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domenica 12 febbraio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALFONSO

SORRENTINO 

 

 

     


 

 

 

 

Alfonso Sorrentino è un giocatore di calcio e così si racconta ai nostri lettori: 

 

“Mi chiamo Alfonso Sorrentino e sono nato il 15/03/1999 a Castellammare di Stabia (Na).


Alla soglia dei 24 anni che compirò il prossimo mese vi posso dire sono laureato in Scienze Motorie e sto proseguendo il percorso di studi che mi porterà ad acquisire la Laurea Magistrale in Management dello           Sport e delle Attività motorie. 


La mia più grande passione da sempre è il calcio, muovo i primi passi come tutti i bambini nella scuola calcio scegliendo il ruolo di portiere, ruolo che tutt’ora svolgo nella squadra del San Vito Positano, militante nel campionato di Promozione Campana.  


Grazie alla fiducia del mister, della società e della collaborazione dei miei compagni di reparto, sto ricoprendo il doppio ruolo di portiere e allenatore dei portieri della prima squadra, oltre a ciò sono l’allenatore dei portieri del settore giovanile del San Vito Positano e di diverse scuole calcio del territorio.


Ho avuto la fortuna di poter vivere in prima persona un percorso calcistico che mi ha dato la possibilità di confrontarmi con tante società professionistiche e non, ad esempio: l’affrontare calciatori che tutt’ora militano nei professionisti e nella massima serie (alcuni anche in Nazionale), visitare città in giro per l’Italia, legare con tante persone poi diventati amici che tutt’ora sento quotidianamente.


Ho iniziato questo percorso importante dopo la scuola calcio, a 15 anni ho affrontato la mia prima esperienza lontano da casa, trasferendomi a Foggia, lì ho vissuto per un anno e ho avuto modo di crescere sotto tanti aspetti.


L’anno successivo sono stato tesserato dal settore giovanile dell’Us Avellino, in quegli anni militante in serie B, dove ero il portiere titolare della categoria Allievi Nazionali, ma allo stesso tempo aggregato al gruppo Berretti sotto età; qui ho vissuto le mie più belle esperienze calcistiche affrontando società blasonate come Roma, Napoli, Palermo, Sampdoria ecc.


Dopo queste bellissime esperienze il mio desiderio era di tornare vicino casa e concludere il mio percorso di studi e diplomarmi in Ragioneria nella mia scuola iniziale, il destino ha voluto che il mio percorso calcistico continuasse nella SS Juve Stabia, la squadra della mia città dove oltre a far parte della formazione Berretti che partecipò alle fasi nazionali del campionato, ebbi la possibilità di allenarmi varie volte, durante quell’anno con la prima squadra, militante nel campionato di serie C,   realizzai così un piccolo sogno nel cassetto.


Da qui raggiunti i 18 anni e concluso il settore giovanile, il mio percorso è continuato girando in varie città tra Serie D ed Eccellenza, con una bellissima esperienza vissuta anche in Basilicata, in Val D’Agri.


Ad oggi rifarei tutte le scelte fatte, buone o sbagliate perché hanno formato l’uomo che sono diventato oggi, devo molto al calcio e forse il calcio deve qualcosa anche a me, i sacrifici che richiede questo sport a prescindere dalla categoria sono tanti e solo una grande passione permette di affrontarli.


Proprio per questo mi affascina il ruolo di allenatore, in modo particolare del mio ruolo, ritengo che sia importante trasmettere alcuni valori come la passione, il sacrificio, la determinazione; sono valori che vanno trasmessi ad ogni bambino che si approccia a questo mondo, prima nella vita e poi nello sport. Essere un Numero 1 significa questo. 

A breve svolgerò il corso di allenatore e non vedo l’ora di affrontare un’esperienza simile che sicuramente continuerà nel tempo, poter formarmi continuamente in questa figura che mi affascina molto, si tratta di un nuovo stimolo del mio percorso calcistico.  


Grazie ai tanti allenatori e maestri che ho conosciuto durante il mio percorso da portiere ho un bagaglio personale importante che quotidianamente trasmetto a tutti i miei bambini, a cui auguro di diventare dei grandi Numero 1 nella vita, e poi perché no anche nel calcio”.

 

 

 

 





 

In generi i genitori tendono a far  capire al proprio figlio che prima viene la scuola e poi lo sport. I suoi genitori che cosa le hanno detto quando ha iniziato questa carriera? 

 

Mi trovi pienamente d’accordo su questo discorso. Sono del parere che la scuola sia la base del percorso di crescita di un bambino sotto tanti aspetti, non solo culturali, ma sono anche convinto che scuola e lo sport possano camminare insieme sulla stessa direzione. Negare a un bambino di fare sport sarebbe un grande errore, bisogna dare la giusta priorità ad entrambe le cose e trovare il giusto connubio.

Ho avuto la fortuna di avere genitori che mi hanno trasmesso tutto ciò, non mi hanno mai negato di fare sport anzi, mi hanno sempre motivato e sostenuto, ma allo stesso tempo dato come priorità lo studio senza mai assecondarlo come un piano B, ma essere il mio bagaglio principale, essermi diplomato e laureato con quasi il massimo dei voti ne sono la dimostrazione, averlo fatto senza mai abbandonare il mio percorso calcistico e in entrambi i casi aver portato sia alla maturità e sia alla tesi triennale argomenti legati al mio sport e al mio ruolo rimarranno per sempre una delle mie più grandi soddisfazioni personali. Infine l’ aver dimostrato, anche a  qualche professore scettico incontrato sul mio percorso, che la scuola e lo sport insieme sono un mix vincente è stata una grande soddisfazione.










Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)?

 

Sicuramente come tutte le persone ho i miei pregi e miei difetti. Cerco di fare forza su i miei pregi che mi hanno aiutato molto e mi aiutano tutt’ora nel mio percorso calcistico e nella vita. 

 

Sono molto determinato e costante nel raggiungere i miei obbiettivi, a questo aggiungo molta passione e senso del sacrificio che a lungo andare ti permettono sempre di raccogliere i giusti frutti. Un mio difetto è quello di essere permaloso e di essere troppo buono, l’essere “troppo buono” è un pregio, ma in alcuni casi può essere un grande difetto, nel mondo calcistico e non solo.




 





Lei è diplomato al Tecnico Commerciale, è laureato in Scienze Motorie, a breve inizierà il corso di allenatore, possiamo dire che non si ferma mai, esatto?

 

Sì, oltre a concludere a breve il percorso di studi magistrale a breve avrò il corso di allenatore, una figura che mi piace molto e che da diversi anni ormai ho sempre svolto con i bambini alternandola alla mia figura di portiere. Mi vedo sempre di più in questa figura e sono sicuro che potrà essere un percorso bellissimo come tutto ciò che ho fatto con il calcio in questi anni, ovviamente cercando di insegnare e trasmettere la tecnica e i valori del mio ruolo che è quello di essere un portiere.





 



Questa domanda l’ho lasciata per ultima: lei gioca nel ruolo del portiere. In poche parole essere un portiere, essere determinante quando c’è un calcio di rigore, tutto ciò che cosa significa per lei? 

 

Il ruolo del portiere è un ruolo dalla doppia sfaccettatura. Risulta essere il più bello e gratificante, ma allo stesso tempo può diventare il più difficile e brutto. Siamo da soli contro tutti a difesa di una porta larga 7,32 metri, a volte anche contro i nostri compagni e il nostro allenatore di squadra. 

 

Siamo eroi solitari, questa è una forte responsabilità che permette di crescere molto caratterialmente e acquisire sicurezza e determinazione anche fuori dal campo, essere un numero uno diventa uno stile di vita.




 




Mi sono dimenticato: a chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

È stato un piacere poter fare questa chiacchierata e parlare della mia più grande passione e delle mie idee sotto tanti aspetti, ciò che sono oggi e ciò che sto cercando di costruirmi per il mio futuro lo devo principalmente alla mia famiglia per ciò che mi ha trasmesso fin da piccolo, a me stesso per la determinazione che ci metto in ogni mio obiettivo e  alla mia fidanzata, che stando al mio fianco mi sostiene ogni giorno e insieme a me sta percorrendo lo stesso percorso di studi e di vita.



 


 

















Grazie

 

12 02 2023

(Tutti i diritti riservati)

 

 

mercoledì 8 febbraio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANDREA

DI PIETRO

 

 


 


 

 

 

Andrea Di Pietro, nato il 23 ottobre 1983 a San Giorgio a Cremano residente  a Portici,  è un giocatore di calcio. Queste sono le squadre dove ha militato.

 

Inizia a giocare a calcio con il Portici dalla scuola calcio fino a fare l’esordio in prima squadra a 17 anni. Queste sono le squadre dove ha militato: Portici eccellenza, San Giuseppese serie D,  Vico Equense promozione e vittoria campionato, Vico Equense  eccellenza, Nocerina serie C, Vico Equense eccellenza, Battipagliese, Quarto eccellenza e vittoria play off, Quarto serie D, Gaeta eccellenza e vittoria campionato, Gaeta serie D, Gaeta serie D, Flaminia serie D, Gladiator eccellenza e vittoria play off, Gladiator serie D,  Savoia serie D e vittoria campionato, Chieti serie D, Nocerina eccellenza - vittoria campionato  e coppa Italia -, Nocerina serie D, Portici eccellenza  vittoria campionato e coppa Italia,  Portici serie D, Gladiator eccellenza e vittoria play off, Gladiator serie D, Gladiator serie D, San Giorgio a Cremano serie D, Pompei calcio eccellenza.

 

 

 


Come prima domanda le voglio fare questa, come sta andando il campionato e quali obiettivi vi siete prefissati? na

 

Oggi gioco con il Pompei calcio e sono orgoglioso, abbiamo obbiettivi importanti: quello di vincere o almeno cercare di vincere il campionato.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da sempre fin da bambino è stata la mia passione che poi è diventata un lavoro vero e proprio.

 

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori sono stati sempre d’accordo che io giocassi a calcio e mi hanno sempre invogliato a divertirmi e facendo della mia passione un lavoro.




 





Lei ha giocato in tantissime squadre ed ha una grande esperienza, che consigli o che suggerimenti darebbe a un ragazzo che volesse intraprendere la sua carriera?

 

Io ho la persona che amo di più al mondo che sta seguendo le mie orme, si tratta di mio figlio Ciro. Oggi gli dico che non deve precludere nessuna strada sia quella dello studio che quella calcistica, per  far sì che la strada che prenderà la faccia con serietà e determinazione

 


Come ho già precisato sopra, lei ha militato in tantissime squadre, conserva un buon ricordo di tutte quante oppure ce n’è una a cui è particolarmente legato? 

 

Fortunatamente ho lasciato sempre un buon segno ma il Gaeta, e la Nocerina e la squadra della mia città rimangono le mie più belle esperienze sotto tutto i punti di vista. 



Lei gioca nel ruolo di? 

 

Sono nato come centrocampista offensivo, ma negli ultimi anni sono difensore centrale

 

 

Fra le tante partite in cui lei ha giocato qual è quella che ricorda maggiormente?

 

Non potrei dirle una perché  ne ho disputate tante,  per ora non so quale sia stata.

 



 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Uno dei mie pregi e stato quello che riuscivo a realizzare tanto sotto porta, il difetto quello di non essere tanto rapido  o veloce.

 


Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Cambierei solo alcune scelte fatte che probabilmente mi avrebbero permesso di fare un altro percorso.

 

Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Per me tutte e due i fattori, anche perché arrivando in alto sei al centro del mondo ti senti invincibile,  è tutto molto bello emozionante



Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Ammiro tanti giocatori ognuno ha il suo fascino, Marco Verratti è uno che mi emoziona e che mi piace tanto. 

 


Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia e la cosa più importante che la vita ti possa donare io per fortuna ho una famiglia solida sotto tutti i punti di vista, ho  una moglie splendida e dei figli meravigliosi, la famiglia  fa parte dei miei giorni più belli.

 


Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Riabbracciare mio padre ancora una volta…

 

 

 

 8 febbraio 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 6 febbraio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

FILIPPO

DI MARCO

 




 

Filippo Di Marco è Direttore  Sportivo dell’Insieme Formia (campionato di Eccellenza), la squadra ha vinto la Coppa Italia regionale e ha riportato l’ambito trofeo a Formia dopo 16 anni. Noi gli abbiamo rivolto, qualche domanda.


 

 

 

Questa è la seconda intervista che lei gentilmente ci rilascia, non posso che complimentarmi con tutti voi. E visto che la sto intervistando non le posso che dirle bravo. Avete riportato la Coppa dopo 16 anni, l’ultima volta è stato nel 2007 allo stadio Flaminio di Roma contro il Civitavecchia. Che cosa ha provato appena l’arbitro ha fischiato la fine della partita? 

 

Paolo innanzitutto ti ringrazio per l'attenzione che stai dedicando a tutta la Formia calcistica in questa intervista, e poi ti dico che per me aver compiuto una tale impresa a Formia dopo ben 16 anni mi riempie di orgoglio e soddisfazione, la gente ieri in piazza era tantissima oltre quella venuta allo stadio, ci hanno aspettato al ritorno da Artena dopo la partita ed è stato qualcosa di spettacolare che mai potrò dimenticare. 

Un connubio di emozioni che solo chi sa' quanto sacrificio c'è dietro può provare. 



 

Avete giocato contro una squadra blasonata: la “Luiss” dell’omonimo Ateneo capitolino.  Una vittoria schiacciante, 3 a 1, nulla da dire, si aspettava questo risultato?

 

Sicuramente mi aspettavo una grande prestazione da parte dei ragazzi, ma sinceramente il risultato così rotondo mi ha dato ancora più consapevolezza che questa squadra vive un processo di crescita importante e che sta maturando tanto nella gestione della gara. Grazie anche a qualche pedina di esperienza che abbiamo inserito a dicembre.  

 








Ci dica la verità quando siete ritornati in vantaggio con   Djalo intorno alla metà del secondo tempo, ci credevate nella vittoria?

 

Io sinceramente alla vittoria ci ho sempre creduto fin da subito anche quando stavamo sullo 0-0 ero sicuro che prima o poi avremmo trovato la giocata vincente. Non ci siamo disuniti nemmeno dopo l'infortunio di Gabionetta e nemmeno al gol del loro momentaneo pareggio. Io sono consapevole del valore umano di questa squadra otre che tecnico ed i miei ragazzi non mi potevano deludere

 



A chi sente di dedicare questa importate vittoria?

 

Dedico questa vittoria alla mia famiglia a mio padre a mia madre, ma soprattutto a mia moglie Anna ed ai miei due figli Mattia e Leonardo, loro sono la mia forza e la mia ancora di salvezza quando attraverso momenti difficili e di sconforto. I miei figli che amano il calcio sono i miei primi tifosi e io non li posso deludere. 

 



Che cosa rappresenta per lei il patron Alessandro Anelli?

 

 Il patron Alessandro Anelli per me rappresenta un punto di riferimento importante, dormiamo poco tutti e due ed a volte capita che ci troviamo a scambiarci messaggi e riflessioni sulla squadra alle 3 o le 4 del mattino. 

Le nostre chiacchierate in ufficio alle 7:30 del mattino hanno dato vita a decisioni importanti sul percorso e soprattutto dei risultati che stiamo maturando. IL presidente a differenza di tanti altri presidenti che ho avuto sia da calciatore e da dirigente è un vincente e di conseguenza è di poche parole io lo capisco solo con lo sguardo quando devo prendere una decisione. Ero consapevole solo a guardarlo su quello che lui avrebbe voluto ciò che io   decidessi come direttive sul gruppo squadra.  Stare al suo fianco per me è un vero onore. 

 



Che qualità possiede il mister Roberto Gioia?

 

Il Mister Roberto Gioia è una persona umile che ha fame di calcio come me, insieme abbiamo trovato subito una bella alchimia e quando si parla la stessa lingua ci si capisce al volo, il calcio ha una sola lingua e non è per tutti!

 





Le partite come lei sa, si vincono e si perdono, qual è stata la vostra formula vincente?

 

L’unico modo per raggiungere un obbiettivo e per vincere le partite è avere tanta umiltà, dedizione, perseveranza, ma soprattutto bisogna avere sempre la voglia di sacrificarsi anche quando i risultati non arrivano. Nessuno ti regala niente, anzi a me è capitato addirittura che qualcuno per invidia abbia cercato di mettermi i bastoni tra le ruote commettendo gesti infami e di una pochezza incommentabile. Solo che poi le cattiverie tornano sempre tutte indietro. La vita è questa. 

 


So che in città c’è stata un grande festa è così, inoltre ho saputo che la tifoseria formiana è tra le migliori d’Italia, quali sono i motivi di questo attaccamento?

 

La tifoseria formiana mi è entrata nel cuore io da subito ho capito che questa gente così schietta forte passionale calorosa mi avrebbe fatto innamorare. Parlo sempre nel bene e nel male. Un mio maestro mi diceva sempre " che il calcio va fatto per la gioia della gente " ed io questa gente me la tengo stretta nel cuore. 







Un suo successo personale è stato quello inerente al giovane giocatore dell’Insieme Formia Leonardo Campagna (classe 2006) che è appena passato alla Lazio.  Ha sempre creduto in questo ragazzo? 

 

Il passaggio di Leonardo Campagna alla Lazio è il frutto della programmazione, della competenza, della grande professionalità della società, ma soprattutto di una bella intuizione che fortunatamente ho avuto da subito su questo ragazzo.  Un calciatore che dell'eccellenza passa in serie A non è una cosa di tutti i giorni e che possono permettersi tante società.  

 


Lei di giocatori ne avrà visti, per le ragioni che tutti conosciamo, tantissimi. Qual è la molla che le da dire: “Quel ragazzo ha talento da vendere”? 

 

Oltre al talento una delle caratteristiche che vado a guardare quando punto su un giovane talento sono soprattutto gli atteggiamenti.  Guardo molto l’educazione, prendo informazioni se il ragazzo mangia bene dorme il necessario, si cura a livello fisico, va bene a scuola, ma soprattutto se ha fame di arrivare.  Non posso permettermi di fare brutta figura quando punto su un ragazzo e metto in condizione la mia società affinché venga valorizzato. Al giorno d'oggi conta più la testa che tutto il resto. Senza la fame e quella voglia di alzarti un'ora prima al mattino non si va da nessuna parte. Quindi quando scelgo di puntare su un calciatore non mi posso permettere di sbagliare.  


 





Una domanda che ho fatto a tanti è la seguente: per essere un grande campione che cosa serve di più: la tenacia, la determinazione, un ottimo preparatore, oppure si nasce campioni?

 

Rimango sempre più convinto che il calcio non è improvvisazione,  il calcio è fatto di programmazione di organizzazione e soprattutto di competenze. Sono sempre più certo che chi ha avuto un passato da calciatore una volta che si appresta a fare una carriera da direttore sportivo ha una marcia in più; questo perché psicologicamente devi entrare nella testa del calciatore, devi ottenere la sua fiducia,  e ti posso garantire che quanto entro nello spogliatoio e parlo alla squadra gia so, guardandoli in faccia ad uno ad uno, quello che pensano . Questo è la mia riflessione sul calcio di oggi, i giovani sono importanti, ma quando si compone una squadra bisogna mettergli gli esempi giusti vicino, solo così possono migliorare e dare il meglio di loro stessi.

 

 

La ringrazio, mi permetto di nuovo di complimentarmi con tutti voi (il Presidente, l’allenatore, lei che è il direttore sportivo, i calciatori e tutto lo staff, e infine tutti coloro che vi supportano) perché uniti si vince, e non si vince si arrivi vicini all’obiettivi

 

 

 

 

 

06 02 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

venerdì 3 febbraio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

IVAN 

SIGNORIELLO

 

  


 

 

 

Ivan Signoriello è un giocatore di calcio nato a Napoli il 28 febbraio 2000. Ha giocato in Eccellenza con l’Insieme Ausonia, che adesso si chiama Insieme Formia, poi è stato a Sabaudia, successivamente ha militato all’Unirea Santana una società sportiva rumena in serie D…, ha avuto il piacere di essere stato provinato dall’Inter, dalla Sampdoria, mentre a Roma ha conosciuto Bruno Conti. Ha avuto, come dice lui stesso un “percorso un po’ altalenante, non c’è mai stata una piazza dove avrei potuto spiccare il volo”.

 

 







 


La prima domanda è questa, Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Durante il covid non giocavo e nemmeno mi allenavo, però è stato il mio punto più grande di riflessione per progredire nel futuro.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

La passione per il calcio è nata all’incirca all’età di 7 anni ho dato i miei primi calci grazie a mio cugino, da quel momento in poi è stato tutto più facile.

 

Da ragazzino quale scuola calcio, o quali scuole calcio hai frequentato?

 

Le scuole calcio che ho frequentato sono state:  Boys Secondigliano, Asd Bocchetti, Arci Scampia, infine una piccola parentesi con il settore giovanile nell’ Arzanese.

 








All’Insieme Ausonia che esperienza è stata?

 

All’Insieme  Ausonia è stata una esperienza magnifica, non la dimenticherò mai, ho avuto la fortuna di conoscere persone straordinarie, si tratta di  una società fantastica che mi ha accolto molto bene, peccato che arrivammo secondi in campionato, ma comunque la squadra riuscì a salire di categoria grazie al secondo posto raggiunto. Sono stato capocannoniere della squadra, che dire…è stata una bellissima esperienza.

 

Successivamente lei va a giocare nell’Unirea Santana in Serie D, per chi non conosce questa squadra dove si trova e che tipo di società è?

 

L’Unirea Santana è una squadra situata in Romania, è stata una esperienza non facile, all’epoca  19 anni,  si è trattata di una bruttissima parentesi calcistica dove ho dovuto riflettere sui miei  infortuni.

 

Lei era giovanissimo, che cosa ci può raccontare di quell’avventura così lontano da casa? 

 

L’esperienza lontano da casa mi ha aiutato a maturare sotto tanti punti di vista sia caratteriale sia anche a livello di crescita sotto diversi aspetti.

 

Tanti sono stati i provini, e ciò dimostra la sua grande bravura, che cosa non ha funzionato in quei provini? Oppure è andato tutto bene ed è solo per alcune circostanza, che non conosco, lei non è stato preso?

 

Sì, ho avuto la fortuna di provare con tantissime squadre, purtroppo a volte ci vuole tanta fortuna, e alcune persone hanno influenzato in maniera molto negativa il mio percorso di crescita che avrei potuto avere. Purtroppo invece di cercare di farmi crescere hanno pensato di arricchirsi.

 

Spesso leggo che il calcio è malato, che girano parecchi soldi, che bisogna avere le giuste conoscenze per giocare in determinate categorie, ma non basta essere bravi? 

 

Sì, purtroppo  è vero, l’ambiente del calcio è malato, se sei  un figlio di un operaio,  non hai soldi e non porti gli sponsor, aldilà della bravura, non esordisci.







 

Dice che non è riuscito a “spiccare il volo”; ma lei è giovanissimo, ha una vita davanti, ci saranno altre occasioni non trova? 

 

Sicuramente ci saranno altre occasioni, non si cresce solo calcisticamente, ma anche attraverso la scuola che sto frequentando e il lavoro.  Purtroppo non sono riuscito a spiccare il volo perché quando si prendono “troppe batoste”, durante il percorso  perdi fiducia in te stesso e sei sfiduciato verso qualsiasi cosa.

 








In questo momento dove gioca, e come sta andando il campionato? 

 

Attualmente mi sto divertendo in terza categoria sono capocannoniere della squadra Boys Melito, stiamo andando bene è puntiamo alle zone alte della classifica.

 

Lei è di Miano, vicino a Scampia, ho intervistato tanti ragazzi sia di Scampia che di Secondigliano, com’è vivere in questi luoghi - tra l’altro sono stati riqualificati, pensiamo all’Università di Medicina di Scampia-?

 

Scampia è stata tristemente famosa per quello che è successo tantissimi anni fa, ma ad oggi è una periferia piena di cose, piena di centri sociali dove le persone hanno voglia di riscatto e non vogliono essere considerate o etichettate come cattive persone. Miano, invece, dove vivo io e abbandonata pienamente dalle istituzioni e spero vivamente che le istituzione facciano prima o poi il loro lavoro. 

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

Il mio ruolo è esterno destro alto mi piace accentrarmi e rientrare in campo per calciare.

 






Ho intervistato un suo caro amico Ciro Scarallo, ed è grazie a lui che le sto facendo cesta intervista, che qualità possiede il giocatore Scarallo? 

 

Io e Ciro siamo grandissimi amici, lui ha grandissime qualità mi piace tantissimo per come gioca è un grande centrocampista, ha una grande visione di gioco grandissima tecnica, soprattutto è un giocatore di grande forza fisica.

 

Lei è stato intervistato da Rai Due, come sono riusciti ad arrivare a lei? Per quelli che non hanno visto la trasmissione qual era l’argomento dell’intervista?

 

Ho avuto la fortuna di essere stato intervistato da Rai 2 l’argomento era basato sulla mia vita personale e sulla mia storia, è stata una bellissima esperienza e la ricorderò per sempre

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

La famiglia per me sempre al primo posto, sono molto legato alla mia famiglia gli amici sono la cosa più essenziale è importante che si possa mai avere senza gli amici siamo persone vuote.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il mio sogno resterà sempre quello di diventare un calciatore, ma ad oggi spero che se si dovesse realizzare qualcosa nel immediato spero vivamente di sentirmi realizzato con me stesso in qualsiasi ambito.

 

 

Grazie Paolo è stato un vero piacere

 

 

 04 02 2023

 

(Tutti i diritti riservati)