DI PAOLO RADI
CONVERSANDO CON...
ANTONIO
SILVANO
Antonio Silvano è nato a Napoli il 20 settembre 1995, ha frequentato l’Istituto Industriale, inizia a giocare nella scuola Calcio Napoli, ed ora gioca in eccellenza veneta, nome della squadra: Portomansuè.
La prima domanda è un classico: si ricorda quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?
Ricordo che quando ero bambino non ero appassionato tanto di
Calcio, mi piaceva la boxe, ricordo che mio papà mi costringeva
Calcio, mi piaceva la boxe, ricordo che mio papà mi costringeva
Andare agli allenamenti, poi pian piano non ho potuto più fare a meno di un pallone.
I suoi genitori hanno cercato di appoggiare la scelta, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”
I miei genitori come prima cosa mettevano avanti sempre lo studio e poi dopo aver fatto il mio dovere mi permettevano di fare sport.
Lei è nato a Napoli e le occasioni per praticare altri spor non le mancano, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla?
Ti posso dire che a Napoli il calcio si vive in strada, in un qualsiasi vicolo di Napoli vedi ragazzi che giocano a calcio per loro è tutto, se non avessimo avuto un pallone lo avremmo fatto con la carta, in quanto alle porte prendevamo due sassi e iniziavamo a giocare.
Lei ha giocato in tantissime squadre, a quale è rimasto più legato?
Si possono dire di aver girato abbastanza specialmente negli ultimi anni, diciamo che un po’ tutte le esperienze ti restano sia in positivo che in negativo, ma posso dire che le squadre che mi restano impresse un po’ come gruppo e un po’ come obbiettivi sono il Real Albanova, la Gioiese e la Sancataldese.
Perché tutti provano a diventare calciatori? Che cosa gli attira, più la fama o i soldi?
Beh, diventare calciatori e il sogno di tutti quelli che praticano calcio, credo che sia scontata la risposta: fama e soldi.
Il suo goal più bello?
Ce ne sono gol belli, ma voglio elogiare quello di quest’anno tra il Sancataldese contro il Marineo feci il 2-1 al 84”, oltre alla bellezza è stata l’importanza del gol, era un periodo un po’ buio, perché erano circa 4 partite che non andavo in rete.
Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le sta togliendo?
Il calcio si sa ti dà e ti toglie, ti regala tante emozioni sia positive che negative, ti toglie abbastanza tempo per la tua famiglia, ovviamente parlo di me che viaggio abbastanza.
Com’è il suo rapporto con i tifosi?
Mah, con i tifosi mi sono trovato sempre bene, ovviamente nel
mio ruolo contano i gol, i tifosi vogliono solo quello dagli attaccanti, se segni sei il migliore se non segni viceversa.
Con gli arbitri generalmente come sono stati i suoi rapporti e come sono oggi, mi spiego accetta una loro decisione in maniera tranquilla, oppure tende a protestare con una certa veemenza?
Senza arbitri non potremmo giocare, sono un pilastro. Lo so nel
calcio, ovviamente sbagliano anche loro come noi, ci sono decisioni difficili da digerire.
Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe?
Sono una persona umile e che qualsiasi obiettivo che ho in mente cerco sempre di guadagnarmelo.
Alcuni calciatori di Napoli mi ha detto che per loro non è stato facile adattarsi quando sono approdati nelle varie squadre di fuori regione. Venivano guardati con molta diffidenza, e di questo ne hanno un po’ sofferto. Perché succede questo?
Io posso dire che nascere a Napoli mi ha aiutato ad ambientarmi bene in qualsiasi squadra, si è vero io ho incontrato diverse forme di razzismo verso il Sud ma questo può soltanto rafforzarci, per il
resto facciamo parlare il campo.
Quanto è importante la famiglia per lei?
La famiglia nella vita è tutto, chi ti vuole bene più dei tuoi cari?
Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?
Ho tanti amici anche perché nel
calcio conosci tante persone, ma ne posso fare a meno, preferisco sempre la mia famiglia.
Alcuni giocatori mi ha detto che il calcio certamente è stato importante, ma anche è stato molto utile frequentare la scuola per prendere il diploma di maturità.
Come ho detto in una domanda, prima viene il dovere e poi il piacere, la scuola è la base della vita, senza scuola non sapresti rispondere nemmeno a una domanda.
Ritiene che anche lo studio possa salvare un giovane ragazzo da una determinata realtà? (che non appartiene solo a Napoli, ma che è comune a tante altre città)
Lo studio è la base di tutto per iniziare ad organizzare i progetti della tua vita.
Lei è nato a Napoli, potrebbe descrivere con poche parole la sua città?
Napoli e unica sotto tutti i punti di vista, e la difenderò per tutta la
vita
Grazie
a cura di Paolo Radi
25 07 2020
(Tutti i diritti riservati)
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