SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
ALFONSO
SORRENTINO
Alfonso Sorrentino è un giocatore di calcio e così si racconta ai nostri lettori:
“Mi chiamo Alfonso Sorrentino e sono nato il 15/03/1999 a Castellammare di Stabia (Na).
Alla soglia dei 24 anni che compirò il prossimo mese vi posso dire sono laureato in Scienze Motorie e sto proseguendo il percorso di studi che mi porterà ad acquisire la Laurea Magistrale in Management dello Sport e delle Attività motorie.
La mia più grande passione da sempre è il calcio, muovo i primi passi come tutti i bambini nella scuola calcio scegliendo il ruolo di portiere, ruolo che tutt’ora svolgo nella squadra del San Vito Positano, militante nel campionato di Promozione Campana.
Grazie alla fiducia del mister, della società e della collaborazione dei miei compagni di reparto, sto ricoprendo il doppio ruolo di portiere e allenatore dei portieri della prima squadra, oltre a ciò sono l’allenatore dei portieri del settore giovanile del San Vito Positano e di diverse scuole calcio del territorio.
Ho avuto la fortuna di poter vivere in prima persona un percorso calcistico che mi ha dato la possibilità di confrontarmi con tante società professionistiche e non, ad esempio: l’affrontare calciatori che tutt’ora militano nei professionisti e nella massima serie (alcuni anche in Nazionale), visitare città in giro per l’Italia, legare con tante persone poi diventati amici che tutt’ora sento quotidianamente.
Ho iniziato questo percorso importante dopo la scuola calcio, a 15 anni ho affrontato la mia prima esperienza lontano da casa, trasferendomi a Foggia, lì ho vissuto per un anno e ho avuto modo di crescere sotto tanti aspetti.
L’anno successivo sono stato tesserato dal settore giovanile dell’Us Avellino, in quegli anni militante in serie B, dove ero il portiere titolare della categoria Allievi Nazionali, ma allo stesso tempo aggregato al gruppo Berretti sotto età; qui ho vissuto le mie più belle esperienze calcistiche affrontando società blasonate come Roma, Napoli, Palermo, Sampdoria ecc.
Dopo queste bellissime esperienze il mio desiderio era di tornare vicino casa e concludere il mio percorso di studi e diplomarmi in Ragioneria nella mia scuola iniziale, il destino ha voluto che il mio percorso calcistico continuasse nella SS Juve Stabia, la squadra della mia città dove oltre a far parte della formazione Berretti che partecipò alle fasi nazionali del campionato, ebbi la possibilità di allenarmi varie volte, durante quell’anno con la prima squadra, militante nel campionato di serie C, realizzai così un piccolo sogno nel cassetto.
Da qui raggiunti i 18 anni e concluso il settore giovanile, il mio percorso è continuato girando in varie città tra Serie D ed Eccellenza, con una bellissima esperienza vissuta anche in Basilicata, in Val D’Agri.
Ad oggi rifarei tutte le scelte fatte, buone o sbagliate perché hanno formato l’uomo che sono diventato oggi, devo molto al calcio e forse il calcio deve qualcosa anche a me, i sacrifici che richiede questo sport a prescindere dalla categoria sono tanti e solo una grande passione permette di affrontarli.
Proprio per questo mi affascina il ruolo di allenatore, in modo particolare del mio ruolo, ritengo che sia importante trasmettere alcuni valori come la passione, il sacrificio, la determinazione; sono valori che vanno trasmessi ad ogni bambino che si approccia a questo mondo, prima nella vita e poi nello sport. Essere un Numero 1 significa questo.
A breve svolgerò il corso di allenatore e non vedo l’ora di affrontare un’esperienza simile che sicuramente continuerà nel tempo, poter formarmi continuamente in questa figura che mi affascina molto, si tratta di un nuovo stimolo del mio percorso calcistico.
Grazie ai tanti allenatori e maestri che ho conosciuto durante il mio percorso da portiere ho un bagaglio personale importante che quotidianamente trasmetto a tutti i miei bambini, a cui auguro di diventare dei grandi Numero 1 nella vita, e poi perché no anche nel calcio”.
In generi i genitori tendono a far capire al proprio figlio che prima viene la scuola e poi lo sport. I suoi genitori che cosa le hanno detto quando ha iniziato questa carriera?
Mi trovi pienamente d’accordo su questo discorso. Sono del parere che la scuola sia la base del percorso di crescita di un bambino sotto tanti aspetti, non solo culturali, ma sono anche convinto che scuola e lo sport possano camminare insieme sulla stessa direzione. Negare a un bambino di fare sport sarebbe un grande errore, bisogna dare la giusta priorità ad entrambe le cose e trovare il giusto connubio.
Ho avuto la fortuna di avere genitori che mi hanno trasmesso tutto ciò, non mi hanno mai negato di fare sport anzi, mi hanno sempre motivato e sostenuto, ma allo stesso tempo dato come priorità lo studio senza mai assecondarlo come un piano B, ma essere il mio bagaglio principale, essermi diplomato e laureato con quasi il massimo dei voti ne sono la dimostrazione, averlo fatto senza mai abbandonare il mio percorso calcistico e in entrambi i casi aver portato sia alla maturità e sia alla tesi triennale argomenti legati al mio sport e al mio ruolo rimarranno per sempre una delle mie più grandi soddisfazioni personali. Infine l’ aver dimostrato, anche a qualche professore scettico incontrato sul mio percorso, che la scuola e lo sport insieme sono un mix vincente è stata una grande soddisfazione.
Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)?
Sicuramente come tutte le persone ho i miei pregi e miei difetti. Cerco di fare forza su i miei pregi che mi hanno aiutato molto e mi aiutano tutt’ora nel mio percorso calcistico e nella vita.
Sono molto determinato e costante nel raggiungere i miei obbiettivi, a questo aggiungo molta passione e senso del sacrificio che a lungo andare ti permettono sempre di raccogliere i giusti frutti. Un mio difetto è quello di essere permaloso e di essere troppo buono, l’essere “troppo buono” è un pregio, ma in alcuni casi può essere un grande difetto, nel mondo calcistico e non solo.
Lei è diplomato al Tecnico Commerciale, è laureato in Scienze Motorie, a breve inizierà il corso di allenatore, possiamo dire che non si ferma mai, esatto?
Sì, oltre a concludere a breve il percorso di studi magistrale a breve avrò il corso di allenatore, una figura che mi piace molto e che da diversi anni ormai ho sempre svolto con i bambini alternandola alla mia figura di portiere. Mi vedo sempre di più in questa figura e sono sicuro che potrà essere un percorso bellissimo come tutto ciò che ho fatto con il calcio in questi anni, ovviamente cercando di insegnare e trasmettere la tecnica e i valori del mio ruolo che è quello di essere un portiere.
Questa domanda l’ho lasciata per ultima: lei gioca nel ruolo del portiere. In poche parole essere un portiere, essere determinante quando c’è un calcio di rigore, tutto ciò che cosa significa per lei?
Il ruolo del portiere è un ruolo dalla doppia sfaccettatura. Risulta essere il più bello e gratificante, ma allo stesso tempo può diventare il più difficile e brutto. Siamo da soli contro tutti a difesa di una porta larga 7,32 metri, a volte anche contro i nostri compagni e il nostro allenatore di squadra.
Siamo eroi solitari, questa è una forte responsabilità che permette di crescere molto caratterialmente e acquisire sicurezza e determinazione anche fuori dal campo, essere un numero uno diventa uno stile di vita.
Mi sono dimenticato: a chi vorrebbe dedicare questa intervista?
È stato un piacere poter fare questa chiacchierata e parlare della mia più grande passione e delle mie idee sotto tanti aspetti, ciò che sono oggi e ciò che sto cercando di costruirmi per il mio futuro lo devo principalmente alla mia famiglia per ciò che mi ha trasmesso fin da piccolo, a me stesso per la determinazione che ci metto in ogni mio obiettivo e alla mia fidanzata, che stando al mio fianco mi sostiene ogni giorno e insieme a me sta percorrendo lo stesso percorso di studi e di vita.
Grazie
12 02 2023
(Tutti i diritti riservati)
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