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domenica 26 febbraio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GERARDO

DAURIA

  

 

 


 

 


 

Gerardo D’Auria, classe 2006, di S. Antonio Abate (Napoli),    è un giovanissimo giocatore di calcio che svolge il ruolo di portiere. 

 

 

La sua carriera da calciatore inizia immediatamente subito. All’eta di cinque anni viene iscritto alla Scuola calcio GE.CA.

Dopo due anni si trasferisce all’Olimpia Club, visto che manca un portiere è  lui che assumerà questo ruolo. Il padre non è d’accordo, ma alla fine è il figlio che decide l’essere un portiere e basta.

“Il ragazzo ha qualità e risponde bene”.   Questo gli viene detto dal Mister Aniello Esposito e dice alla famiglia D’Auria a iscrivere il figlio   alla Real Stabia. 

Gerardo si allena con la Scuola dei portieri di Vincenzo Di Filippo fino a settembre, sino a che la Cavese Calcio esprime tutto il proprio interesse per il ragazzo per puntare su di lui.

 

 


 

Come prima domanda le voglio fare questa, quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Era un'estate dove erano passati pochi anni che giocavo a calcio, la scuola calcio che frequentavo organizzò un torneo a Rimini, eravamo una piccola squadra che aveva una bellissima intesa dove codesta ci portò a vincere questo torneo. Quei giorni che passarono provai tante emozioni bellissime che non avevo mai provato, cosi capii che questo sport non poteva non essere la cosa più bella che potessi frequentare.

 

In questo momento, Lei è reduce da un brutto infortunio, com’è successo? E come sta reagendo alla terapia di riabilitazione? 

 

Il 6 luglio del 2022 andai a fare un allenamento dei portieri a Cercola per potermi preparare nel superare dei provini, solo che, quasi a fine allenamento quando stavamo calciando in porta mi arriva una palla di controbalzo che quando la calciai appoggiai il piede a terra  e caddi e sentii un rumore strano nel ginocchio infatti quando mi dovevo rialzare non ci riuscivo perché avevo il ginocchio bloccato e non riuscivo né a piegarlo e né a distenderlo. Ora diciamo che sono guarito ma non riesco ancora a tornare in campo perché il giorno che mi alleno mi fa ancora male dato che non ho abbastanza quadricipite da come dicono i dottori; quindi adesso sto andando in palestra e dopo spero di tornare di nuovo in campo.



 




Terminata la terapia dove andrà a giocare?

 

Oramai la stagione è quasi finita non credo che andrò in una squadra per ritornare giocare, ma appena ritorno penso che farò la maggior parte delle volte allenamenti privati che mi permetteranno di nuovo a rimettermi in gioco e prepararmi per la stagione successiva.

 

Sappiamo che suo papà Ciro è il suo primo tifoso e sostenitore, che cosa pensa di suo padre?

 

Sì, mio padre è stato il primo a portarmi in campo è sempre stato affianco a me sin da quando iniziai, ormai c'è da dire che l'ha presa più come una passione che crediamo che si avveri. 

 

Penso che non possa avere un padre migliore perché da come ho notato non tutti lo sono, mi accompagna agli allenamenti, alle partite che raramente non ha guardato, ai provini e anche in molte altre cose. 

 

Ad un certo momento della sua giovane carriera, decide che vuol essere un portiere, come mai? Sappiamo che suo padre non era d’accordo su quest scelta, è così? 

 

Non c'è proprio un preciso momento perché io anche da quando ho iniziato volevo stare sempre in porta, mi dava qualcosa di sicurezza che ancora tutt'oggi mi da. A mio padre gli piaceva di più che giocassi  avanti perché voleva che facessi  gol anche io come gli altri, ma non ero portato a farlo cosi passai in difesa dove erano più le volte che stavo in panchina che in campo cosi un giorno quando mancò il portiere in un allenamento decisi di mettermi  io in porta, ero consapevole di non saper fare,  però feci delle belle parate. A fine allenamento il mister andò a parlare con mio padre e gli disse che mi doveva far fare quello che più mi piaceva fare, da quel giorno cambiò idea e mi fece restare in porta portandomi da allenatori che mi hanno fatto migliorare e crescere sia in campo che nella vita.

 

Lei frequenta con dei bei risultati il Tecnico Industriale, come riesce a conciliare studio e attività agonistica?

 

Quest'anno da quando mi sono fatto male ho più tempo per lo studio, ma l'anno scorso quando giocavo nel Sorrento non avevo mai tempo per farlo perché uscivo tardi da scuola, non tornavo neanche a casa e già dovevo prendere il treno per andare a giocare, tornavo giusto all'ora di cena e dopo aver mangiato mi rinchiudevo nella mia cameretta e studiavo il più possibile.

 





 



Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Non seguo molti sport diversi dal calcio ma mi capita di guardare giocare il mio amico a pallavolo e quando ho tempo ci vado


Ho intervistato diversi portieri, tutti mi dicono che forse è il ruolo più difficile, sei solo e quando devi parare un rigore hai tutto lo stadio in silenzio che ti osserva, è così?


Sì, è esattamente cosi, sono tutti in ansia di sapere se il rigore l'attaccante lo sbaglia o lo segna, ma quando sei in porta sei talmente concentrato che non ci dai neanche troppo peso, cerchi di essere il più attento possibile sui movimenti dell'avversario per riuscire ad indovinare il lato dove tira, ovviamente come molti dicono è sia intuizione ed anche fortuna molte delle volte.


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)

 

Un mio pregio è la sicurezza che do in campo sia con le parole che con le parate, invece un difetto è quello di non saper usare bene i piedi ma sono gia migliorato rispetto a prima. 


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Certi ragazzi  pensano a diventare il “miglior giocatore” per poter guadagnare qualcosa in più rispetto agli altri, ma io penso che non devi pensare ai soldi perché questo significa che non ti diverti e non capisci le emozioni che ti dà. Secondo me più ci pensi e più la cosa non si avvererà. 

 

Si ricorda la sua parata più bella?

 

Ero in un torneo in finale, eravamo ai rigori decisivi se lo paravo vincevamo, se no si continuava. L'arbitro fischiò feci una finta di andare in un'altra parte per poter farlo tirare dovevo volevo io, cosi successe e io riuscì a parare con la punta delle dita portando cosi un altro trofeo a casa.

 

Lei è giovanissimo, che sogno vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?

 

Ovviamente ti dico il portiere perché ci sto mettendo tutto me stesso, ma nel caso non ci riuscissi mi piacerebbe diventare un progettista di disegni.

 

 

 


 

27  febbraio 2023

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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