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giovedì 10 agosto 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

FRANCESCO

LANDOLFO





 


 


 

Francesco Landolfo di Grumo Nevano (Napoli) è un giocatore di calcio e così ci si presenta. 

 

“Mi chiamo Francesco Landolfo e sono   nato a Napoli il 12/04/2001, e abito a Grumo Nevano in Provincia di Napoli.

 

Ho mosso i primi passi nella scuola calcio del mio quartiere la Real Grumese poi dai 12 anni ho frequentato la scuola calcio Elite di Monteruscello vicino a Pozzuoli per poi passare all’età di 14 anni alla Casertana dove ho fatto tutta la trafila del settore giovanile.

 

Nel campionato under 15 nazionali conquistammo il secondo posto e ci giocammo le fasi finali contro il Bologna che militava in serie A.

 

Gli anni successivi sono sempre nella casertana fino all’under 17,

poi sono andato in prestito al Gladiator in eccellenza campana, quell’anno   si puntava a vincere il campionato per salire in D, ho collezionato più di 30 presenze, inoltre la squadra vinse i play off regionali.

 

L’anno successivo il Gladiator (Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta) fu ripescato in serie D e il Gladiator decise di comprare il mio cartellino dalla Casertana. Il girono di quell’anno era l’H, l’anno successivo la squadra era sempre nella D, ma nel girone G:

L’ anno successivo andai prestito prima al Cattolica in serie D nel girone C e poi l’altra metà di anno da gennaio in poi sono stato nell’ F.C. San Giorgio, serie D nel girone H.

 

Nel novembre scorso ho iniziato un’esperienza in eccellenza nelle Marche a Porto Sant’Elpidio, quest’anno militerò con il Pomigliano Calcio, eccellenza campana”.  

 






La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2022-2023.

 

La stagione scorsa per me è stata un po’ particolare. Sono arrivato a campionato in corso a Porto Sant’Elpidio per cercare di aiutare la squadra, ma la situazione non era delle migliori. So di avercela messa tutta, assieme ai miei compagni, purtroppo non è andata come speravamo.

Oggi sono carico è pronto a rimettermi in gioco per la nuova stagione al Pomigliano.

 

Lei ha giocato nell’Atletico Calcio Porto Sant’ Elpidio, si era ambientato bene?

 

Al Porto Sant’Elpidio, aldilà dei risultati calcistici, ho trovato persone fantastiche, sia per quanto riguarda i miei compagni di squadra, sia per quanto riguarda gli addetti ai lavori e lo staff.

 








La prossima stagione giocherà nell’A.S.D. Calcio Pomigliano, emozionato di questa nuova avventura? 

 

Sono molto contento di giocare quest’anno per il Pomigliano e di rincontrare alcune persone che già conoscevo, ma soprattutto sono entusiasta di ritornare in Campania, dopo un anno e mezzo. Credo veramente in questo gruppo che si sta formando pian piano e spero che insieme potremmo avere grandi soddisfazioni.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Già all’età di 4 anni avevo voglia di correre dietro ad un pallone, e da quel momento in poi da il mio primo sostenitore fu mio padre che mi iscrisse subito alla suola calcio del mio paese. È proprio lì che mi sono accorto che non potevo stare senza questa attività agonistica.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase che tutti ripetono e che riguarda lo studio - lei ha il diploma del tecnologico (Geometra) li ha comunque accontentati -?

 

I miei genitori mi hanno sempre spronato sia nel calcio che nello studio. Ovviamente, sempre lasciandomi la libertà di prendere le mie scelte.

In modo particolare, mia madre mi ha fatto appassionare alla sua professione, convincendomi che sarebbe stata una giusta scelta quella di avere sempre una strada alternativa. Oggigiorno, mi sento fortunato ad essere nelle condizioni di fare entrambe le cose che mi piacciono.

 








Lei è stato diverso tempo alla Casertana, che tipo di esperienza è stata?

 

Nella Casertana mi sono formato sia come uomo che come calciatore. Ho dei bellissimi ricordi legati a quel periodo. Sono riuscito ad avere molte soddisfazioni sia a livello personale, che a livello collettivo. È da quei momenti in poi che poi ho cominciato a fare le prime esperienze tra i grandi, allenandomi nella prima squadra che all’epoca militava in Lega Pro.

 

Sino ad ora lei ha ottenuto delle belle soddisfazioni e degli importanti successi personali, tutto ciò a cosa è dovuto

 

Io credo che ognuno di noi sia sempre nel posto in cui merita di stare. Parlando della mia esperienza, ho capito che per raggiungere un obiettivo bisogna per primi essere umili, accettare le critiche e i consigli costruttivi, ma soprattutto essere pronti a sacrificarsi. 

 

Penso che nel calcio, essendo un gioco di squadra, per raggiungere grandi traguardi bisogna ragionare in maniera collettiva e mai in modo individuale. Sacrifico e dedizione sono elementi   che mi hanno sempre contraddistinto e credo che in futuro mi potranno portare su una buona strada.

 







Una domanda che ho fatto ad alcuni giocatori è stata la seguente: nel mondo del calcio secondo lei esiste l’amicizia o conta di più la competizione, il saper vincere a tutti i cosi?


Nel mondo del calcio ho conosciuto tante belle persone che mi hanno insegnato molte cose, mi hanno trasmesso valori che mi sono stati da insegnamento anche fuori dal mondo calcistico. 

Purtroppo o per fortuna, la competizione nel calcio esiste, ma credo che debba esserci per far sì che ognuno dia il meglio di sé, in maniera costruttiva. 


 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Come ho detto in precedenza, ognuno si trova nel posto in cui deve essere in quel momento e proprio per questo, sono sempre andato avanti per questa strada. Ovviamente pensieri e idee tra giocatori e allenatori a volte non sono compatibili, ma personalmente ogni decisione che credevo fosse sbagliata l’ho sempre accettata ed è stato il primo sprono per iniziare a dare ancora di più.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Classicisticamente parlando penso di essere un giocatore che dà l’anima in campo e che si contraddistingue per il sacrifico e la dedizione al lavoro. E sono proprio questi valori mi aiutano a sopperire a qualche limite tecnico. 

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Parlando di famiglia e amici, penso che questi siano i due punti più importanti nella vita. Fortunatamente ho una famiglia e una fidanzata sempre presenti, disposti a seguirmi in tutto ciò che faccio, sia nel calcio che nella vita. 

Non mi manca mai il sostegno dei miei amici che sono sempre pronti a darmi carica e, quando serve, a distrarmi.

 








Sappiamo che a lei piace viaggiare e scoprire nuovi posti e nuovi stili di vita, un viaggio che le piacerebbe fare?

 

Viaggiare è sempre stato per me il punto di arrivo di ogni anno è una giusta ricompensa per i sacrifici che si fanno per un anno intero. Non ho una meta decisa per i miei progetti, ma essendo una persona molto curiosa, in genere mi piace conoscere posti totalmente differenti dalla nostra cultura occidentale.

 

A chi vuol dedicare questa intervista?

 

Vorrei salutare e ringraziare i miei genitori che mi supportano dopo  ogni mio passo, la mia famiglia e… Natia la mia ragazza e i suoi genitori.

 

 

10 Agosto    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

mercoledì 9 agosto 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

VANIA

SANTORO

 





Vania Santoro ex atleta della ginnastica ritmica attualmente tecnico presso la sua società: la SSD GR Pontecagnano, così ci si presenta: 

Mi chiamo Vania Santoro e sono  di Salerno. Ho iniziato questo sport all'età di 3 anni a livello amatoriale, raggiunti gli 8 mi sono affacciata nel panorama federale cominciando ad ottenere i primi risultati importanti di squadra: campionessa nazionale Gold di squadra allieve con la società Poseidon. 

 

 

La vera evoluzione della mia carriera è stata alla prima convocazione nella nazionale italiana, ad appena 10 anni ho sostenuto degli incontri con il team Italia nel quale sono rimasta per circa 3 anni raggiungendo in massimo livello dei gruppi scelti. Un brutto infortunio ha interrotto questo percorso, ma non la mia carriera, infatti nell'arco degli anni sono stata campionessa regionale ed interregionale per almeno 20 volte, agguantando ad ogni gara la qualificazione alla fase nazionale; ho gareggiato in serie B vincendo il campionato e accedendo di diritto alla massima serie.

 

I risultati individuali più importanti sono arrivati ai 18 anni, mi sono laureata campionessa nazionale di specialità Gold all’attrezzo nastro, e terza classificata in coppia con la mia storica compagna di club Federica Pascarella. 

 

L'ultimo risultato importante l'ho raggiunto all’età di 24 anni, riconfermandomi campionessa italiana al nastro e questa volta anche in coppia, chiudendo quindi la carriera con due primi posti italiani su due.

 

Adesso sono tecnico presso la mia società dal 2020, ed anche in veste di allenatrice sto provando e in qualche occasione riuscendo a dare un’impronta nel panorama nazionale, orgogliosa inoltre di essere stata selezionata dalla direttrice tecnica regionale tra le istruttrici che supervisionano il gruppo Gold della Campania”.

 

 

 

 


 

Come prima domanda le voglio fare questa domanda: come mai, a tre anni sente questa vocazione di iniziare il percorso nella ginnastica ritmica? Non era un po’ presto?

 

Ovviamente a tre anni non si può parlare di vocazione, sono stati i miei genitori a farmi avvicinare a questa disciplina perché ne erano affascinati, e una volta provata me ne sono innamorata.

 

 

I suoi genitori hanno appoggiato questa scelta, non hanno avuto delle riserve (anche perché a 8 anni si frequenta la scuola elementare e la scuola elementare è fondamentale per la vita)? 

 

I miei genitori mi hanno appoggiata dall'inizio della mia carriera e tutt'ora continuano a farlo. Ovviamente il compromesso sin da piccola era quello di andare bene a scuola e quindi riuscire a conciliare compiti e allenamenti, ma non ho mai avuto problemi nel farlo perché ero spinta dalla passione.

 

Come i cultori di questa disciplina sanno: fune, cerchio, palla, clavette e nastro sono gli attrezzi della GR, detti anche “piccoli attrezzi” in contrapposizione ai “grandi attrezzi” fissi della ginnastica artistica, lei in quale piccolo attrezzo decise di specializzarsi?

 

Il mio attrezzo congeniale è sempre stato il nastro nonostante non avessi particolare amore verso di esso. Ho praticato tutti e 5 gli attrezzi nella mia carriera, ma i risultati più importanti sono sopraggiunti proprio con l'attrezzo che preferivo meno,  quindi: il nastro.

 

Lei fino ha gareggiato sino a 24 anni, a questo punto mi viene da chiederle quante ore si allenava al giorno?

 

Mi allenavo 3/4 ore al giorno 6 volte la settimana (solitamente la domenica era occupata dalle gare) fino all'età di 20 anni. Negli ultimi periodi della mia carriera ho cominciato ad insegnare quindi mi allenavo nei ritagli di tempo tra una lezione e l'altra, con meno frequenza, ma non per questo ho mollato la presa, infatti è proprio in questi anni che sono diventata campionessa italiana nel settore Gold.

 

L'ultimo risultato importante lo raggiunge all’età di 24 anni, riconfermandosi campionessa italiana al nastro e questa volta anche in coppia, che cosa ha provato in quel momento

 

Beh, sarebbe banale parlare semplicemente di una grande emozione, perché è stata la consacrazione della mia carriera alla quale ho messo un “punto forzato” dopo aver raggiunto l'obiettivo che mi ero prefissata. 

 

Non poteva esserci un momento migliore per smettere, se non dopo aver vinto due ori su due in un campionato italiano, e per questo presi la decisione di fermarmi.

Ad oggi spero con tutto il cuore di riuscire a trasmettere quel fuoco che avevo dentro di me alle mie ginnaste e provare emozioni diverse sotto veste di allenatrice.

 

Prima di una gara qual era la sua preparazione a livello mentale, mi spiego meglio in modo cercava di mantenere la calma e la concentrazione?

 

Fortunatamente non ho mai avuto difficoltà nel gestire l'ansia, sono una persona che ha molto autocontrollo.  Generalmente cercavo di incanalare l'adrenalina a mio favore, tutto questo  per dare il massimo senza inciampare a causa della paura.

 

Non dev’essere facile praticare la ginnastica ritmica, a cosa ha dovuto rinunciare?

 

Non è facile se non si ha la passione. Per una come me che ha trasformato la passione nel proprio lavoro non è stato così sacrificante.

Ovviamente ho dovuto rinunciare alle feste di compleanno, alle gite, spesso anche ad alcune cerimonie familiari perché non potevo saltare né allenamenti né gare. Anche sotto l'aspetto dell'alimentazione ho sempre prestato molta attenzione, adottando una dieta consona all'età e alle ore di allenamento.

 

Lei è un atleta di grandi successi, che cosa direbbe a una giovane ragazza che volesse intraprendere il suo stesso percorso?

 

Direi semplicemente che la strada per arrivare al raggiungimento di un obiettivo si costruisce con passione, impegno, sacrificio e l'abnegazione, se uno di questi fattori manca diventa più difficile. Ma cosa che più di tutte sento di consigliare è lavorare per se stessi e mai per gli altri, né per compiacere l'istruttore, né  per i  genitori, altrimenti diventa tutto più pesante d’ affrontare, questo perché non lo si fa per il proprio piacere personale.

 











Adesso lei è tecnico presso la sua società: la SSD GR Pontecagnano, così ci si presenta, quando ha fondato la sua società e com’è la sua giornata lavorativa?

 

La società è stata fondata nel 2019, a piccoli passi e con grandi sacrifici.

Nel periodo invernale seguo le ginnaste dalle 3 del pomeriggio alle 9 di sera tutti i giorni tranne la domenica (in cui mi trovo spesso impegnata per le gare), in estate invece quando non c'è scuola integriamo gli allenamenti con qualche seduta mattutina.

 

Ora lei è allenatrice, qual è la caratteristica principale che deve avere un’allenatrice?

 

Un’allenatrice prima di tutto deve essere preparata, competente ed avere le conoscenze giuste per poter insegnare la disciplina, ma non è tutto.

 

Spesso è l'empatia la chiave principale che consente di creare delle ginnaste forti, la preparazione di base invece forma ginnaste brave. Il giusto mix tra le parti secondo il mio punto di vista determina la bravura di un'allenatrice.

 

In questo momento qual è il suo desiderio principale?

 

Il mio desiderio senza dubbio è quello di portare ad alti livelli la mia società, e magari tirar fuori delle ginnaste risultati che possano eguagliare o ancor meglio superare i risultati raggiunti nella mia carriera.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedico a me stessa, perché sono consapevole di tutto ciò che ho affrontato durante questi lunghi anni, ovviamente dovuti sono i ringraziamenti alle persone che hanno sempre creduto nel mio operato: i miei genitori per l'intuizione e mio marito per la pazienza.

 

Grazie 

 

 

09  Agosto    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

lunedì 7 agosto 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CRISTIAN 

FERRARA

 

 






    

 

Cristian Ferrara (5 giugno 1982) di Salerno, dal 1998  come giocatore ha militato nei seguenti club: Cavese 1919 S.R.L. Capezzano Neugeburt 85, Riop Sangiuseppe, Bertoni Calcio, Aequa Calcio, Città di Vico Equense, Baronissi Calcio, Saviano, Abriola 90 Ricigliano, Sassano Calcio, Saviano, Portici 1906, Portici 1906, Agropoli, Montecorvino Rovella, Baia 2006, Calpazio, Policoro Heraclea, Calpazio, Policoro Heraclea, Policoro Heraclea, Policoro Heraclea, Real Metapontino, Real Tolve, Real Tolve, Soccer Lagonegro 04, Ebolitana 1925 S.R.L. Real Pontecagnano Faiano, Picciola, Picciola.

Come allenatore, ha l’abilitazione Licenza UEFA B, Corso di formazione Milan Accademy (presso il settore giovanile AC Milan), queste le squadre che ha allenato: Salernitana calcio 1919 (2020-2021)primavera  allenatore in seconda, poi A.S.D. Vico Equense Calcio 1958 2021-2022, campionato di Eccellenza, Campana, prima parte dell’anno 2022 2023 alla F.C. Sarnese Promozione Campania, seconda parte dell’anno vice allenatore all’Angri calcio,  infine nel 2020-2022 è stato allenatore per calciatori professionisti/dilettanti senza contratto durante il pre-ritiro Pre-Campionato.

 

 


 





La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2022-2023.Si si ritiene soddisfatto dei risultati?

 

Mi devo ritenere soddisfatto per il lavoro svolto e per l’obiettivo raggiunto con l’U.S. Angri 1927, visto che abbiamo raggiunto la salvezza nell’ ultimo match casalingo. 

 






La prossima stagione quale squadra allenerà?

 

La prossima stagione ancora non sono collocato in nessun club, se non prima recupero a pieno regime dall' infortunio al 100%.

 

 Durante la stagione 2022-2023 durante un allenamento lei ha subito un infortunio, com’è successo?

 

Sì, il 29 marzo durante una seduta mi sono sentito tirare giù senza capire cosa stesse succedendo, ricordo solo il rumore del tendine che si staccava rompendosi totalmente, ma gli infortuni fanno parte del gioco e solo chi non si mette in discussione non rischia.




 





Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Avevo 4 anni quando inizia a correre dietro un pallone.

Sin da subito nacque un amore a prima vista, diventò il mio migliore amico che ancora oggi mi accompagna nelle mie avventure calcistiche, senza quel amore ad oggi non saprei come sarebbe stato il mio cammino nello sport.

 








I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori volevano che io fossi felice, senza pormi freni di nessun genere, certo allo sport di pari passo c’era lo studio, se le cose non camminavano sullo stesso binario sarebbero iniziati i problemi per me.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

La verità diverse sono le squadre dove sono rimasto molto legato; una di queste è la Vico Equense prima da calciatore poi da allenatore, ho ricordi bellissimi, ne ricordo altre come: Policoro Real, Metapontino, Picciola, Ebolitana e le altre dove ho militato, diciamo che sono rimasto legato a quasi a tutte le società perché hanno dato la possibilità di esprimermi e farmi conoscere.



 




Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Negli ultimi anni da calciatore nella mia mente avevo gia l’idea di guidare un giorno una squadra di calcio di qualsiasi categoria, me lo sentivo già dentro, in campo e fuori ero un leader offrendo consigli a tutti i giocatori.

 

Lei ha un corso di formazione che lei ha svolto presso l’A.C. Milan che cosa ha imparato di fondamentale? 

 

il percorso fatto in questa scuola calcio per me e stato davvero fondamentale, mi sono confrontato con allenatori al top, e mi sono formato sotto la guida di tecnici professionisti.

 

Questi ancora oggi lavorano con i grande club della serie A, la cosa fondamentale che ho imparato è stata la perseveranza.




 





Lei è stato anche alla Salernitana, come allenatore in seconda, un’esperienza importante è così?

 

Alla Salernitana stavo continuando il mio percorso iniziato con il Milan, il salto in primavera anche solo come collaboratore mi ha dato modo di confrontarmi con allenatori di serie A quali: Roberto Beni Mariano e Matteo lombardo.

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Un allenatore per me deve avere più di una qualità: in primis tanto equilibrio, ma soprattutto tanta pazienza, egli è un vero e proprio gestore, ovviamente il suo compito è quello di disegnare un gruppo di lavoro conforme tra le varie componenti.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

il calcio non mi ha tolto nulla anzi è stato un percorso a senso unico mi ha dato la possibilità di diventare quello che sono oggi: un uomo.




 




    Qual è il suo stato d’animo prima di una partita? Quali consigli dà ai giocatori?

 

Prima della gara cerco di trasmettere molta tranquillità ai miei atleti, il mio vero compito è durante la preparazione settimanale della partita e lì che incido molto, ad esempio mettendo a disposizione quei mezzi che i calciatori dovranno utilizzare il giorno della gara.

 

 Un suo pregio e un suo difetto (dal punto di vista calcistico è ovvio, quand’era giocatore)? 

 

Non le so dire cerco sempre di fare in modo che siano gli altri a esprimersi nei miei confronti, di sicuro ho pregio molto forte:  è  quello di dare  l’anima in ogni cosa che faccio, difetti ne ho, ma come espresso precedentemente, lascio agli altri giudicarmi. 




 





Un sogno per il futuro?

 

Il mio sogno è quello di dare qualche soddisfazione alla mia famiglia.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista alla mia famiglia che mi sta sempre vicino e alla mia piccolina Martina che ogni giorno mi regala sorrisi e tanta gioia.


Grazie 


07 08    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 


mercoledì 2 agosto 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

ALFONSO

PELUSO


 



 

 

 

Alfonso Preluso è un giocatore di calcio di Salerno ed è nato nel 1985, ruolo centravanti, nr.9. La sua carriera si è divisa tra eccellenza e promozione, settore giovanile nella Salernitana e nella Cavese, poi ha vestito le maglie dei seguenti club: US Faiano, Montoro, San Tommaso, Giffonese, Sporting Pontecagnano. Adesso è direttore sportivo dello Sporting Pontecagnano, promozione.

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente com’è terminata stagione 2022-2023. Si ritiene soddisfatto?

 

Sono molto soddisfatto di com'è terminata la passata stagione in quanto era la prima per me, sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati ed il percorso di crescita dei ragazzi è migliorato. 

 

Prima di diventare Direttore Sportivo lei è stato un giocatore che ha militato in diverse squadre, questa passione per il calcio quando le è nata?

 

La passione del calcio è nata fin da piccolo già a 4 anni iniziavo a tirare i primi calci al pallone. Tutto questo grazie ai miei genitori i quali a tutt’oggi assecondano le mie scelte indirizzandole sempre nel modo migliore. 

 

Da come abbiamo saputo lei ha subito due infortuni al ginocchio, prima l’uno e poi l’altro, com’è riuscito a superare questi due brutti momenti?

 

Ho sempre giocato a calcio, ero un centravanti, passionale e caparbio e proprio grazie a queste due caratteristiche ho saputo trovare la forza giusta per superare i due gravi infortuni alle ginocchia.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Ho sempre accettato le scelte dei miei allenatori, provando ad essere un esempio da emulare per i più giovani.

 

Una domanda che ho fatto a tanti: grandi campioni ci si può diventare con un duro allenamento e uno stile di vita sano, oppure bisogna nascerci con quella dote? 

 

Si arriva in alto solo con 3 peculiarità: testa cuore e gambe.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio goal più bello è avvenuto nel giorno in cui ho saputo che mia mamma avrebbe da lì a breve avrebbe iniziato un percorso di chemioterapia.

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Non saprei, sta agli altri dirlo posso solo dire che ho messo sempre il cuore in tutto e talvolta questo è sia un pregio che un difetto.

 

Se le avessero offerto a 20 anni di andare a giocare in Europa oppure oltreoceano sarebbe partito senza pensarci oppure ci avrebbe riflettuto?

 

Il calcio è da sempre la mia vita quindi avrei valutato qualsiasi tipo di proposta senza alcun problema. 

 

Adesso lei è Direttore Sportivo, come si sente di promettere ai tifosi? 

 

Oggi ricopro un ruolo importante e questo lo devo ad una società di uomini veri come Mignoli e Mazza ai quali sono molto riconoscente tanto, mi sento di ringraziarli perché ho sempre ambito a questo ruolo, sogno di poterlo fare a lungo e metterò tutto me stesso per migliorarmi nel corso degli anni. 

 








Lei è di Salerno, a che cosa è dovuto secondo lei il successo di questa squadra?

 

Il successo della Salernitana al momento è da attribuire ad una società (nel nome di Iervolino) solida e con le idee chiare finalmente, di conseguenza può solo crescere.

 

Sappiamo che sua moglie è una sportiva pure lei, quanto è importante per un ragazzino fare attività sportiva, visto che la maggior parte stanno sempre sui cellulari?

 

Mia moglie è stata fondamentale in questo mio percorso perché passare da atleta a direttore sportivo non è stato affatto semplice, ma soprattutto grazie a lei le mie scelte sono state più semplici, lei da campionessa italiana si è poi ritrovata ad avere una palestra tutta sua!

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Naturalmente ai miei genitori ai quali devo tutto.

 

 

Grazie 

 

 

2 agosto    2023

 

(Tutti i diritti riservati)