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lunedì 13 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIANFRANCO

MULTINEDDU 

 

 



 

Gianfranco Multineddu è direttore sportivo professionista, iscritto nell’albo speciale della FIGC, osservatore, scout. Noi gli abbiamo rivolto qualche domanda.
















Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? 

 

A questa domanda ti rispondo che non mi sono trasformato in un master chef come la stragrande di noi italiani, ma in virtù della professione che svolgo mi ha dato la possibilità di continuare a studiare e a formarmi.

 






Lei è una persona  molto conosciuta e con un’esperienza unica, direi, è stato direttore sportivo -qui menziono alcune delle squadre -,  del:  GS Tanas Primavalle,  As Casalotti calcio, ACO San Filippo Neri, Calcio  ASD Ottavia, Reggiana Calcio Spa,  Pescara CalcioOlbiaCalcio1905, Parma Calcio 1913, Nuovo Campobasso Calcio, Us GrossetoLanciano Calcio 1920, si sente arrivato - oppure deve ancora imparare, perché ogni esperienza è unica in sé e non paragonabile alla prima -?

 

Devo dire che se non ci fossero state le cosiddette piccole società non avrei potuto arrivare a collaborare anche nelle serie superiori, le mie esperienze nei dilettanti sono state il mio primo corso svolto sul campo per poi diplomarmi nell’Università del calcio al Centro Tecnico Figc di Coverciano. Non mi sento ancora arrivato e cerco di fare tesoro di ogni esperienza per continuare a crescere perché vorrei lasciare ai più giovani qualcosa che ho dentro di me: la passione e l’amore verso questa professione.



 




Com’è arrivato a diventare Direttore Sportivo, osservatore, scout?

 

Come detto prima ci sono arrivato partendo dai campi polverosi della mia città (Roma) buttando un occhio verso i più grandi e proiettando la mia crescita sperando di collaborare con i mostri sacri del calcio italiano, mentre come osservatore è stata la necessità di costruire le squadre, questa necessità ha fatto sì  che il mio  studio fosse sempre più approfondito dando spazio anche alla fortuna, ma mai all’improvvisazione.



 




Ho letto che lei ha ideato il Quaderno Tattico Pre Partita, di che cosa si tratta? 

 

Il quaderno il quaderno tattico pre-partita riassume tutte le parti importanti di una o più squadre, partendo dalle formazioni ed i sistemi di gioco attuate nelle partite precedenti allo scout della gara da giocare  passando attraverso tutte le fasi di gioco comprendendo anche i calci piazzati e tutte le strategie da palla inattiva della/delle squadre che andremo ad affrontare, oppure sullo studio di una squadra soltanto partendo dalle formazioni a confronto nel sistema attuato da entrambe, le azioni più ripetute durante la gara, la disposizione durante i calci piazzati, la scheda dei calciatori in evidenza, le formazioni dei migliori Under e le formazioni ideali  e poi tante  altre sfumature utili per allenatori compresa la scala di Borg e gli attacchi da sx, dx, centro per capire dove possiamo attaccare o difenderci. In conclusione si tratta dello  studio dei reparti, insomma un piccolo capolavoro utile e facile da usare .

 






Lei, ovviamente ha studiato al Centro Tecnico Federale F.I.G.C. Coverciano, si è subito ambientato bene, oppure ci sono state delle difficoltà com’è normale che sia quando si arriva in un nuovo ambiente?

 

Era un sogno arrivare nel tempio del calcio italiano e mondiale, poi entrando lì dentro ho pensato ai sacrifici fatti per poter essere in quel luogo, ma non soltanto quelli fatti da me, ma dalla mia famiglia. Mi sono ambientato benissimo, e dico sempre che più le persone hanno alle spalle una grande carriera (giocatori di serie A e B)  più  trovi umiltà, molta di più rispetto  ai dilettanti.

 






Non è certamente semplice fare l’osservatore calcio, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; lei al giorno quante ore dedica a vedere le partite?

 

I viaggi che caratterizzano delle nuove conoscenze creano anche grandi curiosità, pertanto passi da uno stadio ad un altro con l’entusiasmo che soltanto questo lavoro ti regala e non ti fa sentire la fatica. e soprattutto ti fa mettere in cantiere anche le delusioni ed i fallimenti che ti servono per migliorare sempre la conoscenza della professione; in conclusione ti posso dire che vedo molte partite al giorno di tutti i livelli.



 




Perché molti giocatori ripetono la solita frase (quelli che non sono riusciti ad arrivare a certi obiettivi: “Non ho avuto le giuste conoscenze, se le avessi avute sarei arrivato molto più in alto”?

 

 È una scusa che sento anche io spesso, si hai capito bene una scusa perché il più delle volte la colpa è da ricercare nella propria famiglia la quale pensa che il proprio figlio sia un genio del pallone, invece così facendo si sta solo facendo dei torti ai propri figli. All’inizio viene fatta una attenta analisi anche dei fattori interni oltre che dell’aspetto tecnico. Vengono scoperti dei talenti e calciatori nelle più recondite zone del mondo quindi non regge più la frase da te citata. 



Quando vede giocare un ragazzo che cosa osserva?



Il primo controllo, posizione orientata, l’aspetto tecnico, la personalità, il modo di porsi nei confronti degli avversari nei confronti dell’arbitro e nei confronti del pubblico e poi quella dose di follia che caratterizza il mio lavoro.

 






Che rapporti ha con gli allenatori e i presidenti di club? 

 

Con gli allenatori ho avuto e ho un rispetto del ruolo ed esigo la stessa cosa nei miei riguardi, con i presidenti è un po’ diversa perché loro pagano (anche se sono cambiati i presidenti da investitori a prenditori) e quindi vorrebbero i risultati anche quando non ci sono le condizioni.

 






Successi e delusioni si equivalgono oppure maggiori sono i successi rispetto alle delusioni? 

 

Sono più critico e costruttivo verso le delusioni e gli  insuccessi perché aiutano a crescere .



 




Il suo più grande difetto e il suo più grande pregio, a livello lavorativo, è ovvio? 

 

Per i difetti dovrei prendere le ferie per raccontarteli, mentre per i pregi posso soltanto dire di essere molto serio e non ho mai accettato compromessi (ma forse questo dovrei annoverarlo nei difetti con il calcio attuale!).



 




Chi sono i suoi modelli di riferimento? 

 

I miei modelli sono pochi e quelli ai quali mi sono sempre più ispirato è verso quelle persone che non ci sono più e che non operano più o almeno apparentemente: Italo Allodi, Luciano Moggi, Pietro Leonardi, Walter Sabatini e Ricky Massara potrei riceve delle critiche per alcuni miei modelli da me citati, ma io dico sempre quello che penso.







Un giocatore che lei ammira tantissimo e uno che ammira meno? 

 

Ciro Immobile, mentre non disistimo nessuno.

 






Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Beh sì, forse cambierei il carattere, non si è mai soddisfatti quando svolgi questa professione pertanto dovrò sempre migliorare per andare sempre più avanti.



 




Se non erro un suo figlio, è diventato arbitro, anche l’altro gravita nel mondo del calcio?

 

I miei figli hanno smesso di giocare al calcio un po’ anche per colpa mia però Luca il più piccolo (24 anni da pochi giorni) per la passione che è innata nella nostra famiglia ha preferito passare dall’altra parte della barricata (proprio perché non voleva uscire dal mondo del calcio). Manuel invece gioca con gli amici, ma mantiene una grande passione.

 






Che cosa desidererebbe per il calcio italiano?

 

Queste che vado a menzionare sono una piccolissima parte di ciò che vorrei cambiare delle altre 998, e sono:  una vera riforma con defiscalizzazione per i club ed il miglioramento dell’aspetto tecnico rispetto a quello fisico. Grazie per il vostro invito e in bocca al lupo per il vostro blog. A risentirci.

 























Grazie a lei

 

 

13  giugno    2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 7 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GIANLUIGI

MARRAFFA

 

 

 








Gianluca Marraffa, genovese,   ex calciatore e ora procuratore sportivo così ci si presenta.

 

 



"Dopo aver iniziato a cinque anni di giocare in alcune squadre locali, all’età di 11 anni sono entrato nel settore giovanile della Sampdoria, dove sono stato il capitano sia negli Allievi Nazionali sia in Primavera, e nonostante due brutti interventi ai legamenti crociati delle ginocchia, arrivo ad essere un giocatore della rosa della Prima Squadra nella stagione 2001-2002 con l’ allenatore Gianfranco Bellotto.


 Dopo la Sampdoria, passo al Tolentino in serie C dove purtroppo la società marchigiana poi fallisce, dopodiché passo al Sant’Angelo Lodigiano in Lombardia, alla Lavagnese in D dove facciamo il record di punti perdendo la finale con la Sanremese per andare in C, l’anno successivo passo alla Novese sempre in D con il mister Mariani che incontrerò di nuovo a fine carriera.


 Vinco il campionato con la Sammargheritese, grande soddisfazione e bella esperienza, poi passo alla Corniglianese dove disputo due stagioni eccezionali sotto tutti i punti di vista, sia dentro che fuori il rettangolo di gioco, qui conosco Lucia che diventerà mia moglie e la mamma del nostro splendido bambino di nome Christian.


 Torno in serie D al Vado dove disputo una bella stagione, ma a fine anno preferisco tornare alla Corniglianese. Poi passo alla Culmv Polis a metà stagione.  L’anno successivo mi accaso in Eccellenza a Busalla dove sto due anni trovandomi benissimo. 


Altra bella esperienza sono i primi 6 mesi della stagione seguente alla Carcarese, esperienza più che positiva  sia come risultati in campo che come gruppo. 


Torno alla Culmv Polis in Eccellenza a Gennaio, mentre la stagione seguente indosso la mia ultima maglietta da calciatore che è quella dell’Athletic Albaro, qui divento il capitano, inizio ad iniziare  allenare la scuola calcio della società, è stata esperienza bellissima. 



Appese le scarpette al chiodo, inizio inizialmente a fare l’osservatore per qualche società professionistica, ma dopo un po’ insieme al mio ex compagno di squadra e amico Davide Stuto, che è il mio attuale socio, decidiamo di intraprendere la strada del Procuratore e intermediario, studiando e lavorando sodo. 


Il nostro lavoro è molto complesso perché abbiamo tanti compiti: dal trovare un squadra ai nostri assistiti, al sostenerli nei momenti di difficoltà e tenerli coi piedi per terra nei momenti positivi, al cercare di dare loro visibilità, al trovare soluzioni quando non stanno bene fisicamente in maniera efficiente a cercare di dare un servizio a 360 gradi dentro e fuori dal campo in modo che debbano pensare solo a giocare.


 Tante volte veniamo visti come il male del calcio ma non è così. Come in tutti i mestieri c’è chi lo fa bene e chi meno, ma la verità è che molte volte siamo d’aiuto e supporto alle società.


 Il nostro colpo più grande sfiorato è stato Alphonso Davies al Torino che era molto interessato, poi invece si accasò al Bayern Monaco dove è attualmente. Altro colpo importante questa volta riuscito è stato Diego Capel al Birkirkara. 


Lavoriamo sia in Italia che all’estero, dove abbiamo fatto tante operazioni di mercato simili a quella menzionata, come in Cina portando mister Gervasi al Jiangsu Suning per esempio, oltre ad aver portato anche altri mister e giocatori in Spagna come Vittorio Gilli portiere al Sabadell, (altre nazioni coinvolte dalla nostra società sono la Lituania, e l’Albania) a Malta Claudio Bonanni si sta distinguendo da anni come uno dei calciatori più forti del campionato. 


Poi il nostro lavoro non si ferma qui, siamo sempre presenti su tutti i fronti come nel cercare sponsorizzazioni e a tal proposito ne abbiamo chiusa una importante con una squadra di serie A, alla creazione di Academy in varie parti del mondo. 

Col mio socio Davide siamo spesso in viaggio e non vogliamo certo fermarci qui, e insieme ai nostri collaboratori e al nostro staff siamo convinti di toglierci ancora tante soddisfazioni”

 

 

 

 

 



 

 


 

Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita dal Covid. Tutto sembra che sia ripartito in maniera regolare, lei come ha vissuto questo periodo di chiusura, sia a livello personale che della sua società?

 

 

Sicuramente è stato dannoso sia dal punto di vista personale e umano sia ovviamente dal punto di vista lavorativo, anche se vista la mia attività sono riuscito a portarla avanti, facendo tante chiamate e video call,  ovviamente  il contatto umano è per il nostro lavoro è molto importante. 

 

Si ricorda quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è la mia più grande passione da quando sono nato. Prima ho fatto il giocatore, poi l’allenatore e ora il procuratore. Il calcio è sempre stato parte importante della mia vita e penso che lo sarà sempre. 

 






 

  



 Che cosa le ha dato il calcio, che cosa le stando ora infine cosa le ha tolto? 

 

Il calcio mi ha dato tanto, dall’educazione sportiva, al trovare tanti amici con cui mi sento e mi ci vedo ancora adesso (con alcuni siamo amici da 30 anni , praticamente da quando abbiamo iniziato a giocare insieme), mi ha fatto vivere emozioni irripetibili , come indossare la maglia della squadra del mio cuore (la Sampdoria)…tra l’altro in una serata di festeggiamenti con la squadra, ho conosciuto mia moglie, quindi più di così! Mi ha tolto direi solo i due legamenti crociati e menischi delle due ginocchia, perché per il resto tutti i sacrifici fatti per giocare a calcio per me non erano sacrifici, li stavo facendo per la cosa che amavo di più, appunto il Calcio.

 

 

Non è certamente semplice fare il suo lavoro, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; quante ore lei dedica alla sua professione?

 

Mah dare dei numeri diventa difficile, posso solo dire che non esistono orari, sia di giorno che di sera (anche di notte) lavoro praticamente tutti i giorni, non esistono festivi, e anche quando sono, diciamo , in vacanza il cellulare è sempre a portata di mano…

 

 

Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare procuratore e intermediario (magari poteva diventare allenatore, vista la sua grande esperienza)?

 

Sicuramente all’inizio, visto che per qualche anno l’ho fatto nella scuola calcio, la carriera di allenatore era una possibilità che avevo preso in considerazione. Poi però, essendo stato sempre affascinato dalla figura del procuratore e intermediario, abbinata al fatto di non dover dipendere da nessuno, se non da me stesso, ho deciso di iniziare a fare l’agente di calciatori. 

 

 



 







Lei ha militato in tante squadre, a quale è rimasto più legato?

 

Sampdoria ovviamente essendo la squadra del mio cuore e avendo passato li 10 anni, poi Lavagnese, Corniglianese e Athletic Albaro dove ho chiuso la carriera. Ma in realtà sono stato molto bene anche nelle altre squadre in cui ho militato come a Sant’Angelo Lodigiano, Tolentino, Vado, Novese, Busalla, Sammargheritese, Carcarese, Culmv Polis. Penso e spero di aver lasciato un buon ricordo ovunque. 

 

 

Lei è molto conosciuto e stimato, come si arriva ad essere così (cioè stimati e conosciuti)?

 

Ma non penso di essere così conosciuto, e comunque mi interessa relativamente, ciò che invece mi fa enormemente piacere è essere stimati.

 

 

     Lei ha scritto che siete visti come il male del calcio, si è chiesto il perché?

 

Perché molte volte si semplifica e si fa del qualunquismo gratuito. In tutti i lavori c’è chi lavora bene e chi lavora male, e chi lavora male è giusto punirlo, come sarebbe opportuno dire che molte volte gli stessi agenti aiutano le società a scovare potenziali campioni,  i mali del calcio sono ben altri… 

 

 

L’Italia vince l’Europeo nel 2021, poi però nel 2022 non si qualifica per i mondiali. Si è fatto una domanda? Molti danno la colpa al fatto di non dare spazio ai giovani, altri ai troppi soldi, lei cosa pensa di tutto ciò?

 

Bisognerebbe partire dal basso. Potenziare le scuole calcio con figure idonee, portare professionalità, guardare meno al risultato che è importante, ma non è il fattore  più importante nel settore giovanile, ma cercare di creare talenti. Inoltre dovrebbero andare a giocare prima con i grandi, quindi o creare le seconde squadre (progetto nato e morto all’istante) oppure andare prima a confrontarsi con i campionati veri, perché farli giocare fino a vent’anni in Primavera serve a poco.

 

 

Un suo pregio?

 

Sono una persona generosa e leale. 

 

 

Un suo difetto?

 

Sono un po’ permaloso.

 

 

La sua famiglia cosa rappresenta per lei? 

 

Tutto, non credo ci siano parole migliori per descrivere cosa rappresenta per me. 

 


 


 



Sono tante le domande che lei vorrei fare, quando chiudo un’intervista questa è l’ultima: un sogno che vorrebbe che si realizzasse da qui a breve?

 

Chiudere un grande colpo di mercato, uno simile a quello sfiorato qualche anno fa… 

 

 

 

 

 

 

 07 06          2022

 

(Tutti i diritti riservati)  

 

 

 

 

giovedì 2 giugno 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ALFONSO

AVINO







     

Alfonso Avino è un ragazzo di Napoli che abita a Barcellona dal 2011 e lavora come informatico. Ama il calcio e in particolare il Napoli. Inoltre adora viaggiare e scoprire il mondo.  Quando viaggia ama regalare ai ragazzini che incontra una maglietta con il simbolo della squadra del Napoli. La sua iniziativa uno scopo solo: trasmettere la passione per questa squadra. Noi lo abbiamo intervistato.

 










Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Le sue mete inerenti ai viaggi saranno state limitate visto, appunto, il Covid?


Purtroppo il Covid ha bloccato anche me. All'inizio è stata dura, ma poi pian piano ho ripreso la mia "missione", partendo proprio da casa mia!


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?


Era chiarissimo già da piccolo: avevo la sciarpa del Napoli legata allo zainetto che usavo per andare a scuola! 


Lei è informatico e da diversi anni lavora a Barcellona, come mai ha lasciato Napoli?


 Non c'è una ragione ben precisa, piuttosto un insieme di situazioni che mi hanno portato a sperimentare altri posti. All'inizio pensavo si sarebbe trattato solo di un'avventura temporanea, e invece...


Sicuramente anche lei avrà giocato a calcio da bambino, non hai pensato di fare del gioco del pallone la sua prima professione?


 Sinceramente no, sono sempre stato "poco adatto" alla disciplina! 


 La passione dei viaggi quando le è venuta?


Forse è nata proprio quando sono andato via di casa e ho cominciato a vedere quello che c'era fuori. Ormai non posso più farne a meno! 


Sappiamo che è stato in diversi luoghi geografici, qual è quello che maggiormente l’ha colpita? 


 Cuba, senza ombra di dubbio: un posto spettacolare ed emozionante. Ma ce ne sono altrettanti che per diverse ragioni ti colpiscono e lasciano il segno: Indonesia, Filippine, Colombia, Cambogia...


Ad un certo punto lei decide di regalare ai bambini che incontra durante i viaggi delle magliette del Napoli. Questa bella iniziativa, come le è venuta?

 

 Si, questa cosa è nata un po' per caso. Vedevo sempre in giro maglie di altre squadre, e la cosa mi "infastidiva" un po'. Per cui ho deciso di "risolvere" il problema: adesso in giro ci sono anche maglie del Napoli col numero 10 oltre a quelle delle squadre più blasonate del mondo! 


 Che cosa dicono i bambini quando lei gli regala queste magliette


  I bambini sono bambini che spesso non hanno nulla, e ovviamente sono incredibilmente felici di ricevere un regalo. Io provo sempre a spiegare loro tutto ciò che riguarda il Napoli, Maradona, nonostante spesso la lingua sia un po' un problema.


 C’è qualcuno, qualche ente che l’aiuta in questa sua passione di regalare le magliette del Napoli?


 No, nessun ente, nessuna associazione, nessuno scopo di lucro. Le maglie sono prodotte a Napoli e pagate e distribuite da me. Nient'altro! È una cosa che mi diverte, mi trasmette gioia e regala sorrisi ai più piccoli! 


Un aggettivo per definire Diego Armando Maradona?


ETERNO 


Che cosa rappresenta Napoli per lei? 


 Napoli è come una madre, una madre che ti ha educato in un certo modo e che ti ha insegnato dei valori importanti. E, proprio come una madre, non importa la distanza fisica che ti separa da lei: 'a mamma è sempe 'a mamma!’ 


Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?  


 Un po' di pace e serenità per tutte le persone che non ne hanno. ...e se si potesse vincere uno scudetto, non sarebbe affatto male!

 

  

 02 06 2022


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