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domenica 23 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

CARMINE

CIOCIA

 




 

Carmine Ciocia, di Napoli, classe 1986 cresce nel settore giovanile del Torino dal 1999 al 2005. A 18 anni approda tra i professionisti con la maglia della Cavese dove colleziona tre presenze con il tecnico Salvatore Campilongo.

 

 In carriera conta 10 campionati vinti con le maglie di Cavese (C2), Todi, Riccione, Sampierana, Mariglianese, San Marco Juventina, Lotto Giaveno, Edilmer Cardito e Frattaminorese e 3 Coppa Italia alzate al cielo con Todi (Eccellenza Umbra), Riccione, e Virtus Volla (Eccellenza Campania).

 

Nelle ultime tre stagioni ha giocato con la maglia della Vis Frattaminorese dove ha collezionato 70 goal con la casacca gialloblu. 

 

Nella stagione 2022-2023 sino dicembre ha militato in promozione con al Sanciprianese (5 goal fatti) poi da dicembre con il Qualiano, prima categoria (12 partite 10 goal). Il 25 febbraio 2023 ha centrato con una doppietta 200 goal in carriera con i dilettanti. Quest’anno si è fermato a quota 205 goal.

 





 



Come prima domanda non posso che farle questa, come si riescono ad ottenere simili risultati: 10 campionati vinti, tre Coppe Italia, 205 goal, in poche parole, qual è il suo segreto?

 

I campionati si vincono con un grande gruppo con sacrifici e anche un pizzico di fortuna, qualsiasi sia la categoria devi essere sempre un professionista per te deve essere come se giocassi sempre in serie A.

 

 





Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Fin da bambino mi piaceva fare il portiere poi mio zio mi disse: “il portiere guadagna poco devi fare l’attaccante”.  Detto fatto prendo il  numero 9 anche se il 9 a me non piace: sono innamorato del 99. 

 

 






I suoi genitori hanno cercato di assecondarla, oppure le hanno detto la classica frase: “...non sarebbe meglio che pensassi allo studio?”

 

Mio padre e mia madre hanno fatto sacrifici enormi per farmi intraprendere questa strada, quando a 13 anni sono partito per Torino hanno sofferto, ma erano felici perché pensavano al mio futuro, ma mai e poi mai sono scesi a compromessi, mio padre era quello che quando veniva a vedere le partite facevo 2 goal, ma a fine partita mi diceva sempre gli errori, mai le cose giuste, ma in cuor suo gioiva e anche tanto.

 





Dal 1999 al 2005 lei cresce nel settore giovanile del Torino, com’è arrivato a giocare in questo importante club?

 

Come ti dicevo prima nel 1999 sono partito per andare a giocare nel settore giovanile del Torino calcio, è stata dura, molto dura, volevo sempre andare via i miei genitori con le mie zie e miei cugini ogni settimana salivano a turno per non farmi sentire la nostalgia di casa ero triste, poi piano piano mi sono abituato e ti dico mi sono trovato benissimo per i 6 anni che sono stato in quel club.

 







A 15 lei lascia Napoli e si ritrova, come abbiamo detto precedentemente al Torino, si è ambientato subito? Non sentiva la nostalgia di casa?

 

Tanta nostalgia la mia famiglia mi è stata tanto, ma tanta vicino ma io non ho capito nulla dei loro sacrifici.

 

 





A 18 anni lei approda alla Cavese, che tipo di esperienza è stata?

 

Primo campionato con i grandi per lo più in C2 in una piazza calda come Cava Dei Tirreni dove c’era uno squadrone, ricordo ancora il mio esordio contro il Benevento stadio Santa Colomba (adesso si chiama Vigorito) fini 0-0, lì in quello spogliatoio capii subito cosa era il calcio. Nel settore giovanile è tutto diverso: non giochi per il risultato, ma solo per migliorarti e fare più strada, mentre con i grandi bisogna portare il risultato a casa perché come si dice “si deve portare la pagnotta” ed è molto, ma molto più bello. 

 






Lei ha giocato in diverse squadre, a quale è rimasto più   legato? 

 

Una volta l’ho detto anche in un’altra intervista, ho giocato dalla C alla 2° categoria, ma come era importante la maglia del mio paese non è mai stata importante nessun’altra, perciò dico Vis Frattaminore.




 




Visto che abito vicino le volevo chiedere che ricordo ha del Riccione calcio? 

 

Squadra strepitosa, per me la squadra più forte in cui io abbia giocato e anche lì ho vinto un campionato e coppa, ho un bellissimo ricordo.



 




Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 

 

Calcio, calcio, calcio, solo calcio!

 






Si ricorda il suo goal più bello?

 

Il goal più bello che ho fatto e stato in serie D: Ischia vs Brindisi, goal di rovesciata e 1500 persone che applaudivano, se ci penso ho ancora la pelle d’oca.

 

Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Il mio pregio e che se entro in uno spogliatoio mi faccio voler bene da tutti, mettendomi a disposizione, un mio difetto è che mi fido troppo delle persone che poi si rivelano false. 

 

Lei che ha una grande esperienza che consigli darebbe a un ragazzo che volesse intraprendere la sua carriera?

 

Di crederci sempre, mai mollare e non pensare mai di essere arrivati perché ci vogliono anni per arrivare alla meta, e poco a scendere perciò: lavoro, lavoro, lavoro, solo così si raggiungono gli obbiettivi.

 






Una domanda che ho fatto a tanti è la seguente: si nasce grandi campioni, oppure lo si può diventare con allenamento costante e facendo una vita sana e regolare?

 

Di campioni ne vedo pochi: Ronaldo Messi, ma per diventare un grande calciatore ci vuole sacrificio, tanto sacrificio e tanto allenamento. 

 

Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Tornei indietro nel 2005 quando fallì il Torino calcio e non volli più risalire, errori di gioventù.

Ma poi penso che se me ne fossi andato non avrei avuto i figli che ho ora e questo vale anche per mia moglie; tutto ciò sta a significare che doveva andare così.



 




Un giocatore che lei ammira tantissimo? 

 

Gonzalo Higuain il mio idolo assoluto.



 




Lei è nato a Napoli che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Napoli è Napoli una delle città più belle al mondo, peccato che  facciano vedere solo il marcio,  mai “le cose buone” non la cambierei con nessuna città.

 

Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia e gli amici sono importantissimi, sono l’essenziale per me, senza loro mi sento perso. 







Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato?

 

Il mio sogno è duraturo, stare sempre bene con i miei figli, con mia moglie, con tutta la famiglia.

Questo per me è la cosa che desidero di più.

 

 

 

 

 

 

 

 

23 aprile  2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

sabato 22 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

GENNARO

SIMONETTI

 


     




 

Gennaro Simonetti è nato a Napoli il 30 agosto del 1985, è un giocatore di calcio ed è un difensore centrale. 


Dopo aver militato lo scorso anno all’A.S. D San Vito Positano, quest’anno ha iniziato alla Viribus con A. Pezzella facendo   un grande campionato sino a novembre, poi per motivi calcistici Pezzella è andato via e Simonetti l’ha seguito come capitano e come amico. in questo momento gioca nella Virtus Goti 97 Promozione Girone A. Ha disputato ben 400 partite


Da piccolo ha iniziato con il Milan, è stato in diverse squadre italiane, nel 2000 una piccola parentesi con il Milan, poi una piccola parenesi a Ravenna, successivamente è alla Puteolana che era in C2, il Mister era Capuano e si allenava in prima squadra. 



   Tra le tante squadre in cui ha giocato menziono queste:


Nella stagione 2008 -2009 è al Ponsacco, una squadra giovane dove segna un goal salvezza, 2009-2010 a Lamezia, dove viene  promossa in Lega Pro, a proposito del Vigor Lamezia dobbiamo precisare che il direttore Fabrizio Maglia gli propone di rimanere l'anno successivo in Lega Pro, ma commise il grande errore di non accettare per andare vicino, a casa, nel 2010-2011 era al Trani in Puglia, arriva a dicembre, la squadra era tra le ultime, riesce  a salvarsi, tra l’altro due suoi goal furono importanti per la salvezza, nel 2014-2015 si trova alla Launesi Calcio in Sardegna, vince il campionato e Coppa Italia, nel 2016 era al Pimonte 1970, in Campania, la squadra sembrava spacciata, e visto che militavano diversi giocatori  importanti salvarono la squadra nei play out, nel 2018-2019 altra salvezza con la Palmese, con mister Sanchez, riuscirono a salvarsi l’ultima giornata di campionato grazie a due goal che fece Simonetti.


Altre squadre: Afragolese 1944, la Ruggiero  Lauria, Giuliano Calcio 1928, a Battipaglia con la Battipagliese, San Severo Calcio 1922 e la Gladiator 1924


Ha avuto procuratori importanti come Mario Giuffredi, procuratore di fama mondiale, Fabio Marco Sommella, Vincenzo Pisicane che è il procuratore di Danilo D’Ambrosio e di Lorenzo Insigne, ed è   stato il suo primo giocatore.


Nella sua carriera la fortuna non ha sempre girato dalla parte giusta, a metà anni 2000, Vincenzo Pisacane gli fa firmare un contratto con il Castelnuovo Garfagnana che all’epoca era in C2, il mister era Attilio Lombardo, ora è nello staff di Roberto Mancini, però poi la squadra fallisce. 


Da due anni lavora e come ci dice: “non può più fare le categorie che faceva un tempo, ora gioca in promozione; non posso abbandonare il calcio perché si tratta della mia vita.”







Come prima domanda le voglio fare questa, lei ha giocato tantissimo e in tantissime squadre, come si riesce ad arrivare a un simile traguardo?

 

Per me non è gran traguardo, avrei potuto fare molto e molto di più per le occasioni che mi sono state date, la colpa la do anche alle mie negligenze.

 

Si ricorda quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

La mia passione me l’ha fatta venire mio padre tifosissimo del Napoli andava a vedere gli allenamenti di Maradona a Soccavo (per chi non lo conoscesse si tratta di quartiere di Napoli vicino a Fuorigrotta), lì è nata la passione, in quegli anni come potevo non tifare Napoli e avere la passione per il calcio?

 

Quando ha iniziato a giocare, inoltre ha frequentato una scuola calcio?

 

Sì, la squadra era la Ciro Muro (Ciro Muro è un ex giocatore del Napoli che ha vinto uno scudetto) di San Pietro a Patierno è da lì che è iniziata la mia carriera. Come allenatore avevo mister Armando Coco – il mio maestro.



 


                                                             1989 Gennaro Simonetti è il bambino che che si trova 

                                                                               alla sinistra del pallone.



Giovanissimo lei nel 2000 è al Milano, com’è riuscito ad arrivare in questo club importantissimo?

 

Nel 2000 sempre con la Ciro Muro, facciamo un provino con il Milan all’epoca mi gestiva per i provini Salvatore Righi, (grande uomo di calcio, oggi uscito di scena per varie vicissitudini). Franco Baresi era direttore del settore giovanile del Milan e quel giorno si presentò lui assieme a Colombo, superato il provino  partì per il ritiro di Aulla in provincia della Spezia, con la classe ’84-’83, io sono del 1985 e loro mi reputavano più grande del previsto.



 




Un’altra esperienza è al Ravenna calcio, che cosa ci può raccontare?

 

A Ravenna ho fatto una piccola parentesi, anche se non ho vinto nulla. C’era Domini ex centrocampista che faceva il direttore del settore giovanile. Da lì ho iniziato a tenere un comportamento non proprio idoneo visto il mio ruolo, non avrei dovuto commettere certe leggerezze che si fanno quando si è giovani. L’esperienza è stata bellissima, abbiamo vinto anche se io non stavo benissimo.



 




Lei ha giocato in tantissime squadre, e di conseguenza ha una grandissima esperienza, quale consiglio darebbe a un giovane che volesse intraprendere la sua carriera?

 

Quello che posso dire è di non mollare mai, di essere “sempre sul pezzo” di fare tanti sacrifici, al momento possono sembrare delle grandi montagne da scalare, ma poi ti sapranno regalare grandi soddisfazioni. Il calcio ti dà tanto, ma ti può togliere anche tanto e questo lo dico con il cuore in mano.

 






Oltre al calcio quali altri sport segue con grande interesse? 


Che dire? Io seguo solo ed esclusivamente il calcio, non conosco le regole, come funzionano i punteggi di altri sport, mi capita di assistere a delle gare quando faccio Zapping, ma niente di più.

 







Lei è un difensore, però di goal importanti ne ha fatti, qual è quello più bello?

 

Posso dire di aver fatto dei goal anche importanti. Mi spingo parecchio in avanti sul calcio d’angolo, e qualche tiro in porta che ha avuto successo mi è capitato e anche bene. Tra i goal più belli mi ricordo quello di Ischia vs Trani. Io giocavo nelle file del Trani, tra l’altro quella partita fu importante per la nostra salvezza. Visto che quel giorno eravamo con pochi attaccanti il mister mi disse: “ Gennaro buttati in avanti, fai la guerra” e così riuscì, come ho detto sopra a far la guerra.

 






Un suo pregio e un suo difetto (calcisticamente parlando)? 

 

Come pregio so leggere l’azione, so anticipare l’avversario, il mio difetto? Era quello di essere troppo irruento e all’inizio carriera di essere troppo macchinoso, però vista la mia altezza “ci può stare”.






Se avesse la possibilità di tornare indietro, cambierebbe qualcosa, oppure è soddisfatto di dove è arrivato sino ad ora? 

 

Come ho detto prima, cambierei la mentalità da ragazzino, ho fatto sacrifici, ma se ne avessi fatti qualcuno in più, e qualche “stupidaggine” in meno avrei avuto una carriera diversa.

 

 





Lei è nato Napoli a che cosa rappresenta questo luogo per lei?

 

Sì, sono nato a Napoli e le radici sono sacre.

 






Famiglia e amici quanto sono importanti per lei? 

 

La famiglia ti può dare tanto supporto morale, tengo a precisare che abbino la città alla famiglia, perché le radici sono fondamentali per me.



 




Un sogno che vorrebbe che si realizzasse nell’immediato? 

 

Direi lo scudetto che è quasi vicino.

 

 

 






22  aprile 2023

 

(Tutti i diritti riservati) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

giovedì 13 aprile 2023

SEZIONE SPORT

 

 

 

 

Paolo Radi intervista

 

 

 

 

ENZO

MARIGLIANO

 



 

Enzo Marigliano è di Salerno, ha trentadue anni ed è allenatore di calcio. Cosi ci si presenta:

 

 

“Dopo aver frequentato diversi anni nelle scuole calcio locali e qualche sparuto presenza in categorie dilettantistiche, ho intrapreso dieci anni fa la strada di collaboratore facendo il secondo in promozione con l'Olympic Salerno, poi sempre da secondo in prima categoria con le squadre di Vignale, Audax e Valentino Mazzola.

 

Ho conseguito prima il patentino per istruttore di scuola calcio nel 2013 e poi nel 2015 ho conseguito il patentino UEFA B.

Ho iniziato a rivestire il ruolo di primo allenatore nell' anno 2019 con la Valentino Mazzola squadra di prima categoria campana restando sulla stessa per due anni.

 

Poi ci sono stati degli anni molto travagliati interrotti dal Covid.

 

La scorsa stagione sono arrivato grazie ai ragazzi a fare una semifinale play-off di seconda categoria con la squadra della Longobarda.

 

Quest'anno ho iniziato sempre con la Longobarda, annata poi interrotta per scelte condivise con la società.”

 

 


 


 



Come prima domanda le voglio fare questa il Covid ha stravolto le nostre vite, come ha vissuto questo lungo momento di pausa? E come riusciva a far allenare i suoi calciatori? Immagino che certamente non sia stato facile?

 

Si, vero questo Covid ha stravolto le nostre vite e soprattutto quelle di tantissimi ragazzi.

Siamo stati bloccati ad inizio a marzo la prima volta e per tutti noi era qualcosa di anomalo quello che stava succedendo.

Momenti che rimarranno per sempre impressi nelle nostre menti, soprattutto in quelle dei più piccoli e davanti a quelle tragedie lo sport è passato in secondo piano.

 


Quest’anno lei ha iniziato con la Longobarda, poi il rapporto è stato interrotto, anche se si è trattata di una scelta condivisa, come mai?

 

Ho iniziato con la Longobarda per il secondo anno consecutivo sperando di raggiungere quella promozione tanto ambita dalla società e andandoci vicino nell' anno precedente, purtroppo in accordo con la dirigenza ho preferito fare in passo indietro per fare sì che questo desse una scossa all'ambiente.

Per me viene prima il bene della società e l'essere uomini e poi il resto.

 


Quando ha scoperto che il calcio sarebbe diventato la sua più grande passione?

 

Il calcio è sempre stata una grande passione sin da piccolo coltivata ancor di più nel corso degli anni.

 








Perché ha deciso a un certo punto della sua vita di diventare allenatore? 

 

Ho deciso di intraprendere questa strada perché come ho detto precedentemente la passione è sempre stata forte e mi è sempre piaciuto approfondire più da vicino questo mondo frequentando assiduamente i campi dilettantistici da spettatore.

 

Poi con l'aiuto di un caro amico nonché il mio mister Antonio Marinari ho cominciato a vedere da una panchina questo mondo in modo diverso.

 


Lei ha allenato diverse squadre, prima come secondo e ora come primo allenator, c’è una squadra a cui è rimasto più legato?

 

Sono rimasto legato alla maggior parte delle società in cui sono stato, alla fine in queste categorie resta molte volte il rapporto umano e con molti è stato coltivato nel tempo come con la Valentino Mazzola e la mia ultima società che è appunto la Longobarda.

 


Qual è la principale qualità che deve avere un allenatore, (vede non dev’essere facile allenare, tutti vogliono giocare, ma c’è qualcuno che deve stare fuori, è così)? 

 

In queste Categorie quello che conta maggiormente è il gruppo, la forza del gruppo può farla da “padrone” e far sentire la maggior parte dei ragazzi parte del progetto, poi è normale: lo spazio non è uguale per tutti e giocano in undici in campo, ma quello che ho sempre ribadito si vince in venti e si perde in venti e tutti sono importanti.

 


 Lei è giovane, e lo è come allenatore, dove si prefigge di arrivare?

 

Come ci siamo detti precedentemente per me allenare resta una passione, una grande passione e tale la voglio vivere giorno dopo giorno, poi se un giorno ci sarà un'opportunità ben venga.

 








Parlando con alcuni allenatori, alcuni mi hanno detto che prima, parliamo di circa 15, 20 anni fa si vedevano dei ragazzini giocare per strada, ora questo non succede più, non è triste?

 

Oggi è proprio questo il problema di questo sport, pochi ragazzini vivono ancora in maniera spensierata questo sport.

Le distrazioni al mondo di oggi sono tantissime e vedere i campetti di periferia vuoti oggi fa male, molto male.

 


Il suo punto di forza e il suo punto debole come allenatore qual è?

 

Mah, punto di forza posso dire la passione per quel prato verde, punto debole, penso di averne diversi.

 


     Quando arriva sul campo come organizza la sua sessione di allenamento?

 

Anche se le categorie sono dilettantistiche mi piace preparare la sessione di allenamento già all'inizio della settimana, poi, però,  vai incontro a tanti cambiamenti perché ripeto essendo dilettanti a volte dei stravolgere i programmi per mancanze varie.

 


 Il suo amico Dino Pezzella, mi ha fatto presente questo: “Se non ci sarebbe stata quella sconfitta non ci sarebbe stata quella vittoria. In conclusione, senza sconfitte non si cresce, non si migliora “, è d’accordo?

 

Dino è un allenatore ed un ragazzo preparatissimo e sono molto d'accordo con lui.

È dalle sconfitte che devi trarre il meglio e solo così si può crescere.

 


 L’Italia dopo la vittoria all’Europeo non si è qualificata per la seconda volta consecutiva (siamo tre volte nella nostra storia calcistica che non ci qualifichiamo), le chiedo, perché?  Che cosa c’è che non funziona nel nostro calcio?

 

Il problema del calcio italiano secondo me non è la non qualificazione al mondiale, ma il mancato apporto e la mancata cura della maggior parte dei settori giovanili italiani.

L'Italia se vuole ripartire è proprio da lì che deve cominciare dal far crescere i giovani e cercare di curare tutti i loro aspetti.

Bisogna riflettere e ripartire con programmazione prima di tutto come fanno solo alcune società professionistiche italiane (vedi Empoli, Atalanta), pensiero personale.

 

 

Ultima domanda, a chi vuol dedicare quest’intervista?

 

Dedico questa intervista a tutte quelle società dilettantische che fanno enormi sacrifici per una passione che molte volte non porta a nessun ritorno economico.

 

Grazie mille Paolo.

 

 

 

13 gennaio 2022

 

(Tutti i diritti riservati)