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domenica 9 novembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

VITO

FANELLI

 

 


     



Mi chiamo Vito fanelli e sono  nato a Bari il 15/12/1967 sono cresciuto nel settore Giovanile del Monopoli Calcio dove a 17anni ho esordito in C/1, le altre società dove ho militato sono state le seguenti: Barletta, Potenza, Matera, Maglie, Bisceglie, Ostuni, Rionero in Vulture Manduria, Trani, Real Piedimonte.

 

Da allenatore ho vinto due Campionati di eccellenza e uno di Promozione, ho fatto anche presenze con la nazionale militare e dilettanti.

 

Ora sono 15 anni che mi piace formare giovani calciatori svolgo anche il lavoro come scouting, copro la Puglia per La Vigor Global di Claudio Vigorelli, chi mi ha dato questa possibilità è stato Andrea Ritorni il nostro Capo Scouting.

 

 




Come prima domanda le voglio fare questa: i  suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Ai miei genitori avrebbe fatto piacere se continuavo la scuola, ma ero arrivato ad un punto dove a 16 anni e mezzo, facevo già parte della prima squadra – settore giovanile del Monopoli calcio – e quindi non andavo mai a scuola, i vari allenamenti e le trasferte mi hanno obbligato a fermarmi. Però quando ho avuto la possibilità ho ripreso gli studi perché riuscivo ad abbinare sia il calcio sia lo studio.  

 





Che effetto le ha fatto esordire in C1 con il Monopoli calcio? Immagino che sarà stato molto bello ed emozionante.

 

Il mio esordio me lo ricordo ancora, era l’11 novembre 1986 in quel momento ero in panchina, anche perché avevo da poco compiuto 17 anni e quando il mister Colautti mi disse:”Riscaldati” è chiaro che mi tremavano un po’ le gambe, poi da quel momento ho pensato solo a giocare, non pensando più a niente. Da quel momento è partita la mia carriera, si giocava Monopoli-Cosenza e terminò 1 a 1.

 

Lei ha poi giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Comincio con il dire che ho avuto il piacere di giocare in piazze prestigiose, ad esempio: Matera, Potenza, Barletta, Trani, non sono legato a una squadra, ma a tutte, ho lasciato un buon ricordo e ho molti amici. A quei tempi per il calciatore si aveva un certo riguardo, comunque, però ripeto dopo tanti anni ti rivedi e ti risenti, inoltre ho legato con qualche tifoso.

 






Lei giocava nel ruolo di? 

 

Terzino sinistro,  avevo “tanta corsa”, avevo un buon piede, questo è stato il mio ruolo naturale, mentre negli ultimi 4 o 5 anni sono diventato centrocampista.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le loro decisioni con serenità?

 

Ho sempre rispettato le decisioni, sono sempre andato d’accordo con tutti gli allenatori che ho avuto, ti faccio questi nomi: Colautti,  Carrano, Marcello Pasquino, Antonio La Palma, Santin Gianfranco Casarsa, tra l’altro tutti erano calciatori di livelli molto alti, da loro ho preso sempre degli spunti interessanti, non solo mi hanno dato tanto sotto l’aspetto umano e sportivo, di questo mi sento gratificato visto che  oggi che svolgo il loro mestiere.



 





Generalmente che ruolo aveva all’interno del gruppo, mi spiego: ascoltava i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tendeva a imporre la sua volontà?

 

Negli spogliatoi dove ho giocato mi sono sentito sempre leader, anche quando ero giovane, leader tra virgolette, con il dovuto rispetto perché posso dire di aver vissuto con tanti fratelli, era lo spirito di gruppo che ti portava ad arrivare all’obiettivo finale, è ovvio che il gruppo è fondamentale, naturalmente ascoltavo gli altri, perché quando sei giovane qualche anziano ti dà dei consigli e viceversa è capitato a me quando ai giovani ho potuto dare loro dei suggerimenti.

 

Ad un certo punto lei diventa allenatore, come mai questa scelta (il calcio non lo voleva proprio lasciare)? 

 

Divento allenatore, attenzione, allenatore è una parola importante, diciamo che quando non avevo più stimoli ho avuto la possibilità di fare l’allenatore in campo, cioè ero allenatore e calciatore, e l’anno dopo nel 2003 ho avuto la possibilità di allenare una squadra di eccellenza in Basilicata, l’Avello, dove o per fortuna o per bravura abbiamo vinto subito il campionato.

 






Secondo lei la qualità migliore che deve avere un allenatore quale dev’essere?

 

L’allenatore deve avere tante qualità, una preparazione a 360°, questo perché devi fare lavorare la squadra in base alle tue idee calcistiche e poi devi essere autoritario perché sei solo contro la squadra, devi farti rispettare, creare un rapporto professionale con loro perché sono poi loro i protagonisti. Ritengo che l’allenatore oggi rispetto ai miei tempi sia anche cambiato, oggi c’è uno staff, c’è il personal trainer, hanno più possibilità di essere più liberi. In conclusione posso dire che quello che conta è il rapporto con i giocatori.

 

Ora lei, è scouting per la Vigor Global, quando vede giocare un ragazzo che cosa la colpisce di più, oppure che cosa dovrebbe colpirla maggiormente? 

 

Sì, sono 4 anni che lavoro con la Vigor Global di Claudio Vigorelli che è uno degli agenti più importanti al mondo e non posso che essere fiero di lavorare per lui, però devo dire grazie al mio capo-scouting che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere 4 anni fa e si chiama Andrea Ritorni, egli mi ha dato la possibilità di essere scouting per la mia regione, e questo mi ha permesso di avere quella linfa vitale per ripartire e reinserirmi nel calcio professionistico.







Che cosa le ha dato il calcio e che cosa le ha tolto?

 

Posso affermare che il calcio ti dà e ti toglie come ogni cosa nella  vita quotidiana, ma, forse quello che mi ha tolto è questo, quando ho iniziato la mia carriera a fine campionato c’erano due squadre importanti che mi volevano: la Cremonese e l’Atalanta, però io ero legato con contratto triennale con il Monopoli, il mio presidente non volle darmi a titolo gratuito, perché voleva economizzare su di me, questo è stato il mio rimpianto perché io non ero nessuno, anche se giocavo in C1, però se avessi avuto quella possibilità forse la mia carriera sarebbe potuta cambiare, ma non rimpiango nulla visto che ho potuto vestire anche la maglia della Nazionale Dilettanti, la maglia della nazionale militari, nel complesso sono soddisfatto di quello che ho realizzato.

 

Un giocatore che lei ammira?

 

Di calciatori che ho ammirato ce ne sono stati tanti, credo che dal punto di  vista comportamentale e come educazione calcistica Maldini e Del Piero siano stati i più esemplari.

 

Un sogno per il futuro

 

Non ho mai pensato a un futuro da quando ho iniziato a dare il primo calcio alla palla, ho sempre pensato che il calcio ti riserva sempre delle possibilità, ogni giorno cerco di lavorare e di dare il meglio di me stesso ai giovani. 






A chi le piacerebbe dedicare questa intervista?

 

La dedico a coloro che hanno stima di me, e ti ringrazio per la possibilità che mi hai dato.

 

 

Grazie 

 

08  11      2025 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

giovedì 6 novembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

MARIO

MARINO

 



 

 


 Mario Marino, di Napoli, è un giocatore   di calcio   e così si presenta: “ 

 

"Sono nato il 22 febbraio del 1992.  

 

Settore giovanile dai 9 ai 13 anni presso la Città di Casalnuovo, dai 14 a 16 anni allo Sporting Volla Libertas; dai 16 ai 17 anni a Montichiari Primavera (Serie D Lombardia); dai 18 ai 20 Eccellenza Virtus Volla (Campania); dai 21 ai 22 anni Promozione con lo Scauri (Lazio); dai 22 ai 24 anni CTI Campania (Eccellenza Campana).

 

Successivamente dai 24 ai 28 mi sono fermato per la rottura legamento crociato del ginocchio sinistro e poi ho iniziato a lavorare.

 

Successivamente dai 28 ai 31 anni presso il K. Team Casalnuovo, tra Terza, Seconda e Prima categoria; a 31 milito nella F.C. Casalnuovo tra Prima e Seconda categoria Campania Atlantis, a 32 anni gioco nella Prima Categoria Campania. 

 

 

Di nuovo sono alla F.C. Casalnuovo - Seconda Categoria Campania-; quest’anno gioco nel Vindice Calcio, Seconda Categoria Campania."


La prima domanda che le voglio fare è la seguente, come sta andando la stagione alla A.S.D. Giancarlo Vindice Calcio

 

La stagione è iniziata un po’ in salita, abbiamo una squadra giovanissima, e abbiamo raccolto un punto in tre partite (contro la prima in classifica) che è molto poco rispetto al gioco creato.

 


 




Come si trova in questo club, mi pare di capire che sia la prima volta milita al Vindice Calcio, come mai questa scelta?

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Mi trovo benissimo in questo club, sono venuto alla Vindice grazie a miei ex compagni delle  squadre precedenti  che ho ritrovato lì, tra l’ altro conosco bene anche il presidente è una  persona squisita.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Ho scoperto il calcio giocando giù al mio parco all’età di 5 anni e da allora è stato amore a prima vista.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mio padre è sempre stato un appassionato di calcio e mi ha trasmesso questa passione fin da subito, fortunatamente a scuola me la sono sempre cavata… il giusto, però.

 

Lei a 16 anni si trasferisce in Lombardia e precisamente al Montichiari Primavera, era molto giovane come si è trovato in quella nuova realtà?

 

Mi sono trovato benissimo nella realtà Montichiari, serietà e soprattutto disciplina, un ambiente puro e sano; molto, molto serio.

 






So che molti sentivano la mancanza degli affetti famigliari, degli amici, anche a lei è successo? 

 

Non so il perché, ma anche quando spesso sto fuori e anche già nella tenera età sono riuscito a gestire le mie emozioni e nonostante la distanza dagli affetti non ne soffrivo molto a livello emotivo s’intende.

 

Per motivi personali torna nella sua città, poi però va a giocare nel Lazio, precisamente nel club Scauri Marina, di quest’esperienza cosa ci sa dire?

 

Mi sono trovato a giocare nello Scauri perché da 30 anni la mia famiglia va lì in vacanza e sui  campetti di calcetto ho conosciuto il preparatore atletico di quella squadra, cosi questi   mi ha voluto nel club, e avendo casa a Scauri,  ma  soprattutto stando solo a 50 minuti  da casa mia, ho accettato subito la proposta.

 

Che differenza ha trovato  tra il giocare in un club lombardo   e in un club laziale, ( mi riferisco alla modalità di come si imposta un allenamento e all’ambiente in generale) ?

 

Tra il calcio lombardo e quello laziale ti posso dire che la sostanziale differenza è che quello laziale è molto più maschio rispetto al calcio del nord, questo  però è molto più rivolto alla tattica e al gioco visto in modo intrinseco. 


Lei gioca nel ruolo di? 

 

Gioco nel ruolo di terzino destro, ma nel corso della mia umile carriera ho fatto anche la mezz’ ala, da piccolo l’esterno d’attacco e pure la  seconda punta

 

Lei ha giocato in diverse squadre, e ha raggiunto dei bei traguardi, qual è il suo segreto?

 

Il mio segreto è non perdere mai la voglia, ma soprattutto di non dimenticare il bambino che è in me, quello che rende bello questo gioco è nel contempo  l’ allenamento e la cura del corpo in maniera costante.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Di discussioni con mister in tutti questi anni ne ho avute, ma ho sempre cercato il dialogo e poi di conseguenza ho fatto  le mie scelte.

 






Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Generalmente nel gruppo sono quello che mette di buon umore e nel contempo dà consigli non solo a livello tattico, ma soprattutto comportamentali.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Un mio pregio calcisticamente parlando è: tanta  tenacia e la resistenza; un difetto: a volte sono troppo veemente anche nelle reazioni verso il direttore di gara.

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Per il percorso soprattutto di vita che ho avuto, sono felice di ciò che ho realizzato nel mondo del calcio.

 

Secondo lei, grandi calciatori si nasce oppure ci si diventa? 

 

Secondo me grandi calciatori si diventa, perché il talento senza l’ ossessione svanisce con il tempo.

 

Una domanda che faccio spesso: lei domani riceve una chiamata da un club estero (lontano dall’Italia) , deve decidere in poco tempo, cosa fa, accetta la proposta di fare questa nuova avventura oppure rifiuta?

 

Dipende dal club estero.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Famiglia e amici sono importantissimi per me, perché fanno parte del mio equilibro fuori dal campo.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?

 

Un sogno che vorrei che si realizzasse nell’ immediato è vedere il Napoli vincere la Champions League.


 



A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Vorrei dedicare quest’intervista a mio padre, perché è grazie a lui che amo questo gioco.

 

 

 

Grazie 

 

06  11     2025

 

(Tutti i diritti riservati) 



lunedì 3 novembre 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 


GIOVANNI

CONDOMITI

 





 

 Giovanni, Gianni, Condomiti,  calabrese è  un giocatore  di calcio e questa è  la sua storia.

 

 Muove i primi passi a 7 anni della scuola calcio Aurora Cittanova, per poi essere comprato dalla Reggina (serie A), dopo 3 anni è  all’ Empoli (serie A), dopo un  anno al Spezia (serie B), a 15 anni al Rosarno Calcio (serie D ), a 16 anni  esordisce in serie D con la maglia dell’Interpiana con la quale gioca due anni e colleziona 34 presenze e 3 goal;  lo stesso anno viene   convocato in nazionale italiana e rappresentativa di serie D. Viene   acquistato l’anno dopo dall’Hintereggio in serie C, poi  l’anno successivo va a giocare  nella Gioiese (serie D) con la maglia viola: 60 presenze in due annate. L’anno dopo milita alla Reggina (serie D/C), l’anno seguente  è al Roccella (serie D), poi l’amore della città Cittanova, decide  di scendere di categoria, per la precisione in eccellenza, e con la maglia giallorossa del Cittanova, la squadra  riesce  per la prima volta della storia a salire in serie D.

 

Ricopre il ruolo da capitano anche l’anno dopo in serie D conquistando 30 presenze e 3 goal, l’anno successivo milita al Locri Calcio, 25 presenze in serie D, l’anno seguente 2019/2020 si divide  in serie D tra Castrovillari e Palmese; dopo lo stop causato  dal  Covid nel 2020 ritorna al Cittanova dove rimane  per 5 anni consecutivi fino alla stagione scorsa 2024/2025; nella stagione attuale sposa la causa Soriano Calcio in eccellenza.

 


In  totale nella carriera quasi 300 presenze e potrebbe  festeggiare le 300 quest’anno con la maglia del Soriano. Negli  ultimi 10 anni di serie D girone I  risulta essere tra i primi 10 calciatori che hanno fatto più presenze."

 

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente come sta andando la sua avventura calcistica nel Soriano calcio?

 

La stagione non è iniziata nei migliori dei modi, sono arrivato al Soriano cercando di portare un contributo importante, però siamo adesso a 4 punti in classifica non rispecchia il valore che abbiamo noi, però mi auguro di poter uscire da questa situazione per ottenere risultati importanti.

 






Come mai ha sposato la causa del Soriano Calcio e come si trova in questo club?

 

Ho sposato il Soriano perché si è parlato un gran bene, negli ultimi anni ha fatto dei bei campionati in eccellenza, in Calabria società come il Soriano non ne abbiamo tante.

 

Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Da sempre, ho imparato a camminare con il pallone, è una passione che ho, appunto, da una vita, altrimenti non si arriva a fare determinati sacrifici se non si ha la giusta, passione. Per me poi il calcio è diventato un lavoro sin da quando ho 16 anni, percepisco uno stipendio, ribadisco, il gioco del pallone ti deve piacere tanto, perché alle prime difficoltà avrei mollato come tanti hanno fatto.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

In famiglia mia madre era più per lo studio, mio padre invece riteneva che il calcio fosse più importante. Alla fine  il calcio è diventato il mio lavoro, però ho accontentato anche mia madre, infatti mi sono laureato in Scienze Motorie, ma i sacrifici per raggiugere questo traguardo sono stati tanti,  in conclusione ho reso felici i miei genitori.

 

Da giovanissimo lei ha militato in diversi club lontani da dove lei vive, non le mancavano la famiglia e gli amici; in che modo ha superato quei momenti, se li ha avuti di solitudine?

 

Sicuramente non è stato facile, visto che bisognava fare dei sacrifici importanti, anche perché noi al Sud siamo molto legati alla famiglia, agli amici, alle abitudini, ad un certo punto non avevo più voglia di stare al nord e quando sono sceso avevo perso gli stimoli per giocare a calcio, vorrei precisare che avevi mio fratello e mia sorella più piccoli e di conseguenza sentivo l’esigenza di stare con loro. Però è anche vero che per fare questo sport devi essere sereno, quindi decisi di tornare a casa.

Il rammarico c’è, è ovvio, il nord offre molte opportunità perché ci sono diverse squadre professioniste ogni 50 km.

 


Lei è stato in diversi club, ha raggiunto risultati importanti, com’è riuscito ad arrivare a determinati obiettivi?

 

Sì, sono stato in diversi club e raggiungi determinati obiettivi quando hai la voglia di migliorarti, curi ogni aspetto del tuo essere un calciatore, e poi deve avere la disciplina, essa batte il talento sempre, quando i miei amici il sabato uscivano o andavano in vacanza, io a luglio ero già in ritiro, non ho mai vissuto un’estate come la dovrebbe vivere un giovane, tutte queste rinunce mi hanno portato a far sì che raggiungessi risultati importanti.

 

Che cosa pensa di fare quando raggiungerà il traguardo delle 300 presenze?

 

Mi auguro presto, non farò nulla di trascendentale, però sono contento, a 31 anni è un traguardo importante, non è che si raggiunga questo obiettivo tutti i giorni, mi auguro che sino a che avrò quel fuoco dentro possa fare più presenze possibili.

 

Lei per diversi anni ha militato nel Cittanova, che cos’ha questo club di particolare che appunto ha fatto in modo che lei ci rimanesse per tanto tempo?

 

Diciamo che Cittanova è casa mia, e di conseguenza avevo un sogno riportare la squadra in Serie D, visto che non c’era mai riuscita nella storia, e non è stato facile “combattere” contro delle società blasonate, come il Catania, Bari, Messina, è stato un motivo d’orgoglio visto che queste squadre avevano giocato in Serie D, ho fatto il capitano è stato veramente molto bello, in conclusione è stata una bella soddisfazione portare la squadra oltre i confini regionali, poi gli stimoli sono diversi e c’è la necessità di cambiare. Però mai dire mai, forse potrei ritornare.

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Nel calcio, le discussioni ci possono stare, però sempre con rispetto e l’educazione perché è giusto che si rispettino le scelte degli altri, quand’ero più giovane ho avuto qualche battibecco, però succede, ovviamente gli aspetti personali e umani vanno oltre. Ci tengo a dire che grosse discussioni con gli allenatori non le ho mai avute, se dovessi fare un bilancio per il 95% i rapporti sono stati sempre positivi.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Nel gruppo cerco sempre di capire un po’ tutti i miei compagni, devi conoscere le loro esigenze, non è facile, loro devono comprendere la mia volontà, ma non a parole, ma con i gesti, far vedere che mi alleno seriamente, comportandomi da professionista e spero che guardandomi mi possano seguire in quello che faccio, cerco di essere un esempio, quello che conta è raggiungere il risultato e di conseguenza bisogna avere la stessa visione.  

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Bisognerebbe chiederlo agli allenatori, comunque sono un giocatore molto fisico, ma anche veloce perché sono stato abituato a giocare sulla fascia, un altro pregio è che non mollo mai, ci credo sempre sino a che non termine la partita, ho personalità e carattere, in conclusione ho carattere e personalità, altri possono essere più forti però se non hai personalità certi obiettivi non li raggiungi.

 


Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Ti posso dire che a 13 e 14 non è facile stare lontano da casa, forse dovevo tenere “più duro”, essere più determinato, in certi ambienti, se fossi rimasto, sarei cresciuto tantissimo, e avrei avuto la possibilità di calcare campi più importanti;  però con il senno di poi è tutto più facile. Nonostante ciò  ho fatto delle scelte  valide, una scelta è stata quella di aver scelto di diventare calciatore per lavoro, poi mi sono divertito, ho conosciuto tante persone, con alcune siamo diventati amici, allo stesso tempo sono stato sereno perché sono stato vicino alla mia famiglia, come sai noi calabresi siamo molto attaccati alla nostra famiglia, per me viene prima la famiglia in quanto sono molto legato, non rimpiango nulla, certamente avrei potuto ottenere altri risultati,  quello sì, però alla lunga le scelte che si fanno ragionandosi sopra per me pagano.

 

Questa domanda la faccio spesso: se lei domani dovesse ricevere una chiamata da un club estero se la sentirebbe di lasciare tutto per partire per questa nuova avventura?

 

Non so se me la sentirei di partire, anche perché a 31 anni guardi la vita in maniera diversa, hai più la necessità di condurre una vita nella quotidianità di dove vivi. Se parti significherebbe ripartire da zero, “buttarsi” in una nuova situazione, i fattori sono tanti, ma visto che spesso decido al momento potrei accettare questa proposta. Perché no!

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

Al primo posto viene la famiglia, sapere che essa è al mio fianco è molto importante, mi rende più forte, più sereno, essa è la base essenziale di ogni cosa, ho tanti amici, molti conoscenti, ma amici veri pochi, sono molto selettivo, ribadisco la famiglia è fondamentale, senza di essa non sarei riuscito a realizzare determinati obiettivi.

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Il mio piccolo sogno è quello di vincere ancora sino a quanto dirò basta, è stimolante vincere ancora qualche campionato, qualche coppa, un altro grande sogno è quello di lavorare con società professionistiche come direttore sportivo.



 




A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Mi sembra ovvio, sempre alla mia famiglia, mi hanno sempre “spallegiato”, mi sono sempre stati vicini quando ho avuto infortuni importanti, e mi hanno sempre aiutato a uscire da alcune situazioni difficili, perciò questa intervista la dedico a loro.

 

 

Grazie 

 

03  11     2025

 

(Tutti i diritti riservati)