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venerdì 23 maggio 2014

RIFLESSIONE  DI VENERDI’  24 MAGGIO   2014


Al centro della bandiera italiana dovrebbe esserci questa scritta…



dovrebbe






perché?

A breve la risposta...

domenica 11 maggio 2014

RIFLESSIONE  DI LUNEDI’   DOMENICA 11 MAGGIO   2014


Cecco Angiolieri (Siena l 1260/1312).

 La mia malinconia
“La mia malinconia è tanta e tale,
ch'i' non discredo che, s'egli 'l sapesse
un che mi fosse nemico mortale
che di me di pieta non piangesse…”


Questi versi fanno parte della lirica La mia malinconia, e sono  notevoli per penetrazione psicologica.. Interessante, a tal proposito, risulta la definizione della parola-chiave «malinconia». La sua accezione moderna («stato d’animo intonato a una vaga tristezza, non priva di qualche conforto»1) ci porterebbe fuori strada. «Malinconia», come molti sanno  è invece termine tecnico della medicina medievale; significa letteralmente “umor nero”, inteso proprio come secrezione della bile. Mario Marti, uno dei più importanti studiosi dell’opera di Angiolieri, ci chiarisce che la malinconia per Cecco  è  come «desiderio del godimento allo stato puro, insoddisfazione, cupidigia di vita e l’umor nero che ne deriva». Si tratta dunque di uno stato legato ai sensi e al corpo, di una condizione psicofisica assai lontana dal vago e lirico sentimento che noi intendiamo con la stessa parola e che essa venne usata nelle liriche di fine settecento e primi dell’Ottocento. Dunque vi chiederete, cosa puo’ aver a che fare la malinconia di Cecco con la situazione attuale? A che fare, perché anche la mia malinconia è tanta e tale nel veder: una nazione che fa difficoltà a uscire fuori dalla palude economica-sociale. La mia malinconia è tanta tale che si fanno solo bizantinismi. Ecco perché sono malinconico.










lunedì 5 maggio 2014



RIFLESSIONE  DI LUNEDI’  6 MAGGIO  2014


IL FASCISMO  DEL CONFORMISMO -

Pubblico una mia riflessione su   P.P. Pasolini, il testo: Gli scritti corsari, una raccolta di articoli pubblicati dall’autore presso i vari quotidiani dell’epoca, sfogliando il libro questa volta la mia attenzione è stata catturata dal seguente articolo 11 luglio  1974,Ampliamento del bozzetto sulla rivoluzione antropologica in Italia.
L’autore ritiene c  negli anni ’70 “ chi ha manipolato e radicalmente  (antropologicamente ) le grandi masse contadine e operaie  italiane e un nuovo potere che mi è difficile definire: ma di cui sono certo che è il più violento e totalitario che ci sia mai stato: esso cambia la natura della gente, entra nel più profondo delle coscienze. (…) Il bombardamento ideologico  televisivo non è esplicito: esso è tutto nelle cose, tutto indiretto. Mai un modello di vita ha potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione. Il tipo di uomo o donna che conta, che è moderno, che è da imitare e da realizzare, non è descritto o decantato: è rappresentato! (…) Gli eroi della propaganda televisiva – giovani su motociclette, ragazze accanto a dentifrici – proliferano in milioni di eroi analoghi nella realtà. La televisione (…) a livello involontario è stata al servizio di un nuovo potere, che non coincide più con la democrazia cristiana e non sa più che farsene del Vaticano. Cio’ che più mi impressiona è (…) è che il potere ha deciso che noi siamo tutti uguali. (…) Ognuno in Italia sente l’ansia degradante  di essere uguale agli nel consumare, nell’essere felice, nell’essere libero.
Lo scritto è del 1974, e devo ammettere che ho dovuto fare una sintesi, l’autore affermava di aver visto l’uguaglianza nel vestire in Russia, con la differenza che i Russi questa uguaglianza se l’erano conquistata con la Rivoluzione del 1917, in realtà studiando bene la storia, le cose non andarono  certamente così. Ma non è in questo momento la storia della Rivoluzione Russa che mi interessa, è il concetto dell’uniformità. Uniformità oltre che del vestire, uniformità nel pensiero. Dunque, di fronti a certi fenomeni sociali: bisogna saper capire, comprendere, accettare, accogliere, oppure c’è il pensiero  opposto: non capisco, non comprendo, non voglio accettare, e neppure accoglierò mai. Ecco il fascismo del conformismo, la diversità di pensiero, la riflessione critica è bandita, si è eretici. Prediamo il caso Giuliani: per la Sinistra (ancora con questo termine privo di fondamento) un eroe; per gli altri “un poco di buono che la morte se l’è cercata”. Non ho letto nessun commento serio  che approfondisse il caso, che venisse letto sotto altre angolature. Il potere ha dunque deciso, dobbiamo essere tutti uguali anche del dissentire. Attenzione ad essere diversi: rischiate di essere messi al confino.










giovedì 1 maggio 2014

RIFLESSIONE  DEL PRIMO MAGGIO  2014



PAOLO RADI


DICHIARA GUERRA






NELLA GUERRA IO NON FACCIO PRIGIONIERI





martedì 22 aprile 2014

RIFLESSIONE DI  MARTEDI’ 22 APRILE 2014



Mentre in questi giorni stavo dando un’occhiata alla mia libreria, il mio occhio si è posato sul testo di P.P. Pasolini, Gli scritti corsari, una raccolta di articoli pubblicati dall’autore presso i vari quotidiani dell’epoca, sfogliando il libro la mia attenzione è stata catturata dal seguente articolo 24 giugno 1974, Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo, leggiamo questo passo:


“ Tutti gli italiani giovani compiono questi identici atti, (l’autore si riferiva al fatto che all’epoca tutti i giovani decidevano di farsi crescere i capelli fin sulle spalle, seguire attentamente i programmi televisivi, vestirsi alla moda) hanno questo stesso linguaggio fisico, sono interscambiabili; cosa vecchia come il mondo se limitata a una classe sociale, a una categoria: ma il fatto è che questi atti culturali e questo linguaggio somatico sono interclassisti. In una piazza piena di giovani, nessuno potrà distinguere, dal suo corpo, un operaio da uno studente, un fascista da un antifascista; cosa che era ancora possibile nel 1968. (…) Il vecchio fascismo distingueva: mentre il nuovo fascismo – che è tutt’altra cosa – non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo. “


Lo scritto è del 1974, oggi siamo nel 2014, uno scritto profetico oserei dire. Se ho scelto questa parte è perché oggi molti – vista l’attuale situazione socio-economica – invocano un nuovo fascismo, altri invece preferiscono rifugiarsi nel vecchio. Solo che non si sono accorti che il nuovo fascismo, c’è già, è solo più strisciante, più difficile da estirpare: è il fascismo del consumismo. Se nel prossima riflessione affronterò il fascismo del conformismo, oggi la mia riflessione breve si soffermerà su questo. Alle divise balilla si sono sostituite altre divise, oggi l’imperativo è: comprate, comprate, comprate. Pasolini non esagerò quando scrisse quest’articolo, capì che la Democrazia Cristiana, il P.C.I e la Chiesa non avevano compreso il mutamento antropologico dell’Italia post-fascista, come del resto non lo capirono le Brigate Rosse, ma quale dittatura del proletariato volevano instaurare se c’era già quella del consumismo? Quali riforme mai si sarebbero potute attuare in Italia se già la più importane era in corso? Il nuovo fascismo fu la rovina di tanti partiti, e di certo non lo si sconfigge con una guerra, pur quanto dolorosa essa possa essere. Altri partiti sorsero dopo la fine della prima repubblica, e se ebbero successo era proprio perché il loro slogan implicito riguardava il fascismo del consumismo esteso alla massima potenza.