SEZIONE SPORT
Paolo Radi intervista
GIUSEPPE
D’AURIA
Giuseppe D’Auria inizia a muovere i primi passi da calciatore all’età di 10 anni. Inizia con la scuola calcio Neapolis Scuola Calcio, per poi passare l’anno successivo alla Mater Dei e qui fa il primo campionato regionale. L’anno dopo si trasferisce al Catania calcio, inizia la preparazione, ma per motivi personali ritorna a Napoli. Un mese dopo riceve una chiamata dal Mantova Calcio, nei Giovanissimi Nazionali, e ci rimane un anno, la mancanza di casa come lui stesso ci dice si fa sentire. Successivamente gioca negli Allievi Nazionali con il Monza Calcio, poi, sempre allievi nazionali, gioca con il Sorrento facendo i playoff, contro l’Empoli, i playoff sono però a favore dell’Empoli. Dopo il Sorrento milita nell’U.S. Arzanese 1924 (Arzano) partecipa alla Berretti Nazionale e fa pure il torneo di Viareggio. Altra categoria in cui milita è in eccellenza con il Sant’ Anastasia, vince un campionato di promozione con il Casalnuovo, di nuovo gioca in eccellenza con il Sorrento.
A 26 anni a causa di un infortuno alla gamba lascia il calcio per dedicarsi alla carriera di allenatore.
La prima domanda è la seguente; il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo periodo di pausa? Riusciva a svolgere il suo mestiere di allenatore?
Durante quei mesi non allenavo ancora, ma quel periodo mi è servito tanto per riflettere sul percorso che avrei voluto intraprendere.
Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Ho scoperto la passione per il calcio giocando in strada con i miei amici, era il nostro passatempo più bello.
I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
I miei genitori sono il “mio tutto”, mi hanno sempre dato dei consigli importanti, mi hanno messo sempre sulla strada giusta nonostante le mi scelte calcistiche non siano state delle migliori. Comunque mi hanno appoggiato in tutto e per tutto.
Giovanissimo lei va a giocare nel Catania Calcio, dopo poco tempo ritorna a casa, ci può spiegare meglio cos’è successo?
Sono partito in ritiro con il Catania, ma dopo tre settimane sono tornato a Napoli. Non sono riuscito a resistere lontano dalla mia città, quella decisione rimane il mio più grande rimpianto.
Poi si trasferisce a Mantova e infine nel Monza, ma ci rimane poco, il motivo è sempre la mancanza di casa?
A Mantova ho passato un anno molto complicato sia calcistico sia scolastico. Ero fuori casa contro la mia volontà, e calcisticamente non riuscivo a esprimermi come avrei voluto. Questo mio malessere, se possiamo così chiamarlo mi portò sia a non giocare bene e sia a non andare bene a scuola.
A mente fredda rifarebbe la stessa scelta: quella di ritornare a casa?
Ora non rifare la scelta di tornare a casa, ma ciò non toglie che io abbia imparato tanto da quell’ esperienza fuori caso, ti posso dire che sono cresciuto tanto sotto diversi aspetti.
I suoi rapporti con i vari mister che ha incontrato come sono stati?
Ho imparato tanto da tutti gli allenatori, devo ammettere che non sono stato certamente un calciatore modello; comunque di ognuno di loro mi è rimasto qualcosa.
Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?
Oggi tutti vogliono diventare giocatori forse per “fame” – con fame intendo quei giovani che vengono da famiglie disagiate - e forse per “soldi”. E’ giusto ambire in alto, ma alla base c'è bisogno di tanta passione e amore per questo sport, e sono del parere che lavorare seriamente e facendo molti sacrifici alla fine paghi sempre.
Si ricorda il suo goal più bello?
Il gol più bello l’ho realizzato in Sicilia, partita Siracusa-Arzanese, Beretti Nazionale.
Adesso ha scelto di fare l’allenatore, quale categoria di giovani allena?
Oggi alleno i 2008. La scelta di allenare parte da dentro e bisogna essere predisposti al giudizio di tutti e mettersi in gioco senza paura.
Come si trova ad allenare?
Amo quello che faccio anche se non è semplice, devo dividere il tempo tra il lavoro, passione per l’allenamento e la mia famiglia, comunque cerco di fare del mio meglio in tutto quello che faccio.
Un giocatore che lei ammira tantissimo?
Di giocatori ne stimo tanti, ma nel particolare ammiro qui giocatori che nonostante le difficoltà sono riusciti ad arrivare in alto grazie al duro lavoro al sacrificio e alla determinazione.
Lei vive a Scampia che cosa rappresenta questo luogo?
Scampia ha vissuto momenti difficili, ma ora è tutto passato, sono cresciuto nelle vele e sono orgoglioso della mia infanzia perché ha formato la persona con sono oggi.
Famiglia e amici quanto sono importanti per lei?
La famiglia e gli amici quelli veri sono la base della mia vita.
Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?
I sogni sono cose irraggiungibili. Io ho obbiettivi e me li tengo per me, voglio prima raggiungerli, per poi dire che quelli erano i mie obbiettivi.
02 luglio 2023
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