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mercoledì 15 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIANLUCA

MARTORANA 

 

 




     

 

 


 

Gianluca Martorana è un giocatore di calcio, nato nel 1998 ad Anzio, ora abita Lampedusa e frequenta il III anno di Scienze Motorie a Urbino così ci si presenta: “

 

 

Mi chiamo sono Giovanni Luca Martorana, ho vissuto ad Anzio fino all’età di 7 anni ed ho cominciato a giocare a calcio nella società ASD   Falaschelavinio, e ci sono rimasto per 2 anni.  Poi con la mia famiglia ci siamo trasferiti a Lampedusa essendo di Lampedusa e vivevamo ad Anzio per motivi personali.  


Ho fatto tutte le giovanili con la società GSD Lampedusa Calcio fino alla Prima squadra, ho giocato per 3 stagioni collezionando 5 goal.   Nel 2019 mi sono trasferito ad Urbino per frequentare l’università, ho iniziato a giocare con la squadra Torre che è una piccola frazione di Urbino, nella prima stagione 2019 eravamo secondi in classifica e poi è sopraggiunto il problema legato al COVID e così il campionato è stato interrotto.  


Nella stagione di quest’anno 2021/2022 ci siamo piazzati al quinto posto facendo un campionato deludente e siamo usciti nella semifinale playoff contro la Santangiolese. Visto la rosa che avevamo potevamo fare molto di più, tra l’altro quest’anno ho realizzato anche il primo goal con la maglia della Torre, adesso è finita la stagione e mi ha contattato una squadra vicino San Marino e sto valutando con calma cosa fare, con la famiglia e la società stesse. Il mister più importante e con il quale mi sono trovato bene nella mia carriera è Giovanni Mazzoli, è una persona fantastica e mi ha fatto sentire a casa sin dal primo momento. 

 

La squadra che tifo sin da bambino è la Juve. Negli ultimi anni simpatizzo anche il PALERMO essendo siciliano. 


 Il mio ruolo è quello di difensore centrale, e   il giocatore a cui mi ispiro è il grande Giorno Chiellini. Voglio concludere dicendo che sono molto legato a mio fratello, e anche lui gioca a calcio.

 

 

 

 

 


 




Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente, oppure ha preferito dedicarsi allo studio?

 

Il periodo nel Covid è stato un periodo molto strano e molto importante nella nostra vita, lo ricorderemo per sempre.   Il periodo del Covid - cioè la prima quarantena -l’ho passata a casa con la mia famiglia, abitando in campagna e avendo molto spazio con mio fratello Lorenzo, che è 4 anni più piccolo di me, giocavamo in giardino e facevamo giochi tipo calcio tennis, 1 contro 1, e tanti altri giochi per tenerci in movimento.  Alla sera c’erano delle sfide agguerritissime alla play station a Fifa, abbiamo passato 2 mesi particolari e indimenticabile nel bene e nel male.

 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio l’ho scoperto all’età di 5 anni grazie a mio padre che è tifoso della Juventus, sin da bambino guardavo le partite con lui e poi il pomeriggio in balcone o nel giardino volevo imitare i miei giocatori preferiti della Juventus. Il calcio è stato sempre la mia più grande passione e senza di esso non so stare.

 




Che ricordi ha di quando giocava ad Anzio?

 

Dell’esperienza ad Anzio mi ricordo poco perché ero molto piccolo avevo 5-6 anni, ma mia mamma mi racconta che ero molto preso dalla scuola calcio e sin da subito ha capito che amavo il calcio.  Ha cercato di portami in piscina, a fare basket, tennis, ma non voleva capire che avevo la testa solo per il calcio.

 




Lei si trasferisce a Lampedusa, è riuscito ad ambientarsi bene, oppure all’inizio ha avuto qualche difficoltà, com’è normale che sia?

 

 Ho avuto la fortuna di abitare in una zona molto frequentata da bambini, chiamata Malucco, e lì mia hanno fatto sentire subito a casa. Giocavamo dalla mattina alla sera a calcio in mezzo alla strada e nei campetti che costruivamo noi in mezzo le campagne della zona.  Poi all’età di 8-9 anni ho cominciato a fare scuola calcio nella squadra dell’isola, sono stati degli anni bellissimi della mia vita è avrò sempre dei bei ricordi.

 




Visto il suo desiderio di continuare a giocare a calcio, i suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori non mi hanno fatto mancare mai niente e non mi hanno mai limitato nel calcio, ma sicuramente mia mamma preferiva di più che mi applicassi con più diligenza negli studi.

 




 

Lei a Lampedusa ha militato nella GSD Lampedusa Calcio, che tipo di esperienza è stata? 

 

La GSD è stata la mia prima società di calcio in cui ho giocato e mi ha fatto crescere sia a livello umano e come calciatore.  Ho giocato con loro dalle giovanili fino alla prima squadra vincendo anche un campionato, la società la ricorderò per sia nel bene e nel male perché ho avuto anche qualche screzio con l’ultimo all’allenatore,  ma tutto passa con il tempo è avrò sempre bei ricordi.

 

Generalmente contro quali squali giocavate, mi spiego meglio, le squadre del vostro girone erano siciliane oppure di altre regioni? 


Con la GSD Lampedusa giocavamo sempre nel girone di Palermo e le trasferte erano tutte con l’aereo, ci sentivamo dei veri professionisti perché partivamo in aereo e avevamo il pullman privato, tra l’altro  restavamo a dormire in hotel a Palermo, tutto pagato dalla società che non ci ha fatto mancare mai niente.

 

Per frequentare l’Università lei si trasferisce ad Urbino, visto che si tratta di una città che conosco bene che tipo di impatto ha avuto? 

 

Ad Urbino ho avuto un buon impatto, ma io devo ringraziare il calcio che mi ha aiutato ad ambientarmi bene e mi ha fatto fare molte amicizie che ho ancora oggi.

 


Dopo essersi trasferito in Urbino lei ha militato nel Torre, il rapporto con i compagni e il mister com’è stato?

 

Mi sono subito ambientato bene nello spogliatoio, essendo una squadra formata da tutti studenti e capitava che molto spesso che dopo l’allenamento passavamo delle serate insieme o mangiavamo insieme nelle varie case. Il mister Mazzoli è una splendida persona, mi ha fatto sentire subito a casa, sin dal primo momento, e pure anche importante calcisticamente: è quello di cui un giocatore ha bisogno.





Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

È la vita che tutti desiderano, io sono molto più attirato dalla fama che in automatico porta i soldi

 




Si ricorda il suo goal più bello?

 

Ne ho fatti pochi in carriera essendo difensore centrale,  ma il più importante è stato a Erice  un paese nel trapanese,   in quella partita perdevamo 3-0 al primo tempo nel  il secondo tempo abbiamo fatto il 3-3, il goal del pareggio l’ho segnai proprio io alla fine della partita, è stata una bellissima emozione.

 


Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio è che sono molto bravo a giocare con l’uomo è mi piace tanto il contattato fisico, è un mio difetto invece la fase di impostazione.

 


L’Isola di Lampedusa è meravigliosa, le mancano quei luoghi?

 

 Io sono innamorato della mia isola e nel periodo che sono fuori l’isola per motivi di studio sento molto la mancanza della famiglia,  dell’isola in sé  e delle mie abitudini.

 




Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

Sono importantissimi per la mia vita, sono molto attaccato a mia madre e mio fratello Lorenzo, sono indispensabili per me, e ringrazio anche io mio amico Gianbattista che è stato sempre presente nella mia vita nel bene e del male, per questo è come un fratello.

 




Sappiamo che è molto legato a suo fratello, come mai ha questo legame e in che squadra gioca? 

 

Mio fratello è una delle persone più importanti della mia vita, attualmente gioca nell’Accademy Lampedusa che è una società nuova, anche lui è difensore centrale, ma ha ancora molto da imparare, essendo giovane ha tutta la tranquillità per migliorare.

 




Come ultima domanda le voglio fare questa: sappiamo che qualche squadra l’ha contatta, ci può dire qualcosa a riguardo?

 

Sì; mi hanno contattato alcune società della zona, ma una in particolare mi ha colpito per la serietà del progetto e della serietà dell’allenatore che mi ha chiamato personalmente, serietà che anche il dirigente ho dimostrato.

 

 

 

 

 

 

 

15 06    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

lunedì 13 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

DIEGO 

CENCIARELLI




 





 

Diego Cenciarelli è un famoso giocatore italiano. E’ nato a Umbertide (Perugia) il tre marzo del 1992 e gioca nel ruolo di centrocampista.

Cresciuto nelle giovanili di Milan e Fiorentina (ha giocato pure nel Modena all’età di 11 anni)  ha militato nel Casarano (serie D) 2009/2010, 2010/2011 con 32 presenze, Campobasso (serie C2); nel 2012 viene acquistato dalla Fiorentina, e con la Fiorentina viene impegnato nella primavera, 2011/2012, Perugia (serie C1) 2012/2013, vince il campionato nel Teramo 2013/2014 con 37 presenze, (C2 e passa in C1) 2014/2015, 2015/2016, Viterbese (serie C) 2016/2017,2017/2018, Gubbio (serie C) 2019/2020, Puteolana (serie D)  e Sanbenedettese 2020. Qui i campionati si fermano per la pandemia. La Sanbenedettese è stata la sua ultima squadra professionistica. 

 

Da due mesi ha ricominciato a giocare con con la A.S.D. Città di Petrosino (Trapani) in prima categoria.

 


 

 

Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa?  Come mai giocato con il Petrosino calcio? 

 

L ‘inizio del covid l’ho vissuto molto male, ricordo che stavo a San Benedetto da un mesetto e mezzo e quella settimana prima dello stop...avremmo giocato a Piacenza.  Mister Montero mi mise nella formazione titolare poi ci furono dei contagiati a Codogno e la partita fu rinviata fino al definitivo stop del calcio e del definitivo lockdown. 

In quel momento diciamo che ho avuto dei periodi molto complicati e gli ho dovuti affrontare da solo perché mi ero appena separato dalla mia compagna, persona di cui, nonostante tutto, provo una profonda stima affetto e amore fraterno. In quel momento mi trovavo in comunità, come lo sono adesso per mia volontà,  avevo cominciato a provare delle belle sensazioni per una ragazza speciale. In quella struttura avevo uno speciale legame, così rifiutai la possibilità di andare a giocare in eccellenza allo Spoltore, potevo guadagnare molto, ma molto di più rispetto a dove mi trovavo in quel momento.

 

 

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sono nato con il pallone tra i piedi e dall’ età di 5 anni che ho cominciato a giocare e divertirmi, passavo dal provare a palleggiare con il pallone al provare a palleggiare con le arance, le palline da tennis i limoni, e spesso guardavo le video cassette di Maradona e del Milan

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori avevano un bar dove praticamente dalla finestra del bar mi catapultavo nel campo da calcio, precisamente nel Trestina una società che attualmente gioca in D. Non me l’hanno mai detto i miei genitori fino a quando stavano insieme e cioè che i professori dicevano che fossi intelligente, ma che non mi applicavo. Stavo sbagliando perché il sapere il conoscere è importante, ma la vita stessa e la strada ti insegnano  molto, ma molto di piú di un libro. 


 Ho conosciuto compagni di squadra che sono riusciti a coniugare entrambe le cose, mi viene in mente Daniel Ciofani, un ragazzo splendido.

 

Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Sono legato ad ogni città, c’è spazio per tutti nel mio cuore, sarebbe facile dirle le piazze in cui mi sono espresso meglio, alla Fiorentina abbiamo vinto un campionato di allievi nazionali contro l’Inter giocando una finale importante sostituendo Daniel Agey un “animale”, anche se si è trattato di un percorso tra alti e bassi.


A Casarano ho fatto molto bene, sono stato due anni in quella città in cui si vive solo di calcio se stimolata, riempie di calore i propri giocatori. A Campobasso nonostante il freddo ho fatto bene ed ho staccato il pass. per giocare nel mio Grifo a Perugia, ho il rammarico è il dispiacere di aver dato molto, ma molto poco. Ho fatto male, anche se ero partito molto bene all’inizio, poi ci sono stati vari infortuni, prima un problema al ginocchio -una discreta distorsione -al ginocchio poi rientro, Camplone mi butta nella mischia e mi stiro dopo 3 partite. 


 Rientro e poi nella amichevole del giovedì mi stiro nuovamente, poi rientro e mi viene una dolorosissima sciatalgia ho visto tanto talento e qualità tecniche quell’ anno, è stata la squadra più forte in cui ho giocato fino ad ora, devo aggiungere poca maturità poca esperienza, comunque è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere.


Teramo è forse la città in cui sono riuscito ad esprimermi meglio, abbiamo raggiunto 2 promozioni e un ottavo posto partendo da meno 6, abbiamo fatto la storia e regalato emozioni immense indipendentemente da tutto.


Poi c’è il Viterbo dove ho giocato altri 3 anni, il primo anno è stato discreto, il secondo molto buono, il terzo è stato altalenante tra alti e bassi. 


Qui secondo me abbiamo compiuto un’impresa che solo uomini veri guidati da un grande condottiero potevano compiere: giocare 30 partite in 3 mesi viaggiando dal centro Italia al sud Italia allenandosi pochissimo. È stato estenuante a livello psicologico e fisico per come l' ho vissuta io, ma siamo riusciti nell’ impresa, eravamo un corpo unico: società tifosi e squadra.


Purtroppo poi  è iniziato il mio calvario nel Gubbio e nella Sambenedettese, posso solo che chiedere scusa. L’ultima società è stata il Petrosino dove abbiamo vinto la Coppa Sicilia con una grande “banda”, l’abbiamo riportata in promozione dopo 8 anni, forse anche 10.


Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

Perché si fa credere ai ragazzi che essere calciatori sia l’avere donne,  soldi, notorietà e che sia un bene tutto ciò, che sia la felicità il raggiungimento del traguardo di vita.


 Invece io sono stato bene anche senza soldi e sto bene con il minimo indispensabile; sto facendo il tirocinio per un corso osa e attualmente do una mano ad accudire gli anziani; mi gratifica molto, mi piace, non sono i soldi che mi interessano. Da piccolo ascoltavo molto spesso la canzone “Tu corri”, c’ è una frase che dice: “non e la fama che mi spinge, ma e la voglia di essere un nome inciso un fuoco nella storia” quando rimani nella storia significa che hai fatto qualcosa di speciale e questo vale per qualsiasi lavoro.

 

Lei è molto conosciuto e molto stimato, che cosa significa essere conosciuti da molte persone, almeno così ho letto su diverse riviste? 

 

Non lo so, sono conosciuto abbastanza credo, so di essere stimato e anche di essere meno stimato, io quando voglio bene, voglio bene e do tutto me stesso, e quando non stimo mi sforzo comunque nel fare qualcosa di buono per l'altro.


Quando sei conosciuto devi sentire la responsabilità di fare qualcosa di positivo...di lanciare dei messaggi, le tue idee, il tuo credo. Questo non significa che sia esente da sbagli, sono un essere umano, ma cerco di dare dieci alle persone.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il mio goal lo feci da bambino,  ti parlo di 10 o 11 anni,  realizzai  un goal dal centrocampo,  ovviamente il campo era più piccolo.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)

 

Sono felice di aver ritrovato me stesso, ho preso 100 pasticche di depakin, 15 alla volta desiderando la morte, ed ora sono qui a voler donare amore, aiutare le persone a rialzarsi a poter con la mia storia salvare qualche vita e mi fa piacere che ci sia gente che io non conosco bene, ma che riesce a  raccontarmi  le proprie esperienze,  che mi chiede consigli o  che semplicemente ha bisogno di sfogarsi per riuscire  a combattere nuovamente in campo per una città, una comunità, una società per i miei compagni. Quello che siamo ora è il frutto anche e soprattutto delle nostre cadute, comunque  non cambierei nulla di me, ma se posso aiutare a qualche ragazzo a non ripetere i miei stessi errori lo faccio immediatamente.

 

 

Il mio pregio e il recupero palla la pressione, la grinta...la capacità di soffrire per gli altri, il difetto e che devo gestire con maggiore lucidità alcuni palloni quando vado in debito d’ossigeno e fare la cosa più semplice possibile, questo perché il calcio e semplicità, muoversi nello spazio con i tempi giusti e altro, ma ognuno porta le proprie caratteristiche. 


Ad esempio ieri ad un mio amico gli ho detto che comunque vada sappi che hai regalato emozioni, sei l’estro del calcio in persona.  Fuori dal campo è un ragazzo che mi tanto ridere, è fuori dagli schemi. In conclusione mentre da piccolo segnavo da centrocampo e da calcio d’angolo da grande ho visto poco la porta.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Il giocatore che ammiro di più in assoluto per averlo visto esplodere, ma più che giocatore lo guardo come uomo perché a me a me ha lasciato il segno dentro, si tratta di Gianluca Lapadula, è un esempio su tutto per me (diciamo quasi), ma non perché guadagna miliardi, perché combatte, da l’esempio senza parlare, perché aiuta, perché si sacrifica, perché è folle, perché morirebbe per il suo credo. Infine ho una grande stima di Gattuso come uomo e giocatore, di Allan, di Medel, da piccolo ammiravo Maradona e Giovinco

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?

 

Ho sempre sognato di avere una famiglia tutta mia, una ce l’ho nel cuore, anche se non la sto vivendo e sono i famigliari della mia ex compagna, persone che mi hanno trasmesso tanti bei valori, insieme a qualche batosta, ma siamo umani, si sbaglia, abbiamo sbagliato a vicenda, ma ci amiamo e ci stimiamo lo stesso, gli darei un mio organo se necessario. Comunque vedremo se questo sogno si realizzerà; gli amici sono importanti, io cerco di essere amico di tutti, nel nostro cammino ne troveremo tanti...come troveremo chi non vuole esserci amico. Le amicizie vere le so riconoscere...e so chi sono, per questo li amo e gli voglio un modo di bene.

 

Com’è riuscito ad arrivare a giocare con il Petrosino calcio, inoltre com’è stato accolto nel club? 

 

Sono arrivato al Petrosino grazie a Matteo Asaro un infermiere della struttura di Villa Azzurra, a mia insaputa ha parlato con mister Sandro Ingargiola e Bartolo. In quel preciso momento non volevo più giocare a calcio, stavo bene lo stesso, anzi lo ripudiavo, ma per senso di riconoscenza verso Matteo e per alcuni gesti che aveva avuto nei miei confronti ho voluto tornare a giocare e sin dal primo allenamento l’impatto è stato bellissimo, non me l’aspettavo. Adesso ho il fuoco dentro, il Petrosino e una piccolissima realtà di prima categoria, ma il presidente Licari con tante difficoltà oggettive non ci ha fatto e non mi ha fatto mancare niente. Spero che qualcuno in promozione possa aiutare il Petrosino a crescere, perché i piccoli campioni partono anche da piccole realtà per poi magari sognare e realizzare il sogno di giocare davanti a 75 mila persone.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

 

Il mio sogno più grande in questo momento e che Alfredino, si tratta un uomo speciale, inoltre è un grandissimo tifoso della viterbese, possa riuscire a vincere la sua battaglia più importante, che è quella della vita: forza Alfredino siamo tutti con te!

 





 

 

13   giugno  2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIANFRANCO

MULTINEDDU 

 

 



 

Gianfranco Multineddu è direttore sportivo professionista, iscritto nell’albo speciale della FIGC, osservatore, scout. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.
















Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

A questa domanda ti rispondo che non mi sono trasformato in un master chef come la stragrande di noi italiani, ma in virtù della professione che svolgo mi ha dato la possibilità di continuare a studiare e a formarmi.

 






Lei è una persona  molto conosciuta e con un’esperienza unica, direi, è stato direttore sportivo -qui menziono alcune delle squadre -,  del:  GS Tanas Primavalle,  As Casalotti calcio, ACO San Filippo Neri, Calcio  ASD Ottavia, Reggiana Calcio Spa,  Pescara CalcioOlbiaCalcio1905, Parma Calcio 1913, Nuovo Campobasso Calcio, Us GrossetoLanciano Calcio 1920, si sente arrivato - oppure deve ancora imparare, perché ogni esperienza è unica in sé e non paragonabile alla prima -?

 

Devo dire che se non ci fossero state le cosiddette piccole società non avrei potuto arrivare a collaborare anche nelle serie superiori, le mie esperienze nei dilettanti sono state il mio primo corso svolto sul campo per poi diplomarmi nell’Università del calcio al Centro Tecnico Figc di Coverciano. Non mi sento ancora arrivato e cerco di fare tesoro di ogni esperienza per continuare a crescere perché vorrei lasciare ai più giovani qualcosa che ho dentro di me: la passione e l’amore verso questa professione.



 




Com’è arrivato a diventare Direttore Sportivo, osservatore, scout?

 

Come detto prima ci sono arrivato partendo dai campi polverosi della mia città (Roma) buttando un occhio verso i più grandi e proiettando la mia crescita sperando di collaborare con i mostri sacri del calcio italiano, mentre come osservatore è stata la necessità di costruire le squadre, questa necessità ha fatto sì  che il mio  studio fosse sempre più approfondito dando spazio anche alla fortuna, ma mai all’improvvisazione.



 




Ho letto che lei ha ideato il Quaderno Tattico Pre Partita, di che cosa si tratta? 

 

Il quaderno il quaderno tattico pre-partita riassume tutte le parti importanti di una o più squadre, partendo dalle formazioni ed i sistemi di gioco attuate nelle partite precedenti allo scout della gara da giocare  passando attraverso tutte le fasi di gioco comprendendo anche i calci piazzati e tutte le strategie da palla inattiva della/delle squadre che andremo ad affrontare, oppure sullo studio di una squadra soltanto partendo dalle formazioni a confronto nel sistema attuato da entrambe, le azioni più ripetute durante la gara, la disposizione durante i calci piazzati, la scheda dei calciatori in evidenza, le formazioni dei migliori Under e le formazioni ideali  e poi tante  altre sfumature utili per allenatori compresa la scala di Borg e gli attacchi da sx, dx, centro per capire dove possiamo attaccare o difenderci. In conclusione si tratta dello  studio dei reparti, insomma un piccolo capolavoro utile e facile da usare .

 






Lei, ovviamente ha studiato al Centro Tecnico Federale F.I.G.C. Coverciano, si è subito ambientato bene, oppure ci sono state delle difficoltà com’è normale che sia quando si arriva in un nuovo ambiente?

 

Era un sogno arrivare nel tempio del calcio italiano e mondiale, poi entrando lì dentro ho pensato ai sacrifici fatti per poter essere in quel luogo, ma non soltanto quelli fatti da me, ma dalla mia famiglia. Mi sono ambientato benissimo, e dico sempre che più le persone hanno alle spalle una grande carriera (giocatori di serie A e B)  più  trovi umiltà, molta di più rispetto  ai dilettanti.

 






Non è certamente semplice fare l’osservatore calcio, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

I viaggi che caratterizzano delle nuove conoscenze creano anche grandi curiosità, pertanto passi da uno stadio ad un altro con l’entusiasmo che soltanto questo lavoro ti regala e non ti fa sentire la fatica. e soprattutto ti fa mettere in cantiere anche le delusioni ed i fallimenti che ti servono per migliorare sempre la conoscenza della professione; in conclusione ti posso dire che vedo molte partite al giorno di tutti i livelli.



 




Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

 È una scusa che sento anche io spesso, si hai capito bene una scusa perché il più delle volte la colpa è da ricercare nella propria famiglia la quale pensa che il proprio figlio sia un genio del pallone, invece così facendo si sta solo facendo dei torti ai propri figli. All’inizio viene fatta una attenta analisi anche dei fattori interni oltre che dell’aspetto tecnico. Vengono scoperti dei talenti e calciatori nelle più recondite zone del mondo quindi non regge più la frase da te citata. 



Quando vede giocare un ragazzo che cosa osserva?



Il primo controllo, posizione orientata, l’aspetto tecnico, la personalità, il modo di porsi nei confronti degli avversari nei confronti dell’arbitro e nei confronti del pubblico e poi quella dose di follia che caratterizza il mio lavoro.

 






Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Con gli allenatori ho avuto e ho un rispetto del ruolo ed esigo la stessa cosa nei miei riguardi, con i presidenti è un po’ diversa perché loro pagano (anche se sono cambiati i presidenti da investitori a prenditori) e quindi vorrebbero i risultati anche quando non ci sono le condizioni.

 






Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Sono più critico e costruttivo verso le delusioni e gli  insuccessi perché aiutano a crescere .



 




Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, a livello lavorativo, è ovvio? 

 

Per i difetti dovrei prendere le ferie per raccontarteli, mentre per i pregi posso soltanto dire di essere molto serio e non ho mai accettato compromessi (ma forse questo dovrei annoverarlo nei difetti con il calcio attuale!).



 




Chi sono i suoi modelli di riferimento? 

 

I miei modelli sono pochi e quelli ai quali mi sono sempre più ispirato è verso quelle persone che non ci sono più e che non operano più o almeno apparentemente: Italo Allodi, Luciano Moggi, Pietro Leonardi, Walter Sabatini e Ricky Massara potrei riceve delle critiche per alcuni miei modelli da me citati, ma io dico sempre quello che penso.







Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Ciro Immobile, mentre non disistimo nessuno.

 






Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Beh sì, forse cambierei il carattere, non si è mai soddisfatti quando svolgi questa professione pertanto dovrò sempre migliorare per andare sempre più avanti.



 




Se non erro un suo figlio, è diventato arbitro, anche l’altro gravita nel mondo del calcio?

 

I miei figli hanno smesso di giocare al calcio un po’ anche per colpa mia però Luca il più piccolo (24 anni da pochi giorni) per la passione che è innata nella nostra famiglia ha preferito passare dall’altra parte della barricata (proprio perché non voleva uscire dal mondo del calcio). Manuel invece gioca con gli amici, ma mantiene una grande passione.

 






Che cosa desidererebbe per il calcio italiano?

 

Queste che vado a menzionare sono una piccolissima parte di ciò che vorrei cambiare delle altre 998, e sono:  una vera riforma con defiscalizzazione per i club ed il miglioramento dell’aspetto tecnico rispetto a quello fisico. Grazie per il vostro invito e in bocca al lupo per il vostro blog. A risentirci.

 























Grazie a lei

 

 

13  giugno    2022

 

(Tutti i diritti riservati)