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giovedì 27 novembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

SIMONE

VISCA

 


   

Simone Visca e nato a Roma il 23/11/94, sin da ragazzo ha militato nella S.S. Lazio  (dai pulcini agli allievi),  poi dopo 11 anni di stop ha ricominciato dalla 2° categoria con un gruppo di amici e quest’ anno siamo primi in classica cercando di conquistare la 1 categoria con la Virtus  Tormarmarancio.







La prima domanda che le voglio fare è la seguente la stagione calcistica sta andando bene, secondo lei di chi sono i meriti?

 

Sì, devo dire che siamo partiti con la giusta mentalità e con un obiettivo da raggiungere partita dopo partita. I meriti sono in primis della società e a scendere dei nostri mister con l’aiuto del prof. Luca per arrivare alla squadra che nasce come un gruppo di amici e negli anni è diventata una “banda” dentro e fuori al campo.


 



La classica domanda che faccio sempre: quando ha scoperto

che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Probabilmente già prima di nascere, anche perché vengo da una famiglia che frequenta anche adesso lo stadio ( sia da parte di mio padre, che da parte di mia mamma),  sin  dalle prime foto che ho di quando ero in culla una sciarpa o un pallone sono sempre stati presenti. 




 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?” (Lei però ha la maturità scientifica, li ha comunque accontentati)

 

Mi ritengo una persona estremamente fortunata ad avere una famiglia che mi ha sempre supportato in tutto e per tutto, ad oggi ti dico che quando siamo ragazzi non ci accorgiamo dei sacrifici e dell’amore che mettono i genitori per vederti con un sorriso in faccia.

 

 Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che mi sono sempre stati vicino prendendo molte volte freddo, pioggia, grandine, neve e caldo pur di vedermi giocare in giro per l’Italia; so che non potrò mai sdebitarmi per il tempo e la costanza che mi hanno dedicato, anche se non ce n è bisogno.

 

Per quanto riguarda lo studio diciamo che non è mai stato il mio punto forte però un diploma l’ abbiamo portato a casa.

 





Come mai ha iniziato la sua carriera nella S.S. Lazio, e che tipo di esperienza è stata?

 

Sicuramente una scelta dettata dalla fede che mi ha dato la possibilità di crescere molto in una società che a livello di settore giovanile, in quel periodo, era una delle migliori in Italia.

 




Ad un certo punto lei decide di star fermo per 11 anni, ma non le mancava il rettangolo verde?

 

Sì, sono stato fermo 11 anni perché avevo visto la grande occasione sfumare, così ho preferito principalmente dedicarmi a costruire un qualcosa di più reale concentrandomi sul lavoro, ma anche fare delle esperienze di vita anche all’estero;  ad oggi ti dico che probabilmente avrei potuto insistere per poter fare qualche categoria importante, ma il percorso anche di vita sarebbe stato completamente diverso e non ho rimorsi in merito.






Lei gioca nel ruolo di? 

 

Nasco come difensore centrale, ma non mi dispiace giocare a centrocampo, infatti quest’anno lo sono e questo ruolo mi regala  molte soddisfazioni. 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Ho sempre avuto ottimi rapporti con tutti i mister, ovvio che comunque più è forte il rapporto più è facile discutere. Più che discussioni però sono scambi di idee, a volte dette con una certa irruenza, ma che finiscono di lì a breve.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, cerca di far prevalere il suo punto di vista, oppure ascolta le idee degli altri?

 

Mi ritengo, anche a detta dei miei compagni, un giocatore carismatico, ho un ruolo importante nella squadra, il che ha i suoi pregi ma anche i suoi difetti, mi piace essere un punto di riferimento per i ragazzi più giovani ed avere anche un gran rapporto con gli altri “senatori” della squadra.


 




Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un pregio? Potrebbe essere la voglia di non mollare mai, di combattere su ogni pallone e di fare ciò che è più importante, ovviamente sempre per la squadra prendendomi più responsabilità possibili.

 

Un difetto? Posso dirti   che sono una persona molto esigente in campo e molte volte magari mi trovo ad usare anche toni eccessivi nei confronti dei miei compagni, questo accade se vedo che non danno il 100%.

 




Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, questa domanda gliel’ho fatta perché abbia saputo che forse ci sarebbe stata un’occasione che poi lei ha perso,  è così?

 

Negli anni ci sono state offerte da squadre fuori Roma, ma come ti dicevo, una volta vidi passare il grande treno, però  ho preferito sempre il lavoro e la stabilità per un futuro a venire, invece di inseguire un sogno. Purtroppo bisogna fare delle scelte e nessuno può sapere al contrario come sarebbe andata.

 




Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Alessandro Nesta, è il mio idolo da quando sono bambino, giocatore elegante fortissimo e uno dei migliori difensori della storia. 

 

Una domanda che non sempre faccio: lei domani riceve una telefonata da un club estero, che fa accetta la proposta oppure a malincuore rifiuta?

 

Probabilmente il folle che è in me accetterebbe subito, però poi subentrerebbe il lato razionale e a 31 anni rifiuterei a malincuore. 


 



Secondo lei perché la Nazionale da diversi anni non ottiene dei grandi successi di un tempo?

 

Il problema della nazionale parte dalle basi, i settori giovanili italiani non hanno più ragazzi validi e attaccati anche ai valori di un tempo che hanno reso il calcio italiano famoso e invidiato nel mondo. 

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Calcisticamente spero di portare la mia società il più in alto possibile. Nella vita spero di potermi realizzare in tutto ciò che faccio.


 



A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista ai miei compagni di squadra,  se oggi sono qui a parlare con te è anche grazie a loro che mi mettono in condizione di dare il meglio, al prof. Luca che mi ha rimesso in forma dopo tanto tempo, ai mister Mario e Alessandro che fanno un lavoro enorme, alla presidenza e che fa di tutto per non farci mancare nulla,  GIGI una figura fondamentale nella nostra squadra.

 

Infine e ci tengo a precisarlo, vorrei dedicare inoltre l’intervista a mio fratello Marco che non è più con noi, ma che veglia ogni giorno su di me da lassù. 

 

 

 

Grazie 

 

28  11     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

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