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sabato 14 maggio 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

FABRIZIO

SPAGNUOLO

 





Fabrizio Spagnuolo è un ex giocatore di calcio, così ci si presenta


 “Sono nato a Matera il primo marzo del 1962.  All'età di un anno e mezzo i miei genitori si trasferiscono a Vigevano dove praticamente sono cresciuto. Gioco nel settore giovanile del Vigevano che in quegli anni faceva la serie C.



 L'allora direttore sportivo del Vigevano era un certo Gianbattista Moschino, famoso giocatore degli anni sessanta e settanta che aveva militato nel Torino e nella Lazio- Io nel Vigevano ho fatto i giovanissimi e gli allievi. Nell'estate del '78 Moschino mi segnala al Torino e alla Roma. Decisi di accettare Torino anche perché era più vicino a casa, e non me ne pentii anche perché in quel periodo il Torino era uno dei migliori settori giovanili d'Italia.


Iniziai con gli allievi A con allenatore Rabitti Ercole grande maestro di calcio ma soprattutto di vita. Il secondo e terzo anno faccio la categoria Primavera con allenatore un altro grande maestro, Vatta Sergio. Questo è stato anche l'anno dell'esordio in serie A contro l'Ascoli di Mazzone e credo l'ultimo anno giocato da Anastasi perché se ben mi ricordo era in panchina con l'Ascoli. 


L' estate del '81 faccio una bella esperienza di venti giorni con la Nazionale italiana juniores di Acconcia in Cina in un torneo giocato a Shangai. 


Stagione 1981'82 faccio parte della rosa della prima squadra con allenatore Giacomini, ma purtroppo non riesco a fare nessuna presenza. 


Parecchie volte andavo al sabato con la primavera e la domenica ero o in panchina o in tribuna con la prima squadra. Stagione 1982'83 vengo trasferito alla Reggina in C1 dove colleziono 17 presenze. Stagione 1983'84 Ternana C1 presenze 20 Stagione 1984'85 fino ad Ottobre Ternana C1 5 presenze poi Prato in C2 dove faccio 26 presenze e vinciamo il campionato agli spareggi con l'Alessandria. 


Di seguito le mie stagioni calcistiche:


Stagione 1985'86 ancora con il Prato in C1 con 21 presenze Stagione 1986'87 Perugia in C2 con 14 presenze Stagione 1987'88 Vigevano interregionale l'attuale serie D con 25 presenze Stagione 1988'89 Fiorenzuola interregionale con 30 presenze Stagione 1989'90 Fiorenzuola vinto campionato 33 presenze Stagione 1990'91 Sparta Novara interregionale con 29 presenze Stagione 1991'92 Sparta Novara interregionale 29 presenze Stagione 1992'93 Sparta Novara interregionale 33 presenze Stagione 1993'94 Sparta Novara interregionale presenze 29 Stagione 1994'95 Aglianese promozione toscana vinto campionato presenze 25 Stagione 1995'96 Aglianese eccellenza toscana vinto campionato 30 presenze 


La stagione 1996 '97 è stato l’ultimo anno giocato nel campionato di serie D con 26 presenze 


Poi ho iniziato ad allenare il settore giovanile dell’Aglianese per tre stagioni Ho allenato ancora sette anni nel settore giovanile del Prato poi ho dovuto smettere perché il lavoro non me lo permetteva era il 2011 

 

 


La prima domanda è questa il Covid ha stravolto le nostre vite e anche il calcio, ora sembra che tutto stia tornado alla normalità, secondo lei è così? 

 

l covid ha cambiato non solo il mondo del calcio, ma ha cambiato proprio il mondo in generale. È chiaro che si speri che tutto vada per il meglio il prima possibile, anche se la vedo difficile.

 





                                Reggina

 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sicuramente fin da piccolo. Quando sei bambino e vedi che tutti i giorni non puoi fare a meno di tirare calci ad un pallone, credo che la passione nasca in quel momento. Indipendentemente che tu poi faccia il calciatore oppure no.

 

 

                                                Primavera nel Torino




I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mi ricordo quando i dirigenti del Vigevano vennero a casa mia per parlare del mio trasferimento a Torino. Mio padre non ne voleva sapere. Non voleva assolutamente che io andassi via di casa perché avevo iniziato a lavorare ed il mio stipendio era utile per la famiglia. Furono le mie sorelle a convincere mio padre.

 





                                Con i giovanissimi del Prato '91, stagione 2005 2006





Lei giovanissimo va al Torino, cos’ha pensato in quel momento

 

C'è voluto qualche ora per realizzare il tutto. Poi nei giorni a seguire tutte le mattine ero sempre a vedere nella buca delle lettere se arrivava la convocazione. Quando arrivò la lettera non stavo più nella pelle. Ricordo che pensai: “forse posso diventare un giocatore”.

 





 
                                                     Al Prato




A Torino si era ambientato bene? 

 

Non bene, ma benissimo, era un ambiente adatto per un ragazzo di quell'età.

 

 

                                 Perugia




Nel 1981 lei va in Cina, a giocare un torneo a Shangai dev’essere stata una magnifica esperienza, oggi la società cinese è cambiata, Shangai è una città splendida, moderna con tatti grattaceli, all’epoca com’era la Cina che lei ha conosciuto?

 

 

Tutta diversa di come è ora, per quello che vedo ora nelle varie tv. Molto povera rispetto ad oggi sicuramente. Strutture completamente diverse. Una cosa che mi rimase impressa, era che quando ci portavano in giro per visitare quei  luoghi bellissimi la gente ci guardava come se fossimo dei marziani. Erano quasi tutti vestiti uguale con camice o bianche o blu. Dormivamo in un albergo di quindici piani, in camera dormivo con Francini, la mattina ci svegliava il suono di campanelli di biciclette. Era l'unico mezzo di trasporto per il popolo oltre ai bus comunali. Macchine se ne vedevano poche. Un’esperienza che non dimenticherò.




 

                                            Vigevano

 




Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Non ce ne una in particolare. Io mi sono trovato bene in tutte le squadre in cui ho giocato. Se ne devo citare una forse nella città in cui mi sono fermato che è Prato, perché ho trovato mia moglie .

 

 


 

                                                              Prato. Parma di Sacchi con Signorini mio compagno a Terni.





Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Forse la pallacanestro è quella che mi attira di più. Ti racconto un aneddoto. Facevo le scuole medie ed avevo come prof. di educazione fisica l'allenatore della pallacanestro della squadra della Mecap di Vigevano che militava in A1. Voleva che andassi a giocare nelle giovanili. Mi ricordo che ci sarei andato volentieri perché mi piaceva anche quello sport. Io gli chiesi: “Prof ma se vengo a giocare a pallacanestro col calcio devo smettere? Lui mi disse se vieni devi smettere con il calcio. Allora gli risposi che avrei continuato con il calcio.





                                  Allenamento con  la prima squadra del Torino insieme a Danova





Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi? 

 

La maggior parte dei ragazzi di oggi sono spinti dai genitori a giocare al calcio. E prova ad immaginare perché? Nel 2011 ho fatto un'esperienza di un mese e mezzo in America ad Atlanta ero istruttore di calcio dai bambini ai ragazzi e ragazze fino a 18 anni. Esperienza stupenda anche questa. I ragazzi lì non fanno solo calcio, ma praticano almeno due o tre sport differenti. In questo modo è chiaro che poi scelgono quello che più fa per loro. Questo anche perché non sono ossessionati dai genitori. Hanno anche la fortuna di avere strutture all'avanguardia tipo i college per cui è anche più semplice. Ma la differenza è nella mentalità



Lei giocava nel ruolo di? 

 

l mio ruolo era centrocampista. Poi verso fine carriera come tanti centrocampisti si spostano in difesa centrale.

 

 

                                Ternana




Si ricorda il suo goal più bello?

 

Si me lo ricordo benissimo. Era contro l'Aosta nella stagione ‘90'91 giocavo con la Sparta Novara in interregionale.

 

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Sì, forse qualcosa cambierei, però in linea di massima rifarei quello che fatto.

 

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Se smette quest'anno ed è Chiellini. Sicuramente un esempio per i più giovani.

 




                                     Fiourenzuola

 




Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Negli ultimi anni che ho giocato ho iniziato a pensare al dopo calcio, del resto come fanno tutti. Ho sempre pensato di trovare prima di tutto un lavoro che mi potesse dare tranquillità economica. Se poi ci fosse stata la possibilità di potere allenare a livello giovanile… perché no! E così e stato fino a quando il lavoro me lo ha permesso. Mi sarebbe piaciuto molto continuare a trasmettere quello che di positivo mi ha dato il calcio ai ragazzi. Forse un giorno potrò riprendere ad insegnare calcio, si vedrà.

 

 

Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

Sicuramente la passione, senza quella è impossibile trasmettere. Poi chiaramente anche competenza.

 


 


                                Negli Stati Uniti

 




Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le ha tolto? 

 

Sicuramente il calcio mi ha dato tanto. Mia ha fatto fare esperienze indimenticabili, conoscere tanta gente, girare tanto e di conseguenza conoscere tante città. Però sono dovuto stare parecchi anni senza i miei famigliari e vederli di rado. Mi ha tolto di più l’essere lontano da loro.

 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Niente di particolare, solo serenità e pace per tutti

 

 

 

 

 

 

 

14  maggio 2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

martedì 26 aprile 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GERARDO DI GILIO

 



 


 


      

 

Gerardo (Gerry) Di Gilio, salernitano di anni 20, diplomato presso l’Istituto Tecnico Basilio Focaccia di Salerno è un giovane calciatore e così ci si presenta: 

 

“Il mio percorso calcistico è iniziato nella scuola calcio Millenium dell'ex calciatore della Cavese Luciano Carafa e li sono stato per oltre 10 anni, tre anni fa ho avuto la fortuna di entrare a far parte della Cavese e di confrontarmi in campionati nazionali per poi essere aggregato in prima squadra. Quest'anno dopo aver militato nella prima parte di stagione a Cava sono passato in prestito all'Ercolanese dove ho ritrovato il mister Perrella - era già stato il mio allenatore e avevo condiviso la gioia di vincere un campionato Primavera a Cava - Ad Ercolano è stata una stagione positiva dove ci siamo tolti molte soddisfazioni, anche se rimane una stagione dove posso avere dei rimpianti sia a livello personale che di squadra”

 




 

 


 





Una domanda che ho fatto a molti è la seguente: il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo periodo di pausa durato circa un anno e mezzo? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Sicuramente il covid ha stravolto le nostre vite, penso sia stato un periodo difficile per tutti, diciamo che per fortuna io abito in una casa con molto spazio fuori e quindi mi sono potuto sempre allenare, però a livello calcistico il covid ha sicuramente danneggiato un pò tutti i ragazzi della mia età.

 



Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

La mia passione per il calcio mi è stata tramandata da mio padre che già dall'età di tre anni mi portava sul campo per guardare le partite della sua squadra amatoriale.

 


 Lei si è diplomato, com’è riuscito a coniugare lo studio con lo sport? 

 

Non è stato facile coniugare lo studio con lo sport, ma la mia famiglia mi ha insegnato che le due cose andavano di pari passo e che quindi bisognava fare tanti sacrifici affinché io potessi inseguire il mio sogno.

 








Ha intenzione di continuare nello studio, in caso quale facoltà le piacerebbe fare? 

 

Sì, vorrei continuare con lo studio prendendo una facoltà inerente al mondo del calcio e che mi faccia crescere sia culturalmente che calcisticamente.


 


Da come sappiamo la Cavese è stata fondamentale per la sua crescita sportiva, ci può dire il perché?

 

La Cavese è stata importante per la mia crescita sportiva sia in ottica primavera che poi prima squadra. Ho avuto la possibilità di far parte del ritiro sia quando militava in serie C sia serie D, purtroppo o per demeriti miei o per scelte diverse della società non mi è stata data la possibilità di esordire e questo è un rimpianto che ho .

 


La stagione all’Ercolanese è stata positiva, però perché avrebbe dei rimpianti, sia a livello di club sia personali?

 

È stata sicuramente una stagione positiva perché ci siamo salvati in modo agevole dopo un inizio complicato, ho dei rimpianti sia a livello di club perché ad un certo punto potevamo puntare più in alto per fare in modo di arrivare ai play off, sia a livello personale perché potevo fare qualche gol in più.




Lei gioca nel ruolo di? 

 

Centrocampista sia da interno che da mediano.

 


Si ricorda il suo goal più bello?

 

ll mio gol più bello che ricordo con molto affetto risale ai tempi del campionato regionale con la "Millenium”. Il mister decide di inserirmi come prima punta perché eravamo in emergenza, ad un certo punto   mi arrivò un pallone di spalle alla porta fuori area mi girai sul sinistro e feci un tiro a giro sotto l'incrocio in modo tale da far finire la palla finire in rete.  Ci tengo a precisare che forse è stato il mio primo ed ultimo gol da prima punta.

 








Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Il mio pregio più grande a livello calcistico credo sia l' ”intelligenza calcistica” perché riesco a capire prima lo svolgimento delle azioni . Il difetto invece è che qualche volta mi capita di eccedere con la palla.

 


Alcuni esperti di questo sport dicono che conta molto la determinazione (un allenamento costante), altri che si nasce campioni. Secondo lei con molto allentamento, facendo degli enormi sacrifici, dando tutto se stessi per il calcio, è possibile diventare bravi giocatori?

 

Secondo me con l'allenamento puoi migliorare degli aspetti sia fisici e  poi calcistici, ma penso che alla basa bisogna avere del "talento" naturale.


 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Si, per me sia la famiglia che gli amici sono essenziali, la famiglia è il perno fondamentale per una base solida alle spalle e i veri amici sono importanti nel percorso di crescita.

 


Su di lei ho parlando con qualche addetto del settore ho sentito giudizi molto positivi, ma veramente molto. Che cosa si sente dire a coloro che la stimano, quale sorpresa vorrà riservargli per il futuro?

 

Mi sento di ringraziare tutti coloro che hanno speso una buona parola per me e mi auguro di non deludere le mie e le loro aspettative.

 

 

 

 

 

 

26  aprile  2022

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 10 aprile 2022

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CARMINE LIGUORI

 








Carmine Liguori è nato a Napoli è stato un calciatore dilettante per 12anni nelle categorie promozione eccellenza, nel 2007 finisce col calcio giocato per intraprendere quella da istruttore / allenatore.


 La prima esperienza è in una scuola calcio di Giugliano, poi pian piano si è diplomato UEFA B. Ha fatto diverse varie esperienze da secondo allenatore piazze importi come: Sant’Anastasia e Giugliano.


 Come allenatore può vantare di: aver guidato il Pollena Calcio vincendo il campionato, la Virtus Afragola, il San Pietro a Paternò Ma le sottostazioni le ottiene con i giovani formandosi per tre anni con il Torino tramite l’Accademy Torino F.C. grazie ad una persona squisita come l'ex capitano del Torino Peppe Vives e un allenatore come Teodoro Coppola.



 

“Le ultime esperienze sono state in piazze importanti come San Pietro a Patierno, Giugliano, e Nola, piazze molto calde calcisticamente parlando dove ho conosciuto molte persone che ricorderò volentieri ed altre meno ma fa parte del gioco.

Ora bisogna solo recuperare il tempo che il covid ci ha rubato”

 

 












 

Il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? Riusciva ad allenarsi quotidianamente?

 

Buongiorno Paolo, il covid a cambiato un po' le nostre abitudini e la nostra vita nel quotidiano sperando che al più presto ne usciremo completamente, ma siamo a buon punto.

Sì riuscivo ad allenarmi personalmente visto che mi piace correre ,nella scorsa stagione ero al Giugliano in serie  D ci allenavamo a gruppi facendo tamponi settimanali previsti dalla L.N.D. Quest'anno  al  Nola ho sempre in D stesse procedure. Speriamo che questo momento passi presto anche se l'emergenza è passata dobbiamo comunque stare attenti.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da piccolo mi è stata trasmessa da mio padre ex calciatore dilettante, vivendo il calcio in casa e poi per strada era l'unico nostro divertimento non esisteva ancora tanta tecnologia, poi è venuto tutto da sé.

 









Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

La decisione di diventare allenatore è nata per cercare di trasmettere ai giovani quello che non avevano trasmesso a me da piccolo, sai non si dava molta importanza alla comunicazione con il giovane e a volte mancando quella con una terminologia adatta un giovane poteva andare in difficoltà. Così dopo aver giocato decisi di iniziare e chiamai un amico che aveva una scuola calcio e da lì ho iniziato, anzi lo ringrazio ancora e approfitto per salutarlo è Patrizio Perrotta

 








Lei ha allenato diverse squadre, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?


Certamente, con la piazza di Giugliano sono molto legato, sono stato in due occasioni in eccellenza e in D, non ti nascondo che mio figlio dopo il Napoli e tifoso del Giugliano.

 

Che cosa ci può raccontare delle ultime esperienze da allenatore?

 

Le mie ultime due esperienze sono state in due piazze prestigiose del calcio campano entrambe in D: il Giugliano e il  Nola dove ho conosciuto tante persone che ricordo veramente volentieri.

 

Per il futuro c’è qualche squadra che vorrebbe allenare?

 

Per il futuro cerco un progetto serio sperando che mi possano permettere di lavorare con qualche giovane in più, questo perché oggi in Italia si trascura molto questo aspetto.

Qualche squadra che vorrei allenare? Sono scaramantico un giorno te lo dirò amico Paolo.

 









  L’Italia ha vinto gli Europei, poi però non si è qualificata per mondiali, secondo lei perché?

 

Diciamo che gli è “girata male” sbagliando qualche rigore decisivo, ma sono anni che ripeto che al momento il calcio italiano è mediocre, siamo un po' indietro con i giovani, in Europa le primavere hanno in rosa ‘04 e ’05, noi ancora 2002 ,2003 e qualche caso siamo al 2004.

 

Quale squadra vincerà lo scudetto?


Da tifoso del Napoli spero il Napoli, ma vedo più strutturata l'Inter

 

Come mai in Europa non riusciamo a vincere più nulla?

 

Come detto prima al momento siamo in un campionato mediocre, dobbiamo cercare di cambiare un po' di cose nel sistema calcio.

 









Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore? 

 

La qualità umana poi tutto il resto, il dialogo l'essere prima uomo e poi allenatore aiuta molto nel rapporto con la squadra e i singoli calciatori.

 

 Che cosa le sta dando il calcio e che cosa le sta togliendo? 

 

Il calcio mi dà tanto tutti i giorni. Cosa mi toglie? La famiglia, la si trascura la famiglia.

 

Una partita da allenatore che vorrebbe dimenticare?

 

 Giugliano – Cervinara, finale di Coppa campana di eccellenza.

 

Un suo pregio?

 

Motivatore

 

Un suo difetto?

 

Ne ho  tanti non basterebbe un giorno per elencarli.

 

Come   descriverebbe se stesso nei riguardi di una persona che non conosce nulla di lei?

 

Non riesco a descrivermi perché ogni pensiero è soggettivo, spero solo di piacere di più sotto l'aspetto umano.




 





Un sogno per il futuro?

 

Solo continuare il mio percorso se sono rose fioriranno si dice così ?


Sì, si dice così!

 

 

 

 

 

10 aprile  2022

 

(Tutti i diritti riservati)