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lunedì 10 agosto 2020

A CURA DI PAOLO RADI 







UNA CONVERSAZIONE 
     

     
 CON  




MARCO   
MARZOCCHELLA 












Marco Marzochella è nato il 16 aprile del 1986 a Napoli ha conseguito la Maturità Scientifica, 94/100, ha iniziato giovanissimo nel settore giovanile del Pescara calcio, poi è stato acquistato dall’Alessandro calcio, queste sono le squadre in cui ha militato: Renato Curi Angolana, Montebelluna, Montevarchi San Donà di Piave, Rossanese, nel Trento calcio ( tra l’altro a Trento ha lavorato in un’agenzia investigativa per 5 anni)  è rimasto 6 anni, Desenzano sul Garda,  Mori Santo Stefano, Aquila,  Positano,  Vis Ariano e Accadia, ha firmato ora con il Saviano 1960.













Come prima domanda le voglio fare questa, il mondo dello sport è stato stravolto, come ogni settore della vita, secondo lei, tutto tornerà come prima, oppure anche il calcio subirà dei cambiamenti, o forse già li stiamo vedendo visto che si gioca a porte chiuse? 

L’augurio è che tutto tornerà come prima al più presto possibile, certamente a volte  eravamo abituati a vedere solo qualche partita a porte chiuse, ora invece è  diventata un’ abitudine e sinceramente non c’è cosa più brutta.





Secondo lei c’erano le condizioni per aver fatto ripartire il campionato di serie A - vinto anche quest’anno dalla Juventus - e la Champions, non era meglio rimandare tutto?

Penso che i vertici del calcio a livello internazionale abbiano fatto le loro valutazioni molto accuratamente per fare in modo che ripartisse! Ha vinto ancora una volta la squadra più forte...










Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

A 5 anni ho iniziato e da lì non ho più smesso, quindi fin da subito.









I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

Inizialmente i miei non erano d’accordo che partissi così giovane, ma poi si son resi conto che era la cosa che volevo di più.





Lei è nato a Napoli e le occasioni per praticare altri sport non le mancano, o non le saranno mancate, possibile che non ci sia stata qualcun’altra attività agonistica che potesse interessarla? 

Ho fatte anche nuoto per diversi mesi, ma il calcio è il calcio per me. 



A 12 anni ha l’occasione di lasciare casa per andare fuori regione, lei era ancora un ragazzino, che cos’ha provato quando ha lasciato la famiglia e gli amici per iniziare l’avventura nel mondo del calcio? 

Inizialmente stavo male; ero stato catapultato in tutt’ altra relata’, ma poi con lo spirito di adattamento e la passione non mi pesava per niente, anzi direi il contrario.





Lei ha conseguito la maturità scientifica con un ottimo punteggio, com’è riuscito a conciliare allenamenti e studio?

Con tanta buona volontà e tanti sacrifici.





Ho intervista diversi giocatori, i quali mi hanno detto che hanno dovuto abbandonare gli studi per seguire la loro passione, hanno sbagliato secondo lei? 

Secondo me lo studio e’ importantissimo perché ci dà  le basi per la vita; penso che bisogna quanto meno conseguire un titolo di diploma 





Di conseguenza quanto crede che sia importate avere una buona cultura per frequentare il “mondo del calcio”?  





Lei ha giocato in tantissime squadre, ha girato l’Italia intera, a quale club è rimasto più   legato? 

Il club a cui sono rimasto più legato è stato l’Alessandria, in Piemonte, e’ una società storica e nonostante la mia giovane età mi hanno fatto sentire davvero a casa mia. 





Nel Trentino Alto Adige lei è rimasto 6 anni, che tipo di esperienza è stata? Si è ambientato bene?

In Trentino fin dal primo anno a livello calcistico mi sono inserito molto bene e poi in un secondo momento anche in campo lavorativo; è una città tranquilla e ideale per chi gioca a calcio.











Lei gioca nel ruolo di? 

Attaccante 






Il suo goal più bello in tutti questi anni di attività?

Il mio goal più bello è stato nello quello nella partita San Donà di Piave vs Bolzano, ho fatto goal in rovesciata dal limite dell’aerea: emozione unica. 





Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le sta togliendo visto che ancora gioca?

ll calcio mi ha dato no tanto, ma tantissimo, si può dire che è la mia vita! L’unica cosa che è mi ha tolto è il tempo in famiglia stando sempre lontano da casa.





Il suo più grande difetto?

Testardo





Il suo più grande pregio?

Ci metto la passione in tutto.





Se dovesse descrivere se stesso con poche parole, che cosa direbbe? 

Sono semplicemente un ragazzo con dei valori importanti che mi ha dato la famiglia è che ho proseguito con l’esperienza di stare da solo in giro per l’Italia relazionandomi con delle realtà a cui non ero abituato, ma che alla fine mi han sempre portato a trovarmi bene qualunque sia stato il posto.





Quanto è importante la famiglia per lei? 

La famiglia per me è tutto (la adoro).





Gli amici che ruolo ricoprono nella sua vita quotidiana?

Ora che sono ritornato a casa i miei amici ricoprono un ruolo importante, anche perché dopo tantissimi anni ho di nuovo riallacciato i rapporti con persone che non vedevo da tanti anni e con le quali sono cresciuto.








Che cosa si aspetta dal futuro? 

Dal futuro mi aspetto un ruolo sempre nel calcio poiché il mio obiettivo è’ quello di diventare un osservatore di talenti per qualche squadra professionistica.









Grazie   

a cura di Paolo Radi   





10   08      2020 

(Tutti i diritti riservati)  





















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