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martedì 3 gennaio 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

MARCELLO

GIUNTA

 

 

     


 

 

 

 

Marcello Giunta giocatore   è nato a Napoli nel 1988, e gioca nel ruolo di difensore centrale. Così ci si presenta:

 

 

 

"Inizio questo sport militando nel Settore giovanile tra Intervomero, Vomero, Carrarese (C2), Giugliano (C2) con cui vinciamo il campionato di Beretti nazionali.

 

Inizio l’avventura della prima squadra a Capri in eccellenza, faccio bene e l’anno dopo vado in D con il Venosa (Basilicata).

Ottimo campionato ma decido di avvicinarmi a casa tornando a Giugliano in eccellenza dove raggiungiamo una salvezza che sa di miracolo. L’anno successivo vado a Caivano in promozione.

 

Decido di fermarmi per qualche anno poiché la mia compagna diventata poi mia moglie era in attesa di mio figlio, avevo 21 anni, già tanti campionati alle spalle, ma con una responsabilità che forse era troppo grande per me in quel momento.

 

Lascio il calcio per dedicarmi alla famiglia, dopo qualche anno mi sento di rimettermi in gioco, mi sentivo troppo bene e la mancanza dai campi era troppo forte.

 

Mi chiama il Marcianise, società appena rinata, mi chiedono una mano per ripartire. Il Marcianise era una società gloriosa, arrivata fino in serie C, fallita ripartì dalla promozione quell’anno. Decisi di ricominciare e da quel momento le cose sono andate sempre a migliorare, al primo anno raggiungiamo i play off. L’anno successivo resto a Marcianise e vinciamo tutto, campionato e coppa Italia!

 

Dopo aver riportato il Marcianise in eccellenza decido di cambiare, per motivi lavorativi resto in promozione e iniziò a girare un po’ tra la San Sebastiano, la Virtus Goti, il Lusciano, la Viribus Unitis e il Castelvortuno.

Quest’anno sono tornato a Goti, una società che ci lasciai il cuore quando decisi di militare in un’altra squadra. 

 

 

Ho deciso prima di tornare e poi di restarci perché c’è un obiettivo troppo grande da raggiungere e non potevo lasciare senza cercare di agguantarlo".

 

 




 



Come prima domanda le voglio fare questa, il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Il covid purtroppo ci ha fatto perdere 2 anni di sport e non solo. I primi mesi quando non sapevamo se si potesse ricominciare o meno,  mi sono allenato in casa, con qualsiasi cosa, anche i miei figli erano  diventati pesi da alzare poi però più si andava avanti e più diventava difficile allenarsi, mentalmente è stata dura!

Fortunatamente adesso respiriamo un po’ di “normalità”, sembra di vivere per la seconda volta! 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho iniziato a dare i primi calci al pallone a 6 anni, nel Melito Calcio, un quartiere in periferia di Napoli.

Da quel momento il calcio non è più uscito dalla mia vita.

Oltre a praticarlo, lo seguo, vedo partite tutti i giorni di qualsiasi campionato del mondo; ho un’ossessione per il calcio più che passione.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mi ritengo un ragazzo super fortunato perché i miei genitori sono sempre stati i miei primi sostenitori.

In ogni scelta, ad ogni allenamento e per ogni partita loro c’erano e ancora oggi sono i primi miei tifosi! Sempre presenti!

Ovviamente ho potuto seguire questa passione anche perché non ho mai dato grossi problemi a scuola, me la cavavo abbastanza.

Il patto è sempre stato chiaro: “Se vai bene a scuola, puoi andare avanti col calcio” e fortunatamente ho subito capito il concetto.

 

 







Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Diciamo che sono legato ad ognuna per motivi diversi, cito le tre più importanti per me: 

Giugliano, perché è stato il mio primo amore, l’ho vissuto a 360 gradi anche fuori dal rettangolo di gioco; ed infatti ci sono ritornato dopo qualche anno che la lasciai;

Marcianise, perché abbiamo vinto, perché si è partito da zero e quando inizi a costruire le cose dalle fondamenta le senti più tue. E Marcianise la sento anche un po’ mia;

Virtus Goti perché lasciare Marcianise per me non è stato facile e trovare delle persone che fanno calcio con questo amore come lo si fa a Sant’Agata de Goti non è facile, anzi.

 

Mi ci sono trovato talmente bene che ci sono ritornato ed è infatti la mia attuale squadra.

 

Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse?

 

Mi ritengo uno sportivo totale, mi piacciono tutti gli sport: basket, tennis, padel, pallavolo, formula 1, moto GP ecc.

Nell’ultimo periodo mi sono appassionato molto al padel ed ogni fine campionato lo pratico con piacere.


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Sicuramente non si tratta di soldi, quando si è giovani si gioca per passione e il Calcio è lo sport più bello del mondo c’è poco da dire.


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Difensore centrale

 







Lei lascia il calcio per dedicarsi alla famiglia, non tutti lo fanno, le è pesato aver lasciato questo sport?


Diciamo che sono stato costretto a lasciare per un periodo poiché aspettando il mio primo figlio avevo bisogno di lavorare e non riuscivo a conciliare le 2 cose.

È pesato eccome, tanto è vero sono tornato a giocare dopo qualche anno. Oggi a 34 anni faccio ancora fatica a pensare che un giorno dovrò smettere quindi mi godo ogni momento, ogni allenamento, l’adrenalina prima di ogni partita, solo chi gioca può capirla

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Nasco come difensore vecchio stampo, il vecchio Libero, e questa cosa me la sono portata nel tempo perché il Libero mi ha aiutato a leggere le situazioni pericolose prima degli altri.

Poi col tempo ovviamente, l’esperienza e il gioco moderno ti porta obbligatoriamente a perfezionarti, usare entrambi i piedi, partire dal basso, sono cose che oggi devi avere e l’allenamento e la voglia di riuscirci sono fondamentali per raggiungere certi meccanismi.

 

L’esperienza con il Marcianise è stata importante, come siete riusciti a raggiungere simili obiettivi?

 

Marcianise è una di quelle cose che difficilmente si vedono nel calcio, ricordo primo allenamento non avevamo manco i palloni e le maglie per allenarci, le comprò il mister.

L’anno dopo vinciamo tutto con lo storico “Double”! 

Questo non succede per caso, c’è un lavoro dietro grosso, sacrifici… ma soprattutto un gruppo di uomini prima che di calciatori che erano pronti a qualunque cosa pur di riscrivere un pezzo di storia in quella città.

Ancora oggi quel gruppo è rimasto in contatto e ci vediamo spesso con molto piacere per ricordare quei momenti.

 

Sicuramente avrà seguito i mondiali, che cosa ne pensa della vittoria dell’Argentina, una vittoria meritata oppure sì è trattato solo di fortuna, visto che ha vinto ai rigori?

 

 La fortuna nel calcio secondo me incide al 5%, è il lavoro quotidiano che ti fa vincere.

L’Argentina non a caso veniva dalla vittoria della Coppa America, ha vinto tutto in 2 anni.

Io l’ho pronosticata vincente pre mondiale, ho tifato per loro e poi con Messi tutto è possibile, uno spettacolo è una fortuna vederlo giocare, il secondo calciatore migliore nella storia! 

 








Lei è nato a Napoli, che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Napoli è tutto, amore, passione, Napoli è vita! Amo tutto della mia città, i modi di fare, la gente, l’aria che si respira tutti i giorni, Napoli è bella pure nelle sofferenze e nelle sue difficoltà.

Napoli ti fa crescere in fretta e non a caso quando andiamo fuori città abbiamo sempre una marcia in più rispetto gli altri.

Ci vorrebbe un’intervista intera per parlare di Napoli ed i napoletani, quindi mi limito nel dire che è semplicemente la città più bella del Mondo.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Come dicevo prima, sono un ragazzo molto fortunato, ho una famiglia stupenda, una moglie e due  figli perfetti, l’unico difetto che hanno è che crescono troppo velocemente.

Poi per uno come me, col mio carattere, gli amici sono fondamentali, ne ho tanti e ogni giorno cerco di ritagliare un po’ di spazio per tutti; la vera amicizia va coltivata.

I miei amici li considero fratelli, li ritrovo in tutte le fasi della mia vita e così sono io per loro, sennò che senso avrebbe?

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Sono nato il 1988, il primo scudetto non l’ho visto, il secondo ero troppo piccolo per ricordarlo.

Qui a Napoli abbiamo un sogno nel cuore, ma non diciamo altro.

Ci è stato negato qualche anno fa, ora ce lo meritiamo, e chi se non noi? Ma voi immaginate tutta Napoli dipinta di Azzurro? Mi viene la pelle d’oca solo a pensarlo! 

Forza Napoli! Sempre!

 



3 Gennaio    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

mercoledì 28 dicembre 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GENARO

OLIVEROS

 

 


     

 

 

 Genaro Ezequiel Oliveros è nato a Ramalo di Buenos Aires il 18 agosto 2000 e ha 22 anni. Gioca nel ruolo di centravanti naturale o attaccante esterno (ruolo secondario).

Presenta le seguenti caratteristiche: esplosività, forza, rapidità, buon calcio con entrambe le gambe, sacrificio, ha tanta voglia di vincere e fare gol.

 

 

Ha frequentato la scuola calcio del Defensores de Belgrano Villa Ramallo dall’età di 3 anni sino ai 19 anni, passa al settore giovanile, infine esordisce in prima squadra fino al 2019. Ha la maturità tecnica.

 

 

Dopo l’inizio del  2020 viene  in Italia e dopo un provino firma col Casette Verdini - 1° categoria Marche - 5 partite, 2 reti e 1 assist; a ottobre del 2020 passa all’ASD Archi Calcio -promozione  Calabria- 3 partite; a luglio 2021 milita nell’ UPD Santa Croce - eccellenza Sicilia-  sino a ottobre, 6 partite;  da ottobre  fino alla fine del campionato è  al Marconia  -Eccellenza Basilicata - 25 partite, 7 reti e 3 assist, la squadra ottiene secondo posto in coppa Italia (eccellenza Basilicata), una volta top 11 della settimana. 

 

 

  Quest’anno da inizio stagione passo all’FC Pomarico sempre eccellenza Basilicata: 23 partite, 13 reti e 2 assist 5 volte top 11 della settimana.

 

 


 


 



Questa è la prima domanda che voglio farle; il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Con il COVID siamo stati purtroppo abituati a vivere in una maniera strana e non bella, però l'unica alternativa che aveva il cittadino era abituarsi alle restrizioni. Comunque mi allenavo tutti, giorni per fortuna.

 

Lei è nato a Ramalo di Buenos Aires, ed ha iniziato ha giocare sin dall’età di tre anni. È così? Oppure ho capito male io?

 

E’ esatto, sono nato a Ramallo (Buenos Aires) e ho iniziato col calcio sin dall’età di 3 anni.

 

Ci potrebbe descrivere questa cittadina? 

 

È una città piccola e accogliente, ha un bel fiume e d’estate c'è abbastanza movimento di gente.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori mi hanno detto sempre che dovevo finire di studiare e poi fare quello che volevo.



 




Dall’inizio del 2020 lei arriva in Italia, tra l’altro lei è giovanissimo, come mai ha deciso di lasciare l’Argentina per questa avventura italiana?

 

Per passione, per il calcio semplicemente.

 

Appena arrivato in quale città italiana si è stabilito? 

 

Sono stato un paio di mesi da miei parenti nelle Marche, per essere precisi a Tolentino, e poi ho cominciato a muovermi da solo.

 

Come si trova in Italia?

 

Molto bene.

 






Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Le squadre che sono rimasto più legato sono: Casette Verdini per essere stata la mia prima squadra in Europa, e dopo le ultime due: il Marconia e la Pomarico.

 

Che differenza c’è tra il calcio argentino e quello italiano?

 

In Argentina è un gioco più fisico, si corre ancora maggiormente. In Italia il gioco è più: “duro e tosto”.

 






Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Mi piacciono molto il tennis e il basket, direi che lo sport in generale mi interessa.

 

Sino ad ora si ricorda il suo goal più bello?

 

L'ultimo che ho fatto col Pomarico, un pallonetto, secondo me è stato il più bello.

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)

 

Un mio pregio è questo: calciare forte in porta da qualunque distanza, mentre per quello che riguarda un mio difetto le posso dire che non mi piace perdere in nessun modo.

 

L’Argentina ha vinto il suo terzo mondiale, e naturalmente non sono mancate le polemiche, come ha vissuto questo mondiale?

 

Il mondiale l'ho vissuto in una maniera che definirei “spettacolare”, l’Argentina inseguiva da molto la coppa e se la meritava.



 





Il dibattito che ne è sorto è stato questo: Maradona è comunque più grande di Messi. Lei cosa ne pensa di Messi?

 

È una domanda che sono anni che la pongono agli esperti di calcio, ma non serve a niente. Gli argentini devono essere soddisfatti – e godere questo momento - di aver avuto i due calciatori più forti della storia.

 

La famiglia è lontana, ogni quante volte va in Argentina?

 

In Argentina torno una volta all'anno. 

 

Qual è il sogno che vorrebbe che si realizzasse al più presto?

 

Il sogno sarebbe giocare a livello professionistico in Europa e praticare questo sport per tanti anni.

 

 

 

 

28 dicembre    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 20 dicembre 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ANTONIO

RAGONE

 

 







Antonio Ragone di Salerno nello sport del calcio, svolge il ruolo di preparatore dei portieri, così ci si presenta: 

 

“Dopo la carriera da portiere, nel 2011 ho iniziato a fare il preparatore dei portieri in una scuola calcio di Cava dé Tirreni che si chiama Rinascita Cava 2000, poi   sono rientrato a Salerno dove ho collaborato nella scuola calcio del mister Mario Avallone, Scuola Calcio Manager e di lì a poco ha preso il via la mia carriera.

 

Nel 2016 il direttore dello Sporting Vietri Elio Vicinanza che all'età di 10 anni era stato il mio allenatore "quando si dice che nel calcio tutto torna " mi chiamò per propormi di allenare i portieri dello Sporting Vietri del Presidente Luigi Abate, si trattava della prima esperienza con una prima squadra.

 

Preciso anche che Dal 2016 al 2019 nel mese di luglio ho allenato i portieri dell'Equipe Campania di Antonio Trovato

 

L' anno successivo vengo riconfermato e proviamo a fare il salto in promozione, purtroppo usciamo dai play off, solo nel terzo anno riusciamo a raggiungere l'obiettivo insieme al mister Esposito, di conseguenza approdiamo dopo una grande cavalcata in Promozione. 

 

Poco dopo decido di cambiare un pò strada avvicinandomi di nuovo al settore giovanile, vengo così contattato dal Costa d'Amalfi ed accetto la proposta di allenare i portieri del settore giovanile dove ricevo un grande aiuto da Alessandro Lucibello che mi assisterà e condividerà con me la gestione di tutto il gruppo portieri. 

 

Purtroppo il covid ci ferma e alla ripresa del campionato approdo alla Salernitana under 17 nazionale; terminato il campionato vengo richiamato dal Costa D'Amalfi in prima squadra dove riusciamo a raggiungere l'obiettivo della salvezza, e pure qualche obiettivo personale. 

 

Quest'anno ho ricevuto la chiamata del Salernum dove ho trovato uno staff professionale.

 

 


 


 

 



Come prima domanda voglio farti questa, caso vuole che prima di lei abbia intervistato, Alessandro Lucibello, so che siete in ottimi rapporti, che cosa ci vuol dire di Alessandro Lucibello? 

 

Di Alessandro posso solo parlarne bene è un ragazzo eccezionale, è stato mio assistente nel periodo del Costa D'Amalfi. Ragazzo volenteroso, porterò con me molti ricordi del nostro trascorso.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto la mia passione per il calcio quando mio padre mi portò per la prima volta allo stadio, era l'anno della promozione in serie B della Salernitana 1989 avevo sei anni.

 


Perché lei inizia a fare il portiere, è stata una scelta casuale, oppure sin da bambino a lei piaceva questo ruolo?

 

Non si sceglie questo ruolo ma è lui che sceglie te. Sin da bambino ero io a propormi di stare in porta provando tante emozioni che non si possono spiegare a parole.

 


Lei è stato in tanti club, in quale sì è trovato meglio?

 

In ogni club in cui sono stato ho messo il cuore e l'anima ed ognuno mi ha dato la possibilità di crescere professionalmente. In tutta sincerità non ce n'è uno in particolare.





 





Nel 2011 avviene la svolta, lascia il calcio giocato per approdare a fare il preparatore dei portieri, come mai questa scelta, avrebbe potuto scegliere di fare l’allenatore, non trova?

 

Precisamente ho smesso nel 2007 e ho iniziato la mia carriera con vari stage formativi e poi nel 2011 ufficialmente. Avendo giocato in un ruolo per me più bello e complicato di tutti, ho voluto continuare sulla stessa strada: mettere a disposizione ciò che ho imparato è una delle mie più grandi soddisfazioni.

 


Non penso che sia facile il ruolo del portiere, possiamo dire che gareggia da solo, un giocatore sbaglia un tiro, ma può sempre rifarsi con il tiro successivo, un gol non parato può determinare la vittoria della squadra, è così? 

 

Purtroppo questo ruolo è allo stesso tempo bello, ma con tanti risvolti negativi. Rifarsi é impossibile ed è per questo che ogni giorno lavoro per trasmettere quanta più tecnica possibile ai miei portieri.

 


La finale dei mondiali è stata vinta dall’Argentina ai rigori, le chiedo possibile che non ci sia un’altra maniera per decretare la squadra vincitrice? 

 

La vittoria deve essere decretata sul campo, sul lavoro fatto in 90 minuti e sulla forza di volontà. I rigori non sono mai facili e qui il ruolo del portiere diventa quello più importante.

 









Immagino che un’importate esperienza lei l’abbia avuto alla Salernitana under 17, che tipo, che ricordo ha?

 

Ho un ricordo molto positivo perché sono approdato all'under 17 nell'anno della promozione in serie A della Salernitana. Oltre a questo ho avuto la possibilità di confrontarmi con una realtà nazionale raggiungendo molti traguardi personali.

 


Lei in questo momento è alla A.S.D Salernum Baronissi, come si trova in questo club? 


Quest'anno ho sposato il progetto Salernum del presidente Giacomo La Marca, persona eccezionale che insieme al direttore Christian Noschese mi hanno fatto sentire sin dal primo giorno in famiglia. In questa società ho avuto la fortuna di conoscere professionisti come il mister Jacopo Leone con il quale condivido il pensiero calcistico, inoltre ho anche un rapporto ottimo personale. Siamo un gruppo molto unito e lo dimostra la complicità lavorativa con tutto lo staff sia tecnico che medico e dirigenziale. Il Dott. Enzo Gallo, il Prof Pierluigi Marano e Alfonso De Luca (mister della juniores e allenatore in seconda) chiudono il cerchio di un gruppo forte e compatto, di capaci e di professionisti, colleghi, ma soprattutto amici. Ovviamente non posso non citare la squadra, un gruppo solido formato da calciatori di esperienza importanti e giovani che danno il massimo per questa società, menziono infine il nostro magazziniere Felice Pecoraro persona amica e grande lavoratore, che ci mette a nostro agio con il materiale e altro, sempre pronto e disponibile.









Come si svolge la sua giornata?

 

La mia giornata lavorativa non ha un vero inizio e fine. Da casa preparo il lavoro da svolgere in campo che si articola in analisi, video e preparazione dell'allenamento. Mi reco al campo, preparo il necessario per l'allenamento e lo spiego ai ragazzi. Alla fine cerco sempre di capire lo stato mentale e fisico dei miei ragazzi parlando con loro.

 


  Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio mi sta dando  tante soddisfazioni sul campo lavorativo in quanto vedere i risultati del mio lavoro è gratificante.  Allo stesso tempo toglie spazio alla mia famiglia che però mi supporta e "sopporta" in tutto e per tutto.

 

 

Lei è stato anche preparatore dei portieri in squadra femminile, che ci può dire a riguardo, mi spiego meglio l’approccio è diverso, oppure non ci sono differenze?

 

L'approccio con il mondo del calcio femminile è discretamente diverso rispetto a quello maschile, soprattutto riguardo ai tempi e le gestioni generali. Nonostante ciò ho avuto la fortuna di allenare ragazze che mi hanno seguito subito, un pensiero in particolare va a Valeria Fierro e Giorgia Fusco, quest'ultima è riuscita a raggiungere obiettivi importanti come il premio miglior portiere in Eccellenza a soli sedici anni. Insieme abbiamo vinto il campionato approdando in serie C con il mister Mariano Turco.

 








Un suo pregio e un suo difetto, nell’ambito della sua professione è ovvio?

 

Il mio peggior difetto é quello di essere pignolo all'estremo, ma questo può diventare anche un pregio, perché in ogni cosa che faccio ci metto il cuore.

 


La sua miglior partita quand’era portiere? 

 

Una delle mie migliori partite è la stata la mia prima volta alla scuola calcio "Nuova Salerno" soprattutto da un punto di vista sentimentale. Da lì in poi è stato un crescendo di emozioni e soddisfazioni.

 


  Famiglia e amici che cosa rappresentano per lei? 

 

Gli amici sono coloro i quali ti danno sostegno, ma la famiglia vive le tue gioie e i tuoi dolori ogni giorno. Condivide fatiche e risultati senza mai sottrarsi.

 


Un sogno che spera possa diventare realtà?

Sogni non ne ho perché svaniscono con il tempo, preferisco avere obiettivi e ne ho tanti e lotterò sempre per raggiungerli.

 



 21   Dicembre   2022

 

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