SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
GIANLUIGI
MARRAFFA
Gianluca Marraffa, genovese, ex calciatore e ora procuratore sportivo così ci si presenta.
"Dopo aver iniziato a cinque anni di giocare in alcune squadre locali, all’età di 11 anni sono entrato nel settore giovanile della Sampdoria, dove sono stato il capitano sia negli Allievi Nazionali sia in Primavera, e nonostante due brutti interventi ai legamenti crociati delle ginocchia, arrivo ad essere un giocatore della rosa della Prima Squadra nella stagione 2001-2002 con l’ allenatore Gianfranco Bellotto.
Dopo la Sampdoria, passo al Tolentino in serie C dove purtroppo la società marchigiana poi fallisce, dopodiché passo al Sant’Angelo Lodigiano in Lombardia, alla Lavagnese in D dove facciamo il record di punti perdendo la finale con la Sanremese per andare in C, l’anno successivo passo alla Novese sempre in D con il mister Mariani che incontrerò di nuovo a fine carriera.
Vinco il campionato con la Sammargheritese, grande soddisfazione e bella esperienza, poi passo alla Corniglianese dove disputo due stagioni eccezionali sotto tutti i punti di vista, sia dentro che fuori il rettangolo di gioco, qui conosco Lucia che diventerà mia moglie e la mamma del nostro splendido bambino di nome Christian.
Torno in serie D al Vado dove disputo una bella stagione, ma a fine anno preferisco tornare alla Corniglianese. Poi passo alla Culmv Polis a metà stagione. L’anno successivo mi accaso in Eccellenza a Busalla dove sto due anni trovandomi benissimo.
Altra bella esperienza sono i primi 6 mesi della stagione seguente alla Carcarese, esperienza più che positiva sia come risultati in campo che come gruppo.
Torno alla Culmv Polis in Eccellenza a Gennaio, mentre la stagione seguente indosso la mia ultima maglietta da calciatore che è quella dell’Athletic Albaro, qui divento il capitano, inizio ad iniziare allenare la scuola calcio della società, è stata esperienza bellissima.
Appese le scarpette al chiodo, inizio inizialmente a fare l’osservatore per qualche società professionistica, ma dopo un po’ insieme al mio ex compagno di squadra e amico Davide Stuto, che è il mio attuale socio, decidiamo di intraprendere la strada del Procuratore e intermediario, studiando e lavorando sodo.
Il nostro lavoro è molto complesso perché abbiamo tanti compiti: dal trovare un squadra ai nostri assistiti, al sostenerli nei momenti di difficoltà e tenerli coi piedi per terra nei momenti positivi, al cercare di dare loro visibilità, al trovare soluzioni quando non stanno bene fisicamente in maniera efficiente a cercare di dare un servizio a 360 gradi dentro e fuori dal campo in modo che debbano pensare solo a giocare.
Tante volte veniamo visti come il male del calcio ma non è così. Come in tutti i mestieri c’è chi lo fa bene e chi meno, ma la verità è che molte volte siamo d’aiuto e supporto alle società.
Il nostro colpo più grande sfiorato è stato Alphonso Davies al Torino che era molto interessato, poi invece si accasò al Bayern Monaco dove è attualmente. Altro colpo importante questa volta riuscito è stato Diego Capel al Birkirkara.
Lavoriamo sia in Italia che all’estero, dove abbiamo fatto tante operazioni di mercato simili a quella menzionata, come in Cina portando mister Gervasi al Jiangsu Suning per esempio, oltre ad aver portato anche altri mister e giocatori in Spagna come Vittorio Gilli portiere al Sabadell, (altre nazioni coinvolte dalla nostra società sono la Lituania, e l’Albania) a Malta Claudio Bonanni si sta distinguendo da anni come uno dei calciatori più forti del campionato.
Poi il nostro lavoro non si ferma qui, siamo sempre presenti su tutti i fronti come nel cercare sponsorizzazioni e a tal proposito ne abbiamo chiusa una importante con una squadra di serie A, alla creazione di Academy in varie parti del mondo.
Col mio socio Davide siamo spesso in viaggio e non vogliamo certo fermarci qui, e insieme ai nostri collaboratori e al nostro staff siamo convinti di toglierci ancora tante soddisfazioni”
Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita dal Covid. Tutto sembra che sia ripartito in maniera regolare, lei come ha vissuto questo periodo di chiusura, sia a livello personale che della sua società?
Sicuramente è stato dannoso sia dal punto di vista personale e umano sia ovviamente dal punto di vista lavorativo, anche se vista la mia attività sono riuscito a portarla avanti, facendo tante chiamate e video call, ovviamente il contatto umano è per il nostro lavoro è molto importante.
Si ricorda quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Il calcio è la mia più grande passione da quando sono nato. Prima ho fatto il giocatore, poi l’allenatore e ora il procuratore. Il calcio è sempre stato parte importante della mia vita e penso che lo sarà sempre.
Che cosa le ha dato il calcio, che cosa le stando ora infine cosa le ha tolto?
Il calcio mi ha dato tanto, dall’educazione sportiva, al trovare tanti amici con cui mi sento e mi ci vedo ancora adesso (con alcuni siamo amici da 30 anni , praticamente da quando abbiamo iniziato a giocare insieme), mi ha fatto vivere emozioni irripetibili , come indossare la maglia della squadra del mio cuore (la Sampdoria)…tra l’altro in una serata di festeggiamenti con la squadra, ho conosciuto mia moglie, quindi più di così! Mi ha tolto direi solo i due legamenti crociati e menischi delle due ginocchia, perché per il resto tutti i sacrifici fatti per giocare a calcio per me non erano sacrifici, li stavo facendo per la cosa che amavo di più, appunto il Calcio.
Non è certamente semplice fare il suo lavoro, bisogna guardare tante partite, osservare più giocatori contemporaneamente, intraprendere lunghi viaggi e poi bisogna tener in conto i fallimenti; quante ore lei dedica alla sua professione?
Mah dare dei numeri diventa difficile, posso solo dire che non esistono orari, sia di giorno che di sera (anche di notte) lavoro praticamente tutti i giorni, non esistono festivi, e anche quando sono, diciamo , in vacanza il cellulare è sempre a portata di mano…
Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare procuratore e intermediario (magari poteva diventare allenatore, vista la sua grande esperienza)?
Sicuramente all’inizio, visto che per qualche anno l’ho fatto nella scuola calcio, la carriera di allenatore era una possibilità che avevo preso in considerazione. Poi però, essendo stato sempre affascinato dalla figura del procuratore e intermediario, abbinata al fatto di non dover dipendere da nessuno, se non da me stesso, ho deciso di iniziare a fare l’agente di calciatori.
Lei ha militato in tante squadre, a quale è rimasto più legato?
Sampdoria ovviamente essendo la squadra del mio cuore e avendo passato li 10 anni, poi Lavagnese, Corniglianese e Athletic Albaro dove ho chiuso la carriera. Ma in realtà sono stato molto bene anche nelle altre squadre in cui ho militato come a Sant’Angelo Lodigiano, Tolentino, Vado, Novese, Busalla, Sammargheritese, Carcarese, Culmv Polis. Penso e spero di aver lasciato un buon ricordo ovunque.
Lei è molto conosciuto e stimato, come si arriva ad essere così (cioè stimati e conosciuti)?
Ma non penso di essere così conosciuto, e comunque mi interessa relativamente, ciò che invece mi fa enormemente piacere è essere stimati.
Lei ha scritto che siete visti come il male del calcio, si è chiesto il perché?
Perché molte volte si semplifica e si fa del qualunquismo gratuito. In tutti i lavori c’è chi lavora bene e chi lavora male, e chi lavora male è giusto punirlo, come sarebbe opportuno dire che molte volte gli stessi agenti aiutano le società a scovare potenziali campioni, i mali del calcio sono ben altri…
L’Italia vince l’Europeo nel 2021, poi però nel 2022 non si qualifica per i mondiali. Si è fatto una domanda? Molti danno la colpa al fatto di non dare spazio ai giovani, altri ai troppi soldi, lei cosa pensa di tutto ciò?
Bisognerebbe partire dal basso. Potenziare le scuole calcio con figure idonee, portare professionalità, guardare meno al risultato che è importante, ma non è il fattore più importante nel settore giovanile, ma cercare di creare talenti. Inoltre dovrebbero andare a giocare prima con i grandi, quindi o creare le seconde squadre (progetto nato e morto all’istante) oppure andare prima a confrontarsi con i campionati veri, perché farli giocare fino a vent’anni in Primavera serve a poco.
Un suo pregio?
Sono una persona generosa e leale.
Un suo difetto?
Sono un po’ permaloso.
La sua famiglia cosa rappresenta per lei?
Tutto, non credo ci siano parole migliori per descrivere cosa rappresenta per me.
Sono tante le domande che lei vorrei fare, quando chiudo un’intervista questa è l’ultima: un sogno che vorrebbe che si realizzasse da qui a breve?
Chiudere un grande colpo di mercato, uno simile a quello sfiorato qualche anno fa…
07 06 2022
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