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lunedì 10 febbraio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

FRANCESCO

MARIANI

 

 

    

 


 

 



Francesco Mariani, di Napoli ha 26 anni ed è un giocatore   di calcio, così si presenta: 


Inizio la carriera all’ Aversa Normanna facendo i giovanissimi nazionali, poi dopo qualche anno sempre ad Aversa mi convocano in prima squadra ed esordisco a 16/17 anni in serie D rimanendoci per due anni.

 

Successivamente milito per metà stagione in Eccellenza tra Puteolana e Ottaviano prima di allontanarmi dal calcio per due anni e riprendere a giocare nel Lazio dove sono tuttora.  Ho giocato nella Castelnuovese, nel Palombara e ora sono al Moricone (prima categoria girone D) tanti   sono i goal realizzati”.

 

 

 


La prima domanda che le voglio fare è la seguente: come sta andando questa stagione al club Moricone?

 

Sta andando bene è iniziata molto bene portando ottimi risultati personali e di squadra. 



 




Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Lo è sempre stata fin da piccolo che ho iniziato a giocare e qualcosa che non si può spiegare.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

I miei genitori hanno fatto di tutto per me e per aiutarmi nel mio percorso. 

 






Lei ha giocato per diverso tempo nell’Aversa, che cosa mi sa raccontare di questa esperienza?

 

È stata una bellissima esperienza personale e la squadra in cui sono cresciuto sia di età che a livello calcistico arrivando a giocare in una categoria improntate come la serie D. 



 




Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Non seguo nessuno sport come il calcio, ma mi piacciono molto anche gli sport da combattimento.

 

Lei gioca nel ruolo di? 

 

Attaccante.

 

Si ricorda il suo goal più bello?

 

Ci sono tanti goal, ma il più bello sarà il prossimo. 



 




Grandi discussioni con i mister le ha avute , le ha, oppure ha sempre accettato, e accetta  le decisioni con serenità?

 

Vabbè, nel calcio le discussioni ci sono, ma con la giusta maturità si cerca di dialogare e così  far capire le proprie idee.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

Cerco di essere uno di quei giocatori che aiuta il compagno di squadra per farlo esprimere al meglio nelle prossime partite. 

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando) 

 

Pregio: gioco serenamente in campo cercando di dare il massimo difetto: sono un po’ egoista. 

 






Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Cambierei la costanza negli allenamenti e il riuscire ad arrivare quanto più in alto possibile a livello personale.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Certamente ci sono tanti giocatori, ma quello al quale mi ispiravo sin da piccolo era Francesco Totti. 

 

Che consigli darebbe a un giovane che volesse intraprendere la carriera da calciatore?

 

Di mettercela sempre tutta in ogni cosa che si fa, anche le cose più banali e gli allenamenti più semplici, e poi di crederci sempre!

 

Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Beh essere chiamato da una squadra di calcio importante. 

 

Penultima domanda, se dovesse ricevere un’importante telefonata da un club estero, se la sentirebbe di accettare l’offerta e trasferirsi con la sua famiglia? 

 

Certamente.

 






A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

La dedico alla mia famiglia e a tutte le persone che credono in me.

 

Grazie 

 

11   02   2025

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 2 febbraio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

STEFANO

CARTA

 

     




Stefano Carta, campano, è stato un calciatore ora è un direttore sportivo. Questa la sua carriera: 

 

Giovanili, nel Sora, San Nicola Calcio, promozione; Casertana, serie D; Campobasso, serie D; Venafro, serie D; Bojano, serie  D; Petacciato, Eccellenza, (vinco il  campionato e andiamo in serie D); Avezzano, serie D; Pescina  Valle  Del Giovenco, Eccellenza; Venturina, Promozione; Gladiator, Eccellenza; San Nicola Calcio, 1° categoria; (7 anni da capitano); San Marco Evangelista, 1° categoria, (vinco il  campionato).

 

Direttore Sportivo:

3° categoria; Academy san Nicola, campionato vinto; 2° categoria; = Academy San Nicola campionato vinto; attualmente sono sempre all’Academy San Nicola in 1°categoria.

 

 

 

 


Come prima domanda le voglio fare questa, come sta andando l’attuale stagione calcistica con l’Academy San Nicola?

 

L’Accademy San Nicola si è sempre basata sul settore giovanile, tre anni fa il presidente ha deciso anche di far nascere la prima squadra, così per forza di cose siamo partiti con il campionato di terza categoria. Subito siamo passati alla prima categoria. L’anno scorso abbiamo fatto un campionato con i play off in prima categoria. 

 

Quest’anno siamo partiti con la volontà di vincere il campionato e salire in promozione. Avevano istituito un certo tipo di squadra, però prima che la stagione partisse sono sorti dei problemi, non avevamo la struttura e non ci potevamo allenare. Gli orari non erano consoni per i nostri giocatori e abbiamo dovuto togliere la squadra di mezzo. Noi il campionato di terza categoria l’abbiamo potuto fare a San Nicola perché il campo era agibile per la terza categoria, invece abbiamo giocato sia la seconda categoria che la prima in altri campi perché la nostra struttura non era agibile. Così abbiamo dovuto giocare a Casera, anche se il paese di San Nicole è vicinissimo alla città. 

 

La tifoseria voleva che giocassimo a San Nicola, però il presidente ha ripensato sulle decisioni passate e ha deciso di non perdere il titolo decidendo di mettere su la squadra una settimana prima del campionato. Il mercato era chiuso e non avendo budget ho dovuto prendere i giocatori da altre squadre, ho fatto una certa selezione. Ovviamente quest’anno stiamo facendo un campionato da salvezza, è chiaro che le ambizioni erano altre, ma stiamo mantenendo il titolo. Abbiamo molti giovani e stanno facendo delle belle partite.



 




Siete partiti dalla terza categoria e ora siete arrivati alla prima, qual è il segreto del vostro successo?

 

Posso dirti il settore giovanile, la rosa è molto ampia. Il settore ci sta aiutando molto in prima squadra, sabato ad esempio hanno giocato, due del 2007, due del 2006, e tre del 2005.

 


 




Quando è nata la passione per il calcio? 

 

La mia passione per il calcio è nata quando avevo 5 anni, i miei genitori fecero tanti sacrifici per portarmi ovunque, tanti sono i tornei che ho disputato un torneo che mi ricordo è quello che disputai a Potenza, erano 32 squadre e io con la mia squadra il Casapulla lo vincemmo. Tra le tante squadre ricordo l’Empoli, il Foggia, per quel che concerne le squadre estere menziono il Levski Sofija  e  il Kosice la squadra Slovacca con cui vincemmo la finale.

 

 

Ha giocato in diverse squadre ottenendo in alcuni casi grandi successi, c’è una squadra che lei ricorda con particolare affetto?

 

All’età di 14 anni ho esordito in promozione, con la squadra del mio paese San Nicola La Strada che è alle porte della Reggia di Caserta, fu un’annata con tanti infortunati nella prima squadra, io esordì in promozione all’età di 14 anni, nello stesso anno facevo anche il campionato di allievi regionali, in un anno feci 42 goal, non passai inosservato perché mi vide e venni seguito tutto l’anno dall’allenatore della Casertana ex giocatore  del Foggia di Zeman, tra l’altro ex capitano Nuccio Onofrio Barone, un giocatore che ha giocò diversi anni in serie B. Nuccio Onofrio Barone è stato il primo allenatore in serie D. Non era neanche fuori quota e mi volle alla Casertana, feci Juniores nazionali e serie D con la Casertana, la squadra andò incontro al fallimento, così l’anno dopo andai con il Campobasso in D, diverse furono le annate in D: Venafro, Boiano, Pescina, Avezzano, in Eccellenza ho giocato con il Gladiator e poi per 7 anni ho militato con il San Nicola come capitano.

 


 




Ad un certo punto decide di diventare Direttore Sportivo, non ha mai pensato di diventare allenatore?

 

Questo è il mio quarto anno da direttore sportivo, come ti dissi iniziai con il campionato il terza categoria, per quanto riguarda la quarta squadra in quanto il settore giovanile esisteva già, fu il presidente a dirmi se volevo diventare direttore. Quest’anno stiamo facendo il campionato di prima con l’obiettivo salvezza. In conclusione questo ruolo mi piace tantissimo, anche se il calcio giocato mi manca.

 


Per chi non la conosce bene come si svolge la sua giornata lavorativa?

 

Dal lunedì al venerdì sono in ufficio, lavoro con l’azienda Conad, l’orario è 8:30 – 13:00, e poi dalle 14:00 alle 17.15, sabato e domenica non lavoro mai e mi dedico al calcio, pure durante la settimana, inoltre visto che sono istruttore calcio lavoro dalle 18:00 in poi

 


Lei è da tre ani all’Academy San Nicola, che cos’ha questo club di così particolare? 

 

Per quanto riguarda la prima squadra ti posso dire che mi trovo benissimo, anche perché il presidente è una persona eccezionale, direi i due presidenti sono persone eccezionali, inoltre con loro ho un rapporto extracalcistico, inoltre mi trovo benissimo sia a livello del settore giovanile, sia a livello di prima squadra.



 




Di un giocatore cos’è che la colpisce particolarmente?

E invece la miglior qualità che deve avere un allenatore, secondo il suo punto di vista quale dev’essere?

 

Non c’è un qualcosa che mi colpisce di un giocatore, dipende dai ruoli, per esempio dal punto di vista offensivo, mi piace il giocatore che possiede estro, qualità che saltano bene l’uomo, che crea superiorità numerica e poi mi piacciono i giocatori molto concreti, non quelli che “saltano, saltano” sono innamorati del pallone ma che non concretizzano mai. Per quel che concerne il reparto difensivo mi piace quel giocatore che abbina tecnica, eleganza e tecnica calcistica, quello che riesce a leggere la giocata, che è leader. Ribadisco non ci sono caratteristiche particolari, però ho un po’ di presunzione perché sono sicuro dei miei mezzi e delle mie capacità, il giocatore lo so riconoscere guardando bene anche una sola partita.

 

Diciamo che sono portato per essere un allenatore, se ti devo dire la verità mi piace molto fare l’istruttore calcio perché mi piace lavorare molto con i ragazzi. Quello che mi soddisfa maggiormente è l’essere un direttore sportivo.

 

 

Se domani dovesse ricevere un’offerta, per fare il direttore sportivo per un club estero, accetterebbe subito, ci penserebbe qualche giorno oppure rifiuterebbe?

 

Ho avuto diverse offerte anche di categoria superiore, ma sono legato molto a questo club e vorrei arrivare in alto con questa società. In quanto ai club esteri non pensano che mai arriveranno, ma nella vita mai dire mai, se dovesse arrivare le valuterò assieme alla mia famiglia.

 






Che promessa si sente di fare ai tifosi del club?

 

Che farò di tutto affinché la squadra possa essere una categoria superiore l'anno prossimo.

 

 

 

 

 

 Grazie 

 

02  02   2025 

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

martedì 14 gennaio 2025

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

  

ROBERTO

AVITABILE



     


 

 

Roberto Avitabile oltre che giocatore   di calcio è ora un giovane allenatore.  e così si presenta: “ 

 

"Mi chiamo Roberto Avitabile 07/05/2003 sono nato ad Acerra provincia di Napoli. 

 

Cresciuto nelle scuole calcio del Santissimo Salvatore, Atletico Pompei, Boca Soccer e Terzigno, a 14 anni avviene il  passaggio nel settore giovanile della Sarnese in Serie D, dopo un anno il salto con i giovanissimi della Cavese in Lega Pro.

 

 L'anno dopo, e ci rimango tre anni, con la Turris a Torre Del Greco sempre in Lega Pro. Da grande ho indossato le maglie del Savoia, Aversa Normanna in Eccellenza e Serie D. 

 

Adesso il mio futuro è concentrato sulla scuola calcio e sui piccoli. Attualmente sono un allenatore degli Aquilotti, scuola calcio di Santa Maria la Carità."

 


La prima domanda è la seguente lei allena in una scuola calcio, Gli Aquilotti di Santa Maria, presso Santa Maria la Carità, in che modo è riuscito a far parte di questa scuola?

 

Ho iniziato a far parte di questa grande famiglia grazie ad un compagno di squadra con il quale ho condiviso lo spogliatoio per diversi anni, un giorno dopo un allenamento mi chiese di sposare il progetto Aquilotti insieme a lui. Preso dall'entusiasmo risposi subito di sì, e non avrei mai potuto fare scelta migliore. 

 

Se all'inizio mi avessero detto che avrei avuto così tante soddisfazioni e mi sarei circondato di così tanta competenza ci avrei creduto poco, ma lo ringrazierò sempre per avermi concesso quest'opportunità.

 

Com’è la sua giornata lavorativa? 

 

Essendo un ragazzo molto giovane la mattina mi dedico ai miei studi per poi il pomeriggio recarmi un'oretta prima dell'inizio dell'allenamento al campo per preparare tutta la seduta per i miei “piccoli aquilotti”. Ogni allenamento per me è un'occasione per divertirmi, per esprimere la mia passione, per conoscere meglio non solo i miei piccoli atleti, ma anche me stesso e per conoscere sempre sfumature nuove di questo lavoro. 




 




Generalmente gli Aquilotti che età hanno?

 

Io mi occupo della categoria 2017- 2018 anche se  il nostro progetto abbraccia tutte le categorie.

 

Secondo lei cos’è più semplice, premesso che di semplice non c’è nulla; allenatore i ragazzini o gli adolescenti?

 

Penso che ogni cosa abbia il suo tempo, e come hai detto tu non c'è nulla di semplice, ma per me per arrivare a contare fino a 10 bisogna partire da uno. 

 

Ritengo che per imparare ad allenare i grandi, bisogna saper prima approcciarsi bene al mondo dei piccoli ed imparare da loro. In futuro vorrei provare ad occuparmi anche di atleti più grandi, ma per il momento è giusto concentrarsi su tutto quello che c'è da imparare nel mondo calcistico dei piccoli.

 

Qual è la qualità, in genere, che deve avere un allenatore? 

 

La qualità più importante, secondo me per un allenatore di calcio è quella di avere empatia con i suoi giocatori. Ho sempre pensato che io per il ragazzino debba essere, ancor prima che il suo allenatore, una persona su cui poter contare per il proprio percorso di crescita. 

 

Dico questo perché, perché in questo modo il ragazzino, anche nell'errore si sentirà sicuro, si fiderà di me, sapendo che una mia correzione verrà fatta solo ed esclusivamente per il suo bene, e questo è importante perché si sa, solo sbagliando si impara. Credo poi che, un gruppo unito con il proprio allenatore può raggiungere grandi risultati. 

 

Come si rapporta con loro, mi spiego: mantiene un atteggiamento distaccato, oppure si pone in maniera confidenziale?

 

In maniera assolutamente amichevole, mi piace sentirmi parte di loro, scherzare con loro, riempirci d'affetto e mettere a loro disposizione tutto il mio cuore e la mia passione, ma allo stesso modo stabilire regolare precise alle quali attenersi, comunque  il rapporto tra me e i miei piccoli è qualcosa che a parole non riesco a spiegare. 

 

Da come so spesso e volentieri i genitori si intromettono nella gestione dei propri figli, a lei è successo di avere qualche diverbio?

 

Personalmente no, mi ritengo molto fortunato. Abbiamo creato un gruppo molto unito, e di questa unione ne sono parte integrante i genitori, che non fanno mai mancare il loro sostegno e presenza sia agli allenamenti sia alle partite. 

 

Per me è molto importante sapere che sono contenti del mister dei loro figli, perché mi affidano la loro cosa più cara e per questo vedendo tutta la mia passione e dedizione per i figli, hanno deciso di fare questo viaggio insieme a noi

 

Abbiamo capito che per lei è molto importante far parte di questo progetto, quali sono i motivi? 

 

Le motivazioni sono varie, la più importante è che sento questa scuola calcio come una seconda pelle. Nel nostro progetto sono il più giovane, ma sono circondato da persone piene di esperienza, ed ogni giorno cerco di rubare qualcosa da ognuno di loro. Abbiamo uno staff, sia societario che tecnico, che raramente ho incontrato. 

 

Siamo guidati dal nostro presidente Angelo Massa che, soprattutto per i più giovani come me, è una guida, una persona pronta a dare consigli e a ripagare il duro lavoro. Ci stiamo togliendo tantissime soddisfazioni e nuovi progetti prendono vita, in ultimo abbiamo la collaborazione con la Sampdoria, grazie alla quale siamo diventati Samp Accademy.

 

Le piacerebbe un giorno di allenare dei giocatori più grandi?

 

Sì, l'ambizione di tutti è quella di arrivare ai traguardi più importanti e io lavoro per quello. Il mio focus ora sono i piccoli, poi più in là, con la giusta esperienza e maturità avrò piacere anche ad approcciare a giocatori più grandi, anche se quest'anno ho l'onore di essere il secondo di Leopoldo Elefante, allenatore dell’Under 15 della nostra prima squadra militante in Eccellenza, a mio avviso è una  persona  che io ritengo estremamente competente.



 




Ora qualche domanda sul passato recente, visto che lei è molto giovane, quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Sin da piccolo, è stato un amore a prima vista. Ricordo che mia mamma mi diceva che quando eravamo per strada e non avevo la possibilità di calciare un pallone, giocavo lo stesso calciando mozziconi di sigarette. Quello tra me e il calcio è stato un amore a prima vista, una passione irrefrenabile, e adesso questa stessa passione cerco di trasmetterla ai più piccoli che hanno lo stesso sogno che avevo io da bambino.

 

I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Per descrivere ciò che hanno fatto i miei genitori per me non basterebbero le parole. 

 

Mi hanno accompagnato in tutte le fasi del mio percorso, sostenendomi sempre dinanzi ad ogni difficoltà hanno passato infinite giornate ad accompagnarmi anche in trasferte lunghissime solo per vedermi giocare. Sono stati sempre la mia spalla su cui appoggiarmi e anche tutti i grazie del mondo non basterebbero a ripagare ciò che loro hanno fatto per me. Accanto ad un supporto sportivo hanno sempre però preteso da me risultati scolastici, dicendomi che a prescindere dalla formazione sportiva è fondamentale, ed anche più importante, avere una formazione culturale.

 

Perché ha un certo punto lei ha interrotto la carriera da calciatore?

 

Ho avuto tanti infortuni ma non ho mai mollato, anche dopo una pericardite da Covid sono ritornato in campo. Tutti gli allenatori che ho avuto mi dicevano che ero anche piuttosto bravo, ma alla fine tutta la sporcizia di questo mondo  calcistico dove  le raccomandazioni hanno la meglio (ed altre cose non giuste), ha avuto la meglio sulla mia tenacia. 

 

Grandi discussioni con i mister le ha avute oppure ha sempre accettato le decisioni con serenità?

 

Sono sempre un atleta che ha rispettato le scelte di suoi allenatori, anche se delle volte queste non erano da accettare. Ho sempre pensato che la miglior risposta ad una scelta che non ritieni giusta sia  il lavoro e il duro allenamento, quindi no, non ho mai avuto particolari discussioni con i miei allenatori.

 

Generalmente che ruolo ha all’interno del gruppo, mi spiego ascolta i consigli dei compagni, discute serenamente con loro, oppure tende a imporre la sua volontà?

 

All'interno del mio attuale gruppo di lavoro, essendo il più giovane, tendo sempre ad ascoltare qualsiasi cosa detta dai miei colleghi, questi elargiscono tani  consigli utili per la mia formazione. Penso che all'interno di un gruppo sia giusto ascoltare le opinioni di tutti, e alla fine per il bene comune prendere quella che è la decisione più adatta. Credo anche che i richiami che ti vengono fatte da persone più grandi servano a crescere, e vengono fatti solo se questi vedono in te possibilità e margini di miglioramento.

 

Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Un giocatore che ammira tantissimo del passato è Roberto Carannante, storico capitano di Foggia ed Avellino, con il quale ho avuto il piacere di lavorare al Savoia Calcio quando lui ne era l'allenatore come suo calciatore. Un giocatore invece del presente che ammiro tantissimo è il centrocampista della nazionale italiana e dell'Inter Nicolò barella. È un calciatore che ammiro oltre che per le spiccate qualità tecniche per la sua tenacia. È  sanguigno, sempre l'ultimo in campo a mollare ed è uno di quelli che dà il 101% per la maglia che indossa.

 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Tutti i sogni hanno bisogno del loro tempo per realizzarsi, entro l'anno conto di laurearmi in scienze motorie, e sogno anche grazie a questa laurea di raggiungere risultati ambiziosi soprattutto come allenatore, lavoro nel quale mi sto togliendo già tantissime soddisfazioni. 

 

A chi vorrebbe dedicare questa intervista?

 

Dedico questa intervista a tutti coloro che mi sostengono ogni giorno, alla mia famiglia, alla mia splendida fidanzata Fabiola e ai miei amici più cari e  in ultimo, non per importanza, la mia bellissima casa: gli Aquilotti di Santa Maria.



Grazie 

 

14   01    2025

 

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