certosa da due anni e mezzo sono molto felice sia della società che è sempre presente in tutto e non ci fa mancare nulla e sono orgoglioso di essere il capitano di questa squadra perché oltre ad aver trovato grandi giocatori ho trovato grandi persone.

 

Questa è la solita domanda che faccio sempre, quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione tanto da voler diventare un giocatore professionista?

 

Beh, forse l’ho sempre saputo e sperato perché ho dedicato tutta la mia vita al calcio, ho iniziato un po’ a sognare quando a 10 anni arrivò la chiamata della Roma e crederci sempre di più quando firmai il mio primo contratto da professionista a 17 anni.

 

Come ho scritto nella sua presentazione lei ha alle spalle una bellissima carriera, e chissà cosa quanti altri successi le possa riservare il domani, le chiedo come si riescono a raggiungere determinati obiettivi?

 

Si sono soddisfatto della mia piccola carriera sicuramente uno si aspetta sempre la serie A, ma poi piano piano realizzi che poter far diventare il tuo sogno il tuo primo la lavoro credo che sia la cosa più bella e importante. 

Significa aver raggiunto un obiettivo. Spero che in un domani ci siano ancora soddisfazioni perché anche in queste categorie se ne possono prendere tante e con la determinazione ci si arriva.

 

Cos’ha sacrificato, se posso usare questo termine, per arrivare così in alto?

 

Beh di sacrifici ce ne sono stati tanti, la mia adolescenza è stata nei campi di calcio forse il sabato sera con i miei amichetti non ci sono mai uscito perché o partivo per i ritiri oppure  si rimaneva a casa, però ad oggi ho capito chi sono stati i veri amici e chi no.

 

Lei è stato molto tempo nella Roma, sono stati anni fondamentali, che cosa ricorda in particolare di quegli anni?

 

Della Roma ho un ricordo speciale perché devo dire grazie alla Roma per quello che sono oggi. Ricordo la serietà la precisione e la dedizione per il lavoro.

 







Stando nella Roma qual è stato il più grande insegnamento che ha ricevuto?

 

Come dicevo prima tutte quelle cose a livello di educazione e sani principi.

Poi a livello tecnico posso solo dire di essere stato fortunato ad avere avuto allenatori come Montella, Tovalieri, Stramaccioni e De Rossi.


Ho letto che lei ha militato nella squadra greca l’Acharnaikos, che tipo di esperienza è stata, se così ho capito?

 

È stata un’esperienza che mi ha fatto conoscere un’altra cultura sia umana che calcistica, la consiglio a tutti coloro che amano questo sport, se c’è qualche possibilità.

 

Tante sono le squadre della sua carriera, qual è il club dove ha il lasciato il cuore?

 

Sicuramente la Spal ce l’ho nel cuore è stata la mia prima esperienza fuori Roma e ho vinto il campionato di serie C con giocatori importanti che anche oggi ogni tanto ci sentiamo uno a caso Manuel Lazzari della Lazio.

 

Voglio menzionare anche il Messina,  un’esperienza bellissima, a livello calcistico, perché al sud si vive il calcio in modo assurdo.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre lasciato fare e devo ringraziarli perché mi hanno sempre appoggiato in tutto sicuramente anche prendere un diploma era una priorità e ci siamo riusciti.



 




Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Mi piace molto guardare il tennis ma alla fine un po’ tutti gli sport.


Perché tutti provano a diventare calciatori? Lei all’inizio da cos’era attirato più dalla fama o più dal successo economico che in genere permette di vivere nei grandi agi?

 

Credo che tutti vogliano diventare calciatori perché in Italia è lo sport primario, per quanto mi riguarda all’epoca ero attratto dal calcio non pensavo ne alla fama ne ai soldi, ma all adrenalina che ti trasmette una partita una vittoria ma anche una sconfitta.

 

Il fatto di aver cambiato tante città non le è pesato - in fin dei conti ogni volta che si va in un nuovo club bisogna ricominciare ad ambientarsi, fare nuove amicizie e tanto altro -?

 

No, anzi, io sono sempre stato molto felice di partire, ho un carattere molto socievole e riesco ad inserirmi subito bene in qualsiasi gruppo e infatti ho ancora molte amicizie che cerco di coltivare anche con un messaggino rivolto a tutti  compagni delle squadre in cui ho militato.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Sicuramente da  giovane ho sempre cercato di apprendere dai più anziani, oggi invece cerco di capire i più giovani ed essere da esempio e sicuramente ora dico "anche la mia". 

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Un mio pregio credo di avere una grande resistenza e un buon tiro difetto forse l’altezza (ride).

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Siamo in lotta per vincere un campionato e sarebbe tutto perfetto se…. forza Certosa!

 

 

Grazie

 

 

08  03  2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

lunedì 4 marzo 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

PAOLO

MICHESI 

   




Paolo Michesi   è nato a Catanzaro il 18/12/1976 perché suo papà, Pietro Michesi, era l’attaccante del Catanzaro e la squadra in quegli anni era in serie A. Dopo un passato da giocatore ora è un dirigente sportivo e abita a Roma. Così ci si presenta:

 

 

Io inizio a giocare a calcio nel Casilina, squadra del mio quartiere di Roma, all’età di 10 anni e qui ho fatto tutta la trafila delle giovanili fino alla prima squadra (dalla seconda categoria alla Promozione). All’età di 36 anni smetto di giocare e inizio sempre al Casilina a fare il direttore sportivo. Qui rimango per tre anni partendo dalla seconda categoria vinta e facendo i due anni successivi la prima categoria. 

 

 

Mi trasferisco nell’anno 2015/2016 all’Atletico Torbellamonaca sempre prima categoria dove rimango un anno per poi andare l’anno dopo 2016/17 all’Atletico Torrenova in promozione e qui rimango per 4 anni dove l’ultimo anno 2019/20 vengono fermati i campionati a febbraio per il problema covid dove la nostra squadra stava lottando per la vittoria del campionato. 

 

Nel 2020/21 vado a fare il direttore sportivo alla Pro Calcio Tor Sapienza (eccellenza) e nel 2021/22 passo al Certosa, società in eccellenza dove sono attualmente. Qui il primo anno arriviamo quinti, l’anno scorso siamo arrivati secondi e abbiamo perso gli spareggi nazionali con il Fossombrone per accedere alla serie D.

 

 

Nell’anno in corso invece, siano terzi in classifica a distanza di 3 punti dalle prima, a un punto della seconda e mancano 7  giornate  dalla fine.”

 

 

 

 

 

Questa domanda è ovvia, ma gliela faccio comunque, quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Per ‘colpa’ di mio padre, sono cresciuto in una famiglia dove si viveva di calcio 24 su 24, quindi per me è stato facile innamorarmi di questo sport ed è quello che sta succedendo anche a mio figlio di 16 anni a causa di un nonno e di  un padre che parlano e vedono in continuazione partite di calcio.

 

Suo padre ha giocato in tanti club e ha giocato in serie A, quali sono stati i suoi insegnamenti quando ha iniziato a giocare a calcio?

 

Papà, calcisticamente parlando, era di un’altra categoria rispetto a me. Io mi sono molto divertito come calciatore, ma sempre rimanendo nei dilettanti. Lui invece è stato un signor giocatore.

 

Lei ha militato in diverse squadre laziali, a quali è rimasto più legato?

 

Se parliamo da giocatore, io ho fatto tutte le giovanili nel Casilina, che era ed è ancora la squadra del mio quartiere e a quale sono molto affezionato e come posso la vado a vedere.

 

Da d.s., invece, oltre ovviamente al Certosa squadra in cui sono da 3 anni, sono rimasto molto legato all’Atletico Torrenova dove ho ancora molti amici.



 





Una domanda che faccio alcune volte è questa: si può diventare grandi giocatori con un allenamento molto duro e facendo una vita sana, oppure bisogna avere una dote innata?

 

Io ho visto giocatori con doti innate e ho visto giocatori con meno talento, ma che grazie ad una grande determinazione hanno raggiunto ottimi livelli ugualmente.

 

Secondo il giocatore più forte in questo momento chi è?

 

Se parliamo della serie A, essendo simpatizzante Roma, mi piace vedere giocare Dybala. Il più forte però in questo momento però credo che sia Lautaro. 

 

Con gli allenatori lei ha avuto dei dissapori, oppure ha sempre cercato il dialogo e il confronto?

 

Sono sempre stato una persona che ha cercato il dialogo, sia prima con gli allenatori che adesso con i giocatori.

 

Ad un certo momento lei lascia il calcio giocato e diventa direttore sportivo, per chi non conosce questo ruolo, il direttore sportivo che ruolo ricopre in un Club?

 

Il direttore sportivo in una società dilettantistica è il cuore della società, è colui che contatta e porta i giocatori e deve intervenire in continuazione nel risolvere i vari problemi che sorgono durante l’anno.

 








Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)?

 

Sono innamorato di questo sport e di conseguenza guardo tantissime partite dove riesco a vedere giocatori che possono essere utili alla causa. Il difetto è che mi fido degli altri ma prima di scegliere un giocatore lo devo sempre prima aver visto io.

 

Qual è la qualità principale che deve avere un direttore sportivo?

 

Deve essere prima di tutto credibile, solo così i giocatori ti danno fiducia. Altra caratteristica fondamentale deve essere brava a costruire la squadra secondo le idee di gioco del mister.

 

Lei ha un figlio giovane è contento che suo figlio segua le sue orme e di suo nonno; inoltre che consigli e suggerimenti gli propone?

 

Come ho detto prima, mio figlio Tommaso a causa del nonno e del padre, non aveva altra possibilità che giocare a calcio, anche se io non l’ho mai forzato, è sempre stata una sua scelta.

Il consiglio che gli do sempre è quello di divertirsi, perché sono momenti bellissimi che ti porti dietro per tutta la vita.

 








Che cosa le ha dato il calcio, e che cosa le ha tolto?

 

Il calcio mi ha dato tante cose ma quella che voglio rimarcare sono le tante amicizie consolidate in tutti questi anni. Se devo pensare invece a cosa mi ha tolto, forse il vivere la famiglia, anche se io cerco di essere il più presente possibile.

 

Un sogno per il futuro?

 

Mi ritengo fortunato perché faccio quello che mi piace, se però devo esprimere un desiderio a breve, vincere quest’anno il campionato di Eccellenza e andare in serie D con il Certosa, non sarebbe affatto male.

 



Grazie 

 

 

 

04  03  2024

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

venerdì 1 marzo 2024

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIOVANNI

ESPOSITO 

 

 


 

 


 

Giovanni Esposito di Castellamare di Stabia nato il primo di aprile del 1976 è stato un giocatore di calcio, ora oltre a essere un allenatore dirige una squadra di calcio.   Così ci si presenta.

 

Muovo i primi passi nel campetto del mio rione c.m.i, poi passo alla scuola calcio club Napoli di Castellammare dove sono usciti i portieri: Donnarumma, Mirante, Iezzo e altri, a 14 passo alla Juve Stabia dove faccio la Beretti sotto età, poi all’ età di 15 anni mi alleno con la prima  squadra dei vari Musella, Onorato; l’anno dopo passo alla Reggina dove gioco con gli allievi nazionali; l’ anno successivo  nel 91/92 sono  alla Peloro Messina serie D; da quel momento in poi  parte il mio girovagare per la Sicilia dove gioco con il Trapani, l’Acireale, l’Akragas, per poi ritornare in Campania: Portici, Ariano, Boscoreale, Pimonte e Capri,  a 30 anni smetto la mia carriera travagliata da infortuni.

 

 

All’ età di 31 anni inizio la mia carriera da allenatore, al Paestum citta dei templi facendo da allenatore in seconda  alla prima squadra allenata da mister Gianni Macera colui che mi a ispirato ad allenare,   nel frattempo alleno  la juniores dove vinco il mio primo campionato,  alla Libertas Stabia  vinco un titolo juniores e nel frattempo perdo la finale Coppa Campania allievi per “giustizia sportiva”, successivamente   sono al  Gladiator, a Ischia vinco il campionato allievi  e qui conosco il mio maestro Sasa Campilongo. 

 

 

Mi trasferisco al Savoia dove vinco un altro campionato allievi, inizio poi inizio la collaborazione con Sasa Campilongo, sono al Taranto, alla Puteolana, e nel mezzo alleno l’Audax Salerno dove perdo la finale play off prima categoria, però vinco poi il campionato l’ anno dopo.

 

Riesco a subentrare al Centro storico Salerno in promozione dove dal terz’ultimo posto la porto al ridosso dei play off, il covid ci ferma.

 

 Insieme al mio amico Gianni Somma apro una scuola calcio che mi sta dando tante soddisfazioni (accademia dieci e lode), quest'anno sono al Olympic Salerno dove siamo al ridosso dei play off".

 

 

 

 





Come prima domanda le voglio fare questa: la scuola calcio le sta dando tante soddisfazioni, lei è riuscita a fondarla assieme a Gianni Somma, come mai ha deciso di istituire la scuola calcio e di che tipo sono le soddisfazioni?

 

Diciamo che la scuola calcio è stata una scommessa, 7 anni fa io e il mio socio Gianni somma abbiamo creato questa società, all’inizio non è stato facile anzi è stata dura, non posso dimenticare i 29 bambini che ci avevano scelto, sono stati 7 anni di duro lavoro sacrifici, e tanta passione. Non ci aspettavamo che in così poco tempo gli iscritti si sarebbero moltiplicati, ma la cosa che più ci inorgoglisce è la stima degli addetti ai lavoro, l’ essere diventata in così poco tempo una delle scuole calcio più importanti del territorio ci gratifica dei tanti sacrifici fatti.

 

La domanda è la classica: quando ha scoperto che il calcio sarebbe stato la sua più grande passione?

 

L’ho  scoperto alla tenerissima età anche perché vengo da una famiglia dove si masticava calcio,  papà e stato ex portiere e mi ricordo come fosse oggi che all’età di 4/5 anni mi attaccavo hai suoi pantaloni per farmi portare ai suoi allenamenti, diciamo che piccolissimo 5 anni già scappavo di casa per andare a giocare per strada con i ragazzi più grandi di me.

 







Lei ha militato in diverse squadre a quali è rimasto più legato?

 

Diciamo che dove sono stato ch'io sempre rimasto un pezzo del mio cuore:  Agrigento, Messina, Acireale, Trapani, forse la più entusiasmante e stata Messina, anche perché avevo 16 anni e giocare al celeste era da brividi, poi Agrigento...ma il cuore è un po’ sparso in ogni dove.

 

Dobbiamo ora fare questa precisazione: lei è stato tanti in Sicilia, come mai e che tipo di esperienza è stata?

 

Diciamo che negli  anni novanta la Sicilia era la meta di tutti i giocatori, io mi trovai per puro caso, quel anno uscì la legge degli under in serie  d e dagli allievi della reggina passai in prestito dal altra parte dello stretto, diciamo che è stata un’ esperienza bellissima sia calcistica che umana; lì ho conosciuto persone eccezionali e anche qualche delusione, ma tutto sommato sono stati anni bellissimi.

 

Generalmente che ruolo aveva all’interno del gruppo, mi spiego ascoltava i consigli dei compagni, discuteva serenamente con loro, oppure tendeva a imporre la sua volontà

 

Diciamo che all’inizio ero sempre un po’ taciturno, anche per la giovane età, all’epoca lo spogliatoio era diverso, c'era rispetto verso tutti, c’era dialogo, scontri, confronti, e tanto rispetto, ti ripeto io ero un carattere particolare capitava che se non giocassi (me la prendevo con mondo intero) ma sempre con rispetto. Sinceramente lo spogliatoio mi manca, era tutto diverso eravamo una sola cosa si litigava, si festeggiava, sì piangeva, ribadisco:  tutto questo mi manca.




 





Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Pregi? Diciamo che ero un esterno d’attacco moderno per quei tempi, avevo la fortuna di calciare destro e sinistro, inoltre ero  di una velocità micidiale. Difetto? E’ stata un’ etichetta che mi anno messo addosso sin da piccolo, …. che ero un po’ gracilino fisicamente.

 

Con gli allenatori lei ha avuto dei dissapori, oppure ha sempre cercato il dialogo e il confronto?

 

Dissapori tanti, ma sempre nei limiti diciamo che ero rompiscatole da gestire.

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Perché a 30 anni ho smesso di giocare, diciamo anche prima, in realtà la mia carriera inizia a 16 anni e finisce a 23. Ho avuto diversi  infortuni, ci sono state delle  scelte sbagliate come quella di  tornare in Campania  e così mi son trovato in categorie minori.

 

La scelta di allenare è quando ho incontrato Giovanni Macera uno dei più preparati in campo calcistico, e vedendolo lavorare mi ha mostrato  il calcio in un’altra ottica.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio ma dato tanto, ma tolto tantissimo come per tutte quelle persone militano in questo sport, indubbiamente chi paga e chi ti sta intorno è stata mia moglie e i miei figli ecc. Ti perdi quasi tutte le cose belle della vita!

 

     Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

    Diciamo che la partita per me è la fine di un cerchio, io la vivo tutta la settimana, hai giocatori cerco di dargli serenità durante la settimana ed espongo loro le mie idee calcistiche, prima della gara parlo poco.

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare? 

 

Diciamo fortunatamente o sfortunatamente ce n’è più di una.



 




Un suo maestro è stato il Mister Sasà Campilongo, che cosà le hai insegnato

 

Campilongo per me e stato un padre calcistico, da lui ho imparato tanto, non smetterò mai di ringraziarlo prendendomi dal settore giovanile e portarmi tra i grandi.

 

 La famiglia che cosa rappresenta per lei? 

 

Diciamo la famiglia e lago della bilancia per un allenatore, non è facile per moglie e figli, ma fortunatamente io ho una moglie che è fotografo sportivo.

 

Un sogno per il futuro?

 

Guarda un sogno c'è lo avevo, ma dopo aver fatto bene negli anni secondo me l’hanno fatto  svanire, In  Italia e così.



Grazie 

 

 

01  03 2024

 

(Tutti i diritti riservati)