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sabato 9 settembre 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GAETANO

BORRIELLO

 


 


 

 


 

 

Gaetano Borriello, di Napoli è allenatore e osservatore di calcio, così ci si presenta: “Mi chiamo Gaetano Borriello e sono nato a Napoli nel quartiere Barra.

 

La mia passione per il calcio inizia nel lontano 1997, un amico mio di nome Ercole che allenava in una scuola calcio di nome Ansaldo Brera, mi chiese se potevo dargli una mano.

 

Da quel momento è iniziato il mio percorso calcistico, che è poi la mia più grande passione. Tante sono le persone che ho conosciuto durante questo percorso, il presidente della scuola calcio Peppe Abbagnale e Mister Manco venuto a mancare un po’di tempo fa. Il presidente Abbagnale, sempre disponibile, Mister Manco tanti insegnamenti da loro e così la passione per il calcio è aumentata.  

 

Nel 2002 approdo al centro Ester, una scuola calcio molto importante, lì conobbi mister Frezza Salvatore un grande competente del calcio moderno, mi presi il brevetto di allenatore educatore di scuola calcio, feci varie esperienze con gruppi calcistici tra cui il calcio femminile, come allenatore in seconda, poi nel gruppo 96 conobbi il mio miglior amico Ciro Ibello.

 

Nel 2013 decido di lasciare il centro tramite un amico Michele Tutino intrapresi la passione come osservatore di ragazzi.

 

 

Tramite Michele mi presento il responsabile del centro sud, il fratello di Pietro Lo Monaco, il direttore del Catania Calcio, Ernesto Lo Monaco e da lì inizio la mia esperienza come osservatore, poi conobbi il direttore Antonio Perrillo, scopritore di tanti talenti, una carriera passata con l’Avellino come osservatore e con il commendatore  Sibilia come direttore: tra i giocatori, Grieco, Calderisi, Monaco, tanti giocatori scoperti da lui. 

 

Ora mi diverto in prima categoria, svolgendo l’allenatore in seconda".

 

 

Come prima domanda le voglio fare questa: l’amore per il calcio è stato a prima vista oppure è aumentato durante la sua carriera da allenatore?

 

Ti posso dire che sin da piccolo sono stato innamorato di questo sport.

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Più che allenatore ero proiettato ero proiettato ad infondere nei ragazzi lo spirito di aggregazione, che significa fare gruppo e socializzare.

 

Com’è stata la sua esperienza lavorativa al centro Ansaldo Brera?

 

L’Ansaldo Brera sponsorizzava la scuola calcio di cui era presidente Peppe Abbagnale, era molto solidale con le famiglie meno fortunate, lì è iniziata la mia esperienza calcistica.

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

 Direi essere un buon psicologo (cerco di capire fattori umani), poi vengono le varie conoscenze calcistiche e il mettersi a disposizione delle esigenze del calciatore.



 




Nel 2002 lei inizia a collaborare con il centro Ester, da come ho capito si è trattata di un’esperienza importante. Che cosa ci può raccontare a proposito di quello che ha fatto in questo centro?

 

Ti posso dire che mi sono formato come allenatore ed educatore, ho conosciuto diverse persone che mi hanno aiutato nel mio percorso di formazione, voglio menzionare due persone molto care, il mister Antonio Manco e il mister Salvatore Frezza.

 

Secondo lei, è molto diverso allenare una squadra femminile da una maschile?

 

No, i metodi sono gli stessi.

 

Durante questo periodo lei conosce una persona importante, tra l’altro come lei ci illustra, è il suo miglior amico: Ciro Ibello, che è stato intervistato per questa testata, quali sono le migliori qualità di signor Ibello?

 

Ciro Ibello è una persona umile e seria, è molto conosciuto dalle varie società sportive come direttore sportivo, inoltre conosce tanti ragazzi e loro lo stimano molto, come amico non lo cambierei con nessuno.

 

Nel 2013 inizia una nuova fase, diventa osservatore. Ci può dire qualcosa a riguardo?

 

Esatto, inizia nel 2013 ho conosciuto: Tutino Michele, che è anche mio amico, Perillo Antonio (è stato direttore e osservatore) infine menziono Salvatore Toma; non posso che ringraziarli per le belle esperienze che ho vissuto.

 

Immagino che sia facile fare l’osservatore calcio, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedicava a vedere le partite?

 

Le partite le vedevo il sabato e la domenica, generalmente rimanevo sino al primo tempo, e poi di corsa per andare in un altro stadio. 

 






Quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

Diciamo la personalità, il carisma e la tecnica.

 

Successi e delusioni, nella sua professione, si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Per me nel calcio non esistono delusioni, un risultato non cambia di certo la vita di un bambino. Il calcio è un gioco dove tutti si possono divertire tranne i genitori!

 

 






Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, dal punto di vista del suo essere un allenatore? 

 

Il mio difetto? Essere sempre chiaro nelle situazioni che di fronte a me. Il mio pregio? Ho dato tutto me stesso per i ragazzi.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo 

 

Giovanni Di Lorenzo per la sua storia calcistica. Ha sempre lottato e creduto in quello che faceva. 

 

Secondo lei come mai la nazionale italiana di calcio non si è qualificata per ben due volte consecutive (eppure una volta noi eravamo i maestri di questo sport)?

 

Io penso che nella nostra nazionale  ci siano troppi “muri” e interessi.

 

Che cosa le ha dato il calcio sino a questo momento e che cosa le ha tolto?

 

Direi che il calcio mi ha dato e mi ha fatto crescere e sviluppare una grande umanità nei confronti delle persone in generale.

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

A tutte le persone che ho conosciuto. 



Grazie 

 

 


09 Settembre    2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 13 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIANFRANCO

MULTINEDDU 

 

 



 

Gianfranco Multineddu è direttore sportivo professionista, iscritto nell’albo speciale della FIGC, osservatore, scout. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.
















Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

A questa domanda ti rispondo che non mi sono trasformato in un master chef come la stragrande di noi italiani, ma in virtù della professione che svolgo mi ha dato la possibilità di continuare a studiare e a formarmi.

 






Lei è una persona  molto conosciuta e con un’esperienza unica, direi, è stato direttore sportivo -qui menziono alcune delle squadre -,  del:  GS Tanas Primavalle,  As Casalotti calcio, ACO San Filippo Neri, Calcio  ASD Ottavia, Reggiana Calcio Spa,  Pescara CalcioOlbiaCalcio1905, Parma Calcio 1913, Nuovo Campobasso Calcio, Us GrossetoLanciano Calcio 1920, si sente arrivato - oppure deve ancora imparare, perché ogni esperienza è unica in sé e non paragonabile alla prima -?

 

Devo dire che se non ci fossero state le cosiddette piccole società non avrei potuto arrivare a collaborare anche nelle serie superiori, le mie esperienze nei dilettanti sono state il mio primo corso svolto sul campo per poi diplomarmi nell’Università del calcio al Centro Tecnico Figc di Coverciano. Non mi sento ancora arrivato e cerco di fare tesoro di ogni esperienza per continuare a crescere perché vorrei lasciare ai più giovani qualcosa che ho dentro di me: la passione e l’amore verso questa professione.



 




Com’è arrivato a diventare Direttore Sportivo, osservatore, scout?

 

Come detto prima ci sono arrivato partendo dai campi polverosi della mia città (Roma) buttando un occhio verso i più grandi e proiettando la mia crescita sperando di collaborare con i mostri sacri del calcio italiano, mentre come osservatore è stata la necessità di costruire le squadre, questa necessità ha fatto sì  che il mio  studio fosse sempre più approfondito dando spazio anche alla fortuna, ma mai all’improvvisazione.



 




Ho letto che lei ha ideato il Quaderno Tattico Pre Partita, di che cosa si tratta? 

 

Il quaderno il quaderno tattico pre-partita riassume tutte le parti importanti di una o più squadre, partendo dalle formazioni ed i sistemi di gioco attuate nelle partite precedenti allo scout della gara da giocare  passando attraverso tutte le fasi di gioco comprendendo anche i calci piazzati e tutte le strategie da palla inattiva della/delle squadre che andremo ad affrontare, oppure sullo studio di una squadra soltanto partendo dalle formazioni a confronto nel sistema attuato da entrambe, le azioni più ripetute durante la gara, la disposizione durante i calci piazzati, la scheda dei calciatori in evidenza, le formazioni dei migliori Under e le formazioni ideali  e poi tante  altre sfumature utili per allenatori compresa la scala di Borg e gli attacchi da sx, dx, centro per capire dove possiamo attaccare o difenderci. In conclusione si tratta dello  studio dei reparti, insomma un piccolo capolavoro utile e facile da usare .

 






Lei, ovviamente ha studiato al Centro Tecnico Federale F.I.G.C. Coverciano, si è subito ambientato bene, oppure ci sono state delle difficoltà com’è normale che sia quando si arriva in un nuovo ambiente?

 

Era un sogno arrivare nel tempio del calcio italiano e mondiale, poi entrando lì dentro ho pensato ai sacrifici fatti per poter essere in quel luogo, ma non soltanto quelli fatti da me, ma dalla mia famiglia. Mi sono ambientato benissimo, e dico sempre che più le persone hanno alle spalle una grande carriera (giocatori di serie A e B)  più  trovi umiltà, molta di più rispetto  ai dilettanti.

 






Non è certamente semplice fare l’osservatore calcio, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

I viaggi che caratterizzano delle nuove conoscenze creano anche grandi curiosità, pertanto passi da uno stadio ad un altro con l’entusiasmo che soltanto questo lavoro ti regala e non ti fa sentire la fatica. e soprattutto ti fa mettere in cantiere anche le delusioni ed i fallimenti che ti servono per migliorare sempre la conoscenza della professione; in conclusione ti posso dire che vedo molte partite al giorno di tutti i livelli.



 




Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

 È una scusa che sento anche io spesso, si hai capito bene una scusa perché il più delle volte la colpa è da ricercare nella propria famiglia la quale pensa che il proprio figlio sia un genio del pallone, invece così facendo si sta solo facendo dei torti ai propri figli. All’inizio viene fatta una attenta analisi anche dei fattori interni oltre che dell’aspetto tecnico. Vengono scoperti dei talenti e calciatori nelle più recondite zone del mondo quindi non regge più la frase da te citata. 



Quando vede giocare un ragazzo che cosa osserva?



Il primo controllo, posizione orientata, l’aspetto tecnico, la personalità, il modo di porsi nei confronti degli avversari nei confronti dell’arbitro e nei confronti del pubblico e poi quella dose di follia che caratterizza il mio lavoro.

 






Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Con gli allenatori ho avuto e ho un rispetto del ruolo ed esigo la stessa cosa nei miei riguardi, con i presidenti è un po’ diversa perché loro pagano (anche se sono cambiati i presidenti da investitori a prenditori) e quindi vorrebbero i risultati anche quando non ci sono le condizioni.

 






Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Sono più critico e costruttivo verso le delusioni e gli  insuccessi perché aiutano a crescere .



 




Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, a livello lavorativo, è ovvio? 

 

Per i difetti dovrei prendere le ferie per raccontarteli, mentre per i pregi posso soltanto dire di essere molto serio e non ho mai accettato compromessi (ma forse questo dovrei annoverarlo nei difetti con il calcio attuale!).



 




Chi sono i suoi modelli di riferimento? 

 

I miei modelli sono pochi e quelli ai quali mi sono sempre più ispirato è verso quelle persone che non ci sono più e che non operano più o almeno apparentemente: Italo Allodi, Luciano Moggi, Pietro Leonardi, Walter Sabatini e Ricky Massara potrei riceve delle critiche per alcuni miei modelli da me citati, ma io dico sempre quello che penso.







Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Ciro Immobile, mentre non disistimo nessuno.

 






Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Beh sì, forse cambierei il carattere, non si è mai soddisfatti quando svolgi questa professione pertanto dovrò sempre migliorare per andare sempre più avanti.



 




Se non erro un suo figlio, è diventato arbitro, anche l’altro gravita nel mondo del calcio?

 

I miei figli hanno smesso di giocare al calcio un po’ anche per colpa mia però Luca il più piccolo (24 anni da pochi giorni) per la passione che è innata nella nostra famiglia ha preferito passare dall’altra parte della barricata (proprio perché non voleva uscire dal mondo del calcio). Manuel invece gioca con gli amici, ma mantiene una grande passione.

 






Che cosa desidererebbe per il calcio italiano?

 

Queste che vado a menzionare sono una piccolissima parte di ciò che vorrei cambiare delle altre 998, e sono:  una vera riforma con defiscalizzazione per i club ed il miglioramento dell’aspetto tecnico rispetto a quello fisico. Grazie per il vostro invito e in bocca al lupo per il vostro blog. A risentirci.

 























Grazie a lei

 

 

13  giugno    2022

 

(Tutti i diritti riservati)