SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
VITO
FANELLI
Mi chiamo Vito fanelli e sono nato a Bari il 15/12/1967 sono cresciuto nel settore Giovanile del Monopoli Calcio dove a 17anni ho esordito in C/1, le altre società dove ho militato sono state le seguenti: Barletta, Potenza, Matera, Maglie, Bisceglie, Ostuni, Rionero in Vulture Manduria, Trani, Real Piedimonte.
Da allenatore ho vinto due Campionati di eccellenza e uno di Promozione, ho fatto anche presenze con la nazionale militare e dilettanti.
Ora sono 15 anni che mi piace formare giovani calciatori svolgo anche il lavoro come scouting, copro la Puglia per La Vigor Global di Claudio Vigorelli, chi mi ha dato questa possibilità è stato Andrea Ritorni il nostro Capo Scouting.
Come prima domanda le voglio fare questa: i suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
Ai miei genitori avrebbe fatto piacere se continuavo la scuola, ma ero arrivato ad un punto dove a 16 anni e mezzo, facevo già parte della prima squadra – settore giovanile del Monopoli calcio – e quindi non andavo mai a scuola, i vari allenamenti e le trasferte mi hanno obbligato a fermarmi. Però quando ho avuto la possibilità ho ripreso gli studi perché riuscivo ad abbinare sia il calcio sia lo studio.
Che effetto le ha fatto esordire in C1 con il Monopoli calcio? Immagino che sarà stato molto bello ed emozionante.
Il mio esordio me lo ricordo ancora, era l’11 novembre 1986 in quel momento ero in panchina, anche perché avevo da poco compiuto 17 anni e quando il mister Colautti mi disse:”Riscaldati” è chiaro che mi tremavano un po’ le gambe, poi da quel momento ho pensato solo a giocare, non pensando più a niente. Da quel momento è partita la mia carriera, si giocava Monopoli-Cosenza e terminò 1 a 1.
Lei ha poi giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più legato?
Comincio con il dire che ho avuto il piacere di giocare in piazze prestigiose, ad esempio: Matera, Potenza, Barletta, Trani, non sono legato a una squadra, ma a tutte, ho lasciato un buon ricordo e ho molti amici. A quei tempi per il calciatore si aveva un certo riguardo, comunque, però ripeto dopo tanti anni ti rivedi e ti risenti, inoltre ho legato con qualche tifoso.
Lei giocava nel ruolo di?
Terzino sinistro, avevo “tanta corsa”, avevo un buon piede, questo è stato il mio ruolo naturale, mentre negli ultimi 4 o 5 anni sono diventato centrocampista.
Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le loro decisioni con serenità?
Ho sempre rispettato le decisioni, sono sempre andato d’accordo con tutti gli allenatori che ho avuto, ti faccio questi nomi: Colautti, Carrano, Marcello Pasquino, Antonio La Palma, Santin Gianfranco Casarsa, tra l’altro tutti erano calciatori di livelli molto alti, da loro ho preso sempre degli spunti interessanti, non solo mi hanno dato tanto sotto l’aspetto umano e sportivo, di questo mi sento gratificato visto che oggi che svolgo il loro mestiere.
Generalmente che ruolo aveva all’interno del gruppo, mi spiego: ascoltava i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tendeva a imporre la sua volontà?
Negli spogliatoi dove ho giocato mi sono sentito sempre leader, anche quando ero giovane, leader tra virgolette, con il dovuto rispetto perché posso dire di aver vissuto con tanti fratelli, era lo spirito di gruppo che ti portava ad arrivare all’obiettivo finale, è ovvio che il gruppo è fondamentale, naturalmente ascoltavo gli altri, perché quando sei giovane qualche anziano ti dà dei consigli e viceversa è capitato a me quando ai giovani ho potuto dare loro dei suggerimenti.
Ad un certo punto lei diventa allenatore, come mai questa scelta (il calcio non lo voleva proprio lasciare)?
Divento allenatore, attenzione, allenatore è una parola importante, diciamo che quando non avevo più stimoli ho avuto la possibilità di fare l’allenatore in campo, cioè ero allenatore e calciatore, e l’anno dopo nel 2003 ho avuto la possibilità di allenare una squadra di eccellenza in Basilicata, l’Avello, dove o per fortuna o per bravura abbiamo vinto subito il campionato.
Secondo lei la qualità migliore che deve avere un allenatore quale dev’essere?
L’allenatore deve avere tante qualità, una preparazione a 360°, questo perché devi fare lavorare la squadra in base alle tue idee calcistiche e poi devi essere autoritario perché sei solo contro la squadra, devi farti rispettare, creare un rapporto professionale con loro perché sono poi loro i protagonisti. Ritengo che l’allenatore oggi rispetto ai miei tempi sia anche cambiato, oggi c’è uno staff, c’è il personal trainer, hanno più possibilità di essere più liberi. In conclusione posso dire che quello che conta è il rapporto con i giocatori.
Ora lei, è scouting per la Vigor Global, quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente?
Sì, sono 4 anni che lavoro con la Vigor Global di Claudio Vigorelli che è uno degli agenti più importanti al mondo e non posso che essere fiero di lavorare per lui, però devo dire grazie al mio capo-scouting che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere 4 anni fa e si chiama Andrea Ritorni, egli mi ha dato la possibilità di essere scouting per la mia regione, e questo mi ha permesso di avere quella linfa vitale per ripartire e reinserirmi nel calcio professionistico.
Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le ha tolto?
Posso affermare che il calcio ti dà e ti toglie come ogni cosa nella vita quotidiana, ma, forse quello che mi ha tolto è questo, quando ho iniziato la mia carriera a fine campionato c’erano due squadre importanti che mi volevano: la Cremonese e l’Atalanta, però io ero legato con contratto triennale con il Monopoli, il mio presidente non volle darmi a titolo gratuito, perché voleva economizzare su di me, questo è stato il mio rimpianto perché io non ero nessuno, anche se giocavo in C1, però se avessi avuto quella possibilità forse la mia carriera sarebbe potuta cambiare, ma non rimpiango nulla visto che ho potuto vestire anche la maglia della Nazionale Dilettanti, la maglia della nazionale militari, nel complesso sono soddisfatto di quello che ho realizzato.
Un giocatore che lei ammira?
Di calciatori che ho ammirato ce ne sono stati tanti, credo che dal punto di vista comportamentale e come educazione calcistica Maldini e Del Piero siano stati i più esemplari.
Un sogno per il futuro
Non ho mai pensato a un futuro da quando ho iniziato a dare il primo calcio alla palla, ho sempre pensato che il calcio ti riserva sempre delle possibilità, ogni giorno cerco di lavorare e di dare il meglio di me stesso ai giovani.
A chi le piacerebbe dedicare questa intervista?
La dedico a coloro che hanno stima di me, e ti ringrazio per la possibilità che mi hai dato.
Grazie
08 11 2025
(Tutti i diritti riservati)








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