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giovedì 7 settembre 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GUIDO

COZZOLINO


 


 



 


 

Guido Cozzolino ha 27 ed è un giocatore di calcio di Napoli (ruolo difensore) e così ci si presenta: 

“Ho incominciato a dare i primi calci al pallone a 6 anni, nella scuola calcio di Volla (Sporting Volla).

 

A 14 anni sono andato ad Avellino dove ho fatto tutta la trafila, fino ad allenarmi con la prima squadra, dove c'erano calciatori come Izzo, Zappacosta, Terracciano, Biancolino il mister Rastelli e tanti altri.

 

 Con l’Avellino ho partecipato al torneo di Viareggio, sempre in quell’ anno ho avuto la fortuna di indossare per un torneo a Dubai la maglia della nazionale under 19 di lega pro con il mister Valerio Bertotto.

 

Dopo la parentesi Avellino ho fatto esperienze in D con l’Agropoli, Sarnese, la Frattese, il Picerno. Dopo l’annata alla Sarnese ho avuto la possibilità di andare in ritiro col Melfi in C e fare una presenza in coppa contro la Juve Stabia.

 

 

Ad un certo punto della mia vita dovevo scegliere il lavoro con uno stipendio fisso che mi avrebbe soddisfatto o fare la guerra ai presidenti per gli stipendi in ritardo o non dati.  

 

Quindi ho preferito il lavoro e per divertirmi ho scelto le categorie più basse come: promozione e prima categoria; ho militato con l’Afronapoli guidata da mister Montanino prima e dopo da Francesco Montervino.

 

Ho vinto due campionati di prima categoria con il San Sebastiano del presidente Finisco e del direttore Polverino.

 

L’anno scorso c’è stato il punto di   svolta con i presidenti Scala e Napolitano. Quest anno gioco alla Boschese; ti posso dire che ho incontrato delle persone fantastiche con una società giovane e compatta, l’obbiettivo sicuramente è quello di vincere e la squadra ce la metterà tutta per farcela.

 

Da dicembre sono passato poi alla Boys Napoli, Dove poi abbiamo perso la finale play off per andare in promozione 

 

Ora ho iniziato la preparazione con la Real Sangiovannese squadra di prima categoria, sin dai dai primi giorni si respira aria di calcio, questo grazie al presidente al direttore e a tutto lo staff. È una squadra molto giovane 3/4 di noi hanno circa   28/30 anni, gli altri sono poi tutti ragazzi dai 17 ai 23. L’obbiettivo è quello di portare in alto il nome di San Giovanni, di divertirci e dare il massimo per poter arrivare tra le prime 4.

 

 

 


 


La prima domanda è questa: quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto che il calcio sarebbe diventato la mia passione, dai primi calci dati al pallone con mio zio, che mi ha sempre accompagnato e incitato a dare il massimo. 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Logicamente per i genitori era sempre importante alternare studio e sport.

 

Lei a 14 anni viene preso dall’Avellino, abitava lì oppure faceva il pendolare?

 

A 14 anni andai ad Avellino il primo anno partivamo da Napoli, eravamo in 4 se ben ricordo, e i genitori si alternavano nell’accompagnarci, per due anni sono stato in convitto, mentre nell' ultimo anno andavo con il bus.


 





Che tipo di esperienza è stata, immagino che l’abbia fatta crescere tanto, è così?

 

L ‘esperienza ad Avellino è stata magnifica, ricordo perfettamente tutto dal primo al quarto anno permanenza, ho conosciuto delle persone magnifiche che ancora sento.

 

 

Ad un certo punto della sua carriera lei fa un importante esperienza in C con il Melfi. In che modo è arrivato al Melfi?

 

A Melfi sono arrivato dopo un magnifico anno che ho giocato a Sarno con la Sarnese, ovviamente sempre grazie all’ aiuto degli amici di squadra e staff.

 

Dopo il Melfi lei sceglie un altro lavoro, stanco anche di fare la guerra ai vari presidenti per avere lo stipendio, è una scelta che rifarebbe - eppure lei giocava in serie C, direi un traguardo importante -?

 

L ‘esperienza a Melfi è stata breve, tornando indietro, sicuramente, mi comporterei diversamente.

 

A proposito come andò il campionato quando lei militava con la Boys Napoli?

 

Il campionato appena finito con la Boys Napoli, squadra del mio paese di prima categoria, è andato abbastanza bene, a livello personale mi posso ritenere soddisfatto personalmente, peccato per la sconfitta della finale playoff.

 

Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Tutti provano a diventare calciatori perché è lo sport più bello che ci sia, scherzo, come dici tu ora ciò che attira un ragazzo sono i soldi, però solo chi raggiungere certi obiettivi ha possibilità di condurre una vita agiata.


Fra le tante partite disputate qual è quella che ricorda con maggior piacere?

 

Tante di partite che ricordo con piacere, ti dico sicuramente il torneo con la nazione disputato a Dubai. 

 






Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto del suo percorso?

 

Ti posso dire che tornando indietro cambierei il solo percorso fatto a Melfi, però ora ti dico che mi diverto ancora in prima, ho un lavoro stabile e una bella famiglia. 

 

Lei è nato a Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Sono nato a Napoli, è una città molto difficile, ma con grande potenzialità. 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia e amici sono importantissimi nella vita, sono coloro che ti fanno stare bene e andare avanti.

 

Un’ultima domanda, lei è molto giovane, ha mai pensato di intraprendere la carriera di allenatore vista la sua esperienza?

 

Mi piacerebbe molto diventare allenatore, anche perché in campo si può dire che sono una persona che parla molto con i compagni di squadra ad aiutarli nei movimenti e nelle chiusure delle giocate. 


Grazie 

 

 

 

 

07 settembre    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

lunedì 4 settembre 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

IVAN

BRANDI

 



 

      

Ivan Brandi è un giovanissimo giocatore di Scampia, e così ci si presenta:

 

Mi chiamo Ivan Brandi, sono di Napoli e ho 17 anni. Sin da piccolo avevo sempre voglia di giocare a calcio e così   a 5 anni ho iniziato con la squadra del mio quartiere l’Arci Scampia a muovere i primi passi con il pallone. 








A mano mano che crescevo ho girato varie squadre, sono stato nella giovanile della Neapolis (era in eccellenza), purtroppo all’ età di 15 anni ho avuto un infortunio al ginocchio, quest’incidente mi ha un poco traumatizzato.

 

Volevo abbandonare il calcio, ero deluso e mi sentivo molto giù di morale, non volevo più pensare a questo sport.  Però, la voglia era tanta di continuare e nonostante tutto   continuavo a sognare   quel prato verde. 

 

Decisi di rientrare, mi sentivo più forte di prima e con la voglia di dimostrare a me stesso che ero quello di prima. A 17 anni andai al Gladiator una squadra di serie D (faceva le nazionali), voglio precisare che nessuno ti regala niente nella vita, ho sudato ogni minima cosa che nella vita sono riuscito a realizzare, ho avuto tante porte in faccia chiuse e tante delusioni, adesso quest’ anno mi sono in promozione dove ho firmato un contratto con la Virtus Afragola. 

 

Ho solo 17 anni, forse   potrei fare di meglio rispetto alle mie prestazioni precedenti, ma io ho fede in Dio perché lui sa ogni minima cosa di me. Non vengo da un bel quartiere, però noi giovani siamo cresciuti con la rabbia, gli altri ci riconoscono subito, abbiamo occhi diversi dagli altri ragazzi e siamo sempre giudicati da tutti e da coloro che non conoscono il mio quartiere; non possono sapere le nostre difficoltà e quello che passiamo ogni giorno.

 

Desidero ringraziare prima di tutto la mia famiglia e un ringraziamento particolare è per il mio papà, è grazie a lui che sono il giocatore che sono, non mi fa mollare mai, mi dà sempre la forza e io un giorno spero di ripagare la mia famiglia per tutto quello che stanno facendo per me.”

 

 

 

 

La prima domanda è questa; lei la prossima stagione giocherà con la Virtus Afragola, come si sente in questo momento, è emozionato?

 

Sì, giocherò con la Virtus Afragola, sono felice conosco il mister i calciatori, è un bel gruppo e spero di fare bene.

 

Che cosa si sente di dire ai tifosi di questa squadra?

 

In particolare non mi sento dire nulla, spero che ci sostengano sempre e quando il mister mi darà la fiducia per entrare in campo darò tutto me stesso, per la squadra e per i tifosi.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione? 

 

All’ età di quattro anni andavo sempre con mio padre in un bosco vicino al mio quartiere, ho iniziato ad dare i primi calcio e questo  mi trasmetteva un’ unica grande  emozione, io ero felice quando vedevo quella palla e  quel prato verde.

 

Oltre al calcio c’è qualche sport che le piace in particolare e che le sarebbe piaciuto fare?

 

Le posso dire che oltre a al calcio ho anche la passione per le moto, ma nulla di che, avevo e ho sempre il calcio nella testa, rimane e rimarrà la mia una passione.

 








I suoi genitori l’hanno sempre sostenuta in questa sua voglia di giocare a calcio?

 

Sì, i miei genitori mi hanno sempre sostenuto, soprattutto mio padre che ha fatto tanti sacrifici per me, mi è stato accanto anche molto quando ho subito l’infortunio, era ed è la mia spalla.

 

Ad un certo punto lei subisce un infortunio al ginocchio, il fatto è successo durante una partita o un allenamento?

 

Subisco un infortunio al ginocchio in una partita di allenamento.

 

Da come lei ci ha raccontato è stato un brutto momento, è vero che voleva smettere?

 

È vero volevo smettere in quel periodo, ero solo, e nessuno che mi stesse accanto, la solitudine mi ha reso più forte e così con il passare dei giorni ho capito che la passione era tanta e che non vedevo l’ora di ritornare in campo.  Quindi iniziai la riabilitazione e man mano ho recuperato come prima che succedesse il fatto.


Una domanda che ho fatto a tanti giocatori, la maggior parte dei ragazzi provano a diventare calciatori, secondo lei i giovani sono attirati più dal diventare famosi, o dall’avere una vita comoda, lussuosa (auto, case etc)?

 

Io credo il sogno di tutti sia quello di diventare calciatori e sono convito che lo facciano sia per la fama, ma soprattutto per condurre una   vita lussuosa.

 






Si ricorda il suo goal più bello?

 

Certamente con la Neapolis su punizione contro la Boys Caivanese.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

No, con i mister mai avuti problemi ho sempre lavorato sodo e ho sempre pensato a me stesso, anche perché la prima cosa che conta è il rispetto verso chi è più esperto.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Un pregio è che sono bravo tecnicamente, ho una bella visione di gioco. Un difetto che ho? Sono molto nervoso in campo, dovrò molto lavorare su me stesso per evitare di esserlo.

 

Lei ci ha spiegato che i ragazzi che nascono a Scampia, sono diversi da quelli che abitano in altri quartieri, in che senso siete cresciuti con la rabbia? 

 

Noi abbiamo visto cose che altri non possono e non potranno mai vedere, diciamo che veniamo dalla sofferenza: soprattutto io. Desidero che la mia vita possa cambiare, da ragazzino avevo tanta rabbia in campo perché osservando la mia provenienza   volevo che il mio futuro cambiasse. Oggi le posso dire che ho fame di vittoria, e vorrei dare alla mia famiglia quello che in questo momento non possono permettersi di avere.

 








Ho intervistato tantissimi giocatori di Scampia, persone squisite e ognuna di loro mi lasciato un’emozione, e le posso dire che ognuno prima di giudicare una zona o un quartiere dovrebbe pensare a se stesso, non è forse così?

 

Sì, è giusto, le persone non possono giudicare un quartiere che non conoscono, non sanno come viviamo e cosa passiamo.

 








Quant’ è importante per le la famiglia? 

 

La famiglia per me molto importante sono molto legato a loro ho sempre messo la mia famiglia al primo posto, un giorno vorrei ripagare tutto quello che hanno fatto per me.

 

Gli amici sono ugualmente importanti?

 

Guardi ho avuto tante cattiverie dagli amici, ma come si dice a Napoli meglio soli che male accompagnati. Sono un giovane che si  fa volere bene da tutti veri,  ma non ho mai considerato amici veri solo conoscenti.  

 

A chi vorrebbe dedicare quest’intervista? 

 

Questa intervista la dedico alla mia famiglia, a me stesso e alle situazioni che verranno, e spero che Dio mi dia la forza necessaria per raggiungere i miei obiettivi.

 

 

 

 

04   Settembre    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

venerdì 1 settembre 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

DOMENICO

MUSTONE

 

 



 

 

Domenico Mustone è un giocatore campano, ruolo difensore, e così ci si presenta:

 

Sono nato ad Avellino il 7 di marzo del 1992. Ho iniziato a muovere i primi passi con il pallone sotto la guida del mister Antonio Flammia nella scuola calcio di Mirabella Eclano. 

 

 Successivamente sempre con lo stesso mister mi sono trasferito alla neo scuola calcio del mio paese, la “ San Martino”. In seguito sono andato all “Inter Campus” di Ariano Irpino ci allenava il mister Leonardo Surro ex giocatore della Lazio. 

 

Sono approdato nelle giovani dell’Avellino negli allievi nazionali, purtroppo ho subito la rottura del legamento crociato anteriore. A 17 anni ho esordito in serie D. 

 

 

In questo momento gioco nella squadra del mio paese, a Grottaminarda da tre anni dove sono stato il capitano e dove sto dedicando i miei ultimi anni calcistici.

 

Queste sono le principali squadre dove ho militato: Fec Benevento, Sarnese, FC Sambiase, Gebison, San Severo, Madre Pietra D., Agropoli, Grotta 1984.

 

 

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La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2022-2023.Si si ritiene soddisfatto delle sue prestazioni oppure poteva fare di più? 

 

La stagione è terminata con la vittoria del campionato. Sono soddisfatto della mia prestazione, un po’ meno i primi mesi dovuti ad un infortunio alla caviglia. Ma dopo essere guarito tutto è andato secondo la norma. Mi ritengo soddisfatto.

 

In questa stagione che è appena iniziata, le gioca di nuovo nella squadra del suo paese la Lions Gratta di Grottaminarda, come mai questa scelta? Dipende forse che lei è molto legato a dove vive?

 

Da un paio di anni ho preso alcune decisioni importanti nella mia vita, come quella di non spostarmi lontano dal mio paese, dunque sono sceso di categoria. 

 

Ho avuto la chiamata da questa società fantastica della mia città, che mi ha donato grandi stimoli, grazie anche ad una progettazione e alla passione e voglia di fare di questi ragazzi. Durante quest’estate ho ricevuto chiamate allettanti sia di categorie superiori sia da società limitrofe con cospicuo ingaggio, ma l’amore per il mio paese è molto più grande.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

In realtà non l’ho mai scoperto. Forse ci sono nato con questa passione che mi è stata tramandata da mio nonno materno, Vincenzo Assanti ex stella dell’Avellino negli anni 50. Ho ereditato passione e sinistro da lui, e glie ne sarò per sempre grato.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori hanno sempre assecondato e rispettato le mie scelte consigliando di pari passo il proseguo degli studi, importantissimo per la crescita professionale e culturale di ognuno di noi.

 

Nella scuola calcio Inter Campus lei ha avuto come allenatore Leonardo Surro, ex giocatore della Lazio, quanto è stato importante per lei averlo come allenatore?

 

Il mister è stato un punto di riferimento per tanto tempo. Grande intenditore di calcio mi ha fatto crescere e durante quel periodo mi adoperava in più ruoli. Grazie a lui ho sviluppato la duttilità nei ruoli ed ho affinato questa dote nei lunghi anni militati in serie D dove mi sono affermato come atleta giocando tantissime partite.

 

Nelle giovanili dell’Avellino lei subisce un infortunio, sarà stato un brutto periodo, com’è riuscito a superarlo?

 

Sì ricordo di aver firmato negli allievi Nazionali dell’Avellino una settimana prima. Avevamo la prima sfida stagionale contro il Frosinone e durante un allenamento un difensore in prova, dopo averlo dribblato, mi entra sulla gamba sinistra. Il ginocchio subii una torsione e ci fu il crack. È stato un periodo, difficile ma mi ha formato sia caratterialmente sia mentalmente. Ho acquisito la capacità di reagire agli eventi bruschi della vita e di non mollare mai perché nel calcio nessuno ti regala nulla.


 




Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Sono rimasto legato un po’ a tutte ma i ricordi più belli ce li ho nella Forza e Coraggio di Benevento, Gelbison, San Severo ed Agropoli. 

 

Ho avuto l’onore di essere allenato da allenatori che hanno scritto e stanno scrivendo il palcoscenico italiano della serie D e della serie C. Come i mister: Emilio Longo, allenatore del Picerno in Lega pro; Mister Alessandro Erra ex allenatore Catanzaro, Vigor Lamezia, Nocerina e Paganese; Mister Esposito attuale allenatore della Nocerina; Severo De Felice ex Paganese, San Severo, Gelbison e Scafatese e Andrea Cammarota. Ognuno di loro mi ha regalato tantissimo e mi hanno fatto migliorare tantissimo sia come calciatore che come uomo.  A loro è il gran merito di avermi resto l’atleta che sono. Grazie infinitamente.

 

Ci può dire qualcosa della sua esperienza nel club San Severo Calcio 1922?

 

A San Severo sono stati degli anni bellissimi. Ho avuto compagni di squadra eccezionali. Come Davide Evacuo, Andrea Florio, Ciro cipolletta, Lorenzo Cinque, Alessandro Rosso, Ciro Favetta, Raffaele Natino, Pasquale D’Arienzo e tanti altri. Giocatori che hanno fatto carriera, grandissimi calciatori con i quali sono convinto che se solo avessimo continuato qualche altro anno tutti insieme, avremmo vinto il campionato di serie D. 

 

San Severo è una piazza storica che merita il meglio e uno stadio adeguato alla sua città. 

I tifosi mi hanno sempre accolto bene e stimato. Sono stati anni stupendi.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Sono stato uno di quei calciatori fortunati, perché in tutte le squadre dove ho militato sono sempre partito negli undici titolari, di conseguenza non ho mai avuto grandi screzi con nessuno! Credo che il calcio sia sacrificio e come ho detto prima nessuno ti regala nulla! Tutto va sudato e meritato. Anche se fossi partito svantaggiato mi sarei rimboccato le maniche e avrei dimostrato al mister in questione che si stava sbagliando. Fortunatamente, tutto sommato, non posso lamentarmi.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Sono una persona che non ama parlare troppo, ma ama farlo quando è necessario e giusto. Credo che sia questa la vera espressione di personalità e di leadership e non quella di imporla e forzarla.  Credo che il rispetto che hanno i tuoi compagni di te sia più efficace quando stimano la persona che sei e non quando invece la imponi con la paura. Parlare troppo e male non porta a nulla, secondo il mio avviso. 

 

È importante ascoltare i giovani. Difenderli nei momenti di difficoltà, ma responsabilizzarli cosi da accrescere la loro personalità. I giovani sono importantissimi e sono il futuro del calcio Italiano e non solo. Sono contento che nel gruppo della mia squadra io sia un punto di riferimento. Per i miei compagni ci sarò sempre, in qualsiasi circostanza e situazione che si presenti e sono sicuro che loro farebbero lo stesso per me.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio sicuramente la tecnica nonostante sia difensore, la duttilità e la lettura tattica delle situazioni. 

Difetti? Sicuramente ho il piede destro solo per salire le scale come si usa dire e in alcune situazioni sono troppo testardo.

 








Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Non cambierei nulla. Sono soddisfatto di tutto ciò che ho fatto. Non devo dire grazie a nessuno, ho sempre meritato e dimostrato basandomi soltanto sulle mie capacità. Ho lavorato duramente soprattutto dopo essermi infortunato due volte al ginocchio.

 

 Mi sono sempre rimboccato le maniche e sudato per la maglia, tifoseria e società delle squadre nelle quali ho giocato. Ho sempre dimostrato il mio valore e sono fiero di quello che ho fatto. 

 

Ovviamente con l ‘esperienza che ho oggi e tornando indietro saprei affrontare in maniera migliore determinate situazioni e determinate scelte, ma tutto sommato sono soddisfatto di ciò che calcisticamente sono riuscito a realizzare.

 

Che cosa pensa dell’allenatore della nazionale di calcio Roberto Mancini andato ad allenare l’Arabia Saudita per circa 30 milioni di euro all’anno, ovviamente ognuno da quel che vuole, ma sembra che ogni che passa contino solo i soldi e meno certi valori, o principi, lei cosa ne pensa? Sembra che i soldi riescono a compare tutto, è così?

 

Penso che si stia perdendo il senso di appartenenza nel calcio soprattutto per la propria Nazione e Nazionale. Il patriottismo davanti al Dio denaro sembra stia scomparendo. Poi ci stupiamo se oramai da anni non partecipiamo più come nazione ai mondiali di calcio. Il sistema sta perdendo tutti i suoi valori.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Sono importantissimi. Sono il motore di ognuno di noi anche se questo vale a mio avviso più per la famiglia che per gli amici. Non tutti sono contenti dei tuoi successi anzi, alcune volte infangano i tuoi successi sportivi proprio perché questi ultimi non li hanno mai ottenuti. Non tutti ovviamente ma la maggior parte. Ritengo che la famiglia sia davvero il porto sicuro e il carburante per affrontare la vita.






 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Vivo la vita giorno per giorno senza aspettarmi nulla. Un sogno che mi preme e quello di vedere i colori della mia città nel calcio importante dilettantistico. Mi piacerebbe vederli un giorno raggiungere la serie D.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico quest’intervista alla mia famiglia, ai veri amici, ai tifosi dei Lions, alla società e a mio nonno. Lo ringrazio per avermi donato e tramandato la passione per il gioco più bello del mondo.

 

 

01   Settembre    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

lunedì 28 agosto 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CIRO 

IBELLO

 




Ciro Ibello è un direttore saporivo di Napoli e così ci si presenta:

 

 

Mi chiamo Ciro Ibello sono nato il 15 04 1963 il mio hobby è sempre stato il calcio ho giocato un po' di seconda categoria negli anni 1980 poi ho iniziato come dirigente scuola calcio centro Ester. Da 13 sono il direttore sportivo e queste sono le società dove ho società: Fulgore San Giorgio, Sporting Campania, Sporting Barra, Barrese, l’anno scorso abbiamo vinto il campionato. Ora orgogliosamente sto con il Real Sangiovannese squadra del mio quartiere dove cercherò di fare del mio meglio: dare il massimo!”

 

 

 


Come prima domanda le voglio fare questa: l’anno scorso avete vinto il campionato, una bella emozione, ci può raccontare com’è andata?

 

Ti posso dire che il campionato l'abbiamo vinto due anni fa con la società campana: Punto di svolta; eravamo una gran bella squadra con ragazzi che venivano dalla promozione e avevano già vinto più campionati, il mister era Vincenzo De Falco e il secondo Peppe Esposito con grande un passato da grande giocatore. 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

La mia passione per il calcio l'ho avuto sin da bambino da ragazzo giocavamo con gli amici per strada e più giocavo e più mi legavo a questo sport.

 

Lei ha fatto per qualche anno la seconda categoria, poi cos’è successo, come mai non ha proseguito?

 

Nel mio quartiere San Giovanni a Teduccio ho giocato sia in terza che in seconda categoria, ma poi con il tempo ho lasciato a causa  una mia patologia.

 

Lei ha iniziato a fare il dirigente della scuola calcio Ester, quest’avventura com’è iniziata? Gliel’hanno proposto oppure è stato lei a decidere che oltre al lavoro avrebbe voluto fare, appunto, il dirigente?

 

Il tutto è iniziato al centro Ester Barra dove mio figlio ha iniziato con i pulcini, il suo mister Enrico Spina mi invitò a fare il dirigente e così ne parlammo con il responsabile Salvatore Frezza grande competente di calcio, però oltre gli allievi non sono andato.

 

Da 13 anni lei direttore sportivo, con quale club ha iniziato?

 

Come ds ho incominciato con il Sporting Campania del presidente Luca Crispino facendo la prima categoria, disputammo un campionato da alta classifica visto che avevamo molti ragazzi bravi. Con il presidente ci sentiamo molto spesso, siamo rimasti grandissimi amici. Successivamente mi trasferì al Fulgor San Giorgio di Ciro Radicelli, seguivo la juniores e la prima squadra, con la juniores siamo arrivati secondo posto, con la prima squadra non è andata bene.

 





Sporting Barra ultima partita a Capri vinta per due goal contro 1 della squadra avversaria


Che cosa ci può dire della situazione attuale del calcio italiano?

 

Il calcio Italiano e da un diverso tempo che non va bene, prendiamo l'esempio della nazionale, per due volte non ci qualifichiamo ai mondiali: mai successo nella storia del calcio; secondo me ci sono troppi stranieri e non valorizziamo i nostri ragazzi.

 

Ho intervistato tantissimi giocatori campani, possiamo dire che la Campania ha un esercito di calciatori, come mai secondo lei?

 

La Campania ha tantissimi   calciatori e dipende dal fatto che amino questo sport. Dalla Campania sono usciti un esercito di calciatori faccio qualche nome in primis: Antonio Iuliano capitano del Napoli, Iezzo, Di Natale, Taglialatela, Volpicini, Bruscolotti, ma ne potrei nominare altri cento.

 

Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

La verità è questa: quei giocatori che non hanno raggiunto gli obbiettivi mirati è dipeso a mio avviso da questo motivo:   non hanno voluto continuare per motivi personali oppure  qualcuno  non hanno avuto la giusta dose di fortuna.

 


Da direttore sportivo, quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

Un d.s. o un dirigente viene colpito dalle giocate e dal movimento che ha nel campo, ma soprattutto deve essere visionato  il suo comportamento calcistico sotto ogni punto di vista.

 

Nel suo lavoro da direttore, successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Nel calcio esistono sempre gioie e dolori la gioia più grande e stata quando abbiamo vinto il campionato con il Punto di svolta,  mentre la rabbia più forte l’ho avuta, anzi l’abbiamo avuta, con il Sporting Barra, tutto questo  per  un errore dell'arbitro; non siamo andati ai Playoff, ma non per attaccare la categoria,  ma quella “fu una fregatura”.

 

Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, riferito al suo lavoro da direttore, ovviamente? 

 

Il mio più grande difetto è che mi fido sempre troppo e poi resto deluso, il mio pregio e quello di essere sempre a disposizione di tutti. 

 

Si aspettava l’anno scorso che il Napoli vincesse lo scudetto?


Che il Napoli vincesse lo scudetto sinceramente no, lo dico da tifosissimo del Napoli.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Questa intervista la dedico alla mia famiglia e a tutte le persone che stanno insieme sui campi da gioco.

 

 

Grazie 

 

 

28 agosto     2023

 

(Tutti i diritti riservati)