Archivio blog

martedì 19 dicembre 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

DANIELE 

GIORDANO



     


 

 

 

Daniele Giordano è un giocatore di calcio di Napoli e così ci si presenta. 

 

 

Mi chiamo Daniele Giordano e sono nato a Napoli il 4 marzo 1991.

 

Iniziato a dare i miei primi calci nelle scuole calcio del quartiere, poi per strada dalla mattina alla sera come un vero "scugnizzo napoletano".

 

All'età di 12 anni il Lecce acquistò il mio cartellino dalla Damiano Promotion (scuola calcio di Napoli), all’epoca come Ds c'era Pantaleo Corvino attualmente a Lecce.

Dai miei 12 fino ai 17 anni sono stato a Lecce e vivevo  in un albergo insieme a tanti altri ragazzi  -che come furono acquistati dal Lecce  - e provenienti dal altre città, come tutor avevamo un prete Don Damiano Madaro, una  persona fondamentale per la mia crescita.

A Lecce in 5 anni partecipo a varie competizioni: giovanissimi e allievi nazionale, poi in primavera. Gia dopo un anno ero aggregato in prima squadra e mi sono allenato  con i vari Sicignano, Rosati Vucinic, Vives e tanti altri.

Poi ho militato nelle varie Nazionali, dall'under 15 all'under 19, e ho avuto modo di partecipare  alle varie competizioni europee e varie tournée.

Avevamo uno squadrone: Destro Borini, Macheda Zazza Santon Caldarola, D'Alessandro, Bertolacci, Soriano, Sansone, Sala, Faraoni (attualmente giocano o hanno giocato in serie A).

 

 

Poi all'età di 17 anni vengo acquistato dal Celtic Glasgow Il primo anno mi allenavo in prima squadra con il mio idolo Artur Boruc e giocavo con le riserve poi dal secondo anno fisso terzo portiere in prima squadra e per due anni sono stato in lista Champion, vincemmo il campionato due 2 anni di fila.

Hanno militato in questa squadra giocatori come: Samaras, Nakamura, Brown, Donati Boruc, ljumberg, Robbie Kean e tanti altri.

 

 

Dp 3 anni scelgo di tornare in italia.

 

Approdo a Perugia in c2 avevo 20 anni quell'anno vincemmo tutto coppa e campionato l'anno successivo perdemmo la semifinale x la serie B.

Poi esperienza in C con Melfi ischia Matera in D con Taranto Gragnano e Sorrento. Poi x 2 anni mi sn fermato xche iniziavo a capire che qst purtroppo nn il calcio che ho sempre sognato da bambino ma la passione e troppo forte e dp 2 anni mi rimetto in gioco in eccellenza con il Napoli United cone allenatore ho avuto Diego Armando Maradona junior che stimo molto come allenatore e persona siamo molto amici in eccellenza fino a fine stagione scorsa.

 

Attualmente sono a casa a godermi mia moglie con i miei 3 figli ho ricevuto tantissime chiamate qst estate in realtà anche fine a settimana scorsa solo che aspetto la chiamata giusta mettiamola così Nel mentre lavoro come consulente commerciale nella palestra imperial di Napoli".

 

 



La prima domanda che le voglio è questa, come si riesce a diventare un giocatore del suo livello lei (ha alle spalle una bellissima carriera con una grandissima esperienza)?

 

Innanzitutto lo devi volere realmente con tutto te stesso e fare tutto con tanta passione ed entusiasmo, metterci tanto impegno e sacrificio, sempre!

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

In realtà da piccolo oltre al calcio ho fatto tanti altri sport (pallamano, rugby, canottaggio, pallavolo e karate), ma duravano poco. Il calcio invece era ed è sempre stato nei sogni  delle mie giornate e della mia vita, quindi sin da piccolo ho sempre saputo che il calcio era e sarebbe stata la mia passione.

 

Lei nella sua presentazione ha scritto che giocava per strada come un “vero scugnizzo napoletano, oggi diversi giocatori mi hanno detto che questi “scugnizzi napoletani “che giocano per strada non ci sono più, forse perché attratti da altri di divertimenti, secondo lei è così?

 

Quando ero piccolo bastava un pallone (super santos) per stare insieme a tanti altri per giornate intere, iniziavamo quelle mega partite che finivano esattamente la sera quando le nostre mamme ci chiamavano per rientrare a casa perla cena. Adesso tutto qst non si vede più, i giovani di oggi vivono di selfie, Instagram e Tik Tok (indubbiamente si tratta di una generazione totalmente diversa).

 

È la domanda che faccio sempre: suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori hanno sempre cercato di accontentarmi, dato che vedevano che il calcio per me era vita.

 

A 12 anni lei viene acquistato dal Lecce, e ci rimane per 5 anni, era ancora un ragazzino, non le mancavano i genitori, i fratelli, gli amici, non sentiva la mancanza di casa?

 

Inizialmente ero un po' malinconico poi subito mi sono ambientato. Lecce è un posto stupendo ho conosciuto tante belle persone infatti in mio migliore amico è proprio di Lecce.

 

Una figura fondamentale per la sua crescita è stato Don Damiano Madaro, che è stato il suo tutor. Quali insegnamenti ha ricevuto?

 

Don Damiano in quegli anni è stato un "padre" per tutti noi.

Ci ha insegnato tanto, sai dai 12 ai 17 anni sono importanti per la formazione di un adolescente, e se oggi giorno ho dei valori tanto di merito è anche suo.

 






E arriviamo al grande salto, lei viene preso dal blasonato Celtic Glasgow, non è necessario spiegare l’importanza di questo club, quando ha saputo che si sarebbe dovuto trasferire nella magica Scozia, cos’ha provato 

I suoi genitori come presero il fatto che lei si sarebbe dovuto trasferire così lontano da casa?

 

Quell'anno avevo due scelte restare a Lecce visto che mi offrivano 3 anni di contratto, oppure andare al Celtic, il contratto era sempre di 3 anni. Scelsi fortemente la squadra scozzese, avevo tanta voglia di provare questa nuova esperienza, i miei genitori, come ti dicevo, volevano vedermi felice e quindi mi lasciarono libero di seguire il mio sogno, che era appunto quello di fare un’esperienza all’estero.

 

Veniva lei a Napoli o qualche volta riuscivano anche loro ad andare in Scozia?

 

Il primo anno tornavo a Napoli per le feste, inoltre  la società mi diede un permesso per i miei 18, anni poi dal secondo anno ci tornavo poco, ma per mia scelta, questo perché lì ci stavo veramente molto bene, per concludere  i miei genitori qualche volta venivano a trovarmi.

 

Ci vorrebbero altre dieci interviste per raccontare la sua avventura in Scozia, la domanda è questa che cosa le ha dato la Scozia, per farla breve che tipo di esperienza è stata?

 

Fantastica!  Sotto il punto di vista calcistico mi sono confrontato con dei calciatori che fino a qualche anno prima li avevo visti sono dalla tv; in più ho avuto la fortuna di allenarmi con il mio idolo Artur Boruc, ho imparato tanto da lui, non solo ho imparato pure l’inglese.

È un'esperienza che attualmente consiglierei a tutti di farla mi auguro che un giorno i miei figli avranno questa opportunità. 

 

 

Dopo tre anni lei torna in Italia giocando in diversi club importanti, a quale squadra è rimasto più legato?

 

In realtà ho tanti bei ricordi in quasi tutte le squadre dove ho militato, dovessi sceglierne una,  scelgo il Perugia, furono due anni stupendi, con la vittoria del campionato e la Supercoppa di serie C concludendo del Perugia, mi è rimasto un bel ricordo.

 

Anche questa domanda è d’obbligo, come mai ha scelto il ruolo del portiere

 

Da piccolo facevo l’attaccante, ricordo un giorno - avevo 7 anni massimo 8 ero alla Scuola calcio della parrocchia del quartiere- pioveva a dirotto, e il campo di terra battuta pieno di pozzanghere, quel giorno stavamo per allenarci e mancava l'altro portiere per la partita, così decisi di andarci io, e caspita nessuno riusciva a segnare, da quel momento l'allenatore non mi tolse più della porta. PS l’altro portiere era mio fratello (ride).










Diversi portieri che ho intervistato mi hanno riferito: “il portiere gioca da solo”, è così?

 

Assolutissimamente si! Oggi però il ruolo del portiere è cambiato tantissimo. Però posso dirti che noi siamo diversi sotto ogni punto di vista. Il portiere non è un ruolo: il portiere è uno stile di vita

 

A luglio ho avuto modo di intervistare suo fratello, in cosa siete simili e in cosa siete diversi, quando ero in Scozia le mancava?

 

Sicuramente sì, mi mancava quando ero in Scozia, all’epoca   ci fu pure un’opportunità di farlo firmare con una squadra di serie scozzese, ma non volle lasciare l'Italia. 

Siamo due persone molto tranquille fuori dal campo e in campo ragioniamo da portieri. 

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio? Dicono che sono bravo con i piedi. Un mio difetto? Ne avrò tanti, ma come tutti i portieri. Chi non ne ha? 

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

Non cambierei assolutamente nulla della mia vita e della mia carriera 

Tutto quello che ho fatto giusto o sbagliato  che sia mi ha aiutato a crescere e a  rialzarmi ogni volta che sono caduto,  ad oggi sono soddisfatto della persona che sono. 

 

Lei è nato Napoli, tra le più belle città italiane e del mondo che cosa rappresenta per lei questa città e quei vicoli dove lei giocava?

 

Napoli devi viverla per sentirla tua. Posso dirti che ho trascorso più anni della mia vita in altre città essendo che ho girato tanto con il calcio. 

Adesso mi vivo Napoli con la mia famiglia, mia moglie ed i miei fogli e fidati che non ci sono parole per descriverla. 

 

Lei è su Wikipedia inglese, che effetto le fa? Quando si è menzionati su questa enciclopedia vuol dire che si è importanti, che la sua bravura è riconosciuta, soddisfatto di essere menzionato?

 

Sì, è vero, in effetti sono soddisfazioni e fa sempre piacere quando una persona viene riconosciuta per quello che fa o ha fatto.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista? 

 

inevitabilmente a mia moglie Roberta e ai miei 3 figli: Fabiana Arelis e Gabriele che sono i trofei più importanti della mia vita.

 

 

 

 

 

Io la ringrazio, auguro buon natale a lei e a  tutta la sua famiglia, parenti e amici.

 

 

 

 

 19   12   2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

lunedì 4 dicembre 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

  

VALERIO

COPPONI

 

 

   


  

 

 

 Valerio Copponi, di Roma, è un giocatore di calcio e così si presenta:

 

 

“Ho 28 anni e ho iniziato a giocare a calcio all’età di 5 anni con il Guidonia calcio la squadra della mia città dove ho fatto tutta la scuola calcio, in da subito è stato un amore a prima vista, dopo qualche anno sono passato alla Cisco Roma (terza squadra professionistica di Roma) ed è proprio lì che ho iniziato a giocare a 11 trascorrendo i 3 anni più importanti della mia gioventù. 

 

Chiusa questa parentesi ho iniziato a girare l’Italia andando a giocare nel Cosenza calcio (squadra professionistica calabrese) dove ho trascorso degli anni bellissimi lasciando un pezzo di cuore in quella fantastica città! 

 

 

Dopo il fallimento del Cosenza tornai a Roma, a Marino dove all’età di 15 anni grazie al mister Stefano De Angelis entrai nel mondo dei grandi, così esordì in serie D. Proprio con lui tornai in Calabria questa volta in eccellenza, con il Rende calcio vincemmo il campionato! 

 

 

Finita questa parentesi calabrese tornai di nuovo a Roma in eccellenza laziale con la Lupa Castelli Romani dove vincemmo il campionato battendo ogni tipo di record un’annata che non potrò mai dimenticare per il fantastico campionato e soprattutto per aver fatto il salto nei professionisti all’Arezzo calcio (squadra di serie C Toscana). Purtroppo questa esperienza durò poco e dopo qualche mese andai a Sora in serie D dove feci il primo goal in quel fantastico stadio nuovo di zecca. 

 

Non feci tempo ad esultare che tornai alla Lupa Castelli Romani (come si dice? Certi amori fanno dei giri immensi e poi tornano) questa volta vinsi il campionato di serie D! 

 

 

Con il cambio società andai via, questa volta destinazione Monterosi dove vinsi di nuovo il campionato di eccellenza (attualmente è la terza squadra professionistica di Roma).

 

Finita questa avventura salii di categoria e andai in serie D abruzzese con il Chieti calcio. Dopo il Chieti e dopo l’Abruzzo non poteva mancarmi la Toscana e andai a Piombino in eccellenza.

 

Dopo aver girato e rigirato torno definitivamente a Roma scendendo anche di categoria (fortunatamente solo per un anno) perché poco dopo raggiungemmo una fantastica e storica promozione in eccellenza! 

 

Che altro devo dire?  Mi sento un ragazzo sicuramente fortunato aver vinto ogni campionato dilettantistico e aver fatto gol in ogni campionato da me disputato mi rende veramente felice!”

 

 



La prima domanda che le voglio fare è questa come sta andando questa stagione al Vicovaro (eccellenza girone B)? 

 

A livello personale molto bene, non mi sarei mai aspettato un inizio di campionato così, sia a livello personale che di squadra! Raggiungendo anche le prime posizioni poi però in queste ultime 5 partite con l’avvicinarsi del mercato di dicembre (tra chi viene e chi va) ci siamo persi per strada! 

 


So che lei è molto legato a questo club, le posso chiedere per quale motivo?

 

Vicovaro per me è come una seconda casa, per quello che abbiamo vissuto per la storia che abbiamo scritto per questo club (il passaggio dalla promozione all’eccellenza alla salvezza dello scorso anno) per i tifosi che hanno sempre creduto in noi, per Alessandro Maiorani (venuto a mancare qualche anno fa) punto di riferimento per questa società e tifoso numero 1! 

 

 

E che cosa vuol promettere a tutti coloro che seguono questa squadra?

 

Non so per quanto tempo ancora indosserò questa maglia perché come sappiamo nel calcio gli amori prima o poi finiscono, ma prometto di onorarla e rispettarla sempre fino all’ultimo secondo (come ho sempre fatto). 

 


Veniamo alla domanda che rivolgo a tutti, a proposito della sua scelta di diventare calciatore, i suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno sempre assecondato anche nella scelta di cambiare regione fin da piccolino, vivendo così da solo è lontano dai miei amici e parenti, ma la passione e l’amore per questo sport va sopra ogni altra cosa! 

 


Un’ esperienza importante è stata al Cosenza calcio,  lei era giovanissimo, com’è stato accolto sia dal club e sia dalla gente del luogo?

 

Avevo 15 anni quando sono approdato al Cosenza calcio ero piccolo con tanta voglia di crescere, probabilmente è stata l’esperienza più significativa del mio percorso giovanile, non potrò mai dimenticare questa città per l’amore che mi hanno trasmesso i miei compagni di squadra non facendomi sentire mai da solo! 

 


Ci dica la verità, non le mancavano gli affetti, i genitori, gli amici?

 

Sì, molto stare solo all’età di 15 anni non è mai facile, ero un piccolo uomo che si affacciava per la prima volta nel mondo dei grandi e disposto a rinunciare a qualsiasi cosa per inseguire questa passione/ lavoro! 

 


Lei ha giocato in diverse squadre, di diverse regioni (Toscana, Umbria, Abruzzo), si è trovato bene in tutte quante, oppure con qualche club ha avuto qualche problema?

 

Sì, principalmente diciamo che ho avuto la fortuna di trovarmi bene in ogni regione in cui ho giocato, certo come ogni atleta ci sono momenti positivi e momenti negativi, ma ho avuto il privilegio di incontrare, oltre ad ottime persone, ottimi calciatori! 

 


Lei ha avuto e sta avendo una bella carriera, ha vinto tanto. Com’è riuscito a raggiungere determinati obiettivi?

 

Ho avuto l’opportunità di vincere e segnare ad  ogni campionato da me disputato dalla promozione alla serie D, sicuramente con tanta serietà e costanza oltre che un pizzico di fortuna! Solo dietro al lavoro potrai tirare fuori il miglio di te stesso!




 






Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il goal più bello? Diciamo che non sono mai stato un grande goleador, ma quei pochi goal che ho fatto sono tutti belli! Non ho una preferenza dalla serie D alla promozione! 

 


Grandi discussioni con il mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Ho quasi sempre avuto la fortuna di giocare, ma le volte che sono stato in panchina ho accettato con professionalità le decisioni del mister anche per il rispetto del gruppo, poi è normale come nella vita con certi vai d’accordo con altri no! 

 


Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Avendo un carattere allegro sono sempre andato d’accordo con i miei compagni, ho sempre ascoltato specialmente quando davanti avevo giocatori più grandi e soprattutto che hanno disputato campionati importanti, è normale che ad oggi avendo 28 anni e essendo uno dei più grandi spero di poter trasmettere ai più giovani solo cose positive! 

 


Aver giocato a calcio per tanti anni le ha tolto qualcosa, oppure si ritiene soddisfatto?

 

Sicuramente il calcio fatto in maniera professionale come lo faccio tutt’ora leva del tempo agli amici a te stesso alla famiglia e alla mia compagna, però oltre ad essere una passione è un lavoro quindi o lo si fa con la testa o è meglio smettere! 



Ho conosciuto e intervista Roberto Masiello, è il preparatore atletico della squadra se non so sbaglio, una persona squisita, un vero professionista, lei che cosa mi sa dire a riguardo?

 

Roberto è un grande professionista ed una grande persona, è un valore aggiunto alla squadra sia a livello umano che calcistico, merita certamente altri palcoscenici! 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Questa intervista vorrei dedicarla alla mia compagna Sabrina che mi sopporta e supporta sempre, standomi sempre vicino e aiutandomi in tutto! E alla mia famiglia che mi ha sempre supportato cercando di realizzare il mio sogno fin da bambino!

 

 

Grazie 

 

 

 04   12    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

domenica 3 dicembre 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

VALENTINO

VIVIANI

 




 


Valentino Viviani, procuratore di calcio campano, è nato a Battipaglia (SA) il 02/09/1985, fin da piccolo ha coltivato con grande dedizione la sua passione per il calcio 

 

Da ragazzino faceva come ci dice lui stesso “il raccattapalle con la Battipagliese, ho visto giocatori come Giuseppe Mascara, Simone Loria, Langella, ho visto la serie C, insomma un po’ di calcio ad alto livello l’ho vissuto anche qui”. 

Si laurea presso l'università Carlo Cattaneo di Castellanza (VA).  Subito inizia a lavorare come procuratore in Eccellenza e serie D, tanto da riuscire a portare alla Sanbonifacese tre calciatori.

Oltre a svolgere la figura di procuratore lavora come avvocato sia in ambito civile e penale per uno studio legale. 

In data 20 settembre 2023 sostiene e supera l'esame di abilitazione Agente FIFA. 

 


 

Come prima domanda le voglio fare questa, da poco ha superato l’esame di abilitazione per essere un Agente FIFA, un bellissimo traguardo, che cosa ci può dire a tal riguardo?

Superare l'esame di Agente FIFA è stata una grande soddisfazione ma anche il coronamento di anni di attività e passione spese per questo sport e questo lavoro. Sicuramente non è stato facile superarlo perché parliamo di un esame studiato e sostenuto totalmente in inglese dove il margine di errore consentito è del 25% e la formulazione delle domande non è di facile fattura. Per ogni domanda (20 in totale per 1 ora di tempo) vi sono 4 risposte su un determinato argomento che potrebbero essere potenzialmente tutte giuste, quindi bisogna prestare massima attenzione nell'individuare le risposte esatte totali altrimenti si incorre nell'errore.


Visto che lei era un appassionato di calcio sin da bambino, i suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” Poi lei si è laureato e immagino che siano soddisfatti del suo percorso, è così immagino?

Fin da piccolo ho sempre amato questo sport ma onestamente non sono mai stato assecondato nella mia passione, anzi tutt'altro, sono sempre stato spinto a concentrarmi sullo studio e nel laurearmi in Giurisprudenza. 

Se da un lato può dispiacermi dall'altro penso sia stata la cosa più giusta perché mi ha dato le competenze e le basi giuste per lavorare anche nel mondo del calcio sotto tanti aspetti. 



 





Lei inizia a lavorare in Eccellenza e serie D, ottenendo dei buoni risultati, ciò a cosa è dovuto, alla sua passione che lei ha, oppure alla determinazione nel riuscire e farsi notare come un giovane procuratore di livello (non sempre passione e determinazione coincidono)?

 

Ho iniziato praticamente da zero basandomi solo sulle mie forze e soprattutto la mia forza di volontà. A differenza di tanti altri colleghi o addetti ai lavori non ho giocato a calcio, non avevo conoscenze né amicizie nell'ambito calcistico di direttori, presidenti, allenatori o ex compagni di squadra. Non portavo il cognome di qualche addetto ai lavori già avviato nel mondo del calcio, e soprattutto non avevo un nome. Tutto ciò che mi sono costruito l'ho fatto da zero, senza spinte, lavorando con trasparenza e correttezza facendomi apprezzare. 

Ammetto che in questo mondo tanti, soprattutto i calciatori, badano a tanti altri aspetti e la moralità diventa a volte un optional, ma preferisco rispettare i miei principi e continuare per la mia strada.




 




Immagino che non sia facile il suo calcio, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

Parto nel dire che il lavoro che facciamo non è per tutti. Penso che oltre alla passione bisogna essere portati per fare questa attività. 

 

Sicuramente l'aggiornamento continuo e la fame di conoscenza è una prerogativa importante per svolgere al meglio questa professione. Insieme al mio socio e amico Stefano Squitieri visioniamo tante partite e cerchiamo di individuare il potenziale giusto in calciatori di prospettiva da poter valorizzare nel tempo. Non a caso negli anni abbiamo scoperto tanti giocatori, anche giovanissimi, valorizzati in categorie superiori accompagnandoli per mano. 

Purtroppo siamo incorsi anche in qualche delusione dove l'irriconoscenza è stata palese, ma anche questo fa parte di questa professione e di questo "mondo".

 


Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

In alcuni casi condivido il loro sfogo in altri invece no. Ogni caso ha una storia a sé ma nel calcio posso assicurare che se un calciatore, che ha un grosso potenziale, non viene assistito e guidato bene, rischia di bruciare il proprio talento e perdersi nel tempo. 

 

Diverso da chi invece non ha voglia di sacrificare sé stesso e il proprio tempo negli allenamenti e nella cura a 360 gradi del proprio stato da professionista e della propria vita. Infatti non solo gli allenamenti fanno la differenza, ma anche uno stile di vita e amicizie/conoscenze sane contribuiscono a formare un vero atleta.

 


Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

Quando valuto un calciatore valuto tanti aspetti, non solo quelli tecnici o inerenti alla carta d'identità, ma anche e soprattutto quelli morali e della persona. Diverse volte ci è capitato di evitare o allontanare giocatori che non rispecchiavano i nostri modi di essere e di agire

 


Generalmente che rapporti intrattiene con gli allenatori, gli osservatori i presidenti di club? 

 

Anche in questo caso preferiamo non parlare con tutti, cerchiamo di fare selezione anche tra queste figure perché se questo lavoro deve essere fatto bene allora bisogna evitare persone poco chiare e poco preparate che stanno nel calcio solo per creare problemi. 

 

Ma al contempo abbiamo ottimi rapporti con tanti presidenti e tanti allenatori e direttori che svolgono bene il proprio ruolo. A mio avviso il procuratore deve essere l'anello di congiunzione tra il calciatore e la società garantendo il giusto equilibrio e tutela per entrambe le parti. E per far collimare questo risultato è importante avere a che fare ed interagire con gente seria e preparata da parte delle società.


 

Sino ad or successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Sono di gran lunga le soddisfazioni perché arrivate solamente dal frutto del nostro lavoro senza spinte, raccomandazioni, o agevolazioni varie. 

Tanti procuratori sono tali grazie al cognome che portano avviati dal padre o dal parente di turno, altri invece sono aggrappati a determinati carri "dall'alto" che gli passano e "confezionano" giocatori in categorie superiori, noi invece ogni cosa che abbiamo fatto l'abbiamo conquistato con le nostre forze senza dover dire grazie a nessuno se non a noi stessi.

 


Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio? 

 

Il mio più grande difetto che è sicuramente anche il mio più grande pregio è quello di essere leale in un mondo, quello del calcio, dove i valori e la moralità troppo spesso va a farsi benedire. 

 


In questo preciso momento come vede il calcio italiano?

 

Penso che il calcio italiano abbia bisogno in primis di una pulizia di valori e delle persone che ne fanno parte.

 


Chi sono i suoi modelli di riferimento? 

 

Non ho modelli di riferimento perché non mi rivedo in tanti nomi importanti, alcuni soprattutto, dove prevaleva l'arrivismo e l'affarismo. 

Onestamente non mi ispiro a nessuno se non a me stesso e al mio modo di essere, giusto o sbagliato che sia.

 


Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Ammiro molto il Basket, precisamente l'NBA, ma mi diverte molto anche il tennis, la pallavolo, e con curiosità il Golf.



Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Ho sempre ammirato fin da piccolo Fabio Pecchia (attualmente allenatore del Parma) per le sue doti tecniche, atletiche, e soprattutto per il temperamento che metteva in campo. L'ho sempre stimato anche per la sua dedizione allo studio, non a caso è laureato in Giurisprudenza come me, e lo chiamavano l'avvocato. 

 

Spero un giorno di incontrarlo e conoscerlo di persona perché ha contribuito tanto per me in termini di passione ed entusiasmo per questo sport facendomi avvicinare sempre di più. Da piccolo quando lo ammiravo con la maglia azzurra del Napoli era per me un’emozione unica perché vedevo un giocatore dare l'anima in un contesto difficile risultando il più delle volte decisivo. Non a caso è stato il mio giocatore preferito di sempre.

Di giocatori che non ammiro invece ce ne sono diversi, ma preferisco tenere i nomi per me.



 




Un sogno per il futuro?

 

Quello di tutti, ovvero arrivare ad avere dei giocatori in serie A e crescere sempre di più professionalmente.

 

Grazie 

 

 

 

 

03.12   2023

 

(Tutti i diritti riservati)