RIFLESSIONE
DI MARTEDI’ 22 APRILE 2014
Mentre in questi giorni stavo dando un’occhiata alla mia
libreria, il mio occhio si è posato sul testo di P.P. Pasolini, Gli scritti corsari, una raccolta di
articoli pubblicati dall’autore presso i vari quotidiani dell’epoca, sfogliando
il libro la mia attenzione è stata catturata dal seguente articolo 24 giugno 1974, Il vero fascismo e quindi il
vero antifascismo, leggiamo questo passo:
“ Tutti gli italiani giovani
compiono questi identici atti, (l’autore si
riferiva al fatto che all’epoca tutti i giovani decidevano di farsi crescere i
capelli fin sulle spalle, seguire attentamente i programmi televisivi, vestirsi
alla moda) hanno questo stesso linguaggio
fisico, sono interscambiabili; cosa vecchia come il mondo se limitata a una
classe sociale, a una categoria: ma il fatto è che questi atti culturali e
questo linguaggio somatico sono interclassisti. In una piazza piena di giovani,
nessuno potrà distinguere, dal suo corpo, un operaio da uno studente, un
fascista da un antifascista; cosa che era ancora possibile nel 1968. (…) Il
vecchio fascismo distingueva: mentre il nuovo fascismo – che è tutt’altra cosa
– non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americamente pragmatico.
Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del
mondo. “
Lo scritto è del 1974, oggi siamo nel 2014, uno scritto
profetico oserei dire. Se ho scelto questa parte è perché oggi molti – vista
l’attuale situazione socio-economica – invocano un nuovo fascismo, altri invece
preferiscono rifugiarsi nel vecchio. Solo che non si sono accorti che il nuovo
fascismo, c’è già, è solo più strisciante, più difficile da estirpare: è il
fascismo del consumismo. Se nel prossima riflessione affronterò il fascismo del
conformismo, oggi la mia riflessione breve si soffermerà su questo. Alle divise
balilla si sono sostituite altre divise, oggi l’imperativo è: comprate,
comprate, comprate. Pasolini non esagerò quando scrisse quest’articolo, capì
che la Democrazia Cristiana, il P.C.I e la Chiesa non avevano compreso il
mutamento antropologico dell’Italia post-fascista, come del resto non lo
capirono le Brigate Rosse, ma quale dittatura del proletariato volevano
instaurare se c’era già quella del consumismo? Quali riforme mai si sarebbero
potute attuare in Italia se già la più importane era in corso? Il nuovo
fascismo fu la rovina di tanti partiti, e di certo non lo si sconfigge con una
guerra, pur quanto dolorosa essa possa essere. Altri partiti sorsero dopo la
fine della prima repubblica, e se ebbero successo era proprio perché il loro
slogan implicito riguardava il fascismo del consumismo esteso alla massima
potenza.
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